RACCONTO LA MIA ESPERIENZA ACCANTO ALLA MADRE

Mediatrice Salvatelli eam

 

Adesso parlerà Suor Mediatrice Salvatelli eam, che immagino sia ben nota alla maggior parte dei presenti: è stata vicino alla Madre come segretaria e ha mediato il suo rapporto con i pellegrini per lunghi anni.

 

 

Ho avuto la grazia di vivere vicino alla Madre, per circa 20 anni, perciò potete comprendere quante cose si potrebbero dire, ma il tempo non lo permette. Tenterò una sintesi dei ricordi più significativi. Dal 1962 al 1965 ho avuto il compito di attendere alla portineria della casa della giovane. Qui eravamo, a quel tempo, circa 100 suore, mentre la Madre stava con la piccola comunità di suore nella casa accanto al Santuario. Presso la casa della giovane, la Madre aveva organizzato un laboratorio di maglieria, dove si lavorava 12 e anche 13 ore al giorno. Il frutto di questo lavoro veniva utilizzato per sostenere le spese di costruzione delle opere che qui, a Collevalenza, la Madre veniva realizzando. «Casa della giovane», perché la Madre aveva previsto in essa uno spazio per accogliere ragazze a cui desiderava dare una qualifica professionale, nel campo della maglieria, quindi un mestiere da poter svolgere in casa, all'interno della famiglia e una formazione cristiana. Queste giovani erano, per la Madre, come figlie e realmente così le tratttava. Fin da questo momento ho incominciato a scoprire la personalità della Madre, la quale, nonostante i numerosi impegni e la salute precaria, era solita venire, ogni giorno, a pregare il rosario e il trisagio con noi. Ci incoraggiava, ci esortava, ricordandoci che avevamo scelto la vita religiosa solo per santificarci. Inoltre ci dava alcune notizie, ci raccontava qualche episodio, soprattutto ci teneva al corrente dei lavori di costruzione del Santuario, della casa del pellegrino. Tutte ricordiamo quando ci diceva che il Signore le aveva detto che il Santuario dell'Amore Misericordioso doveva essere il più bello del mondo. Lui, per avvicinare le anime, si sarebbe servito anche di una bella architettura. Tutte noi suore aspettavamo, con tanta gioia, la visita giornaliera della Madre.

Nel 1965 la Madre mi trasferì dalla casa della giovane alla casa delll'Istituto, così la chiamiamo noi, la comunità dove viveva lei, dandomi l'incarico di accogliere i pellegrini che venivano in Santuario e che si prenotavano per essere ricevuti da lei, per un colloquio. Io, lí per lí, la prima sensazione che ho sentito è stata la percezione di essere incapace di svolgere un simile ruolo, ma la Madre mi tranquillizzava e mi rassicurava, dicendo che pregava per me. Il mio compito era quello di prendere le prenotazioni, di comunicare alla Madre le numerose richieste di preghiere che pervenivano attraverso il telefono e, dopo aver distribuito il numero, come si fa un po' nel caso di appuntamenti numerosi, facevo accomodare ogni pellegrino nella stanza, dove la Madre riceveva e, chiusa la porta di vetro, attendevo lí, sia per poter accomodare ordinatamente la gente, sia per rimanere a disposizione della Madre stessa e anche dei pellegrini.

Ricordo che, normalmente, riceveva circa 120 persone al giorno, distribuite fra il mattino e il pomeriggio. La Madre, umile e semplice, qual era, diceva a noi suore che, era desiderio del Signore quello di compiere la missione di ascoltare le angosce di tanta povera gente. «Io sono una religiosa con pochi studi - raccontava la Madre - Cosa potrò mai dire a questa gente? Ci sono tanti sacerdoti dotti e capaci..., ma il Signore vuole così, che lo faccia io, con tanto amore.» Nelle ore stabilite andavo a prenderla per ricevere i pellegrini. Quasi sempre la trovavo sofferente... Lei, al vedermi comparire nella sua stanza, con la sua mossa, che mi pare ancora di vedere, si alzava in piedi, si aggiustava il velo, baciava il Crocefisso, si vedeva con tanto amore, supplicando: «Gesù aiutami». La mia impressione, anche se lei non lo dava a vedere, è stata sempre che ricevere i pellegrini doveva essere un grande sacrificio, forse tra i più sofferti che il Signore le chiedeva. Ogni persona arrivava dalla Madre carica di pene, sofferenze, angosce, la Madre sapeva condividere con la gente al punto che era capace di piangere con chi piangeva e gioire con chi gioiva. Una capacità di condivisione veramente impressionante. Certe volte io la pungolavo e dicevo: «Madre, come fa a pregare per tutta questa gente?» «Figlia - mi rispondeva - c'è la notte e, nella notte, rivedo tutte queste persone come in un cinematografo».

Sono sempre rimasta impressionata, nel costatare mille volte, come le poche parole della Madre, servivano a dare serenità e pace a tanti animi sconvolti. A volte i pellegrini commentavano con me: «Suora, sono andato dalla Madre, volevo dirle tante cose, ma poi vedere il suo sguardo profondo e materno, e sentirmi dire: "figlio, che ti succede? Pregherò per te" è bastato per ritrovare serenità e coraggio».

Un'accoglienza tutta particolare la riservava ai malati. Con loro si mostrava particolarmente tenera, li accarezzava, si vedeva che avrebbe fatto chissà che cosa per alleviare la loro sofferenza. Chiedeva al Signore di dare a lei la sofferenza degli altri. A volte commuoveva la tenerezza con la quale accoglieva chi, consapevole di aver sbagliato, lo riconosceva, mostrandosi umile, mentre percepiva chi andava da lei, pieno di se stesso. Un giorno, mentre stava ricevendo, appena ebbe finito di parlare con una persona, mi chiamò e mi disse: «Vedi, figlia, tu non dovresti farmi entrare persone come questa che è uscita adesso, era tanto sicura di se stessa, che non ha fatto altro che elogiare se stessa e disprezzare gli altri. Io le ho detto che, se si sentiva tanto perfetta, poteva fare a meno di venire». Io risposi: «Madre, ha ragione, ma come faccio io a sapere cosa vengono a dire a lei?». Questo mi servì per capire qual era il motivo per cui alcune persone la Madre le riceveva con una certa freddezza. Un'altra mattina, la Madre mi disse: «Oggi dovrebbe venire una tale persona» (da tener presente che la Madre non sapeva chi erano i prenotati). Io risposi: «Si, Madre». «Ebbene, quando arriva, digli che oggi io non la ricevo.» Io un po' fredda aggiunsi: «Madre, come posso dirlo, è regolarmente prenotata, viene da lontano». E la Madre: «Io ti dico che non la ricevo». «Come farò a dirglielo?» «Aggiustati tu.» Io invocai lo Spirito Santo, perché mi suggerisse come le potevo dire, per non farla rimanere male. Quando arrivò, prima di dargli il numero, gli dissi: «guardi che oggi, la Madre non la può ricevere». Lui, un po' inquieto, mi chiese per quale motivo... «Sono prenotato, sono arrivato quasi per primo.» Io gli dissi che il motivo non lo conoscevo, ma la Madre così mi aveva detto. Lo esortai ad avere un po' di pazienza, provando di ritornare più avanti. Dopo circa 10 giorni, ritornò questo signore, senza prenotazione. Quando lo vidi, dissi alla Madre che c'era quel signore che non aveva voluto ricevere. La Madre mi rispose, con volto raggiante: «Digli che venga». Quell'uomo, dopo che fu ricevuto dalla Madre, mi disse: «Suora, quanto mi è servita quella lezione che la Madre mi ha dato l'altro giorno. Stavo così arrabbiato con mio figlio, venivo solo per accusarlo e con il proposito di non perdonarlo più e mandarlo fuori di casa. Penso che la Madre, questi giorni, abbia pregato tanto, che, non solo l'ho perdonato, ma sono riuscito a comprenderlo ed aiutarlo, capendo che qualche colpa ce l'ho anch'io».

Ancora ricordo... Un giorno venne una ragazza dalla Madre, s'inginocchiò davanti a lei; la Madre la respinse senza ascoltarla. Al vedere tale scena ci rimasi molto male e non capivo perché la Madre avesse fatto un tale gesto, che, con tanti anni, non mi era mai capitato di vedere. Non sapevo cosa dire alla ragazza. La ragazza, senza dire niente, se ne andò. Dopo circa 10 giorni, arriva una lettera di questa ragazza, io m'aspettavo una letteraccia... Invece, la ragazza scriveva alla Madre, chiedendo scusa, perché era venuta da lei, solo per curiosità. Il rifiuto della Madre le era servito per rivedere il suo stato d'animo, perciò ringraziava, chiedendo preghiere. Come ho già detto, la porta, dietro alla quale rimanevo in attesa, era di vetro, per cui potevo seguire con l'occhio ciò che succedeva all'interno della stanza nella quale la Madre riceveva i pellegrini.

Una volta un signore, entrato, cadde in ginocchio davanti alla Madre e piangeva. Questa lo accarezzava e, con il suo fazzoletto, gli asciugava le lacrime. Poi lo fece alzare (io naturalmente non potevo capire cosa stava succedendo), lo abbracciò e, resasi conto che lui salutava la Madre, aprii la porta perché potesse uscire e, a questo punto, sentii la Madre che, con il volto raggiante, gli disse: «Oggi, in paradiso fanno festa».

Più volte ho verificato come i pellegrini rimanevano sorpresi, perché la Madre, prima ancora che essi avessero esposto i loro problemi o richieste, li anticipava, mostrando chiaramente che conosceva la situazione, oppure informava di cose che essi non conoscevano ancora. Ricordo che, una volta, nel veder entrare un signore, la Madre esclamò: «Figlio, come va lo stomaco?». Lui, sorpreso replicò: «Madre, io non ho mai avuto problemi di stomaco». La Madre: «E' meglio che ti fai vedere da un medico». Dopo alcuni giorni, mi sento dire al telefono: «la Madre aveva visto bene senza fare la gastroscopia, infatti c'era un'ulcera, che si stava perforando». Il Signore, evidentemente, dava alla Madre questa capacità di vedere per poter aiutare meglio la gente.

Ancora un ricordo significativo. Una volta, venne un signore, il quale raccontò alla Madre la sofferenza sua per essersi separato dalla moglie, perché lei non gli era stata fedele. Le era capitato di sbagliare con un altro uomo. Avevano anche un bambino piccolo. Si vede che la sofferenza e la situazione di questa persona aveva tanto impressionato la Madre, la quale, il giorno seguente mi chiama presto, subito dopo la messa, e mi dice: «Devi rintracciare quel signore (mi dice il nome) di ieri sera, per dirgli che venga subito, che gli devo parlare». Quel signore era lontano di qui almeno tre ore di macchina e poi rispondo: «Ma, Madre, come faccio io a comunicare con lui, non ha telefono...». Lei insisteva nel dire che la cosa era urgente. «Devi fare del tutto...». Mi misi all'opera, dovetti scomodare niente di meno che il vescovo del posto, giacchè sapevo che lo conosceva bene. Informato, venne la mattina seguente dalla Madre e lui stesso mi riferì che la Madre gli aveva detto: «Figlio, riprendi con te tua moglie, perché è veramente pentita». Da tener presente che la Madre non aveva mai parlato con questa donna. Lí per lí, quest'uomo era rimasto perplesso, ma la Madre: «Figlio, perdonala. Il Signore a noi ci perdona tante volte. Sono sicura che quella donna ha fatto dei seri propositi...». So che, quel signore ubbidí alla Madre, ebbe altri figli, viene spesso a Collevalenza ed è una famiglia felice.

Prima di concludere la mia testimonianza, vorrei raccontare un ultimo fatto che, a mio parere, è molto significativo, perché rivela quelli che sono gli interessi di Dio, il quale ragiona in un modo diverso dal nostro. Spesso, veniva a Collevalenza dalla Madre un dottore, malato di leucemia; era molto grave e poco credente. Venivano lui, la moglie e le due piccole bambine, per chiedere alla Madre d'intercedere presso il Signore per la sua guarigione. Questo medico migliorò, tanto che sembrava guarito. Riacquistò la fede e si avvicinò ai sacramenti. Dopo poco tempo, riebbe una forte ricaduta e si aggravò moltissimo. La famiglia continuava a venire, a chiedere preghiere. Un giorno dissi alla Madre: «Madre, perché il Signore non fa questo miracolo, è cosí grave, ha due bambine piccole...». La Madre mi rispose: «Vedi, figlia, al Signore interessa soprattutto la salvezza dell'anima. Quest'uomo ora è pronto. Poi, per la famiglia ci penserà Lui».

 

 

Suor Mediatrice ci ha presentato la maternità missionaria di Madre Speranza che non perdeva mai, in un rapporto spesso determinato anche da grandi numeri, il contatto personale e diretto con i pellegrini. Madre Speranza le aveva affidato un ruolo abbastanza ingrato; in fondo, suo malgrado, lei si vedeva un po' costretta a «difenderla» dai pellegrini.

Molti di noi la ricordano ancora picchiare discretamente sulla porta dove la Madre riceveva i pellegrini, per accelerare i colloqui; e per chi era dentro, con la Madre, suor Mediatrice picchiava sempre troppo presto.