«partii dalla casa paterna...»

 

Ripercorrendo la storia della Madre, sin dalle sue origini, appare chiaro come il vero ed unico ideale che mosse la sua vita fu l'aspirazione alla santità. Lei prese Santa Teresa d’Avila come modello per la sua vita religiosa: «vorrei arrivare ad essere una grande santa come lei». La Madre nutriva il vivo desiderio di corrispondere generosamente all'iniziativa di Dio che interviene nella storia di ogni uomo manifestandogli un progetto da realizzare. Proviamo a ripercorrere le sue orme perché ci aiuti a rinnovare il nostro sì a quel disegno che Dio ha su di noi.

 

« il grande sogno di diventare santa»

Dopo l'esperienza religiosa accennata nella scheda precedente, la Madre, consigliata forse dal parroco, Don Manuel Aliaga, o dal Vescovo di Cartagena-Murcia, che ella conosceva bene, decise di entrare in un convento di clausura di Villena, lontano da Santomera più di 100 km.

La stessa Madre, in una conferenza del 15 ottobre 1965, raccontò di quando lasciò la sua casa paterna per entrare nel convento di Villena. Era il 15 ottobre 1914; aveva allora 21 anni. Fece il viaggio da Santomera a Villena accompagnata da suo padre e dal fratello Juan (1).

Sentiamo come lei stessa racconta l'avvenimento:

«...Sono cinquant’anni (2) che partii dalla casa paterna con il grande desiderio di arrivare alla santità, di assomigliare un po’ a Santa Teresa, che era coraggiosa, non la spaventava nulla, che affrontava ogni cosa; che aspirazione, figlie mie! Volevo diventare come lei e partii da casa lo stesso giorno, lasciando mia madre a letto ammalata senza la speranza di rivederla. - "Figlia, perché non aspetti?" - mi disse -- Mamma, domani ricorre la festa di S. Teresa ed io vorrei arrivare ad essere una grande santa come lei, e che mi aiuti a seguire il Signore così come lo ha fatto lei , e mia madre che era tanto buona mi disse: "figlia, il Signore ti benedica e se io muoio prega per me". Così, con il dolore di lasciare mia madre sofferente, ma con il grande desiderio di essere santa, partii da casa accompagnata da mio padre e da un fratello più grande, che è già morto. Quindi il giorno di S. Teresa entrai tra (...) le Religiose del Calvario».

Il desiderio di santità per la Madre ha sempre costituito la spinta per intraprendere l'arduo cammino verso la perfezione e per superare quegli ostacoli che inevitabilmente ha incontrato quando la strada che conduceva alla vetta si faceva sempre più aspra e difficile.

La Madre visse, per tutta la sua vita, in una continua tensione che la spingeva a conformarsi sempre più alla volontà del Signore. Voleva essere santa, grande santa, e questo desiderio dominò tutta la sua esistenza e ispirò tutta la sua attività.

Un figlio che visse per 22 anni accanto a lei, asserisce che non si trattava di un proposito vago, ma di una risoluzione ferma e decisa, che si era convertita per lei in una sana inquietudine:

«La sete di perfezione nella Madre era un'ansia che non la lasciava riposare, temeva sempre di amare troppo poco il Signore».

Anche una figlia ricorda: «Ho sempre osservato in lei una tendenza tenace alla perfezione e alla santità».

Partita da casa con il proposito di farsi santa, questo pensiero, dopo tanti anni, era ancora presente in lei insieme al dispiacere per non aver fatto tutto il possibile per raggiungere il suo scopo:

«Il suo intento era sempre quello di fare la volontà del Signore, di compiere ogni azione per piacere a Lui. Era partita con l'intenzione di farsi santa e fino agli ultimi giorni della sua vita riteneva di aver fatto ben poco per diventarlo».

Questo anelito di santità era talmente radicato in lei che affiora continuamente nei suoi scritti più intimi e personali, diretti al suo padre spirituale. Basta sfogliare il suo «diario» per incontrare frasi come questa, scritta il 22 novembre 1941:

«Grande è, Gesù mio, in me il desiderio di santificarmi costi quel che costi, solo per darti gloria (...)
Oggi, Gesù mio, aiutata da te, ti prometto di nuovo di camminare per questo impervio e difficile cammino, guardando sempre avanti, senza mai voltarmi indietro, mossa dall’ansia della perfezione che Tu mi chiedi».

Nella misura in cui avanzava nel cammino della perfezione, la Madre sentiva nel suo cuore con nuova e maggiore insistenza la chiamata del Signore a raggiungere la meta. Cosciente del suo limite, dei suoi timori, nelle prove e difficoltà vedeva l'invito di Gesù a purificare la sua anima per renderla sempre più docile alla sua volontà e per rinvigorirla, così che potesse affrontare il cammino che l'aspettava:

«(...) il cammino della perfezione sta diventando arduo (...) per me, per realizzarlo sono richiesti sforzi grandi ed energici e questo mi spaventa tanto, tanto ed in più quando mi dimentico che tu mi precedi e mi aiuti, facilmente mi scoraggio e gemo senza rendermi conto che le tribolazioni e le sofferenze che mi opprimono, sono una vera prova che mi ami e desideri purificare la mia povera anima» (3).

Quando questa strada si faceva sempre più ripida, continuava, quindi, a rispondere agli inviti di Gesù, sempre con lo stesso entusiasmo e lo stesso ardore, riconoscendo la sua povertà ed invocando il suo aiuto:

«mi vergogno di ripeterti ancora che desidero compiere la tua volontà, costi quel che costi; Gesù mio, voglio raggiungere il grado di santità che Tu mi chiedi (...)
Tu sai, Gesù mio, che il cammino della perfezione è molto arduo per me e che percorrerlo richiede sforzi energici e costanti, ma io mi sento debole, molto debole; se Tu non mi sostieni e non mi aiuti a compiere questo aspro e difficile cammino, io non ci riesco. Sono tante le volte che l’ho intrapreso, mossa dal desiderio di arrivare alla meta, ma sono sempre tornata indietro (...), forse perché mi è mancato l’amore verso il mio Dio, l’ansia della perfezione ed anche perché credo si sia affievolito in me il desiderio di santificarmi, per non essere molto convinta che se mi sforzo, posso con il tuo aiuto raggiungere poco a poco la meta conseguita da moti santi che, convinti e decisi, si sono impegnati e sono arrivati ad un alto grado di santità, mentre io, Gesù mio, ho passato il tempo cominciando e poi lasciando un cammino tanto importante» (4)
.

 

«Che farò per diventare santa?»

E' lo stesso Gesù che, poco a poco, va indicando alla Madre il modo con cui camminare sul sentiero della santità. Giorno dopo giorno, attraverso gli avvenimenti della vita, la va educando perché il suo anelito non sia febbrile, ma sereno e fiducioso nel desiderio di cercare e compiere solo la sua volontà:

«Mi chiedi, Gesù mio, di raddoppiare i miei sforzi per progredire nella santità e che lo faccia senza desideri disordinati e febbrili; che moltiplichi in me il proposito fermo di non negarti nulla e che la mia volontà non sia più la mia ma la tua. Sono pronta, Gesù mio, ma aiutami Tu (...)
Gesù mio, ti ripeto ancora una volta che sono pronta a lottare e soffrire, sempre aiutata da Te, e che e ho una grande pena perché penso che in questi momenti mi sono interessata più delle creature e di ciò che diranno, più che di compiere la tua Divina Volontà. Quanto poco ho impresso in me i tuoi insegnamenti, Gesù mio! Tu hai vissuto solo per glorificare tuo Padre e sei morto per compiere la sua volontà e accontentarlo in tutto, dimostrandomi che la vita e la morte non debbono interessarmi assolutamente, quando si tratta di dare gloria al mio Dio» (5).

Dopo molti anni, nel marzo 1952, Gesù torna a ripeterle questo suo desiderio di vederla crescere nella santità attraverso la conoscenza di Lui, ravvivata dal suo amore e dal suo esempio:

«Gesù mi ha chiesto di nuovo di raddoppiare gli sforzi per progredire sempre nella santità, senza desideri disordinati e febbrili né presuntuosi, poiché dice che gli sforzi violenti non sono duraturi e i presuntuosi si scoraggiano sempre ai primi insuccessi. Mi ha anche detto di avere molto presente che per progredire, come Lui desidera, occorre un desiderio tranquillo, pacato e riflessivo, fondato nella conoscenza e nell’onnipotenza della sua grazia, ravvivato continuamente con l’amore e d il Suo esempio» (6).

 

«Dove troverò la santità che desidero?»

Anche nella Madre, quindi, il cammino verso la santità è stato arduo e l'ha vista attenta e vigilante, in una costante ricerca dei mezzi per raggiungerla. Con spirito materno partecipa alle figlie l'esperienza del suo cammino ascetico:

«Perseguiamo la santità, non fuori ma in noi stessi, poiché la santità consiste nel vivere in Gesù e Lui sia nel desiderio che nel possesso. Contiamo le volte che abbiamo sognato la santità o il desiderio di raggiungerla; ricordiamo la motivazione che ci spinse a diventare Ancelle dell’Amore Misericordioso. Credo che non lo abbiamo fatto per la bramosia di godere qui in questo mondo né per le comodità, l’onore ed il benessere, ma per il desiderio di lavorare per la gloria di Dio, per aiutare i poveri in tutte le loro necessità e per raggiungere la santità alla quale aspiriamo mediante l’esercizio della carità, dell’abnegazione e del lavoro» (7).

La Madre sottolinea più volte nei suoi scritti come l'unico movente della nostra vita cristiana e religiosa è Dio e che gli ostacoli che ci impediscono di camminare sul sentiero della santità sono in noi:

«La santità consiste nel vivere per Dio e secondo Dio; occorre che lottiamo continuamente con il disordine che regna in noi, nelle nostre azioni, nei nostri pensieri e affetti; è necessario sapere che il nostro corpo è per l’anima e non l’anima per il corpo, e se desideriamo diventare santi, dobbiamo mortificare il nostro corpo.
Chiediamo a Gesù di aiutarci perché con la sua grazia, mai abbandoniamo il nostro corpo al vizio, e perché riusciamo ad assoggettare sempre la carne allo spirito e il cuore alla ragione, dato che il nostro cuore facilmente si svia dal cammino della rettitudine obbligando la ragione a correggere questo sbandamento, perché sia retto e che i suoi affetti siano sempre orientati alla ricerca del suo Dio».

Per la Madre il cammino della santità aveva un sentiero obbligato e privilegiato: conformarsi in tutto alla volontà del Signore, non avere altra volontà che la Sua. Tutta la sua vita è stata finalizzata al raggiungimento di questo scopo. Il 27 gennaio del 1954, lo stesso Gesù la invita a rimanere indifferente, a distaccarsi da tutto perchè nel suo cuore possa dimorare solo Lui. Ma la stimola a mantenere vivo in lei l'ardente desiderio di santificarsi perchè possa crescere sempre più l'unione delle due volontà:

«tra me ed il Buon Gesù si è realizzata come una fusione di due volontà in una sola, dovendo io adattare la mia alla sua e di conseguenza mi ha detto: che debbo stabilire una affettuosa e grande sottomissione a Lui in tutte le occasioni che Lui permette, felici o dolorose, e alle umiliazioni e tribolazioni di ogni specie; cioè, Padre mio, secondo il Buon Gesù, la mia volontà deve essere indifferente a tutto, tranne che alla mia santificazione alla quale debbo aspirare perseguendola ardentemente, ma sempre in conformità con la sua Divina Volontà e per la sua gloria. Non debbo ambire più il piacere di vederlo e di ascoltare la sua dolce voce ma solo ciò che Lui vuole e desidera. Preghi, Padre mio, perché io aiutata dal Buon Gesù, possa compiere sempre la sua Divina Volontà e distaccarmi in ogni momento da tutto ciò che ostacola la mia unione con il Signore».

 

«A santificarsi»

Il Signore chiama tutti alla santità: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48).

«Colui che ci ha chiamato a seguirlo è il Santo dei santi. Lui (...) ci ha insegnato e ci insegnerà ciò che dobbiamo fare. E’ nostro Maestro, nostro Padre, nostro Tutto» (8).

L'iniziativa è sempre di Dio ma, il raggiungimento della vetta della santità, esige nell'uomo una condizione fondamentale: la sua risposta generosa.

Chi è preso da un desiderio di raggiungere un bene di inestimabile valore, sul quale ha fondato tutta la sua vita, facendone lo scopo primario, cerca in ogni modo, con la parola e con l'esempio, di spronare anche altre persone al raggiungimento di questo stesso bene.

Anche la Madre, mossa dal suo anelito di santità, esortava ed invitava continuamente i suoi figli ad avere presente questo grande ideale, fin dall'inizio del cammino nella vita religiosa.

Una suora, che visse molti anni vicino alla Madre, afferma che lei «ripeteva tantissime volte: "Figlia, fatti santa!"» (9). E ricorda, sebbene allora non le comprese, le parole che la Madre le rivolse al suo arrivo a Roma insieme ad altre postulanti ed aspiranti:

«La Madre ci accolse visibilmente commossa; ci abbracciò tutte forte, forte (...), ogni tanto si fermava, respirava affannosamente, la invitavano a sedersi ma lei rimaneva in piedi e poi proseguiva nell'abbracciarci; sorrideva ad ognuna. Quando fu il mio turno, mi disse: "Tu, piccola, perché sei venuta?". Le risposi subito: "Desideravo conoscerla e diventare missionaria con Lei.". Mi rispose: "No, figlia, tu sei venuta a santificarti e nient’altro; tutte siete venute per diventare sante"».

L'esortazione espressa in queste parole è quanto la Madre ha realizzato con l'esempio della sua vita quando partì da casa «para llegar a ser santa», nonostante l'infermità ed il dolore della mamma.

Un Figlio dell'Amore Misericordioso, che seguì la Madre già dagli inizi della fondazione, ricorda:

«Era una esortazione frequente, sulla sua bocca e nei suoi scritti, quella di invitare tutti a farsi santi. Ho sentito con le mie orecchie spessissimo questo ritornello: "Specie i primi dovete essere santi!"».

Tutto quanto la Madre diceva o faceva era finalizzato al raggiungimento della sua santificazione personale e di quanti l'avvicinavano.

«Ai suoi figli e alle sue figlie, persino ai bambini, agli sposi e a chiunque si avvicinava a lei, la Madre non faceva che ripetere: "'A santificarse', figli miei"».

A due giovani sposi fece questo unico augurio: "Santificatevi, figli miei; io pregherò perché vi santifichiate"».

Nella sua semplicità e spontaneità, appare significativa la testimonianza di una delle prime bambine accolte dalla Madre nel collegio di Villa Certosa, nel lontano 1936. Questa bambina proveniva da una famiglia numerosa, che versava in precarie condizioni. Sentiamo come ella ricorda un episodio accaduto quando, bambina, viveva accanto alla Madre:

«Una volta, avevo detto alla Madre che volevo farmi santa, e lei mi aveva risposto: "Ti costerà molto!". Al che, io risposi: "Mi farò dare i soldi da mamma, un po' alla volta, e li metto nel salvadanaio". L'idea di farmi santa non era soltanto mia, ma era il clima che si viveva in casa, così da farci venire, a tutte, questo desiderio».

La Madre, quindi, «contagiò» quanti le vissero accanto del suo stesso anelito di santità. Per lei sarà la forza che la sosterrà nei momenti di difficoltà, quando si troverà immersa in una realtà tanto diversa e lontana dai suoi grandi ideali.

 

domande per la riflessione personale e il dialogo

  1. Ho vivo l'ideale che mi spinse a «salir de mi casa», a lasciare la mia casa, la mia famiglia di origine, a lasciare i miei progetti per seguire quanto il Signore mi chiedeva, per iniziare un cammino con il partner che mi ha messo accanto?

  2. Proviamo a dirci cosa significa per noi la santità, il "volare alto".

  3. In me, in noi… quali talenti favoriscono e quali ostacoli invece rallentano o impediscono il cammino sul sentiero della santità?

  4. Possiamo dire con S. Paolo che corriamo nel desiderio di raggiungere «la meta»?
    Nella concretezza della quotidianità, quali sono di fatto le nostre "mete"? Le nostre scelte manifestano il desiderio di puntare alto o rispondono ai criteri del più facile?

  5. "Fuori di Te, nulla è grande né attraente per me": quanto mi lascio conquistare da Cristo e, in Lui, dal mio partner, dalla mia famiglia e quanto dalle cose e dagli idoli del mondo?
    Dov’è il mio, il nostro cuore?... perché lì troveremo il nostro tesoro.

 

traccia per la riflessione personale e la condivisione

Abbiamo riflettuto sull'anelito alla santità che ha orientato la vita della Madre in maniera radicale. Con le sue parole offriamo al Signore la nostra disponibilità, perchè in questo tempo di preghiera, di riflessione e di condivisione possa operare in noi «grandi cose», come ha fatto in lei:
«Oggi, Gesù mio, mi presento dinanzi a Te per dirti, che aiutata sempre da Te, sono decisa a sciogliere quei legami che mi distolgono dall’anelito di raggiungere la perfezione, offrendomi completamente a Te» (10).

 

Lettura Fil 3, 7-8.12-14

«Quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo (...).

Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù».

 

Papa Francesco, 2.10.2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nel «Credo», dopo aver professato: «Credo la Chiesa una», aggiungiamo l’aggettivo «santa»; affermiamo cioè la santità della Chiesa, e questa è una caratteristica che è stata presente fin dagli inizi nella coscienza dei primi cristiani, i quali si chiamavano semplicemente "i santi" (cfr At 9,13.32.41; Rm 8,27; 1 Cor 6,1), perché avevano la certezza che è l’azione di Dio, lo Spirito Santo che santifica la Chiesa.

Ma in che senso la Chiesa è santa se vediamo che la Chiesa storica, nel suo cammino lungo i secoli, ha avuto tante difficoltà, problemi, momenti bui? Come può essere santa una Chiesa fatta di esseri umani, di peccatori? Uomini peccatori, donne peccatrici, sacerdoti peccatori, suore peccatrici, Vescovi peccatori, Cardinali peccatori, Papa peccatore? Tutti. Come può essere santa una Chiesa così?

1. Per rispondere alla domanda vorrei farmi guidare da un brano della Lettera di san Paolo ai cristiani di Efeso. L’Apostolo, prendendo come esempio i rapporti familiari, afferma che «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa» (5,25-26). Cristo ha amato la Chiesa, donando tutto se stesso sulla croce. E questo significa che la Chiesa è santa perché procede da Dio che è santo, le è fedele e non l’abbandona in potere della morte e del male (cfr Mt 16,18) E’ santa perché Gesù Cristo, il Santo di Dio (cfr Mc 1,24), è unito in modo indissolubile ad essa (cfr Mt 28,20); è santa perché è guidata dallo Spirito Santo che purifica, trasforma, rinnova. Non è santa per i nostri meriti, ma perché Dio la rende santa, è frutto dello Spirito Santo e dei suoi doni. Non siamo noi a farla santa. È Dio, lo Spirito Santo, che nel suo amore fa santa la Chiesa.       

2. Voi potrete dirmi: ma la Chiesa è formata da peccatori, lo vediamo ogni giorno. E questo è vero: siamo una Chiesa di peccatori; e noi peccatori siamo chiamati a lasciarci trasformare, rinnovare, santificare da Dio. C’è stata nella storia la tentazione di alcuni che affermavano: la Chiesa è solo la Chiesa dei puri, di quelli che sono totalmente coerenti, e gli altri vanno allontanati. Questo non è vero! Questa è un'eresia! La Chiesa, che è santa, non rifiuta i peccatori; non rifiuta tutti noi; non rifiuta perché chiama tutti, li accoglie, è aperta anche ai più lontani, chiama tutti a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono del Padre, che offre a tutti la possibilità di incontrarlo, di camminare verso la santità. "Mah! Padre, io sono un peccatore, ho grandi peccati, come posso sentirmi parte della Chiesa?". Caro fratello, cara sorella, è proprio questo che desidera il Signore; che tu gli dica: "Signore sono qui, con i miei peccati". Qualcuno di voi è qui senza i propri peccati? Qualcuno di voi? Nessuno, nessuno di noi. Tutti portiamo con noi i nostri peccati. Ma il Signore vuole sentire che gli diciamo: "Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore!". E il Signore può trasformare il cuore. Nella Chiesa, il Dio che incontriamo non è un giudice spietato, ma è come il Padre della parabola evangelica. Puoi essere come il figlio che ha lasciato la casa, che ha toccato il fondo della lontananza da Dio. Quando hai la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre, Dio ti aspetta sempre, Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa. Così è il Signore, così è la tenerezza del nostro Padre celeste. Il Signore ci vuole parte di una Chiesa che sa aprire le braccia per accogliere tutti, che non è la casa di pochi, ma la casa di tutti, dove tutti possono essere rinnovati, trasformati, santificati dal suo amore, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono scoraggiati e perduti. La Chiesa a tutti offre la possibilità di percorrere la strada della santità, che è la strada del cristiano: ci fa incontrare Gesù Cristo nei Sacramenti, specialmente nella Confessione e nell’Eucaristia; ci comunica la Parola di Dio, ci fa vivere nella carità, nell’amore di Dio verso tutti. Chiediamoci, allora: ci lasciamo santificare? Siamo una Chiesa che chiama e accoglie a braccia aperte i peccatori, che dona coraggio, speranza, o siamo una Chiesa chiusa in se stessa? Siamo una Chiesa in cui si vive l’amore di Dio, in cui si ha attenzione verso l’altro, in cui si prega gli uni per gli altri?

3. Un’ultima domanda: che cosa posso fare io che mi sento debole, fragile, peccatore? Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 39-42); e la santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. E’ l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio al prossimo. C’è una celebre frase dello scrittore francese Léon Bloy; negli ultimi momenti della sua vita diceva: «C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi». Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti, con le braccia aperte; ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare dal Signore… chiediamo questo dono a Dio nella preghiera, per noi e per gli altri.

 

Lettura «Exhortación» di nostra Madre (3.7.1966)

«...avete capito bene ciò che dice la lettura odierna: poiché siamo state chiamate dobbiamo rispondere. Siamo state chiamate a santificarci nella Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso e dobbiamo ricercare in tutti i modi che il Signore possa essere contento di noi. Le altre cose che ci vengono in mente, sono superficiali, frutto della nostra fantasia o del nostro modo di pensare.

No, figlie mie, il Signore ci ha chiamato chiaramente non ad essere regine o altri titoli onorifici, no, ma "ANCELLA" del suo Amore; e dobbiamo ricordarci che non possiamo essere religiose qualsiasi, mediocri, no, ma dobbiamo santificarci per dare molta gloria al Signore e alla sua Chiesa. La Chiesa Cattolica ha tanto bisogno di santi e noi abbiamo l’obbligo di sforzarci al massimo per diventarlo.

Di tanto in tanto vengo a dirvi qualcosina, ma era già molto tempo che non lo facevo, e nonostante tutto vi porto nel cuore e prego per voi notte e giorno. Posso assicurarvi che ieri sono andata a letto alle nove e mezzo e alle cinque e mezzo ni sono alzata così come mi sono distesa, perché: "Signore, ho le figlie... ho i figli... ho questo... ho l’altro... Vorrei aiutarli a santificarsi...", così trascorro la notte. Perché costato che abbiamo una natura debole, che si alimenta di cose superficiali: ... "quella mi ha detto... l’altra non mi considera; la Madre non conta su di me... io mi considero estranea..." e stiamo costruendo una montagna che al Signore dispiacciono tantissimo

Vengo a dirvi di (...) chiedere al Signore: "Signore, aiutami perché d’ora in poi possa darti sempre e in ogni momento quanto mi chiedi, che non pensi più a me stessa (...)". No, figlie mie, lasciate queste piccinerie e pensate solamente al Signore: Signore vorrei essere una vera Ancella del tuo Amore Misericordioso . quando la mattina vado a Messa e mi comunico, chiedo sempre queste due cose: Fa’, Signore, che i Figli e le Ancelle del tuo Amore Misericordioso vivano sempre uniti a Te e pensino solo a darti quello che tu chiedi loro. Chiedeteglielo anche voi e vedrete come il Signore vi aiuterà e potrete essere sostegno e luce per la gente del mondo. Né il Signore né nessuno, vi chiederà più di quello che potete dare, ma quel poco dateglielo con amore. Ditegli voi, figlie mie: "Signore, io sono disposta a tutto, a soffrire, ad amarti, a darti quanto mi chiedi però se Tu mi aiuti, altrimenti sai già Signore che non sono capace di nulla. Fate così e vedrete con vi aiuterà» (11).

 

Recita del Magnificat

 

«Santificatevi! che io in Cielo cielo non voglio stare sola...»
(El pan 21, 706 - Exhortación, 13.9.1965)


(1) «In che modo possano aver fatto questo viaggio non ci é riferito da nessun documento; la gente del posto suppone che é difficile pensare che abbiano potuto avere un carro e un asino solo per loro, mentre i poveri in quel tempo approfittavano dei carri dei venditori che si trasferivano da una città all'altra portando grano per comprare scarpe, "pimentón" per comprare stoffe, limoni per comprare vino a Jumilla, ecc.» (da una ricerca storica).

(2) Erroneamente la Madre dice di essere partita da casa nel 1915. Bisogna considerare che sono racconti orali fatti a distanza di molto tempo, nel 1965 e nel 1966. Infatti la stessa Madre, in una dichiarazione del 28 febbraio 1925, afferma: «... tuve la dicha de entrar de religiosa el día 15 de octubre de 1914...» (cf. CEPEDA F.A., La Sierva de Dios M. Mª Antonia París, Madrid 1928, p. 296).

(3) Dal Diario, El pan 18, 691

(4) Cf. Diario, El pan18, 817-820

(5) Questo brano è del 27.5.1942. E' un tempo di grandi difficoltà per la Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso e la Madre è spaventata dall'idea di «dover fondare la Congregazione dei Figli del tuo Amore Misericordioso, nonostante sia convinta che questa è la tua volontà ».

(6) Diario, 15.3.1952. El pan 18, 1207-1209

(7) El pan 2,25

(8) El pan 2, 27

(9) Sarebbe lungo citare i numerosissimi testi in cui ricorre la stessa espressione o altre simili. Non c'è un figlio un testimone che non sottolinei questo aspetto.

(10) Dal Diario, El pan, 819

(11) Exhort- 3.7..1966 El pan 21. 855 sgg