Charles G. Vella

Direttore Internazionale Studi Famiglia (C.I.S.F.)

L'AMORE MISERICORDIOSO NELLE RELAZIONI FAMILIARI

1. INTRODUZIONE

Ad una prima lettura, l'enciclica "DIVES IN MISERICORDIA" sembrerebbe offrire poco in merito a riflessioni sulla famiglia, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, se si considera la particolare sensibilità di Giovanni Paolo II e l'attenzione del suo magistero verso la famiglia. Ricordiamo bene infatti la sua esortazione ai vescovi riuniti a Puebla affinché fosse data "ogni priorità" alla famiglia, "con la certezza che nel futuro l'evangelizzazione dipende in gran parte dalla "chiesa domestica"". Da una lettera più attenta, tuttavia, emergono dall'enciclica riflessioni e proposte concrete applicabili alla famiglia, tra le quali che: "L'amore misericordioso è sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; esso è indispensabile nell'educazione e nella pastorale" (n. 14).

Sono, queste, parole chiave per l'applicazione pastorale dell'enciclica. È in questa luce che l'amore misericordioso viene visto come "programma messianico di Cristo", che a sua volta "diviene il programma del suo popolo" e "il programma della Chiesa", punto di partenza per il "progetto uomo". Seguendo la pista dell'amore misericordioso nella dimensione famiglia si può giungere a quello che Giovanni Paolo II spesso chiama, con vigore e con voce profetica, "il nuovo avvento" di questo "tempo d'attesa", nel quale vive oggi il popolo di Dio. Egli offre così una visione programmatica, visione forse non ancora messa a fuoco nella stessa Chiesa. Nemmeno la stampa sembra aver percepito il messaggio dell'enciclica, definita dalla rivista internazionale americana TIME semplicemente "una meditazione". Ci si augura che l'attuazione di questo programma nell'ambito della pastorale familiare avverrà nel documento sul Sinodo che si attende dal Papa.

Per il Papa l'amore misericordioso costituisce un programma per la Chiesa, come pure uno dei principali temi di predicazione, come lo era stato per Cristo.

2. LA FAMIGLIA, SORGENTE DELL'AMORE

Vorrei ora calare l'Enciclica nella realtà odierna della famiglia, o meglio in quel programma di amore misericordioso che ha la famiglia per culla.

Il Papa ribadisce che l'amore misericordioso estende "il suo raggio d'azione" in quella che Paolo VI aveva chiamato "la civiltà dell'amore". Non mi sembra utopia l'asserire che questo "programma di amore misericordioso" è attuabile quando la famiglia sia "de facto" una vera "scuola di amore". È infatti dalla famiglia che deve partire la costruzione di questa "civiltà dell'amore", "affinché il mondo degli uomini divenga sempre più umano". (Madre Teresa: il mondo ha fame per l'amore). L'ambiente familiare e l'amore sono la prima sorgente dell'amore misericordioso, e i genitori ne sono "i primi maestri". La famiglia, come scuola di amore e di vita, è il luogo privilegiato nel quale si vive e si educa all'amore. Essa è chiamata a realizzare l'eterno disegno di Dio (Ef. 1,3). I Vescovi, nel loro messaggio al Sinodo, hanno affermato che la famiglia è "la prima cellula della società e della Chiesa, che aiuta i suoi membri a diventare protagonisti della storia della salvezza e insieme segni viventi del progetto che Dio ha sul mondo" (III, 7). Il Papa ci ricorda che la prima dichiarazione del messaggio messianico e il luogo dove "Gesù iniziò a fare ed insegnare" fu proprio Nazaret "dinanzi i suoi compaesani". Il Papa nel suo insegnamento - ribadisce continuamente che la famiglia è il luogo privilegiato dell'evangelizzazione ed è in questa "chiesa domestica" che "Dio ricco di misericordia" si manifesta e viene conosciuto.

"La Chiesa", afferma ugualmente l'enciclica, "cerca di attuare la misericordia". Nelle parole "Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia", la Chiesa stessa "vede un appello all'azione e si sforza di praticare la misericordia". Per un noto psicanalista italiano questa visuale rientra nel "mondo dei sogni" e il discorso delle Beatitudini appare come "un discorso di potere" (Franco Fornari, La malattia dell'Europa, Feltrinelli, Milano, p. 23). Si tratta di una visione ben lontana da quella cristiana, per cui la misericordia è un fatto concreto "un processo autenticamente evangelico", anzi, secondo le parole del Papa, "uno stile di vita" (quello che comunemente viene oggi definito con l'espressione inglese "life style"), "una caratteristica essenziale e continua" della vocazione cristiana. E qui trovo che la novità di questa enciclica, consiste nel parlare non della famiglia, ma più che altro di relazioni umane o meglio relazioni interpersonali in una dinamica familiare, dove è al centro la persona (quello che Rogers chiama "person centered"). Il Papa afferma che "la misericordia diviene elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti" tra gli uomini, tra i coniugi, i genitori e figli, "nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza".

La sua presentazione e riflessione della parabola del Figliol Prodigo è una presentazione, drammatica e reale per i nostri tempi, di come crollano le relazioni interpersonali e come si può costruire queste relazioni interpersonali, con la riconciliazione. Il processo cui si riferisce il Papa, può essere denominato "un continuum", o "un fluido" (C. Rogers) che si rende attuale nelle relazioni interpersonali di "coloro che sono più vicini", nel cosiddetto "prossimo". E il prossimo nella famiglia è innanzitutto costituito dalla moglie, dal marito, dai figli. L'amore coniugale trae la propria forza innanzitutto dalla qualità del rapporto di coppia e dalla realtà esistenziale dell'amore che essa vive al suo interno, nei confronti dei figli e nei suoi molteplici rapporti. Sulla necessità di una relazione di questo tipo così si esprime lo psichiatra inglese Jack Dominian: "Sopra ogni altra considerazione la chiave del matrimonio è la nuova intimità relazionale che si stabilisce fra i coniugi e tra costoro e i figli. L'autorità non separa più l'uomo dalla donna, né i genitori dai figli. Gli sposi si avvicinano l'un l'altro socialmente, fisicamente ed emozionalmente in un modo che era difficilmente realizzabile in passato con ruoli e responsabilità separati" (Documenti - la famiglia in un mondo che cambia, N. 6, Settembre-ottobre '78 p. 330, CISF Milano).

Di fatto, "sposi, genitori e figli nelle loro vicendevoli relazioni, divengono strumenti e ministri della fedeltà e dell'amore di Cristo" (Messaggio del Sinodo, III, 11).

È nella quotidianità, nelle espressioni paraliturgiche familiari (come il trovarsi insieme a tavola almeno una volta al giorno, le vacanze comuni, gli anniversari, i lutti ecc.), che la famiglia diventa "agape", ed è qui che il bambino comincia a conoscere l'amore. Non per nulla sulla soglia di una casa, "che può essere considerata la prima chiesa domestica", da una Madre ad una Madre s'innalzarono "le parole pasquali" del Magnificat: "Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su coloro che lo temono". Questo "processo" d'amore e di vita è innestato nella dinamica familiare. È qui che lo spirito di misericordia viene tradotto in comunicazione, ascolto, accettazione reciproca, empatia e sostegno verso tutti i membri della famiglia. È questo "lo stile di vita" del cristiano, che gli permette di porsi come essere libero, cosciente e responsabile davanti a Dio e verso i membri della sua famiglia.

Penso che a questo si riferisca il Papa parlando di umanizzazione del mondo e della famiglia, processo che richiede quella "conversione" di cui parla l'enciclica affinché sia possibile costruire un mondo più umano.

3. L'AMORE NEI RAPPORTI FAMILIARI E DI COPPIA

L'assenza di questo atteggiamento porta la Chiesa, nell'enciclica, a condividere "l'inquietudine di tanti uomini contemporanei"; tale assenza è una causa del deterioramento della morale umana, del rispetto per la vita "sin dal momento del concepimento", del rispetto "per il matrimonio nella sua unità indissolubile", del rispetto "per la stabilità della famiglia" (N. 12). Questo deterioramento, che si esprime ad esempio negli Stati Uniti e nell'Unione Sovietica con il fallimento di un matrimonio su tre, deriva infatti dalla mancanza dell'amore di cui parla l'enciclica. Il Papa afferma che "l'amore misericordioso nei rapporti reciproci non è mai un atto o un processo unilaterale", come lo può essere un amore egoistico o fondato su principi edonistici, che porta alla lacerazione di tante coppie. Per lui l'amore è "donazione", comportante il dimenticare se stessi, il farsi piccoli per lasciar crescere il partner. È un dare più che un ricevere, è un sostegno all'altro.

Il Papa scrive: "Colui che dona diventa più generoso" e la donazione serve a "unire gli uomini fra di loro in modo più profondo". L'enciclica offre come esempio la realtà dell'immolazione insieme a Cristo crocifisso, (inteso forse come era stato simboleggiato da Madre Speranza), definito dal Papa "uno sconvolgente modello", "magnifica fonte dell'amore misericordioso".

In situazioni di separazione o di divorzio, come quelle presentate dai films di Bergman o dal recente Kramer contro Kramer, manca spesso la capacità di perdonarsi a vicenda con amore", secondo le parole di Giovanni Paolo II (N. 14). Se "si eliminasse il perdono" e la riconciliazione, prosegue l'enciclica, "egoismi di vario genere" finiscono molte volte per trasformare la vita matrimoniale in "un'arena di permanente lotta" tra marito e moglie. Come possiamo constatare dalla esperienza dei consultori Familiari è molto difficile il perdono e la riconciliazione tra i coniugi, senza un discorso di fede e di una profonda apertura verso l'altro.

Quando, al contrario, la coppia assume un atteggiamento tollerante, non giudicante, di perdono e infine di riconciliazione, nel suo rapporto si manifesta "ancor meglio il Dio ricco di misericordia" (14), che a sua volta arricchisce l'amore umano.

4. L'AMORE GENITORI - FIGLI

L'enciclica considera l"amore misericordioso sommamente indispensabile... tra i genitori e i figli... nella educazione e nella pastorale". (N. 14), nel quadro di una pedagogia di educazione all'amore. Molti bambini oggi fanno ai loro genitori la stessa domanda di Filippo a Gesù, e che il Papa cita in apertura dell'enciclica: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Cosa rispondono molti genitori? Forse agiscono nel modo descritto da Ugo Pirro nel libro "Mio Figlio no sa leggere", cioè ignorano, fuggono o rispondono con il silenzio, perché non hanno l'autenticità nell'amore, non ammettono di non voler conoscere Dio.

Nella lettura dell'enciclica sono rimasto toccato dal commento del Papa alla parabola del Figliol Prodigo, o parabola dell'A.M.. È una parabola attuale e va oltre l'"analogia", perché milioni di giovani, spesso minorenni (più di un milione all'anno nei soli Stati Uniti) lasciano la casa del padre e della madre. Più che una parabola è cronaca quotidiana, perché "tocca" molte famiglie. In coloro che non hanno conservato la "fede della mamma", di cui ha testimoniato Testori, si giunge spesso alla disperazione: ho potuto vedere tanti giovani italiani in preda della droga a Goa (India).

Permettetemi di riportare a voi ciò che la riflessione su questo capitolo del Figliol Prodigo ha suscitato in una coppia di genitori distrutti dalla fuga del loro unico figlio appena compiuti i 18 anni, che adesso si trova nei guai in India.

La riflessione comune su questa parabola ha aperto il cuore di questi genitori al perdono e alla riconciliazione, tanto che hanno cominciato a realizzare che forse erano loro che dovevano chiedere perdono. Oggi attendono il ritorno di questo figlio dall'India, consapevoli della verità delle parole del Papa "che colui che perdona è colui che viene perdonato".

Quanti giovani oggi si trovano fuori casa e non hanno il coraggio di ritornare dal padre, perché non trovano genitori disponibili alla riconciliazione?

5. PROFESSARE E PROCLAMARE L'AMORE

Le relazioni interne al sistema familiare, di cui abbiamo parlato, ci portano a proporre alcune riflessioni per concretizzare l'enciclica in un programma ecclesiale di pastorale e di educazione permanente all'amore misericordioso.

Così possiamo auspicare con il Papa che l'attuazione dell'enciclica possa portare alla creazione di "un mondo migliore" e "più umano" per "oggi e domani". L'enciclica è, nelle sue intenzioni, "un semplice abbozzo", ed "è necessario che tutto quanto" essa indica "si trasformi in un'ardente preghiera". Una preghiera viva e dinamica, che dia al cristiano la forza di "professare e proclamare la misericordia divina in tutta la verità" (N. 13). Colpisce, nella lettura dell'enciclica, la convinzione del Papa che una sua attenzione è necessaria: egli ritiene che "soltanto sulla base della misericordia di Dio" la Chiesa "potrà dare attuazione ai compiti che scaturiscono dalla dottrina del Concilio Vaticano II e, in primo luogo, al compito ecumenico che tende ad unire quanti confessano Cristo" (N. 13). Di più: questo "amore, che è più potente della debolezza delle divisioni umane, può realizzare definitivamente" l'unità. Questo discorso non mi pare sia stato sufficientemente recepito. Si parla tanto di presenza sociale dei cristiani, di cultura cristiana, di laicato, di pluralismo pastorale, di programmi sociali per gli anni '80 e di ecumenismo, ma forse si dà per scontato il valore dell'amore misericordioso e non si cerca di approfondirlo. L'amore misericordioso dovrebbe costituire il leit motif, la pista di decollo di tutti i programmi e gli sforzi pastorali. Come afferma il Papa "solo se introdurremo... insieme alla giustizia quell'amore misericordioso che costituisce il messaggio messianico del Vangelo" il "mondo degli uomini" (del quale la famiglia è la prima cellula) "potrà diventare sempre più umano" (N. 14).

Non è semplice tradurre queste indicazioni in termini operativi. Mi sforzerò tuttavia di indicarne alcuni, a mio avviso prioritari:

1. Professare e vivere l'amore misericordioso come stile di vita della famiglia, nel costruire relazioni interpersonali più umane, sane e cristiane. Ciò implica tra l'altro che:

a) le parrocchie favoriscano la costituzione di comunità di base fondate sui valori di amore e di vita modello di quelle dei primi cristiani, che divengano il lievito del mondo.

In questo modo si può concretizzare, professare e proclamare l'amore misericordioso.

L'evangelizzazione futura sarà probabilmente indirizzata in questo senso, e la Chiesa del Duemila sarà prevedibilmente orientata verso una articolazione in piccole comunità.

b) Non tanto disconoscere le situazioni di conflitto e di difficoltà che nella famiglia possono spesso prodursi, quanto piuttosto cercare di caricarsene il peso sulle spalle, a volte nostro malgrado, come fece Simone di Cirene.

La problematica collegata ai cosiddetti "casi speciali" (separati, divorziati, sposati civilmente: (Milano 38%) ecc.) dovrebbe essere non solo oggetto della casistica dei moralisti, bensì già aspetto di una attenta e misericordiosa cura pastorale, come già avevano asserito i Padri Sinodali e la stessa enciclica. È qui che vediamo che "l'amore è più potente del peccato" e che - come esorta il Papa - "il Sacramento della penitenza o riconciliazione appiana la strada di ognuno, perfino quando è gravata di grandi colpe. In questo Sacramento ogni uomo più sperimentare la misericordia".

Così pure l'amore misericordioso dovrebbe esprimersi in una testimonianza di accoglienza, valorizzazione, o per lo meno, paziente convivenza con l'anziano in famiglia, o con l'handicappato, o l'emarginato nostro parente. Tutti siamo colpevoli di peccati di omissione verso questi bisognosi, il cui nome come dice Gabriele Mistral non è domani, ma oggi, hic et hunc.

c) Va dunque favorito, sostenuto, aiutato il lavoro spesso difficile condotto dai Movimenti per la Vita, Consultori e Consulenti, ostetriche, infermieri e medici di ispirazione cristiana, e delle molte altre organizzazioni e gruppi di volontariato che si occupano delle varie forme di emarginazione, spesso anche familiare, o che nella famiglia trovano la loro origine, indotte dalla società attuale.

2. Educare all'amore misericordioso: ciò è considerato dal Papa come "indispensabile", ed è primo compito dei genitori. Esso, infatti:

a) ha le proprie origini nella famiglia, dove la prima conoscenza di Dio che il bambino apprende passa attraverso l'immagine dei genitori. La pedagogia dell'amore è imperniata sulla misericordia, e richiede da parte dei genitori l'assunzione di uno stile di vita tramite il quale essi insegnino ai figli ad amare la carità, la povertà, la giustizia, la tolleranza, e ad avere un rispetto profondo per la persona, il che comporta l'apertura della famiglia alla comunità.

b) deve avere un posto privilegiato nella predicazione, così come lo aveva avuto nella Parola di Gesù. Dobbiamo imparare a comunicare e predicare in parabole, cioè in n linguaggio comprensibile "il Vangelo della misericordia". Il Papa scrive che "le parabole esprimono meglio l'essenza delle cose".

Si predica spesso sulla giustizia e sui temi sociali intesi come impegno per la presenza nel mondo che non sugli stessi argomenti intesi come segni autentici cristiani. L'amore misericordioso, ricorda il Papa, è "una costante ed inesauribile fonte di conversione", perché "la conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia".

c) A livello concreto, devono essere modellati su di esso la catechesi, l'educazione dei giovani alla sessualità e la preparazione al matrimonio, come momenti particolarmente adatti alla presentazione dell'amore inteso secondo la chiave di lettura in questa enciclica.

Un esempio in questo senso è offerto dal nuovo sussidio elaborato dal CISF per la Preparazione al Matrimonio, secondo una metodologia basata sui Gruppi d'Incontro.

In esso, come indicato dall'Enciclica, largo spazio è dedicato alle condizioni che permettono la crescita, il dialogo ed il potenziamento delle risorse umane e spirituali della coppia, premessa per un sostegno, comprensione e perdono reciproci. 3. Proclamare l'amore misericordioso con gioia, che la Chiesa cerca non solo di professare, ma anche di attuare nel mondo. Ciò deve avvenire:

a) da famiglia a famiglia, tramite quello che il Papa durante il Sinodo dello scorso anno aveva chiamato il ministero "dei simili ai simili". I vescovi nel Messaggio del Sinodo hanno definito questo atteggiamento "servizio di reciproco aiuto tra persone che vivono lo stesso stato di vita come una parte importante di tutto l'apostolato". In questo senso devono essere promossi i gruppi di coppie e di famiglia, come il "Christian Family Movement" (o Movimento Familiare Cristiano), le "Equipes del Notre-Dame", "i Foyers Mixtes", le "Famiglie Nuove" dei Focolarini e tanti altri. L'evangelizzazione futura dipenderà in gran parte da queste "Chiese domestiche".

b) andrebbe inoltre promossa e sviluppata una efficace Spiritualità Familiare, che manca spesso ancora di un suo "specifico", derivante in qualche modo direttamente dall'esperienza di vita delle coppie e famiglie stesse, uno "specifico" che la "DIVES IN MISERICORDIA" può senza dubbio aiutare e formare. Occorre evitare di ridurre la spiritualità familiare a qualcosa di idealistico, astratto o peggio di considerarla una "brutta copia" della spiritualità di origine clericale. La spiritualità familiare non è qualcosa di giustapposto al matrimonio, è l'effetto della grazia sacramentale di quest'ultimo. Essa dunque si nutre della vita quotidiana in famiglia, che acquista il suo più vero e profondo senso nel Signore.

6. CONCLUSIONE: L'AMORE VERSO L'UOMO

La conclusione della "Dives in misericordia" ci ricorda come l'enciclica è stata "dettata dall'amore verso l'uomo", "verso ciò che è umano", orientamento che caratterizza il pontificato dell'attuale vicario di Cristo. Affermava Madre Speranza: "il mondo si sbaglia perché chiama amore ciò che è solo disordine, passione e perfino ciò che è ingiustizia e delitto.... Per noi amore è qualche cosa di spirituale che viene da Dio; l'amore per noi è un frutto dell'anima" (L'amore misericordioso, Collevalenza, settembre 1981, p. 193. Da parte sua il Papa afferma che "La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l'uomo". Questo disagio può essere superato se le parole amore, vita e misericordia diventano il linguaggio corrente per i bambini nella famiglia e nella scuola, invece dei disvalori della cultura dominante e dei mass media di oggi.

La famiglia è quanto di più naturale ed umano vi sia nell'uomo; in essa è spesso latente una energia-amore corrispondente al "fuoco nuovo" di cui parla Teihard de Chardin, capace di dare il via ad una rivoluzione d'amore. Un amore misericordioso vissuto con autenticità "tra i coniugi, tra i genitori e i figli" e tra tutti gli uomini di buona volontà, può essere, come afferma Giovanni Paolo II nella Redemptor Hominis "in questa difficile, critica fase della storia della Chiesa e del mondo", l'unica via rimasta per la grande, disunita famiglia umana, "mentre ci avviamo al termine del secondo millennio".

Sarà molto difficile fare una sintesi di tutto quello che è stato detto in questi giorni, ma forse le parole dello psicologo americano James T. Fischer possono aiutarci: "Se si dovesse prendere l'insieme di tutti gli scritti autorevoli degli psicologi e degli psichiatri sull'igiene mentale, e poi renderli in forma poetica, essi non supereranno mai il Discorso della Montagna". (da: A few buttons missing: the case book of a psychiatrist). E posso aggiungere la DIVES IN MISERICORDIA.