La Madre e i poveri

(Sr. Giusy Viozzi)

Introduzione

L’amore e la dedizione di Madre Speranza verso i poveri e i più bisognosi rappresenta uno degli impegni più grandi di tutta la sua vita perché essi sono "i beni più cari di Gesù" ("los intereses más queridos de Jesús" - cf. Circolare 31.VIII.1941). L’argomento molto complesso, riguarda tutto l’arco della sua vita e richiederebbe molto tempo per esaurire il tema. Questa breve esposizione vuole mettere in evidenza il movente, l’origine della sua azione apostolica nei confronti dei più bisognosi e lo stile del servizio nelle opere realizzate, affinché la sua testimonianza interroghi e solleciti la nostra vita quotidiana, il nostro cammino di santità. Quattro sono gli aspetti proposti: La Chiamata di Gesù; una Carità Senza Limiti; uno Stile di Famiglia ed infine alcune delle Opere realizzate. Seguono alcune domande per la riflessione e lo schema per una celebrazione o momento di preghiera.

 

1. LA CHIAMATA DI GESÙ

Madre Speranza, al secolo Maria Josefa Alhama Valera nasce in Spagna in località Siscar, poco fuori da Santomera il 30 settembre 1893 e muore l’8 febbraio 1983 a Collevalenza, provincia di Perugia. I suoi genitori erano molto poveri, non avevano un lavoro stabile, andavano a giornata come operai nei campi quando se ne presentava l’occasione e vivevano in un’umile baracca fatta con mattoni di fango e paglia che era stata donata da un vicino. Madre Speranza era la prima di nove figli e all’età di sette anni andò a stare nella casa del Parroco, Don Manuel Aliaga, dove imparò a leggere e a scrivere e dove maturò la sua scelta vocazionale. In questi anni si possono segnalare due episodi tra i tanti che segnarono la sua vita:

  1. All’età di otto anni, spinta da un grande desiderio di ricevere la Santa Comunione (era prevista all’età di 12 anni), approfittando dell’assenza del Parroco, durante la Messa si avvicinò alla Balaustra e fece la sua prima Comunione. Come racconterà lei stessa anni più tardi, da quel giorno ha avuto la grazia di avere sempre presente Gesù nel suo cuore sacramentalmente (Padre Mario Gialletti FAM, Memoria Extra processuale).
  2. Il misterioso incontro con Santa Teresa di Gesù Bambino, avvenuto intorno ai dodici anni, la quale le disse che non era venuta per fare la questua, ma per comunicarle da parte del Buon Dio che da grande avrebbe dovuto continuare la sua stessa missione e diffondere in tutto il mondo la devozione all’Amore Misericordioso.

Madre Speranza matura un forte desiderio di santità e dopo diverse esperienze, all’età di ventuno anni, il 15 ottobre 1914, giorno di Santa Teresa, entra nell’Istituto delle Figlie del Calvario (El Pan 21, 721). Tale istituto, fortemente austero nella regola di vita e nella contemplazione della Passione del Signore si dedicava all’educazione cristiane delle bambine. Nel 1921, oramai in via di estinzione, l’Istituto si fonde con quello delle Missionarie Claretiane. Nella vita di Madre Speranza iniziano le esperienze mistiche che la portano a conoscere e a imitare più da vicino il Signore Gesù attraverso la misteriosa sapienza della Croce. Il grande desiderio di santità della Madre si sintetizza sempre più nel ricercare la volontà di Dio e nel realizzarla costi quello che costi. Da quanto scrive nel suo Diario per obbedienza al Padre Spirituale si può notare il ricorso frequente dell’espressione: " Gesù mi ha detto che è arrivato il momento di realizzare …." ( dopo aver ascoltato il suo Padre Spirituale) e il lavoro che lei poneva in essere con sollecitudine per concretizzare quanto aveva capito come volontà di Dio. Molte delle sue lettere terminano con la richiesta: " Pregate affinché in ogni momento possa compiere la volontà di Gesù".

Ella collaborò con Padre Arintero, domenicano, alla diffusione della dottrina dell’Amore Misericordioso (Diario, 30 ottobre 1927). "Il giorno 30 ottobre 1927 è senza dubbio storico per Madre Speranza e per tutti noi poiché riceve dal Buon Gesù, come lei lo chiamava, l’invito di dedicarsi con tutta se stessa a lavorare intensamente per diffondere la dottrina dell’Amore Misericordioso secondo l’esperienza da Lui stesso guidata. Si intensifica l’incontro personale e trasformante tra Gesù e la Madre. L’Amore si dona all’amore, la conoscenza e il dono reciproco di sé si fanno sempre più pieni ed assoluti. Tre aspetti fondamentali della missione di Gesù si scolpiscono nella sua anima: Gesù è l’Incarnazione, il Servo e l’Apostolo della misericordia. Tutta la sua persona è coinvolta in questa esperienza di misericordia, ne è progressivamente illuminata e identificata a quella del Buon Gesù. La Madre, nella sua grande umiltà, è consapevole dei propri limiti ma sente di possedere in sé lo stesso Spirito misericordioso di Gesù che la spinge alla totale accettazione della Volontà di Dio, semplice strumento nelle Sue mani. Tutto di lei deve esprimere la tenerezza misericordiosa del Padre, a somiglianza di Gesù" (Articolo della Rivista L’Amore Misericordioso - luglio 2013 di Madre Speranza Montecchiani eam).

La vocazione di Madre Speranza è essenzialmente la chiamata a far conoscere a tutti gli uomini il vero volto di Dio il quale nel Signore Gesù si è manifestato meravigliosamente ricco di Misericordia con ogni uomo, specialmente con chi è povero e misero, sofferente e peccatore (Cost. EAM art.1). Scrive nel suo Diario il 5 novembre 1927: "Mi sono distratta, ossia ho trascorso parte della notte fuori di me e molto unita al Buon Gesù. Lui mi diceva che devo riuscire a farlo conoscere agli uomini non come un Padre offeso dalle ingratitudini dei suo figli, ma come un Padre amorevole, che cerca in ogni maniera di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro. Quanto mi ha impressionato questo, Padre mio". Questa richiesta di Gesù diviene per la Madre il movente di tutte le sue azioni, da qui scaturisce la sua dedizione ai poveri, ai più bisognosi.

"Madre Speranza ha dovuto percorrere un cammino ascetico molto arduo per essere totalmente disponibile a quanto Dio le chiedeva. A tale proposito il 5 gennaio 1928 nel suo Diario scrive: "…il Buon Gesù mi ha chiesto e, oserei dire, mi ha imposto l’obbligo di aspirare ad una maggiore perfezione per potermi chiedere ciò che Lui tanto desidera…".

Nel mese di maggio 1929 comprende che il Buon Gesù vuole che realizzi la Fondazione di una Congregazione intitolata "Ancelle dell’Amore Misericordioso" per aprire collegi dove educare orfani e poveri, figli di famiglie numerose e di classi modeste, che avrebbero contribuito all’educazione dei figli secondo le proprie possibilità (El pan 18, 185).

La notte di Natale del 1930 a Madrid, nella totale povertà e disponibilità al Progetto di Dio, la Madre fonda la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso e l’11 febbraio 1957 le Ancelle impegnate nelle attività temporali. Il 14 agosto 1951 fonda a Roma la Congregazione dei "Figli dell’Amore Misericordioso" nelle quattro modalità di appartenenza. (Articolo della Rivista L’Amore Misericordioso - luglio 2013 di Madre Speranza Montecchiani eam).

 

2. UNA CARITA’ SENZA LIMITI

L’amore a Dio e l’amore al prossimo sono due aspetti dello stesso precetto della carità lasciatoci da Cristo. La sua vita, il suo esempio sono l’espressione più alta dell’amore, un amore che lo spinge alla donazione totale di sé sulla croce. Chiunque vuol farsi suo discepolo, è chiamato a seguire le sue orme. Madre Speranza, cosciente che tutto è dono, rivolge al suo Signore questa preghiera:

«Concedimi di amare il prossimo come Tu lo hai amato e lo ami, sempre disposta a sacrificarmi per tutti».

Questa richiesta, che nasce spontanea dal cuore della Serva di Dio, dà la tonalità di come lei abbia vissuto, o meglio, come abbia incarnato l’amore al prossimo: desidera imparare ad amare come Cristo ama, pronta, sul suo esempio, al sacrificio totale. (Positio pp 390-400).

Fin dai primi anni di vita religiosa il Signore le fa comprendere che i poveri e le loro necessità sono un criterio di discernimento. L’episodio del Natale 1927, nella casa di Madrid dove si trovava lo testimonia. Madre Speranza desiderava, in quella festa, dare da mangiare ad un numero grande di poveri e nonostante avesse potuto acquistare cibo per sole due o tre persone esso divenne sufficiente a sfamarne circa 400 tra uomini e donne. Ma quando arrivò la padrona di casa fu rimproverata duramente perché i poveri sporcavano tutto. La Madre, molto addolorata ricorse al Signore ed Egli le disse: " Speranza, dove non possono entrare i poveri non entrare neppure tu. Fuori da questa casa". (El pan 21, 918; Esortazioni 15.8.1966).

Scrive Madre Speranza: "… La carità deve essere il nostro distintivo e deve portarci ad amare i poveri come noi stesse" (El pan 2,60; Consigli Pratici anno 1933).

"… Quando facciamo l’elemosina a un povero, lo guardiamo negli occhi, gli tocchiamo la mano o gli gettiamo la moneta? è stato l’interrogativo posto da Papa Francesco alla Veglia di Pentecoste 2013, sostenendo con forza che ".. per i cristiani, i poveri non sono sociologia ma la carne di Cristo". Nei primi anni dalla fondazione, il 18 dic. 1935 nella Casa di Colloto in Spagna, Madre Speranza si trovava con la Signorina Pilar de Arratia quando bussarono alla porta. Andò ad aprire la Madre: all’apparenza era un giovane che chiedeva l’elemosina. Alla Madre le parve brutto che, così giovane come era, chiedesse la carità invece di lavorare. Il povero le diede ragione; però le disse di rimediare qualcosa perché aveva fame. La Madre tornò con pane e cioccolata; ma prima di consegnarla al povero, gli ripeté con energia che non era conveniente che un giovane chiedesse la carità invece di lavorare… In quel momento, agli occhi della Signorina Pilar sparì il povero e agli occhi di Madre Speranza apparve Gesù; il povero era Lui. Nostra Madre cadde estasiata in ginocchio e il Signore le disse che il consiglio dato al giovane andava bene, ma che il modo era stato un po’ troppo forte". (Dal libro "Madre Speranza – le tematiche prevalenti" di P. Gabriele Rossi FAM).

Gesù, Amore Misericordioso, incarnato ormai nel suo cuore, con lei si pone accanto ai più bisognosi, sperimenta le loro sofferenze rivelandole che i poveri sono "i suoi beni più cari" (El pan 20, 16) e li affida alle sue cure materne.

"Ci si può chiedere quale stile di vita Madre Speranza assume verso i poveri? Sorprendente. Si sente madre, responsabile del male che potrebbero fare, prova profonda empatia, non si separa da loro, rifugge dal ricco, vive povera ed umile, come serva ed ancella, si butta nel lavoro e nel sacrificio a loro favore, li accoglie come membri della famiglia. "Chiamate, o poveri, sarete soccorsi, chiamate, afflitti, sarete consolati, chiamate, infermi, sarete assistiti, chiamate, orfani, e nelle Ancelle dell’Amore Misericordioso troverete delle madri" (El pan 20, 180).

Quale scopo la spinge a tanto?

Consumata dalla passione per i poveri vuole che essi scoprano l’Amore Misericordioso come salvezza e liberazione. Ella si sente sostenuta dall’amore e la misericordia stessa di Dio, per cui lavorare, soffrire, espiare, promuovere, difendere e consolare raggiungevano in Lei dimensioni sempre più alte. Ella desidera ardentemente che le sue figlie diventino caritatevoli e mediatrici dei suoi poveri, soprattutto dei deboli e afflitti. Stupisce la sua capacità di armonizzare la sua unione con Dio e, insieme, lo spendersi interamente per i poveri.

 

3. UNO STILE DI FAMIGLIA

Madre Speranza contempla e vive il Vangelo dal punto di vista dell’Amore Misericordioso che va incontro all’uomo, ferito dalla sua situazione di solitudine e morte, lo attende e accoglie con instancabile amore paterno, ricostituisce la grande famiglia voluta da Dio affinché viva nell’amore e nell’obbedienza filiale. Ella ha continuato con le due Congregazioni da lei fondate la stessa missione di Gesù: donarsi senza riserve per avvicinare gli uomini al cuore di Dio e riscoprire la divina bellezza della vita di comunione con il Padre ed i fratelli.

Un tratto distintivo della vita della Madre e delle sue figlie e figli è quello di creare, lì dove la vita quotidianamente viene offerta per amore, un clima di famiglia che nasce dalla misericordia di Dio e si potenzia in mezzo ai fratelli bisognosi. In ogni comunità, autentico "focolare" in cui si respira la vita di famiglia, siamo chiamate ad annunciare l’Amore Misericordioso. "Io vi supplico, figlie mie, che la vostra carità sia tale che sempre si possa dire con verità che in ogni casa delle Ancelle dell’Amore Misericordioso c’è una madre, delle figlie ed i bambini sono trattati come in una famiglia" (cf. El pan 21, 727 - 745). Mai volle che nelle case regnasse un clima di Collegio ma, al contrario, un clima di famiglia.

La realtà della Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, come l’ha progettata il Signore, risponde a questa finalità peculiare: essere una Famiglia unita per essere Amore Misericordioso. Due Congregazioni, Figli e Ancelle, che costituiscono un’unica Famiglia religiosa; è l’unicità e la novità che distingue, il cuore della nostra identità (cf. Costituzioni, 8).

La misericordia e l’identificazione con i poveri diventano concrete solo facendo fiorire la vita di famiglia nelle nostre comunità e nelle opere (cf. Costituzioni, 17), sperimentando nella gioia il perdono misericordioso. "Dio è un Padre che perdona, dimentica e non tiene in conto le mancanze degli uomini, li attende a penitenza e riceve il peccatore con amore e misericordia" (Novena). La nostra vita, nello stupore di questa infinita misericordia, diventa un continuo rigenerarsi nel perdono di Dio e dei fratelli. Realtà questa poco usuale nella cultura contemporanea, pervasa dalla divisione e dispersione.

4. LE OPERE

Madre Speranza sull’esempio di Cristo, va in cerca della pecorella perduta, si offre e soffre per la sua conversione, se ne prende cura. Il suo amore è un amore concreto, che si fa presente ai poveri, agli emarginati, ai peccatori, ai sacerdoti, alla gente semplice come ad alte personalità ecclesiastiche e civili.

Dal 1930 al 1940 fondò tredici case per bambini poveri. Dopo la guerra civile spagnola mise tutte le sue energie per soccorrere ed accogliere i bambini rimpatriati e gli orfani di guerra. In questi momenti di grandi sofferenze, in mezzo a difficoltà e paure per la stessa incolumità fisica, Madre Speranza incoraggiava le sue figlie:

«Il buon Gesú [...] veglia e veglierá per voi e per la Congregazione intera; però dovete essere madri, vere madri per questi bambini poveri e state sicure che Lui vi difenderà da ogni pericolo. State attente ad accudire questi poveri bambini nelle loro necessità come vere madri, dando loro quello di cui hanno bisogno prima di pensare a voi stesse». (El pan 20, 50).

Quando si trasferì a Roma, nel 1936, aprì la prima casa della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso in uno dei quartieri più poveri della città. Ella stessa espresse al Card. Vicario, Marchetti Selvaggiani, il desiderio di andare nella zona dove abitavano il maggior numero di poveri. Nel collegio di Villa Certosa raccolse bambine orfane o abbandonate ed aiutò famiglie numerose e povere; nascose in una grotta, nei pressi dell’orto, i soldati fuggitivi senza guardare né nazionalità né credo politico, ma prendendosi cura di loro fino a quando poterono uscire senza pericolo per la loro vita. Anche i feriti trovarono sollievo e conforto dalle sue cure. Famiglie senza tetto trovarono alloggio e riparo. Alla fine della II guerra mondiale, aprì una mensa per sfamare la gente e gli operai del quartiere, arrivando a dar da mangiare a più di mille persone al giorno. La Sig.ra Vanda Coccioloni, segretaria della Conferenza di San Vincenzo De Paoli, afferma:

«Non potrò mai dimenticare ciò che avvenne nel Natale del 1944. Il parroco, Padre Vincenzo Clerici, mi disse che Madre Speranza intendeva offrire un pranzo ai poveri il giorno di Natale e che pertanto avessi distribuito circa 150 biglietti a coloro che dovevano intervenire. Il giorno di Natale, verso le 11, andai dalle suore e vidi una fila interminabile di persone. Tutta gente lacera, infreddolita e affamata. Entrai e vidi che Madre Speranza, mentre io e qualche suora eravamo preoccupa te, era invece molto tranquilla e serena. Nella stanza, presso la porta di ingresso, c’era la Madre con una grande pentola di pasta, un’altra pento la di sugo e un recipiente di formaggio grattugiato e pietanza. Non ricordo se ci fosse altro. Io prendevo i recipienti che mi davano i poveri e li presentavo a Madre Speranza che li riempiva abbondantemente. La distribuzione, iniziata verso mezzogiorno, durò fino verso le 3 del pomeriggio, quando erano andati via tutti, giacché non mangiavano lì, ma portavano il pranzo a casa per tutta la famiglia. Prima di andarmene, il parroco mi disse se mi ero accorta di niente. Io dissi di no, perché ero intenta solamente a servire. Ma il parroco, che era in piedi, accanto alla porta, mi disse che era rimasto sbalordito come i vari recipienti rimanessero sempre allo stesso livello, nonostante che la Madre attingesse continuamente ad essi».

Lo stile era sempre lo stesso: una attenzione premurosa e materna. Infatti agli operai che, lontano da casa, passavano molte ore lavorando e faticando, Madre Speranza preparava personalmente dei panini imbottiti, «spingendo forte perché ce ne entrasse di più». Diceva: «Questi uomini hanno bisogno di mangiare perché stanno tutto il giorno lavorando ed hanno una famiglia da mantenere».

A Collevalenza creò un grande complesso dove impiantò un laboratorio di maglieria per insegnare un mestiere alle ragazze che l’avessero voluto. Moltissime sono le ragazze che, sotto la guida della Serva di Dio, si guadagnavano dignitosamente di che vivere, facendo tesoro di un mestiere che sarebbe servito loro per l’avvenire.

«Madre Speranza seguiva tutto. Ci faceva delle raccomandazioni e ci diceva, fra l’altro, che quel lavoro sarebbe stato, un domani, molto utile per noi, perché lo avremmo potuto fare rimanendo in casa ed adempiendo ai nostri obblighi di madri di famiglia. Sia a me che a qualche altra, quando uscivamo, la Madre ci concedeva una macchina in uso». (Positio pp 390-400). Alla luce di questa sua identificazione con Gesù e con i poveri, si spiega il ritmo intenso con cui ha fondato le varie opere in Spagna, Italia, ecc. per accogliere i poveri e, secondo le sue possibilità, promuoverli come persone e figli di Dio. A venticinque anni dalla fondazione della Congregazione eam aveva aperto oltre 15 Case. "Siate madri dei poveri - esorta le sue figlie - ricordando che il cuore della mamma con facilità propende per il figlio più incapace e sventurato; sono per lui, di solito, le espressioni della premura e affetto più vero" (El pan 20, 202)". (Articolo della Rivista L’Amore Misericordioso - luglio 2013 di Madre Speranza Montecchiani eam).

" Chiedo al Buon Gesù che (le mie Figlie) compiano la loro missione, essendo il conforto degli afflitti e le madri dei poveri; che, estese per il mondo intero, diffondano il regno di Dio più con le opere e gli esempi che con le parole; e che, aiutate da Lui, possano innalzare in ogni luogo e in ogni tempo la bandiera con il motto "Tutto per Amore": cioè nulla per denaro, onore o interesse alcuno" (El pan 18, 865; Madre Speranza, Diario, Giovedì Santo 1943).

La Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, oggi, seguendo lo spirito che ha animato Madre Speranza è presente in diverse parti del mondo con i suoi Figli, Ancelle e i Laici dell’Amore Misericordioso.

Maria, venerata dalla nostra Famiglia religiosa come Mediatrice di grazie, e Madre Speranza intercedano affinché il meraviglioso Progetto di Dio si compia fino in fondo, dando gloria al suo Amore.

Per Riflettere:

  • Nella mia giornata, riconosco la presenza di persone bisognose che mi sono vicine o sono troppo preso dalle cose da fare?
  • Il mio stile di vita è improntato alla sobrietà? So privarmi di qualcosa per donarlo a chi a più bisogno?
  • Qual è il mio modo di rapportarmi con una persona in difficoltà? "… Quando facciamo l’elemosina a un povero, lo guardiamo negli occhi, gli tocchiamo la mano o gli gettiamo la moneta? (interrogativo posto da Papa Francesco alla Veglia di Pentecoste 2013).

Per Celebrare:

I POVERI, LE PERSONE CHE STANNO PIÙ A CUORE A GESÙ

Celebrante: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Breve introduzione

Preghiamo:

Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo attuare nelle parole e nelle opere ciò che è conforme alla tua volontà. Per il nostro Signore..

LA PAROLA DI DIO

Dal Vangelo di Matteo (25,31-46)

[31]Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. [32]E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33]e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. [41]Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. [42]Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; [43]ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. [44]Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? [45]Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. [46]E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

 

COMMENTO ALLA PAROLA DI PAPA FRANCESCO

Udienza generale mercoledì 24 aprile 2013

"… Una parola sul brano del giudizio finale, in cui viene descritta la seconda venuta del Signore, quando Egli giudicherà tutti gli esseri umani, vivi e morti (cfr Mt 25,31-46). L’immagine utilizzata dall’evangelista è quella del pastore che separa le pecore dalle capre. Alla destra sono posti coloro che hanno agito secondo la volontà di Dio, soccorrendo il prossimo affamato, assetato, straniero, nudo, malato, carcerato - ho detto "straniero": penso a tanti stranieri che sono qui nella diocesi di Roma: cosa facciamo per loro? - mentre alla sinistra vanno coloro che non hanno soccorso il prossimo. Questo ci dice che noi saremo giudicati da Dio sulla carità, su come lo avremo amato nei nostri fratelli, specialmente i più deboli e bisognosi. Certo, dobbiamo sempre tenere ben presente che noi siamo giustificati, siamo salvati per grazia, per un atto di amore gratuito di Dio che sempre ci precede; da soli non possiamo fare nulla. La fede è anzitutto un dono che noi abbiamo ricevuto. Ma per portare frutti, la grazia di Dio richiede sempre la nostra apertura a Lui, la nostra risposta libera e concreta. Cristo viene a portarci la misericordia di Dio che salva. A noi è chiesto di affidarci a Lui, di corrispondere al dono del suo amore con una vita buona, fatta di azioni animate dalla fede e dall’amore. Cari fratelli e sorelle, guardare al giudizio finale non ci faccia mai paura; ci spinga piuttosto a vivere meglio il presente. Dio ci offre con misericordia e pazienza questo tempo affinché impariamo ogni giorno a riconoscerlo nei poveri e nei piccoli, ci adoperiamo per il bene e siamo vigilanti nella preghiera e nell’amore. Il Signore, al termine della nostra esistenza e della storia, possa riconoscerci come servi buoni e fedeli".

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA

Madre Speranza ha compreso e sperimentato che l’amore del Signore non è semplicemente giusto ed esigente verso tutti, ma è principalmente paterno e materno nei confronti di ciascuno; ed è più benevolo e più misericordioso con tutti coloro che ne hanno maggiore necessità. Ciò che lei ha compreso e sperimentato ha annunciato nella sua vita con le parole e con i fatti.

  • Dal Diario di Madre Speranza: " Oggi, 5 nov 1927, mi sono distratta, cioè ho passato parte della notte come fuori di me e molto unita al Buon Gesù. Ed Egli mi diceva che io debbo fare in modo che tutti gli uomini lo conoscano non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre pieno di bontà. Che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli; e che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro. Quanto mi ha impressionato questo, Padre mio".
  • " Mettiamo un interesse speciale nel far conoscere ai nostri fratelli che Gesù è per tutti un Padre pieno di bontà, il quale ci ama con amore infinito che non esclude nessuno. Infatti, l’uomo più perverso, il più miserabile e persino il più perduto, è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per Lui un Padre e una tenera Madre..… Apprendiamo dall’Amore Misericordioso ad usare misericordia ai nostri fratelli". (Consigli pratici 1933; El pan 2, 67-68, 80).
  • " … Noi (eam) dobbiamo essere davanti agli uomini segni di bontà e di grazia e riflesso dell’amore crocifisso e risorto… pienamente convinte che i più bisognosi sono " i beni più cari a Gesù", ci impegniamo ad aver cura di chiunque viene a chiederci aiuto, pace e conforto. Ogni forma di povertà – materiale, morale e spirituale – deve trovarci sensibili e pronte ad intervenire, affinché ogni uomo recuperi la sua dignità di figlio di Dio. Libero e responsabile di accogliere il suo Amore.." (Circolare del 6 luglio 1941 e Costituzioni eam art. 17).

Si possono vedere sul tema della povertà unita alla laboriosità anche le pagg 20-23 del libro "Madre Speranza, le tematiche prevalenti di P. Gabriele Rossi.

Riflessione del Celebrante

Silenzio

Intercessioni

Acclamiamo e invochiamo il Cristo che dà forza e vigore al suo popolo:

Nella tua grande bontà ascoltaci, o Signore.

  1. Dio, ricco di misericordia,
    • noi ti ringraziamo per il tuo immenso Amore.
  1. Soccorri gli oppressi, consola i miseri, libera i prigionieri, nutri gli affamati, rafforza i deboli,
    • Fa risplendere in tutti la vittoria della croce.
  1. Tu che hai dato a Maria il privilegio di essere Madre per opera dello Spirito Santo
    • Per sua intercessione concedi a noi i frutti del tuo Spirito.
  1. Tu, che hai glorificato il tuo Figlio dopo l’umiliazione della morte e della sepoltura,
    • Fa che i defunti giungano con Lui allo splendore della vita eterna.
  1. Ti rendiamo grazie, Signore per il dono di Madre Speranza,
    • Benedici la Famiglia religiosa del Tuo Amore Misericordioso e fa che sul suo esempio diveniamo sempre più testimoni credibili del tuo Amore e della Tua Misericordia.
  1. Concedici la grazia di Riconoscerti nei poveri,
    • Liberaci dalla superficialità, dalla freddezza e da ogni forma di egoismo.

Altre…

Padre Nostro

 

Preghiamo

Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità di Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Benedizione finale