Ennio Antonelli*

MISTERO PASQUALE: RIVELAZIONE SUPREMA DELLA MISERICORDIA DI DIO

 

          Siamo al IV Convegno Internazionale sulla enciclica “Dives in Misericordia” di Papa Giovanni Paolo II.

         Il Convegno del 1981 fece un prima lettura globale del documento; il Convegno del 1982 concentrò l’attenzione sul mistero del Padre misericordioso, con particolare riferimento alla parabola del figlio prodigo; il Convegno del 1983 ebbe per tema “Prossimità ed estraneità”, considerando la misericordia del fratello verso il fratello alla luce della parabola del buon samaritano. Quest’anno oseremo fissare lo sguardo sul mistero pasquale, rivelazione suprema della misericordia di Dio.

         Non occorrono per questa scelta motivazioni estrinseche, desunte da situazioni contingenti; non c’è bisogno di giustificare ciò, da cui tutto riceve giustificazione e significato. Semmai è da apprezzare il coraggio degli organizzatori, che non si sono tirati indietro davanti a un tema di inesauribile ricchezza teologica, di fronte al quale ogni seria riflessione riconosce la sua pochezza e cede volentieri il passo all’adorazione silenziosa, alla celebrazione liturgica, alla prassi concreta di vita.

         «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture; a fu sepolto. È risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture; e apparve a Cefa e poi ai Dodici» (1 Cor 15, 3-5). Questo è il cuore del Vangelo, che abbiamo ricevuto, che dobbiamo trasmettere e nel quale dobbiamo rimanere saldi (cf. 1 Cor 15, 1-2). Se Cristo non è risuscitato, allora è vuota la nostra predicazione, è vuota la nostra fede; noi siamo ancora nei nostri peccati; i morti sono perduti; e noi siamo i più miserabili fra tutti gli uomini; non abbiamo più nulla da dire, nulla da credere, nulla da sperare (cf. 1 Cor 15, 14. 16-19).

         Gesù di Nazareth, durante la vita pubblica, ha predicato il Vangelo del Regno di Dio, che viene a liberare l’uomo dal peccato e da ogni miseria; la Chiesa, fin dal suo nascere, predica il Vangelo di Gesù, che gli uomini hanno crocifisso, ma Dio ha risuscitato e ha costituito Signore e Cristo» (At 2,36). Si tratta, in fondo, di un unico e identico vangelo, perché è proprio mediante il Crocifisso – Risorto che viene il Regno di Dio, in cui è la speranza dei poveri, degli oppressi, dei prigionieri, dei malati, dei peccatori, dei falliti della storia, dei morti inghiottiti dalla terra.

         L’evento della morte e risurrezione del Cristo è l’ultima parola che Dio dice su di sé e sul senso dell’uomo e del mondo. Parafrasando un pensiero di Pascal, potremmo dire che, senza Gesù Cristo e la sua pasqua, noi non conosciamo Dio, la sua potenza e la sua misericordia, e neppure conosciamo noi stessi, la nostra vita, la nostra morte, il nostro futuro definitivo. Egli non soltanto è uomo vero come noi, ma è il vero uomo, verso cui tende la storia; nello stesso tempo è la trasparenza tra di noi dell’Amore trinitario del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

         Nell’evento pasquale trova fondamento la fede cristiana, come abbandono fiducioso e adesione incrollabile a Dio; trova fondamento l’amore cristiano, come dedizione disinteressata, perdono, servizio fino a «perdere la propria vita». In esso si alimenta la speranza di un futuro assoluto, di cui viene ispirazione per l’agire storico dei credenti, nella vita personale, familiare, sociale, politica, culturale. Memoria, presenza e attesa del Signore crocifisso e risorto è la liturgia della Chiesa; pasqua settimanale è la domenica, struttura portante di tutto l’anno liturgico.

         L’annuncio della morte e risurrezione di Cristo è la buona notizia, con cui anche oggi la Chiesa ripresenta a un mondo lacerato e diviso. Essa, in fondo, non ha altro da dire.

         La civiltà del nostro tempo è dominata largamente dalla logica del consumismo e dell’utilitarismo; è malata di nichilismo, di noia e di angosce segrete; oscilla tra intimismo e impegno rivoluzionario, tra fatalismo e orgoglio prometeico; è segnata pesantemente dalla violenza e dal disprezzo verso la vita, dall’emarginazione e4 oppressione dei deboli; è sguazzata dai grandi conflitti Est-Ovest, Nord-Sud, con la corsa agli armamenti e la fame di intere popolazioni. In mezzo a questa umanità, il compito della Chiesa è, oggi come sempre, dare testimonianza al Signore Gesù, crocifisso e risorto, in cui si manifesta il volto vero dell’uomo e il volto misericordioso di Dio.

         Al mistero pasquale, durante questo convegno, ci accosteremo da diverse prospettive: storica, teologica, filosofica, psicologica, sociologica, pastorale, ecumenica; ci accosteremo umilmente, senza alcuna pretesa, osando appena alzare lo sguardo, come Mosé davanti al roveto ardente.

         Oltre le relazioni degli studiosi, ascolteremo testimonianze significative, che ci faranno avvertire la presenza attuale del Signore risorto nella Chiesa. A lui direttamente, in seconda persona, ci rivolgeremo in alcune solenni celebrazioni liturgiche.

         La sua presenza speriamo di poter gustare nel clima cordiale e gioioso di questa nostra convivenza, perché dove due o tre sono riuniti nel suo nome, Egli è in mezzo a loro. (cf. Mt. 18,20).


*     Presentazione del Convegno da parte di Antonelli S.E. Mons. Ennio, vescovo di Gubbio, professore di teologia dogmatica all’Istituto Teologico di Assisi, che è stato moderatore del Convegno.