PRESENTAZIONE

Sono qui raccolti gli Atti del III Convegno Internazionale che la Famiglia dell'Amore Misericordioso ha organizzato a Collevalenza dal 31 Agosto al 3 Settembre 1993 sul tema "Prossimità ed Estraneità".

La domanda di partenza, estremamente attuale, "ma chi è il mio prossimo"?, ha impegnato tutti i Convegnisti ad un'attenta riflessione sulla risposta di Gesù contenuta nella famosa parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-37). Analisi del testo evangelico e analisi della nostra situazione culturale sono state sviluppate in studi autorevoli, in testimonianze significative e nei momenti liturgici.

La chiave di volta si trova in quelle semplici parole che, invece di teorizzare un sistema ideologico, descrivono un episodio paradigmatico per chiunque voglia rispondere realisticamente alla domanda. "Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite..." (Lc 10,33).

Qui nasce la cultura dell'amore nel senso più letterale ("è coltivato l'amore"), in diretta continuità tra la domanda della situazione e il protendersi dell'unica risposta proveniente dall'autentica compassione (anche questa letterale!) che ci permette di entrare discretamente e coraggiosamente in quella vicenda, che vorremmo estranea perché ci scomoda. L'uomo trova qui come in un mistero che s'apre dinanzi a lui in modo inatteso, il valore del suo esistere: proprio in quel gesto per cui esce da se ed esiste per e con qualcuno.

Le radici di se stesso "più che nel cogito ergo sum (penso dunque sono), affondano nell'amo ergo sum (amo dunque sono). Ce lo garantisce la Parola di Dio: Chi non ama rimane nella morte (1 Gv 3,14)" (Cf Osservazioni Conclusive, p. 158). Come dire che la cultura dell'amore coincide con la cultura della vita. Le conferme vengono puntuali se assumiamo i termini opposti: la cultura dell'egoismo e dell'odio equivale alla cultura della morte, come abbastanza spesso ai nostri giorni.

Cristo venendo da noi s'è messo nei panni del buon Samaritano, scegliendo d'esser vicino ad ogni uomo che soffre o ha bisogno d'aiuto, a tutti noi che abbiamo bisogno d'esser salvati. E si è sporcato le mani. Ci ha dato non qualcosa di sé, ma se stesso. Lui che da noi non aveva avuto accoglienza ed era stato giudicato "un samaritano e un indemoniato (cf Gv 1,11;8,48). Lui non ha disquisito sull'amore: è stato l'amore tra di noi.

Non ci resta che formulare l'auspicio per i nostri lettori: possano trovare spunti di vita sotto il suggerimento dell'amore!

Madre Speranza che ha portato sulle sue spalle l'Opera dell'Amore Misericordioso e che ora è nella casa del padre, sia benedetta! Lei infatti sentì e visse la passione per i poveri fino al punto che furono questi a segnare la sua vita. "La mia passione è stata sempre per i poveri" (cf Exhortaciones, 15.8.1966) perché la "simpatia" di Gesù è per loro (cf La Perfección de la vida religiosa, n. 11, p. 18.

Ci diamo appuntamento al IV Convegno Internazionale per la fine di Agosto 1984.

Ancelle e Figli dell'Amore Misericordioso