Certamente l'ambiente in cui Madre Speranza trascorse la sua infanzia ed adolescenza favorì il formarsi in lei di un profondo senso religioso e del proposito di consacrarsi a Dio. Nel desiderio di rispondere alla chiamata del Signore, Madre Speranza fece la sua prima esperienza di vita religiosa presso una comunità di suore dedite all'assistenza dei malati. Essendo rimasta impressionata dalla poca carità usata verso i moribondi, prima che le si facesse "il cuore duro", decise di andarsene ed abbandonò l'Istituto.
Questa esperienza non poteva certamente appagare quella sete d'amore e di bene che Madre Speranza sentiva nel suo cuore, non poteva neanche conciliarsi con quella radicalità di donazione che, più tardi, dimostrerà con la sua scelta. La negatività della prima esperienza non la farà retrocedere nel cammino e, all'età di 21 anni, entrerà in un convento di semiclausura, dedito all'insegnamento delle bambine povere.
Consigliata forse dal parroco, Don Manuel Aliaga, o dal Vescovo di Cartagena-Murcia, che ella conosceva bene, decise di entrare in un convento di clausura di Villena, lontano da Santomera più di 100 km. Il 15 ottobre 1914, festa di Santa Teresa d'Avila, con il desiderio di divenire come lei una grande santa, Madre Speranza lasciò Santomera accompagnata da suo padre e dal fratello Juan e si trasferì nel convento di Villena. Madre Speranza iniziò la sua formazione religiosa in vista dei voti che emise il 15 agosto 1916, assumendo il nome di "Esperanza de Jesús Agonizante".
L'Istituto delle Figlie del Calvario, era stato fondato nel 1863 a Seo de Urgel (Lérida), da una giovane chiamata Esperanza Pujol e si dedicava all'educazione ed istruzione di bambine povere. Dove sorgeva il convento di Villena c'era una cappellina, forse del 1700, chiamata "El Calvario" o "Las Tres Cruces"; da questa prese nome anche il Monastero. La vita del convento era caratterizzata da una intensa contemplazione della Passione di Gesù. Si conservavano in esso "Los pasos de semana santa", che certamente erano oggetto di culto per le religiose e le bambine accolte.
Madre Speranza, oltre alla enorme povertà materiale, trovò nella comunità anche mancanza di carità e una certa rilassatezza, dovute forse al fatto che era una comunità di sette suore molto anziane. La vita nel convento di Villena non doveva essere molto facile: "...la vida de sacrificio y penitencia que practicaban atemorizaba a las jóvenes que solicitaban su admisión". Questa affermazione che ritroviamo nel libro di cepeda f.a., La Sierva de Dios M. Mª Antonia París, Madrid 1928, p. 300, può aiutarci a comprendere quali furono gli ideali che, fin dall'inizio, spinsero Madre Speranza, la quale si mostrò desiderosa di raggiungere la santità, innamorata, intraprendente, sensibile alle necessità dei più poveri, attiva ed impegnata in un cammino ascetico impostato con molto coraggio e decisione.
Di fronte alle incerte prospettive dell'Istituto, "Las Hijas del Calvario", grazie all'appoggio di Padre Juan Oteo, cmf, cominciarono a pensare di unirsi alle "Misioneras Claretianas"; un Istituto fondato a Santiago de Cuba il 25.8.1855 dallo zelante Vescovo S. Antonio Mª Claret e dalla M. Mª Antonia París per il ministero dell'educazione cristiana.
Dal momento che il Vescovo Antonio Mª Claret aveva appoggiato e promosso la fondazione delle Figlie del Calvario, alla comunità di Villena piacque la prospettiva dell'unione con un Istituto da lui fondato e incaricarono per le trattative Madre Mercedes Vilar Prat e Madre Speranza In data 30 luglio 1921, la Congregazione dei Religiosi accettò l'istanza con la quale le religiose di Villena chiedevano l'unione con le Religiose di Maria Immacolata, affidando l'esecuzione della suddetta unione all vescovo di Cartagena-Murcia, Mons. Vicente Alonso Salgado. Dopo un corso di esercizi spirituali, il 19 novembre cincque suore vestirono il nuovo abito e due giorni dopo emisero la professione perpetua nelle mani della priora generale delle religiose di Mª Immacolata. Madre Speranza, divenuta Claretiana, prese il nome di Sor Mª Esperanza de Santiago.
Madre Speranza visse nove anni tra le Religiose di Mª Immacolata e in questo tempo svolse diversi uffici: sacrestana, portinaia, assistente delle bambine, economa, "procuradora". I primi cinque anni Madre Speranza li visse nella normalità di una intensa vita religiosa; gli ultimi quattro furono travagliati e sofferti anche perché fenomeni non comuni attirarono l'attenzione delle Madri Claretiane e dei Padri Claretiani, creando una certa divisione all'interno delle Congregazioni. Madre Speranza divenne causa di interesse anche di altre personalità in vista, sia della Spagna che di altre nazioni. Probabilmente proprio per tali divergenze, Madre Speranza fu sempre affidata alla guida dei più prestigiosi direttori di anime di quell'epoca, primo fra tutti il Padre Antonio Naval, quindi il fratello Padre Francisco Naval, Padre Juan Postíus. Seguirono molto da vicino la vita di Madre Speranza anche Padre Felipe Maroto cmf, ed altri noti canonisti e teologi.
Il 30 novembre 1921, dopo appena nove giorni dalla sua professione come Claretiana, Madre Speranza ebbe il suo primo trasferimento alla casa di Vicálvaro-Madrid. La vedremo poi a Vélez-Rubio (Almería), e di nuovo a Madrid in Calle Toledo e Calle del Pinar.
In questo tempo, Madre Speranza fu fortemente provata nella salute: la sofferenza non le diede tregua tanto da condurla alle porte della morte. A partire dal 1922 si può dire che per tutta la vita il Signore abbia chiamato Madre Speranza a partecipare più da vicino alla sofferenza con tante e svariate malattie che in diverse circostanze la condurranno al punto di morte. In questo travagliato e sofferto periodo, a detta di molti testimoni, Madre Speranza non trascurò di cogliere l'occasione per unirsi sempre più al Signore e per essere di esempio e di edificazione con la sua pazienza, mortificazione, carità e sottomissione ai medici.
E' di questi anni anche il nuovo esperimento che le Claretiane stavano tentando: in collaborazione con la "Junta de Señoras", che ebbe il merito di dare un'educazione gratuita a più di dodicimila bambini e bambine, si organizzò, in Calle Toledo, un collegio che potesse accogliere bambine povere. Questo esperimento fu proposto e pilotato da Madre Speranza che desiderava esprimere concretamente l'attenzione e l'accoglienza ad ogni bisognoso, a chi non aveva da mangiare, a chi era infermo e solo. Tale iniziativa fu appoggiata da Madre Pilar Antín, dal Consiglio generale rmi ed incoraggiata dal Vescovo di Madrid, Mons. Leopoldo Eijo y Garay. Dopo pochi anni, per una serie di divergenze tra Madre Speranza e la "Junta de Señoras", si andò maturando l'idea di lasciare Calle Toledo per avere una casa propria dove poter svolgere liberamente, senza restrizioni, la missione verso i poveri. Con la sola fede nella Divina Provvidenza e nella promessa del Signore che, se Doña Angelina (Presidente della "Junta") non le apriva una porta, Lui le avrebbe aperto una casa, Madre Speranza si lanciò con tutta se stessa per portare a compimento questa ispirazione. Si cominciò quindi a preparare una nuova esperienza, sempre in Madrid. Con il consenso della Madre generale ed il consiglio di Padre Antonio Naval, che riteneva la fondazione opera di Dio, il 23 febbraio 1929 fu ufficialmente inaugurato dal Vescovo il collegio di "Nuestra Señora de la Esperanza", in Calle del Pinar 7.
Madre Speranza si dedicò a quest'opera con tutte le sue forze, senza risparmiare nulla di sé. Ma, con il passare del tempo, andò percependo sempre più chiaramente, grazie anche all'aiuto del suo padre spirituale, che Dio desiderava un'Opera di maggior respiro, più dilatata e con più ampi orizzonti. In questo periodo Madre Speranza, mentre portava avanti un progetto di riforma all'interno del suo Istituto, percepì di essere chiamata non tanto a proporre una riforma nell'ambito delle Claretiane - sia pure con alcune deroghe alle Costituzioni - ma ad impegnarsi per realizzare la fondazione di due nuove Congregazioni, una femminile e l'altra maschile: le Congregazioni delle Ancelle e dei Figli dell'A.M..
La decisione di inoltrare a Roma la domanda di separazione dall'Istituto, appoggiata per altro dallo stesso Vescovo, scatenò numerose difficoltà all'interno delle Claretiane che, in questa petizione, vedevano una minaccia all'integrità dell'Istituto dato che diverse Suore erano disposte a sottoscrivere la loro adesione alla nuova fondazione. A seguito di un increscioso episodio, la Serva di Dio fu dichiarata apostata e trattata come tale. Questa, ascoltato il parere di Padre Francisco Naval cmf, visto il violento evolversi della situazione, decise di chiedere la dispensa dai voti.