L’orazione in Madre Speranza

(Suor Lidia Gabor eam)

Ho tentato di confrontarmi su quanto è stato già detto e scritto sulla preghiera nella Madre, su quanto la Madre stessa ha scritto sulla preghiera, soprattutto nelle "Lettere circolari" che nel corso degli anni e delle vicende ritornano tanto spesso sul tema dell’orazione. Ho tentato, soprattutto, di confrontarmi con le "oraciones de la Madre", quelle che hanno accompagnato la sua vita personale e di fondatrice, convinto che il mistico non parla dell’orazione;

  • comunica la sua orazione,
  • racconta e narra la sua orazione;
  • ogni parola autentica sull’orazione è autobiografia.

Nel corso dei secoli la spiritualità cristiana ha sempre tentato di definire il mistero dell’orazione, senza riuscire a conseguirlo soddisfacentemente. L’orazione appartiene alla sfera della grazia e mai si conseguirà di poter rinchiudere dentro una formula esplicativa il contenuto della medesima. Le definizioni saranno sempre un tentativo di avvicinarsi e uno sforzo di approssimazione al mistero.

Che ruolo ha avuto l’orazione nella Madre? Direi subito: nella Madre la sua persona e il suo insegnamento è una storia lunga e profonda di orazione. Studiare l’orazione della Madre non significa tirar fuori una parte del suo essere, ma incontrasi con la totalità del suo essere: una vita totalmente di unione con Dio e per questo maestra di orazione.

Anche la Madre ha tentato di dare un contributo su questo terreno; anche lei ci ha lasciato alcune definizioni che sono frutto della sua esperienza spirituale e che raccolgono molti elementi già presenti nelle definizioni precedenti ma, allo stesso tempo, ripresentano questi elementi in una sintesi peculiare e nuova.

Dice la Madre:"L’orazione è il desiderio della nostra perfezione" (El pan 20, 449)."Tutti sappiamo che la preghiera è una elevazione dell’anima a Dio; una amorosa aspirazione dell’anima verso il suo Dio; una amorosa conversazione con Lui. È un manifestargli tutte le nostre necessità e le grazie di cui abbiamo bisogno per camminare nella perfezione e per lavorare nell’esercizio della carità, soltanto per la sua gloria. L’espressione "elevazione dell’anima a Dio", credo che ci indichi lo sforzo che nella preghiera si fa per distaccarci dalle creature e da noi stessi e pensare solo a Dio, che sta nel più intimo della nostra anima. E lì, dove l’anima è unita al suo Dio, si stabilisce un soave e intimo colloquio; lì l’anima espone al suo Dio, Padre e Signore, tutte le proprie necessità, che Egli prende in considerazione se sono tutte orientate alla sua maggior gloria". (El pan 16, 164-165).

"L’orazione, figlie mie, è una elevazione dell’anima verso il suo Dio, o meglio, una conversazione con Lui, nella quale l’anima non sente altro che una forte ansia di stare da sola con il suo Dio per potergli dire tante cose". (El pan 20, 450). "L’orazione è un dialogo amoroso con il proprio Dio" (El pan 20, 415). Sono definizioni esplicative che manifestano una esperienza profonda dell’orazione, che va molto più in là dei concetti espressi.

La Madre, prima di fondare, veniva da una esperienza di clausura (sette anni a Villena tra le Figlie del Calvario e nove anni a Madrid e Vélez Rubio tra le Clarettiane), dove la giornata era scandita dalle 5/6 ore di coro, che avevano nella Regola il primo posto e che non potevano essere condizionate da nessun’altra attività (ricorda l’episodio del Gesù Bambino che ora si conserva in Santuario; ricorda i problemi della assistenza alle giovani dell’internato, ecc.). Una forte esperienza di vita contemplativa.

Nel fondare la nuova Congregazione Madre speranza non fa un passo indietro, riducendo le ore di contemplazione, ma passa a una vita attiva-contemplativa fatta di 24 ore. Il tema della preghiera della Madre è il tema nel quale dobbiamo forse ancora riscoprire quale è stata la "novità" che il Signore ci ha voluto offrire per mezzo della Madre. Il motivo ultimo per il quale la Madre si vide nella necessità di lasciare le Clarettiane, fare una scelta sofferta come chiedere la dispensa dai voti, soffrire la conseguente logica incomprensione del suo Istituto e del suo vescovo, ecc... il motivo ultimo - ripeto - fu solo l’esigenza di una nuova forma di contemplazione, diversa da quella già ricca ed esperimentata di un Istituto di vita contemplativa come erano le Clarettiane.

Quella vita contemplativa appariva alla Madre come:

  • una cosa staccata dalla vita di azione di tutto il giorno;
  • una forma di preghiera che distingueva il tempo della contemplazione dal tempo della azione;
  • come fossero due realtà diverse o due attività diverse di una stessa persona;
  • come se una persona potesse essere o attiva o contemplativa;
  • o come una scelta che autorizzava a privilegiare una al posto di un’altra.

La novità della preghiera della Madre si presentava:

  • come una realtà che unificava la persona,
  • che rendeva una persona attiva e contemplativa allo stesso tempo,
  • che rendeva una persona attiva perché contemplativa.

Il tentativo fatto per quattro anni a Madrid, prima a C/.Toledo e poi a C/. del Pinar, era motivato solo dal tentare di trovare una via di conciliazione tra le esigenze di una vita contemplativa (il coro, le ore di preghiera assoluta che esigevano lasciare qualunque cosa, anche l’assistenza alle bambine accolte in casa...) e i comportamenti di giustizia esigiti da un vero servizio ai poveri: assistenza, educazione, accompagnamento, condivisione, ecc... anche a costo di perdere la "tranquillità" della vita religiosa, gli "orari" della vita religiosa, le "prerogative" della vita religiosa (la casa ben pulita e non sporcata dai poveri, il tempo sacro della preghiera che autorizzava anche a tralasciare gli obblighi della giustizia e della carità come il lasciare sole le bambine, come il chiudersi ai bisogni reali dei poveri (cf. pranzo di Natale, dimissione di alcune ragazze dell’internato, ecc).

La Madre si è sentita chiamata a ripresentare una vita religiosa che fosse né puramente attiva né puramente contemplativa, ma attiva e contemplativa allo stesso tempo, attiva e contemplativa a tempo pieno, profondamente attiva solo perché profondamente contemplativa.

Una vita religiosa dove

  • la attività emergesse non come frutto di una particolare sensibilità della persona ai bisogni degli altri,
  • né come frutto di programmazione di servizi,
  • ma come una conseguenza logica della contemplazione che in Dio rende capace la persona di vedere un bisogno e in Dio fa sentire la necessità di impegnarsi a risolvere quel bisogno.

Il tutto come conseguenza di una particolare rivelazione di Dio per la quale Dio si manifesta come Colui che cerca con tutti i mezzi di far felici gli uomini e che vive questo impegno come se Lui non potesse essere felice senza di loro.

Da una contemplazione di Dio e soprattutto da una contemplazione di Gesù nella Sua Passione la Madre vuole scoprire quali sono i sentimenti che hanno mosso Dio nel Suo agire e vuole tentare di imitare e copiare nella sua vita quegli stessi sentimenti.
Per questo la contemplazione è scuola per conoscere Dio, per conoscere i Suoi desideri, per imitare i Suoi comportamenti e i Suoi sentimenti.

Per questo la preghiera della Madre è:

  1. un dialogo di amore che approfondisce la conoscenza di Dio e di sé.
  2. un dialogo di amore che tende a trasformare la vita dell’uomo e lo spinge a imitare e copiare i sentimenti e i comportamenti di Dio; lo spinge ad amare "come Io vi ho amati...".
  3. un dialogo di amore che si trasforma in una scuola all’amore, che rende capace l’uomo di amare con verità:
  4. un dialogo di amore che si trasforma in una scuola alla misericordia. In Dio la misericordia è esigìta dalla Sua giustizia, non c’è contrapposizione tra giustizia e misericordia: Dio è misericordioso perché è giusto. L’uomo è giusto se è misericordioso; "senza misericordia non c’è futuro per il mondo" - ha detto il Papa ai giovani a Collevalenza il 19 settembre 1993.
  5. un dialogo di amore che si trasforma in una scuola al sacrificio. Dio ha amato l’uomo fino a dare la Sua vita per lui; imitare i sentimenti e i comportamenti di Gesù significa scoprire una vita che si realizza nel modo migliore in misura di quanto - sull’esempio di Gesù - è disposta a dare la vita per la persona che ama; il sacrifico non è solo rinuncia e mortificazione, ma è soprattutto dono.
  6. un dialogo di amore che dà senso alla vita e che rende l’uomo capace di realizzarsi nel modo più completo e perfetto: "siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli...".

Scrive la Madre:

  • "La pietà, figlie mie, soffre oggi una malattia quasi generale; è inconsistente e nel fondo le manca un solido alimento. È tutto così superficiale in alcune anime! Il fascino delle vanità mette in ombra il vero bene e non lascia vedere più in là dell’apparenza seduttrice della superficie. Attente, figlie mie, perché non entri nella Congregazione la vita superficiale; infatti vivendo secondo i sensi, si vive nella esteriorità e non si penetra nell’interiorità dell’anima. Questa possiede delle profondità insondabili, figlie mie. Dio parla nel profondo; ascoltiamo la verità lì dove si lascia sentire e dove si accolgono le idee più alte e sublimi. Andiamo al Signore mediante la pietà interiore.
  • Poche sono le anime che, conoscendo la vita intellettuale per la quale Dio viene a noi, escono incontro a Lui passando per la sua dimora interiore, nell’innocenza del cuore. Quanto poco conosciamo il nostro intimo, figlie mie, e come poco sappiamo entrarci!
  • A volte neppure ci preoccupiamo di penetrarvi e con frequenza abbiamo perfino paura di farlo e ci accontentiamo di uno sguardo superficiale, solo quanto basta per stabilire nell’intimo una conversazione relativa. Ma la purificazione profonda dell’anima, la trasformazione progressiva della vita umana nella vita divina che ci spoglia dell’uomo vecchio per rivestirci del nuovo, tutto questo lavoro nelle profondità dell’anima lo ignoriamo quasi completamente e lasciamo che ogni tipo di miseria invada quelle profondità.
  • Il fatto di ricercare sempre noi stesse è il compendio di tutti i nostri vizi e la causa di tutte le nostre mancanze; è ciò a cui ci accomodiamo molto presto e bene. È così piacevole per noi essere contente di noi stesse... e di Dio! E trovandoci così a nostro agio su questo Tabor, perché non vi possiamo costruire tre tende? Sì, però in esse, figlie mie, non prenderanno dimora né Gesù, né Mosè, né Elia; soltanto l’anima vi dimorerà in compagnia della sua pietà sensibile, di una virtù tiepida, e forse della sensualità e dell’orgoglio.
  • Ignoranza delle profondità. Non è questo il luogo che il Signore ha designato come punto di partenza per le ascensioni del nostro cuore. Le ascensioni del cuore, figlie mie, partono da un punto più profondo, emergono dalla valle delle lacrime, e qui in queste profondità c’è la lotta, c’è il dolore. È necessario svellere dalla radice l’egoismo personale, l’amore di noi stesse che è così vivo e che tanto profondamente è radicato nel nostro cuore. Il lavoro è molto duro e i piaceri molto scarsi, almeno per i sensi. Però in questa lotta ci sono godimenti più veri e completi per il fatto che Dio stesso partecipa a questo lavoro e comunica all’anima la gioia della sua presenza; ciò la rende beata.
  • I sensi però tante volte ignorano queste gioie perché non le vedono né le sentono; vedono soltanto le lacrime e il dolore, il lavoro penoso dell’ascesa e la lotta. Per questo istintivamente temono le profondità dove si realizza questo lavoro. È così facile illudersi quando da una parte si esperimentano senza grandi difficoltà gioie che si credono molto pure e dall’altra si vedono combattimenti che non si stimano necessari! Allora abbondano i pretesti per dare la preferenza alle gioie immediate e facili della superficie e rifiutare il lavoro e la lotta.
  • È molto deprecabile che, per la loro poca conoscenza, alcune religiose si servano delle cose spirituali solo per la soddisfazione dei sensi. La sensualità infatti, bevendo la linfa prima che arrivi allo spirito, in parte lo rovina perché lo lascia secco e vuoto. (cfr. El pan 8, 80-87).

 

Che cosa è l’orazione

Madre Speranza, al momento di definire l’orazione, utilizza tre idee fondamentali:

a) L’orazione è «relación de amistad» (rapporto di amicizia);

b) L’orazione è «dialogo de amor» (dialogo di amore);

c) L’orazione è «estar a solas con El» (stare da soli con Lui).

a) L’orazione è «relación de amistad»

b) L’orazione è «dialogo de amor»

 

c) L’orazione è «estar a solas con El».

Pregare è «stare da soli, pensando solo nel nostro Dio».

La Madre ripete spesso questo: a solas con Dios, pensando sólo en El; non ci può essere nessun altro e nessun’altra cosa; Lui solo.

Pregare è cercare, vivere ed esprimere un cambio radicale della direzione della propria vita. E’ l’incontro con un Amico al quale si consegna la nostra persona, nel quale solo vogliamo pensare. Prega chi veramente cerca con sincerità Dio come unico amico della propria vita. «Le nostre gioie, figlie mie, devono consistere nello stare con Gesù, così come Egli ha posto le sue compiacenze nel rimanere giorno e notte con noi». (El pan 8, 409).

Nel comunicarsi a vicenda, Dio e l’uomo, fanno amicizia, a solas. L’amore esclusivo costruisce, mantiene e sostiene l’orazione. Dove non ci fosse una lotta per un distacco (desasimiento) effettivo e unitivo e dove non ci fosse un amore totalitario che esiga appartenere (pertenecer) solo all’Altro non esiste neanche vera orazione; al massimo ci potranno essere pratiche di orazione che non arriveranno mai a essere una pratica orante. "La pietra angolare sulla quale deve poggiare l’edificio della santificazione non consiste nella recita di un numero enorme di pratiche di devozione ma nella carità, nella obbedienza, nell’osservanza delle proprie Costituzioni, nell’altruismo e nel sacrificio" (El pan 20, 30; circolare del 23.12.1935).

La ricerca sincera di queste virtù manifesta l’amore che ci unisce a Dio ed è quest’amore che fa in modo che l’orazione si riduca a semplice recita di formule o, al contrario, a autentico dialogo di amore.

Si fa preghiera autentica quando l’anima tende sul serio a darsi completamente a Dio (cfr El pan 20, 61-63; circolare del dicembre 1937) e quando si lotta «perché Egli regni nei nostri cuori, nella nostra intelligenza e nella nostra volontà» (cfr El pan 20, 220; circolare del 16.11.1941). «Vi supplico anche di tener presente che l’orazione è un desiderio della nostra santificazione, perché nessuno prega con entusiasmo se non è perché desidera essere migliore» (El pan 20, 449; circolare del 12.03.1953).

Nell’orazione tutta la persona deve stare centrata nel suo Dio, fissa in Lui. Tutto deve tacere dentro il cuore di chi prega. Solo deve esistere la presenza dell’Amico, poiché si sta «a solas», amando. «Nell’orazione non perdere il tempo in discorsi, ma in affetti"- "En la oración no pierdas el tiempo en discursos, sino en afectos» (El pan 19, 2023; lettera del 5.6.1955 a Padre Alfredo).

 

La trasformazione della vita è il criterio che identifica la vera orazione

Come discernere e valutare una orazione? La mia orazione è autentica, o sola fantasia, o solo sentimento, o sola emotività, o sola fedeltà esterna?

Il criterio che manifesta quanto sia valida ed efficace l’orazione è dato dalla constatazione della trasformazione che, di fatto, opera nella vita di chi prega. "Figlie mie, vi devo dire che dove non c’è carità verso il prossimo non c’è ombra di perfezione, né di santità. La santità infatti consiste essenzialmente nell’amare Gesù e questo amore ha come parte sostanziale il riferimento ai nostri simili. Ne deriva che, per sapere se veramente amiamo Gesù, basta che verifichiamo se nel nostro cuore arde in concreto la carità verso il prossimo; la grandezza di questa sarà la misura del nostro vero amore. Figlie mie, la carità deve essere il nostro distintivo e deve portarci ad amare i poveri come noi stesse". (El pan 2, 60).

Questo è l’unico criterio; le forme di preghiera possono essere tante e tutte possono essere identicamente buone.

Le diverse forme di orazione sono valide solo se aiutano a crescere nell’amore a Dio e nell’amore al prossimo. "Come oseremo dire di amare Gesù se non ci sforziamo di fare tutto il possibile perché arrivino ad amarLo tutti quelli che incontriamo?" (El pan 5,20).

Le opere di per sé manifestano e rivelano la nostra natura, le nostre tendenze, i nostri gusti, il nostro egoismo; se MODELLATE da Dio nell’orazione, esprimono Dio.

Nella densità e intensità di una vita interiore si rivelano la profondità e la verità dell’orazione. Se non c’è «cambio di vita», l’orazione è solo formalità, è solo apparenza, è solo sensibilità. "Non vorrei che tra di voi ci fosse qualcuna che, dimentica della carità, pretendesse identificare la sua santità con l’andare a testa bassa, il volto compunto, sospirando con gemiti per l’Amato, e che non fosse capace di sopportare che una consorella l’avesse contraddetta in una pur piccola cosa, o che le avesse detto di andare più in fretta nel darsi da fare per i poveri". (El pan 20, 6; del 12. 2.1934).

Gli aspetti della vita che possono darci una misura della nostra unione con Dio sono: amore al prossimo, disponibilità radicale e obbedienza, umiltà.

AMORE AL PROSSIMO. "Il frutto che dobbiamo ricavare dall’orazione è quello di infiammare il nostro cuore nel fuoco dell’amore di Dio e della carità". (El pan 14, 32; Costumbres fam). L’ardore della carità misericordiosa verso la quale ci orienta l’orazione si evidenzia in una capacità di:

  • perdono misericordioso che si offre in qualunque circostanza;

  • non lasciare spazio nel cuore all’odio, alla avversione, alla cattiva volontà, neanche quando si trattasse di nemici (cfr. El pan 20, 12; circolare del 19.12.1934);

  • essere disponibili a fare il bene a tutti, anche a quelli che ci disprezzano (cfr. El pan 20, 81-87; circolare del 5.12.1938);

  • sentire il bisogno di un lavoro incessante in favore di chiunque ha bisogno. «senza perdere neanche un minuto di tempo» (El pan 5, 9);

  • sentirsi spinti a una comprensione e dedizione misericordiosa (cfr. El pan 2, 75-76) e a un’abnegazione fino al sacrificio (El pan 5, 26- 28).

  • È autentica solo l’orazione di chi «si consacra corpo e anima al servizio di Gesù mediante l’esercizio della carità». (cfr El pan 5, 26-28)

DISPONIBILITÀ RADICALE ALLA VOLONTÀ DI DIO. Un altro aspetto che si deve guardare e che deve andare unito al precedente per valutare una buona orazione è un atteggiamento di disponibilità radicale e assoluta di chi prega verso la divina volontà. «Chiedimi tutto quello che vuoi; io sono a disposizione» (cfr El pan 20, 309-314; circolare del 6.10.1947).

  • difficilmente può fare esperienza di un’autentica unione a Dio chi mette difese o condizioni alla volontà di Dio; la Madre era solita riassumere questo insegnamento con le parole: «Vivere solo per compiere la volontà divina, dimenticandosi di se stessi» (El pan 14, 25; Costumbres fam);

  • è nota una frase tipica sua: «Si compia, Dio mio, la tua volontà anche se io non la vedo, si compia la tua volontà anche se mi dovesse costare molto, si compia la tua volontà anche se io non arrivo a comprenderla» (El pan 19, 1679; del 16.8.1946).

  • l’obbedienza è il compendio di tutta la vita di Gesù e non può arrivare alla unione chi non entra nella medesima forma di essere e di attuare di Gesù (cfr. El pan 4, 77-78). Obbedire è amare. "Care figlie, attente, perché è molto facile ingannarsi e immaginare una vita religiosa meravigliosa. Le persone, amiche della preghiera e del raccoglimento, immaginano che la vita religiosa consista nel trascorrere tutto il giorno nel santo riposo della preghiera e credono ore perdute quelle non dedicate alla contemplazione. Altre, specialmente le attive e laboriose, immaginano che la vita religiosa sia consumare le proprie forze ed energie in opere buone e pensano facilmente che sia più utile lavorare che pregare. Altre, amiche delle penitenze, sognano solo veglie, digiuni, discipline e cilici e non riescono a capire che possono essere ottime religiose senza tutto questo. Altre, sempre scontente della loro situazione, desiderano ardentemente, per santificarsi, la clausura e il nascondimento. Altre, infine, passano la vita preoccupate che le Superiore non hanno capito le loro attitudini, non esercitano il giusto incarico dove le vorrebbe la divina provvidenza e sospirano trasferimenti programmando un piano di vita più perfetto. Che orrore, figlie mie! Ascoltate cosa dice un santo: L’autentica religiosa è quella che non ha più volontà". (El pan 4, 87-92).

UMILTÀ. Infine un ultimo aspetto cui si deve guardare è quello della umiltà. Questa nasce dalla unione con Dio e l’autenticità della unione con Dio risiede nei frutti della umiltà, che la Madre esprime così: «Mai mette impedimento ai disegni di Dio sulla sua persona e gli incarichi, in modo che Dio si può servire di lei per mezzo dei legittimi superiori senza timore a rifiuti» (El pan 20, 376-381; del 19.3/1951). Concretamente:

  • nel non porre mai resistenza o, meglio, nel desiderare ricevere i saggi e paterni consigli dei superiori e nell’accogliere senza inquietudine le riprensioni è dove si colloca la vera umiltà (cf El pan 20, 392-396; circolare del 21.11.1951);

  • questa umiltà dà frutti nella carità, nella obbedienza, nell’osservanza delle Costituzioni, nella abnegazione e nel sacrificio. (cfr El pan 20, 570-574; circolare del dicembre 1955; Cfr El pan 20, 685-692; circolare del 25.1.1961).

Bisogna saper guardare ai gesti di mortificazione, di umiltà, di purezza di coscienza, di disponibilità, di zelo e di carità per poter giudicare e discernere la bontà dell’orazione. Sarà molto più orante non chi dice di avere molte «rivelazioni» nell’orazione ma chi vive nella pratica le esigenze e i dinamismi dell’orazione.

L’accento dell’orazione autentica non cade sulle forme, sui metodi, sulle classificazioni, ecc. dell’orazione, ma nella vita. Non ha importanza il «come si prega» o «con quali mezzi si prega». Ciò che conta è la vita, ciò che l’orazione cambia nella vita.

Conclusione. L’orazione-unione mette in evidenza la vita di una persona: si è come si prega. L’orazione fa la persona, la cambia, la modella, la costruisce.

 

L’ORAZIONE NEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Nel Padre nostro il riepilogo di tutto il vangelo.

Il nuovo CCC presenta l’orazione del Padre Nostro come il riepilogo di tutto il vangelo.

Anche la nostra Madre, con l’orazione della Novena all’A.M., nel commento che ha fatto del Padre Nostro ha condensato tutta la spiritualità dell’Amore Misericordioso, presentando anche una sintesi dei sentimenti che devono accompagnare ogni cristiano nel cammino verso Dio.

La Novena si articola con una preghiera introduttiva e una domanda che si ripetono uguali tutti i giorni, mentre ognuno dei 9 giorni è caratterizzato da una breve meditazione a commento del Padre nostro e da una preghiera. La meditazione del Padre nostro è l’occasione per imparare a pregare come ha insegnato Gesù e l’occasione per ripresentare il progetto di amore e di fiducia di Dio sull’uomo.

La preghiera introduttiva della Novena - ripetuta ogni giorno – ricorda che, ogni volta che noi ci mettiamo a pregare, possiamo essere mossi da qualche problema da risolvere o da qualche grazia da chiedere, ma è importante ricordare che la cosa più importante resta sempre solo quella di riuscire a cambiare la nostra condotta. Recita così: Gesù mio, grande è il mio dolore considerando la disgrazia che ho avuto di offenderti tante volte. Tu invece, con cuore di Padre, non solo mi hai perdonato ma con le tue parole: "domandate ed otterrete" mi inviti a chiederti quanto mi è necessario. Pieno di fiducia ricorro al tuo Amore Misericordioso, affinché mi conceda ciò che imploro in questa novena e soprattutto la grazia di cambiare la mia condotta e d’ora innanzi di testimoniare la mia fede con le opere, vivendo secondo i tuoi precetti, e di ardere nel fuoco della tua carità.

Per la Madre l’orazione parte dal vissuto, dal quotidiano e c’è da imparare a pregare in ogni tempo, nei momenti particolari, nelle vicende belle o tristi di ogni giorno: è in queste vicende che lo Spirito nell’orazione ci indica il cammino verso Dio.

Nei momenti di allegria, come nei momenti di difficoltà, di ansia o di dolore, il cristiano ricorre alla preghiera non per dire a Dio come dovrebbe risolvere la situazione ma per imparare a scoprire la volontà amorosa di Dio anche in quella situazione.

È come se, in un momento di difficoltà, il cristiano ricorresse all’orazione per fare orazione COME ha insegnato Gesù:

Signore, Tu già vedi che proprio in questo momento mi trovo in una grande angustia e difficoltà; ma io sono sicuro di essere oggetto della tua divina provvidenza e sono sicuro che tutto ciò che passa per le tue mani è per il mio bene: è totale la mia confidenza in Te. Per questo:

  • Padre: Adesso, in questa situazione e soprattutto in questa situazione di sofferenza, io sento la certezza di poterti considerare mio Padre

  • Nostro; padre mio e padre di chi mi ha procurato questa sofferenza

  • Che sei nei cieli: Ti penso nei cieli perché anche in questa situazione io voglio aspirare alle cose celesti.

  • Sia santificato il tuo nome: La cosa che più mi sta a cuore, soprattutto in questo momento, è la tua gloria.

  • Venga il tuo regno: Desidero anch’io offrire e soffrire qualche cosa perché venga il tuo regno.

  • Sia fatta la tua volontà: Desidero che anche in questo momento si compia solo quello che tu desideri.

  • Dacci oggi il nostro pane: Ti chiedo di aiutarmi con la tua grazia, per me tanto necessaria come il pane di ogni giorno, soprattutto in questa occasione.

  • Perdona i nostri debiti: Perdona i miei peccati e la mia indelicatezza con Te.

  • Come noi li perdoniamo: So che anche io devo perdonare e che Tu userai della tua generosità con me nella misura che anche io lo avrò fatto con i miei fratelli.

  • E non ci indurre in tentazione: Solo vivendo così, questa situazione non si trasformerà in occasione di peccato e mi vedrò libero da ogni male.