MADRE SPERANZA appoggia le opere di dio: e' madre universale

Domenico Labellarte

 

Un altro esempio in tal senso ci verrà offerto da don Domenico Labellarte, che ha fondato a S. Giovanni Rotondo l'opera al servizio della divina misericordia. Un'opera alla cui realizzazione Madre Speranza non è stata del tutto estranea.

 

 

«E' bene tenere nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio.» (Tb. 12,7)

Madre Speranza ha contribuito fattivamente alle costruzioni di misericordia materiali, ma soprattutto a quelle spirituali; anche di Istituti Religiosi. E' capitato a me di beneficiare del suo aiuto.

Nel raccontare la mia storia dovrò partire un po' da lontano. La mia vita è stata legata a Padre Pio per ben ventisei anni. Primo incontro 2 febbraio del 1943, 50 anni fa. Un abbraccio di misericordia. Io dico sinceramente, Padre Pio ha valorizzato uno straccio: non avevo più salute, veramente fu un abbraccio di misericordia. Dopo l'incontro con lui cominciai a rivivere, a riprendere i miei studi. Secondo incontro verso Pasqua. Terzo incontro il 22 agosto 1943.

Il Buon Dio mi aveva dato delle ispirazioni nel collegio Capranica dove mi trovavo in Roma tra il 15 e il 17 maggio di quell'anno, però ero giovane, ero studente di filosofia e non stavo bene di salute, per cui mi vergognavo di parlare circa tale esperienza interiore. Pensavo che fossero sogni o altro, eppure ero ad occhi aperti, era verso il mezzogiorno, ero lì, dinanzi al tabernacolo, dinanzi all'immagine della Madonna, di S. Agnese. Ciò che il Signore mi faceva percepire, per me, era qualcosa, diciamo, da mettere da parte. Avevo altri problemi da portare avanti. Ma, il piano di Dio, evidentemente era diverso; infatti il 22 agosto del 1943 Padre Pio mi chiama in disparte in una saletta, e mi fa parlare per un'ora e mezzo circa. Io mi vergognavo, mi facevo rosso e il Padre: «Devi parlare.» «Ma mi sono confessato questa mattina...!» «Ti ho detto, mi devi parlare».

Mi mette le mani sulle spalle e, quando finisco di parlare: «Non è roba tua, viene da Dio.» Mi tranquillizzai in parte. «Guagliò, datti da fare...». Dentro di me dissi: «Comincia la responsabilità.» Cominciai a tremare veramente. Ma, «Padre, cosa posso fare io? Lei vede come sono...» Il Padre replicava: «E io che sto a fare?» «Mi dica lei, allora, cosa devo fare...!» Con pazienza, mi presenta il programma in tutti i dettagli. «Padre, allora comincerò quando diventerò sacerdote...» Ed egli: «No, subito oggi», (come ricordava, nella sua testimonianza l'ingegner Benedetti, parlando di Madre Speranza, tutti i Santi vivono e percepiscono questo senso dell'immediatezza). «Ma dove, Padre?». Ed egli: «Dove ti trovi, nel collegio».

Avete ben capito che si tratta di una «fondazione» che il Signore mi chiedeva. Padre Pio mi fa subito cominciare con la «Lega della Fraternità». «Padre, mi assista» - dico io - . Mi fa inginocchiare e mi benedice; e così, da quel momento, diciamo che è stato un cammino insieme. Senza di lui non avrei potuto far niente. Muore Padre Pio il 23 settembre del 1968, resto molto sereno; ormai era stata avviata la prima Famiglia Secolare Femminile: era in via di approvazione come anche la Famiglia Secolare Maschile. Tuttavia, dinanzi alla bara di Padre Pio, trasportata dalla cella in Chiesa, sento un'ispirazione fortissima, per mezz'ora, dalle otto alle otto e mezzo: Completare l'opera con Famiglie Religiose, ossia: «Metti in pratica l'amore al sacerdote, l'amore alla preghiera, l'amore alla sofferenza, l'amore al sollievo della sofferenza. Questo hai imparato da me per ventisei anni - è Padre Pio che parla - . Devi dare 'organizzazione' a tutto questo».

Ho avvertito qualcosa veramente di forte, come le «chiamate» tra il 15/17 maggio del 1943. Si trattava di mettere su e, diciamo, di integrare i due misteri: quello dell'Incarnazione nelle due Famiglie Secolari; quello della Redenzione (sollievo della sofferenza, soprattutto) nelle due Famiglie Religiose.

Per due anni le cose mi andarono discretamente per cui non sentii il bisogno di andare da alcuno. Mi bastava stare lì vicino alla tomba di Padre Pio e si continuava... Le Ancelle della Divina Misericordia, Istituto Secolare Femminile, stavano per avere l'approvazione pontificia. Difficoltà su difficoltà, per tre volte si rifece il processo, niente... si cominciava sempre daccapo. Ero scoraggiato. Prendo la macchina, vengo da Madre Speranza.

E' il primo incontro, 15 ottobre 1970. Suor Mediatrice, gentilmente, mi fa parlare con la Madre. Ella, a brucia pelo e con un'energia virile, cercò di vagliare i carismi e mi parlò di una determinata anima. Io, con calma, con umiltà, perché non mi aspettavo un intervento così brusco e forte, dissi: «Madre, Padre Pio mi ha insegnato questo: staccarmi dai carismi, guardare obiettivamente, con la ragione, con la fede, con il Magistero».

Allora si quietò e cominciò a sorridermi. Mi fece sedere e, da quel momento, capii la paternità in lei, ma anche la maternità. Sì, ho visto il Padre in lei, la forza virile di un padre, ma subito integrata dalla forza dolce, affabile, misericordiosa di una Madre. Questo il primo incontro.

Secondo incontro, 3 gennaio 1971. Tornavo da una missione in Val D'Aosta con due dirigenti delle Ancelle della Divina Misericordia. Una neve altissima. La Madre mi accolse... era appena terminata la santa messa. Lì, nel corridoio, c'era una cappella, proprio di fronte alla stanza di padre Gino Capponi. Erano circa le nove del mattino. «Dimmi, che vuoi?» Ormai era diventata una madre..., mi strinse le mani e: «Dimmi...» Presentai il progetto dei due Istituti Religiosi.

C'erano, a quel tempo, appena due anime che simpatizzavano, non di più e che, possiamo dire, sembravano animate da buona volontà. Lei, stringendomi forte le mani, mi disse: «Questo sì, questo sì. Però, preparati a salire il calvario.» Ed io: «Madre, fino a ora che cosa mi è capitato?» «Ti ho detto, preparati a salire il calvario.» Non l'avrei mai immaginato; era l'8 febbraio del 1972. Dico subito che Sua Ecc.za Mons. Nicodemo aveva benedetto il 12 settembre del 1971 queste due prime suore: Apostole di Gesù Crocefisso.

Non esisteva nessuna approvazione, era diciamo, l'inizio ad «esperimentum»; due suore, di cui una molto brava, competente su cui contavo tanto. Mons. Gualdrino, compagno di collegio, adesso Vescovo di Terni, un giorno mi disse: «Don Domenico, mi devi dare queste due suore.» Risposi: «Fratello mio, sto cominciando adesso...» Mons. Gualdrino è un tipo energico, a lui non si può dire di no, per giunta era il rettore del seminario del collegio Capranica.

Alla sua richiesta, mi arresi, non potevo dire di no, mi arresi sperando... chissà... stando a Roma... può darsi che si affermino... invece... Padre Pio diceva sempre: «Non disperdere le forze, non ti prestare subito alle richieste, consolida il centro.» Quella volta disubbidii a Padre Pio, per accontentare un amico.

L'8 febbraio del 1971, arrivo in collegio Capranica (spesso vi ritornavo per incontrare gli amici) e vedo quella santa ragazza su cui contavo di più. Aveva perduto la testa: si era messa dietro a due «carismatici» e indovinate che cosa sognava... Diceva: «Con due risuscitati dobbiamo fare un'opera che deve rivoluzionare tutto il mondo.» «Ma che stai a dire...», osservai io. «Sì, padre, ci sono i segni.» «Ma rientra in te stessa...» Niente, non dialogava. Ma questa è impazzita - pensavo tra me e me - . Eppure è una santa ragazza...!

Chiamai l'altra suora, giovanissima. Chiamai anche le Ancelle, perché c'erano anche le Ancelle nel Collegio Capranica, dicendo: «Aiutatemi, preghiamo» e così tutta la mattinata dell'8 a pregare. Lei, con arroganza: «Lo vuol conoscere uno dei due?» Ed io: «Ma scherzi?» «Sì, è un angelo disceso dal cielo.»

In conclusione, si concordò un appuntamento nel parlatorio verso le 12 e mezzo, l'una. Questi arrivò con una mezz'ora di ritardo... Si sedette accanto a questa benedetta che doveva essere una delle prime suore e di fronte a lui stavo io. Con arroganza mi disse: «Chi ti dà diritto di spadroneggiare su questa donna? E' mia e nessuno me la può toccare.» «Questa ha fatto una scelta..!», rispondo io. Questi cominciò a bestemmiare la Madonna, Dio, Padre Pio; gli occhi rossi, i capelli irti. Io rivolto alla suora, dicevo: «Non vedi che è il demonio questo?» Ella continuava ad asserire che era un angelo, venuto dal cielo; e, siccome non ce la facevo più, stetti là non più di dieci minuti. Non potevo resistere, mi dovetti alzare... e, mentre mi alzavo: «Ricordati - mi disse - appena arriverai a S. Giovanni Rotondo, ti romperò la testa». Che pensate cosa potessi fare...!

Presi la macchina e venni qui da Madre Speranza; da chi dovevo andare? Padre Pio era morto, da chi dovevo andare? La Madre mi accolse subito e mi disse: «Ricordati, hai lottato con il demonio in persona, ma non ti preoccupare, anche se ti rompe la testa ci sono io, sta' tranquillo.» Ma voi ci credete? In nome di Dio, appena arrivo a S. Giovanni, davvero mi rompe la testa; uno spacco... e comincio a versare sangue... Beh! Comunque tirai avanti sebbene comprendessi che questa Famiglia veniva decimata sul nascere. Non la voleva il demonio; capii che era cara a Dio, era spuntata dai piedi di P. Pio, confermata da Madre Speranza e adesso vi dico quanto confermata da Madre Speranza.

Ricordate, il 3 gennaio del 1971, quando mi disse: «Questo sì, però preparati a salire il calvario?» A questi seguirono altri eventi, per esempio quello del 31 luglio 1972; è la lotta per ottenere il «Decretum Laudis» per il primo Istituto, quello Secolare Femminile, le Ancelle della Divina Misericordia. Lotte continue... e venivo spesso qui per cui devo ringraziare tanto i Figli dell'Amore Misericordioso, che mi hanno sempre aiutato.

Padre Gino aveva capito che la Madre mi aiutava; egli mi faceva celebrare nella cappella e Madre Speranza assisteva da sola. Ricordo che una di quelle volte la messa durò a lungo e fu tutto un pianto; più sentivo la sua protezione e più aumentava il pianto; non era un pianto di abbattimento, era un pianto di conforto. Finita la messa, mi prese per mano come un bambino, mi condusse nella stanza di padre Gino e: «Dimmi, dimmi che hai?» Mi tenne venticinque minuti in quella stanza, così con le mani strette. Una sua mano era fasciata; erano caldissime quelle mani! «Dimmi...»

Non mi fece neppur parlare, lei aveva capito tutto; sbattè il pugno, in una maniera virile, sul tavolo e: «Io ti dico, in nome di Padre Pio, che l'approvazione l'avrai subito.» A questo punto, cambiò tono e, come una madre serena, disse: «Anche a me è capitato lo stesso. Il Cardinale Larraona Prefetto della Congregazione, che allora si chiamava dei Religiosi, clarettiano, mi considerava transfuga.» Voi sapete la storia... «E non c'era verso; ogni volta che si salivano e si scendevano quei gradini della Congregazione era un pianto continuo. Sempre no, no, no.» Il Cardinal Larraona, no! E lei non faceva altro che piangere. Mi confidò anche testualmente che: «Un giorno, mentre piangevo nella mia stanza, mi apparve Padre Pio e, sbattendo il pugno sul tavolo mi disse: l'approvazione l'avrai quanto prima. Don Domenico, credimi, l'ho avuta dopo un mese esatto e tu l'avrai quanto prima.»

Sapete quando arrivò l'approvazione? 15 giorni dopo; il 15 agosto del 1972. Voi direte, perché questa riduzione? Anziché un mese, 15 giorni? Perché nel caso mio erano due a mediare: un padre e una mamma, Padre Pio e Madre Speranza. Il Signore dà di questi avvocati, se c'è bisogno!

La Madre immediatamente, dopo avermi annunziato che avrei ottenuto presto il «Decretum Laudis», per l'approvazione pontificia dell'Istituto Secolare «Ancelle della Divina Misericordia», aggiunse: «Lo sai che io vengo spesso nella casa di S. Giovanni Rotondo?» Ed io: «Mi dica il numero della casa e me la descriva.» E lei, con gioia, non solo mi disse il numero esatto, ma me la descrisse in tutti i particolari. La ringraziai sentitamente. Ed aggiunse: «Mi raccomando, conservatela sempre così: semplice e povera.» Le strinsi le mani caldissime e la ringraziai vivamente.

Tutto questo rafforzò sempre più i legami tra Collevalenza e S. Giovanni Rotondo e mi fece comprendere ancora una volta che mi trovavo, per bontà di Dio, tra una madre e un padre tenerissimi, fedeli e misericordiosi.

Seguirono tanti altri incontri, venivo spesso, mi sentivo confortato; si trattava di avere l'approvazione da Roma, sebbene ci fosse ormai l'approvazione a livello di varie diocesi; tuttavia si penava e si penava abbastanza, finchè il buon Dio ha concesso tutte e quattro le approvazioni: I Servi della Divina Misericordia l'hanno ottenuta il giorno della festa di S. Pio, il 30 aprile del 1987, mentre le Religiose di Gesù Crocefisso nella solennità di Cristo Re del 1988 e gli Apostoli di Gesù Crocefisso, Istituto Religioso, l'8 dicembre del 1989.

Devo concludere con le parole dell'Arcangelo Raffaele a Tobia: «Benediciamo il Signore e proclamiamo davanti a tutti i viventi il bene che ci ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il Suo nome.» Facciamo conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio come è giusto e non trascuriamo di ringraziarlo. Come per Padre Pio, si è detto anche della Madre Speranza che è una madre universale; credetemi, l'ho sperimentato anch'io. Non faccio parte di questa Famiglia dell'Amore Misericordioso però questa Madre che è Madre Speranza ha aperto il cuore anche a questi figli lontani: Madre Speranza è madre universale. Grazie!

 

Stamattina padre Cancian parlava di una ecclesiologia di comunione; oggi pomeriggio don Labellarte ha scritto una pagina di esperienza vissuta di comunione ecclesiale, molto bella e importante.