Tutto per amore

Collevalenza, 30 settembre 1998

Rev.de Madri e Comunità delle Ancelle dell’A. M.
Rev.di Padri e Comunità dei Figli dell’A. M.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

in questo giorno in cui ricordiamo la nascita della nostra Madre, 105 anni fa, siamo ben lieti di inviare a tutte le Comunità della Famiglia religiosa una sintesi dei lavori della Commissione congiunta EAM/FAM a suo tempo costituita per lo studio e l’approfondimento carismatico dell’«UNICA FAMIGLIA».

Nell’ultima riunione dei due governi generali abbiamo approvato con soddisfazione tale lavoro, nella fiduciosa speranza che il condividerlo con tutte/i voi può esserci utile a riscoprire la nostra identità carismatica e a rinvigorire il cammino di comunione nella nostra vita di famiglia. Le Comunità pertanto, guidate dalle/i Superiore/i, cercheranno le modalità più adeguate per studiare e approfondire tale libretto.

Inoltre vi informiamo che i due governi generali stanno organizzando un Convegno internazionale sull’«UNICA FAMIGLIA» che si terrà a COLLEVALENZA dopo le celebrazioni dell’8 febbraio e precisamente dal 9 all’11 febbraio 1999.

La tematica del Convegno sarà svolta da Religiosi e Religiose appartenenti ai sei “rami” della Famiglia Religiosa. Destinatari del Convegno saranno le Ancelle e i Figli dell’Amore Misericordioso che potranno partecipare. L’invito a partecipare è rivolto innanzitutto ai governi provinciali, vice-provinciali e di delegazione, i quali, a loro volta, dovranno poi organizzare lo stesso Convegno a livello nazionale per i Religiosi/e nella propria Nazione, in modo che entro il 1999 tutti i Religiosi e le Religiose delle due Congregazioni vi abbiano partecipato.

Uniamoci nella preghiera per la pronta beatificazione della nostra Madre. Ci auguriamo che le suddette iniziative portino tutti noi a riscoprire la bellezza del disegno di Dio sulla nostra Famiglia religiosa e contribuiscano ad un risveglio di vocazioni per tutti i suoi “rami”.

La Madre voglia benedire il cammino di santità di tutti i suoi figli e figlie.

Cordialmente.

 

P.Maximiano Lucas, fam

M.Mediatrice Berdini, eam

Premessa

Ciò che in queste pagine viene detto è frutto del lavoro di una commissione congiunta di EAM e di FAM nominata dai rispettivi due Governi Generali in data 14.06.1996.

L'idea era venuta dall'ultimo Capitolo generale delle EAM che si era così espresso: "In generale si riscontra che c'è già un certo clima di famiglia tra le due Congregazioni. Ma si senta l'esigenza di un maggior approfondimento teologico, ecclesiale e carismatico delle sei modalità di appartenenza alla Famiglia dell'Amore Misericordioso, al fine di crescere nella consapevolezza della nostra missione profetica nella Chiesa. Essendo ormai approvate tutte e sei le modalità di appartenenza alla nostra Famiglia Religiosa, è di vitale importanza approfondire questo valore carismatico. Il Capitolo propone al nuovo Governo Generale che si formi una commissione congiunta per realizzare questo studio e sensibilizzare a riguardo i membri della Congregazione" (1)

La suddetta commissione, dopo aver letto il materiale sul tema e dopo essersi incontrata più volte è pervenuta alla stesura del seguente testo che affida ai Governi Generali considerando così concluso l'incarico ricevuto.

 

I. EAM e FAM: unica Famiglia

1. Formiamo una "misma cosa"

"Estas dos Congregaciones son una misma cosa, con el mismo Titular, el ejercicio de la caridad sin límites e hijos de la misma Madre. Formando una misma familia, se ayudarán mutuamente, se amarán como verdaderos hermanos, tratándose siempre con el máximo respeto, estando siempre dispuestos a sacrificarse los unos por los otros y a trabajar unidos en el ejercicio de la caridad, ocupándose ellas en los quehaceres propios de Religiosas ...

Se ayudarán mutuamente en la parte material, siendo común entre ellos los bienes de las dos Congregaciones ...

Todos unidos en caridad y amor fraterno trabajen en la propia santificación, procurando ser luz para los demás y de este modo podrán llenar los fines para los cuales el Buen Jesús ha hecho nacer estas dos Congregaciones" (2).

E' evidente il tenore di questo testo: non è esortativo, né sentimentale; contiene qualcosa di essenziale che coinvolge i vari aspetti della nostra vita di comunione; le affermazioni sono nette e categoriche. Si coglie subito che viene toccata la natura e la struttura della nostra vita consacrata.

In questo testo la Madre chiarifica la relazione tra le due Congregazioni: sono "una misma cosa", formano "una misma familia". Infatti hanno lo stesso carisma, la stessa missione, la stessa Madre Fondatrice. E poi tira le conseguenze: dunque sono "verdaderos hermanos" che vivono uniti e si aiutano, hanno i beni in comune, insieme si santificano e attuano la missione.

L'unione tra le due Congregazioni è presentata come un mezzo di santificazione (3), come un segno luminoso per gli uomini, come il modo per realizzare le finalità della famiglia religiosa. Questa unione è dunque un elemento costitutivo dell'identità, un elemento del disegno divino, cioè carismatico.

Ciò è stato chiaramente affermato nelle Costituzioni rinnovate (4), nei Capitoli Generali (5) e nella "Ratio Institutionis" (6).

Ciò è confermato da altri testi dove la Madre afferma che questa unione è voluta espressamente dal Signore (7). Per questo motivo era molto preoccupata quando non vedeva realizzata questa comunione. "Debo deciros, hijas mías, que presiento en mí una cosa que me está torturando grandemente y que no quiero ocultároslo ni a los hijos ni a las hijas y es: que a mi juicio no existe entre vosotros esta unión fraterna que tanto os ayudará a santificaros recíprocamente" (8).

Sono infine da ricordare le preghiere degli ultimi anni di vita della Madre: una buona parte di esse chiedono con insistenza l'unione tra i figli e le figlie, così come Gesù aveva pregato che i suoi fossero "una cosa sola" (Gv 17,21). "Y al Buen Jesús pido conceda a todos los hijos e hijas la gracia de que vivan siempre unidos a El, amándose mutuamente en caridad hasta el sacrificio y que sean siempre puros de corazón e inocentes en el obrar y que sus miradas estén siempre fijas en El" (9).

 

2. Perché siamo una "misma familia"

Il testo delle Usanze precedentemente citato (10) ci dà i motivi del nostro essere famiglia.

 

3. Il segno dell'unica famiglia

Proprio perché carismatica, la realtà visibile dell'unica famiglia è segno dell'Amore Misericordioso del Signore.

Il Padre buono "che non tiene in conto, perdona e dimentica" (26), il Padre "pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli" (27), il Dio "ricco di grazia e di fedeltà" (Es. 34,6) che "raddoppia il suo Amore nella misura in cui l'uomo diventa più miserabile" (28), si visibilizza nel nostro vivere in maniera familiare e nella gioia della comunione d'amore. La famiglia è infatti l'habitat naturale dove l'uomo impara ad amare.

Le tenerezze dell'amore paterno di Dio sono finalizzate - così sembra emergere dal pensiero della Madre - a ricreare e a rilanciare sempre di più i vincoli filiali e fraterni nella grande famiglia umana per poterla introdurre nella comunione piena con la Famiglia Trinitaria.

"Non avendo Dio che un Figlio naturale, nella sua infinita carità, ne volle avere molti adottivi, per poter comunicare ad essi le sue ricchezze; e perché, avendo tutti lo stesso Padre, ed essendo fratelli, ci amassimo tra di noi scambievolmente" (29).

La gioia del Padre misericordioso culmina nella festa della famiglia riunita, dove nessun figlio deve restar fuori perché l'uomo più perverso, il più miserabile e perfino il più abbandonato è amato con immensa tenerezza da Gesù, che gli è Padre e tenera Madre (30).

La famiglia, categoria principale per comprendere le relazioni umane e cristiane, diventa centrale per comprendere e vivere il nostro carisma.

I riferimenti esemplari sono: la Famiglia Trinitaria, la famiglia di Nazareth, Gesù e i suoi, la Chiesa universale e particolare, la famiglia fondata nel matrimonio cristiano. La nostra Famiglia religiosa si ispira in modo suo proprio a questi modelli.

Nel nostro caso non sono i vincoli della carne e del sangue alla base dei rapporti familiari, ma qualcosa di più forte: l'Amore Misericordioso del Signore ricevuto in modo filiale, scambiato tra noi in modo fraterno e testimoniato a tutti gli uomini.

Noi vogliamo allo stesso tempo imparare dalla Chiesa a diventare famiglia nel senso evangelico, ma vogliamo anche col nostro carisma essere sempre più famiglia che visibilizza l'Amore Misericordioso nella Chiesa.

La nostra famiglia religiosa vuole incarnare questa comunione, sottolineando l'esperienza della "misma familia" e della "misma cosa", come aveva chiesto Gesù (cf Gv 17, 21). Qui sta l'efficacia e la forza della nostra missione: questo segno infatti lo capiscono tutti.

 

4. Il nostro stile di Famiglia

Nel pensiero della Madre EAM e FAM formano insieme una famiglia distinta il cui stile può essere precisato nei seguenti punti.

4.1. Avendo lo stesso spirito, condividiamo la vita comune quotidiana e particolarmente la preghiera, la formazione spirituale, il lavoro, la ricreazione, la festa, la sofferenza... naturalmente nel rispetto dell'autonomia della persona e delle comunità FAM e EAM (31). Saranno i superiori e le superiore a valutare, sempre tenendo conto delle Costituzioni, delle Norme Applicative e della Ratio, quali momenti vivere insieme e quali nelle rispettive comunità, facendo in modo di evitare gli eccessi sia della familiarità che della distanza.

4.2. Curiamo, così come desiderava la Madre Fondatrice, una vera e profonda stima reciproca (32), la disponibilità a un "pronto e disinteressato aiuto fraterno", "con premura e attenzioni" (33), nella confidenza rispettosa ed anche nell'amicizia serena, nel sacrificarsi gli uni per gli altri (34), evitando accuratamente critiche, freddezze, rigidità, pregiudizi, affetti e relazioni disordinate improprie della verginità consacrata. E' determinante che regni "l'amore soprannaturale di fratello e sorella" (35) e che si lavori uniti nell'esercizio della carità" (36). "Lo seréis (luz) si en vosotros reina el verdadero espíritu de caridad, sacrificio, de abnegación y de amor a los pobres, siendo padres unos y madres las otras para todos los acogidos en nuestras casas" (37).

4.3. Dovrebbe risultare sempre più chiaro che EAM e FAM, perché figli dello stesso Padre e della stessa Madre, hanno lo stesso dono che genera un amore sereno e aperto, non geloso né competitivo, tanto meno impuro. La Madre ci dà alcune indicazioni per alimentare questo amore: vivere costantemente l'unione con Dio dandogli quanto ci sta chiedendo (38), aumentare continuamente in noi i desideri di santificarci (39), coltivare l'umiltà (40).
L'essere fratelli e sorelle nel reciproco amore, nel mutuo sostegno al bene, nella collaborazione spirituale e materiale, rimane sempre il nostro «proposito»" (41) e ogni religioso/a dovrebbe sentirsi profondamente identificato come facente parte della stessa Famiglia.

 

II. Due Congregazioni, sei "ramas"

Come ogni vera famiglia, anche la nostra si struttura in differenti modalità che l’arricchiscono. Queste diversificazioni le ha volute il Signore e sono carismatiche.

 

1. Due Congregazioni

La nostra Famiglia religiosa si compone di due Congregazioni, una delle EAM e un'altra dei FAM, con una loro autonomia interdipendente in cui il "corretto rapporto, proprio di una «famiglia distinta», tra fratelli e sorelle che si amano nel Signore, risulta una buona opportunità per sviluppare una migliore maturità affettiva, una maggiore efficacia apostolica a motivo della completezza di una testimonianza che raccoglie aspetti maschili e femminili" (42). Siamo quindi chiamati a diventare segno per la Chiesa e per la società.

Tale fraternità si manifesta sia all'interno delle comunità dove viviamo, sia nella testimonianza e nello svolgimento dell'unica missione.

I due Governi Generali si riuniscono con una certa frequenza per trattare problemi di interesse comune, per comunicare e programmare insieme, per verificare che la relazione "una famiglia, due Congregazioni" cresca nello spirito voluto dal Signore attraverso la Madre, dando anche le indicazioni che via via ritengono necessarie perché nelle singole comunità regni questa fraterna convivenza per il bene delle EAM e dei FAM e per il compimento della missione che il Signore ci ha affidato. Quanto contraddice questo spirito sia risolto, secondo le competenze, dai superiori locali o maggiori.

 

2. Sei "ramas"

L'unica Famiglia e le due Congregazioni si strutturano ulteriormente in sei modalità di appartenenza, che la Madre Fondatrice chiamava "rami". Ognuno di questi, condividendo lo stesso carisma, spiritualità e missione, ha la propria identità nella modalità (43) e nell'ambito (44) della testimonianza da vivere nella complementarietà con gli altri "rami". Questo è opera dello Spirito che via via ha suscitato la loro nascita dal grembo fecondo della nostra Madre per completare lo sviluppo della Famiglia e per rispondere alle sfide del nostro tempo, nonché alle necessità della Chiesa. In questo modo la Famiglia si è arricchita sia al proprio interno sia nella molteplice testimonianza che può raggiungere le più svariate situazioni della Chiesa e del mondo.

Passiamo in rassegna le due Congregazioni e i sei "rami".

 

2.1. La Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso

"Hijas mías, en estos momentos en que el infierno lucha por quitar a Jesús del corazón del hombre, es preciso que nosotras, las E.A.M., trabajemos cuanto podamos para que el hombre conozca el A.M. de Jesús y vea en él a un bondadoso Padre que se abrasa de amor por todos" (45).

Per questo le EAM dovranno essere "segno di bontà e di grazia, riflesso dell'amore Crocifisso e risorto" (46), specialmente nei confronti "de todos aquellos que viven alejados del Buen Padre" (47), dei poveri (48), dei bambini (49), dei peccatori (50), degli infermi (51), degli anziani (52) e del mondo intero (53).

Esse sono chiamate ad essere "apostoles" della misericordia del Signore (54). "La Congregazione in virtù del carisma, secondo le proprie possibilità e le risorse di cui dispone, abbraccia tutte quelle opere di carità nelle quali l'Amore Misericordioso vuole essere annunciato e testimoniato" (55).

La Congregazione delle EAM comprende due modalità di appartenenza definite chiaramente dall’art. 9 delle Costituzioni.

 

2.1.1. Ancelle dell'Amore Misericordioso che testimoniano pubblicamente la loro consacrazione (56)

Sono state fondate per prime, a Madrid nel 1930. Fin dall'inizio queste Ancelle hanno vissuto con intensità, insieme alla Madre, la missione di "aprender y esforzarse para hacer conocer el Amor Misericordioso" (57), più con i fatti che con le parole.

L'identità di questo "ramo" si caratterizza nella modalità di religiose EAM che testimoniano pubblicamente la loro consacrazione a Dio con tutta la vita (58), vivendo le esigenze dei consigli evangelici, la vita fraterna in comunità e la missione, portando un segno esterno (abito o altro distintivo).

L'ambito nel quale hanno operato lungo la storia è stato quello di venire incontro con spirito di sacrificio e di abnegazione alle necessità dei più bisognosi. Abbracciano, facendo attenzione ai segni dei tempi, quelle attività di carità nelle quali l'Amore Misericordioso chiede di essere manifestato e testimoniato.

Guidato dalla Madre, questo "ramo" ha aperto case per accogliere ogni genere di bisognosi: collegi caratterizzati da uno stile familiare, case per ospitare i migranti; ha attuato l'assistenza degli infermi a domicilio e collaborazione negli ospedali, mense per i poveri, servizio ai pellegrini, accoglienza e servizio alle persone portatrici di handicap, scuole, collaborazione nei seminari e nelle case del clero, laboratori per l'avviamento professionale dei giovani. Tutto questo perché la Madre era convinta che "los pobres son los intereses más queridos de Jesús y que él ha creado sus Esclavas para que sean custodias de éstos, madres y servidoras, y así debemos esforzarnos para tratarlos como Jesús desea" (59).

Le Costituzioni segnalano delle preferenze o priorità tra queste molteplici attività. "Di preferenza essa (Congregazione) si dedica all'educazione dei bambini poveri e abbandonati, agli umili, agli emarginati e handicappati, ai giovani, agli anziani e agli ammalati più bisognosi" (60). Non va trascurato, secondo le indicazioni e l'esempio della Madre, l'attenzione e la premura verso i sacerdoti.

La Madre dà due motivi fondamentali per sostenere che i bambini e i giovani sono da privilegiare nella missione delle EAM: perché sono più esposti a essere ingiustamente manipolati dagli adulti e perché fin dalla più tenera età deve essere trasmessa la fede come il bene più prezioso.

"Hijas mías, yo creo que no hay obra mayor y más agradable a Jesús que la de catequizar a los niños. Es tan grande grabar la imagen de Jesús en el corazón del niño! Y esta sólo puede hacerse en él, pues de mayores ya es muy difícil; después que el hombre haya contraído hábitos perversos es imposible volverle al buen camino. En cambio el alma del niño, blanda como la cera, se halla dispuesta a recibir las impresiones de la verdad, en ella podemos grabar el amor a Jesús" (61).

Inoltre le EAM, sensibili dinanzi ad ogni forma di povertà, diventano sorelle e madri dei bisognosi, segno visibile della tenerezza materna del "buen Jesús" affinché ogni uomo riscopra e viva la dignità del figlio di Dio. Gesù infatti è venuto per annunciare il Regno di Dio ai poveri (cf Is. 61,1-2 e Lc 4,18ss).

Tutte queste attività devono essere caratterizzate da un "clima di famiglia" per cui ognuno si senta amato e accolto come in casa propria (62), favorendo lo sviluppo integrale della dignità di ogni persona, coniugando bene l’evangelizzazione e la promozione umana (63).

 

2.1.2. Le Ancelle dell’Amore Misericordioso per le attività temporali

Sono state fondate nel 1957 a Fermo, quando l'11 febbraio le prime Ancelle di tale "ramo" emisero la prima professione religiosa.

Sono chiamate a inserirsi nella società per portare l'Amore Misericordioso con la testimonianza di una vita cristiana (64). Le distingue, quindi, la modalità della testimonianza che è "senza alcun segno esterno di consacrazione" (65) e l'ambito della missione che, prevalentemente è quello di tutte le strutture e attività temporali "per animarle cristianamente dal di dentro" (66).

L'inserimento nel temporale è "in apparenza a titolo personale" (67) simile all'inserimento nel temporale di un qualunque laico o di un membro di Istituto secolare. La missione si riceve sempre dalla Congregazione, ma questo rimane implicito, e il rapporto con le realtà temporali appare individuale e diretto.

Come tutte le religiose/i, devono vivere in comunità (68) e questo sarà di aiuto alla loro santificazione e perseveranza secondo quanto riferito dalla Madre Fondatrice.

"Per poter realizzare la loro missione nella società esse mantengono il segreto sulla propria consacrazione religiosa" (69).

Dalle Circolari alle EAMPAT del 14.08.1962 e della Pasqua del 1966, emerge la ripetuta insistenza della Madre Fondatrice circa lo stile di riserbo che esige la presenza di queste Ancelle nel mondo. Argomento che di nuovo la Madre preciserà nelle spiegazioni circa le EAMPAT richiestele dalle suore in occasione del Capitolo straordinario del '68.

Alla riservatezza la Madre collega la fecondità apostolica, in quanto il non conoscerne l'identità religiosa, renderà più incisivi i consigi e la testimonianza evangelica di una EAMPAT (70). Proprio per questo tutti gli altri membri della Famiglia religiosa dovrebbero tutelare la riservatezza sull'identità religiosa delle EAMPAT.

A questo proposito, il modello per queste Ancelle è la vita nascosta di Gesù a Nazareth, negli anni in cui Egli è vissuto fra la gente come uno dei tanti, lavorando fra gli altri e con gli altri, senza rivelare la propria identità ma, certamente, lasciando trasparire una presenza di grazia non comune. E la vita di Maria, la quale custodiva nel cuore il segreto dell'elezione divina; tuttavia chiunque avrà trattato con lei avrà "toccato con mano" che Dio esiste ed è buono.

L'ideale è, dunque, diventare presenza di grazia per ogni ambiente frequentato e trasparenza di Dio; Vangelo che pur non usando parole, "grida" con la vita.

Per questo la vita spirituale delle EAMPAT deve essere molta intensa e lo Statuto, a riguardo, prevede un tempo maggiore da dedicare alla meditazione e alla preghiera. La missione spesso comporta molto tempo perché sia svolta bene e per un adeguato aggiornamento. Pertanto sarà necessario armonizzare bene i tempi della vita di preghiera e del lavoro (71).

Si comprende allora che si tratta di una vocazione impegnativa, che però può contare sul sostegno di una Famiglia e ricordare in ogni difficoltà l'esortazione di Nostra Madre a fidarsi di Dio: "Con la mirada siempre fija en el buen Jesús, desempeñen su deber sólo por El, sin contar nunca con sus proprias fuerzas, inteligencia y dotes, pero sí continuamente en la ayuda del buen Jesús que deben de implorar constantemente" (72).

2.2 La Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso

Obbediente alla voce dello Spirito, la Madre Speranza dà vita, il 15 Agosto 1951 a Roma, alla Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso.

"Dios, Amor Misericordioso, en estos tiempos difíciles y de lucha para la Iglesia, quiere derramar benigno las riquezas de su misericordia y a este fin hace nacer una pía Familia de Sacerdotes y Hermanos llamada «H.A.M.» la cual ejercerá varias obras de caridad con muchas ventajas para la humanidad. Llevarán la ayuda y el alivio a muchas familias necesitadas y afligidas, el consuelo a los enfermos; en ella los huérfanos y los necesitados encontrarán su familia, los jóvenes su guía, los débiles su sostén, los caídos la fuerza para levantarse" (73).

In questo testo vengono delineate identità, missione e stile della Congregazione FAM, la quale "si compone di Religiosi: Sacerdoti, Fratelli che esercitano mansioni interne e di Fratelli in abito civile impegnati in attività secolari e di Sacerdoti Diocesani con Voti" (74).

La missione della Congregazione FAM è chiarita nelle Costituzioni (75) e nella Ratio (76).

Unita alla Congregazione delle EAM, la Congregazione di FAM è chiamata a testimoniare l'Amore Misericordioso anzitutto nella santità della vita, mettendo in atto le opere di carità di cui la principale è l'unione col clero secolare (77). I sacerdoti e le opere di carità a favore dei bisognosi sono strettamente uniti in un unico fine. "Para que la labor de los H.A.M. sea fecunda con los Sacerdotes del clero secular, deben estar persuadidos de que entre las obras de caridad que deben ejercer con muchas ventajas para la humanidad, la principal para ellos es la unión con el Clero secular y unidos a éstos como hermanos, ejercitar con entusiasmo y sólo por amor a nuestro Dios todas los demás" (78).

 

2.2.1. Religiosi Sacerdoti

Con P. Alfredo di Penta che accetta la chiamata del Signore, espressa per mezzo della Madre Speranza, a diventare il primo FAM Sacerdote, inizia la Congregazione e più specificatamente il primo "ramo" dei religiosi sacerdoti.

Cristo Gesù è stato il sacerdote "misericordioso" (cf Eb 2,17; 4,15s) che ha offerto se stesso per noi. Egli ha chiamato a sé quelli che ha voluto perché stessero con lui e poi per mandarli a continuare la sua missione (cf Mc 3,6ss), una missione caratterizzata dall'annuncio del Vangelo della misericordia, dal guarire i malati e dal cacciare i demoni.

L'identità dei FAM Sacerdoti è caratterizzata dalla specifica modalità di vivere il sacerdozio: come religiosi che attuano la carità pastorale nella spiritualità dell'Amore Misericordioso.

L'ambito particolare è l'unione col Clero e del Clero per favorire la "fraternità sacerdotale" chiamata anche "fraternità sacramentale" (79). Infatti teologia dell’Amore Misericordioso e teologia del sacerdozio si richiamano.

Uniti ai sacerdoti e al presbiterio i FAM sacerdoti promuovono una profonda comunione, "come veri fratelli". Ciò implica dialogo, comprensione, stima, collaborazione, amicizia, sostegno (80).

Tutto è finalizzato a favorire la santità sacerdotale secondo la specifica spiritualità della carità pastorale il cui modello è Gesù, buon Pastore. Così santità dei religiosi e santità dei sacerdoti si richiamano e si sostengono reciprocamente (81).

Uniti ai Sacerdoti, i FAM potranno attuare meglio le opere di misericordia in favore dei poveri e dei bisognosi (82). Sostenendo e favorendo la comunione tra i sacerdoti, ci collochiamo nel cuore della Chiesa e diventano strumenti di misericordia per ogni bisognoso.

Questo servizio, che è soprattutto grazia, "dipende dallo spirito di orazione, in cui quotidianamente devono assicurare la pietà e temprare le proprie anime nel fuoco soprannaturale" (83)

Richiede una continua formazione sulla teologia del sacerdozio, un'attenzione alle condizioni di vita dei sacerdoti, specialmente di quelli più in difficoltà e quelli giovani (84). "Tutti i religiosi, specialmente i Sacerdoti, «saranno formati ad uno spirito di carità, di abnegazione e di amore al clero secolare; si andranno abituando a sentirli come veri fratelli»" (85). Le nostre case dovrebbero diventare case dei sacerdoti, dove essi possono trovarsi in un vero clima di famiglia. Per cui diventa necessaria la testimonianza della comunione, dell'ospitalità, del rapporto amichevole, della preghiera, del servizio fraterno in favore dei sacerdoti. Tra i vari servizi vanno curati la promozione dei ritiri ed esercizi spirituali, direzione spirituale, collaborazione pastorale, vita comune, ecc. (86).

 

2.2.2. Sacerdoti Diocesani con Voti (SDCV)

Il 9 maggio 1952 Madre Speranza ha scritto: "Mi viene chiesto di aggiustare le Costituzioni dei Figli dell'Amore Misericordioso e aggiungere ad esse tutto quanto si riferisce al Clero secolare" (87). La Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, quindi, per volontà della Madre e per il conseguimento del proprio Carisma e dell'unica missione, accoglie nel proprio interno, con tutti i diritti e i doveri, quei sacerdoti diocesani che ne fanno richiesta, senza per questo dover lasciare il presbiterio nel quale sono inseriti ed operano.

Quest'altro ramo dei FAM ha avuto dalla Gerarchia ecclesiastica il suo riconoscimento e l'approvazione dello Statuto in data 21.07.1995.

I sacerdoti diocesani FAM, in quanto membri effettivi della Congregazione, non sono da considerarsi come aggregati, né come appartenenti ad un terz'Ordine o ad un Istituto secolare. La loro identità giuridica viene chiarita agli articoli 10 e 20 delle Costituzioni e dello specifico Statuto, specie agli articoli 1-10.

Questi sacerdoti "senza nulla togliere alla loro natura di Diocesani, debbono essere considerati come membri dell'Istituto" (88) e come tali sono chiamati a vivere lo stesso carisma dei FAM facendone personale esperienza.

Essi, in concreto, obbediscono, in maniera giuridicamente prevalente, al proprio Ordinario locale e perseguono, in quanto singoli e in maniera compatibile con gli impegni diocesani, le stesse finalità della Congregazione, osservando lo Statuto (89).

Proprio perché il fine principale di questa Congregazione è l'unione del Clero diocesano con i religiosi, la forma di appartenenza dei sacerdoti diocesani con voti permette ed esprime meglio il raggiungimento di tale finalità.

La modalità di appartenenza è nel carattere di "diocesanità". Questi sacerdoti operano all'interno della Chiesa particolare, in dipendenza dal proprio Ordinario ma come consacrati nella Famiglia dell'Amore Misericordioso.

Il loro ambito d'azione è proprio la Diocesi, assumendo con responsabilità quanto viene chiesto dal proprio Vescovo, persuasi che tra le opere di carità la principale è per loro l'unione con il clero.

Questi sacerdoti devono tenere alla "propria santificazione", a conseguire una "maggiore armonia tra vita interiore ed azione apostolica, ad operare più efficacemente per il bene delle persone loro affidate e all'edificazione della Chiesa" (90).

Attraverso questi sacerdoti la Famiglia dell'Amore Misericordioso si inserisce nella Chiesa particolare. Questi sacerdoti, quindi, diventano l'espressione storica più significativa dell'impegno della Famiglia nell'animare il presbiterio secondo il Carisma dell'Amore Misericordioso.

E' evidente il vantaggio che ne deriva ai singoli sacerdoti che trovano nei FAM la loro casa e la loro famiglia, sia nel senso spirituale che in senso umano. Si viene incontro così al problema della solitudine del sacerdote perché i SDCV diventano promotori della fraternità sacerdotale, dell'unione del presbiterio, della vita comune, della collaborazione pastorale nel clero, secondo i desideri della PO e della PdV.

 

2.2.3. Fratelli che danno pubblica testimonianza della loro consacrazione

Lo specifico di questi Fratelli è la testimonianza della fraternità in Gesù Amore Misericordioso che dovrebbe regnare nelle nostre comunità secondo la parola evangelica: "E voi siete tutti fratelli" (Mt 23,8). La loro vita semplice e umile richiama l'esempio di Nazareth, certamente molto importante nei nostri tempi in cui spesso conta l'immagine, il successo, il riconoscimento. Gesù ha espresso il suo amore per noi facendosi vicino a noi, scendendo al nostro livello, anzi prendendo l'ultimo posto, quello del Servo sofferente che dà la vita per noi e infine facendosi pane.

Oggi si sta riscoprendo questa fraternità della vita consacrata che nei primi secoli era testimoniata quasi esclusivamente da persone non sacerdoti (91).

Gli ambiti nei quali questi Fratelli sono particolarmente chiamati a svolgere la loro attività sono:

Il magistero della Madre e la tradizione congregazionale ha sempre ribadito l'uguaglianza dei diritti e dei doveri dei Fratelli rispetto agli altri membri, fatta eccezione naturalmente per tutto ciò che riguarda il ministero specifico che deriva dall'ordinazione sacerdotale. Comunque, anche per i Fratelli si richiede una sufficiente formazione teologica.

 

2.2.4. FAM - Fratelli chiamati ad operare nelle attività temporali (FAMPT)

L’identità di questi FAM ha modalità e ambiti simili a quelle delle EAMPAT.

SonoFratelli laureati, diplomati o specializzati che, senza portare alcun segno esterno della propria consacrazione (93), realizzano la loro missione svolgendo attività prevalentemente esterne alla Congregazione, sempre con l'approvazione dei legittimi superiori.

La loro finalità è quella di essere un fermento evangelico dell'Amore Misericordioso nei diversi ambiti della società (94), come il mondo operaio, della cultura, della politica, ecc. a seconda della loro preparazione professionale. La loro testimonianza sarà indiretta e discreta proprio per essere più efficace negli ambienti laici e spesso secolarizzati. E' quella che ha fatto Gesù per trent'anni.

Questi Fratelli potranno anche curare l'insegnamento e la formazione dei giovani accolti nelle nostre case; cercheranno anche di seguire quelli che escono dai nostri centri per immettersi nel mondo del lavoro (95).

"Sean ejemplares por la rectitud, la bondad, la caridad, el espíritu de sacrificio y el amor al trabajo, único medio para atraer a las masas obreras a nuestra santa Religión" (96).

Per poter far questo hanno bisogno di una preghiera ancora più intensa e della stessa vita comunitaria, nella misura in cui è compatibile con i loro impegni.

 

III. La Famiglia dell’Amore Misericordioso: un segno profetico

  1. "Ebbene, la nostra Famiglia religiosa, con la sua differenziata struttura, vuole essere un segno di unità nella Chiesa e nel mondo. Riteniamo profetico l'essere costituita come Unica Famiglia, due Congregazioni, una di religiosi FAM e una di religiose EAM, e sei modalità di appartenenza, tra cui due inserite nelle attività temporali, una nel clero diocesano. In questo modo siamo chiamati, in tempi difficili per la famiglia umana, a dare una testimonianza di vita come Famiglia religiosa, a cui appartengono uomini e donne, sacerdoti diocesani inseriti nel loro presbiterio, religiosi e religiose che lavorano come professionisti in attività temporali" (97).
    Lo Spirito attraverso la collaborazione della nostra Madre, ha congiunto sei diverse modalità di vita consacrata - che di per sé avrebbero dovuto avere una propria struttura autonoma - per mostrare che l'Amore Misericordioso tutte le permea e attraverso di esse a tutti gli uomini vuole arrivare.
    Consegue che ogni singola componente testimonia l'unità del carisma, dello spirito e della missione in una specifica modalità. Lo sviluppo della Famiglia è dato dal contemporaneo e armonico sviluppo di tutte le componenti che ne manifestano la ricchezza carismatica e profetica.
    Si tratta di sviluppare anche a questo livello e l'unità e la diversità, senza appiattire le differenze, ma anche senza diminuire la coesione. E' augurabile una sana tensione di crescita di tutte e sei le componenti in modo che la stessa Famiglia possa esprimere tutta la sua ricchezza carismatica nelle varie situazioni. Per questo ogni componente deve sentire di rappresentare tutta la Famiglia e tutta la Famiglia deve far crescere ogni “ramo” dell’albero piantato dal Signore.

  2. La Famiglia dell’Amore Misericordioso, essendo stata voluta dal Signore per questi tempi, ha una parola profetica da dire: testimoniare il cuore misericordioso di Dio soprattutto per l’uomo di oggi.
    Abbiamo avuto su questo diverse e notevoli conferme.
    Citiamo anzitutto l’enciclica Dives in misericordia, riconfermata per noi dallo stesso Giovanni Paolo II venuto a Collevalenza. “Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di San Pietro a Roma, ritenevo questo messaggio come mio compito particolare. La Provvidenza me l’ha assegnato nella situazione contemporanea dell’uomo, della Chiesa e del mondo” (98).
    Il Papa nell’enciclica fa sostanzialmente tre grandi affermazioni: il Dio della Bibbia è l’Amore Misericordioso; l’uomo ne ha particolarmente bisogno oggi; la Chiesa svolge la sua missione se si fa mediatrice di misericordia per il mondo.
    E’ quello che la Madre Speranza fin dall’inizio del secolo aveva intuito nella luce del Signore ed è quello che la Famiglia religiosa nella sua organica struttura è chiamata a fare. L’essere una Famiglia, due Congregazioni e sei modalità è principalmente a servizio di questa missione.
    Altra conferma è l’insistenza del Papa sulla necessità della Nuova evangelizzazione del mondo. “L’ora è venuta per intraprendere una nuova evangelizzazione... L’uomo è amato da Dio! E’ questo il semplicissimo e sconvolgente annuncio del quale la Chiesa è debitrice all’uomo.
    La parola e la vita di ciascun cristiano possono e devono far risuonare questo annuncio: Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è «Via, Verità, Vita!» (Gv 14,6)” (99). I Vescovi italiani hanno raccolto questa indicazione nell’espressione “Vangelo della carità”. Che meglio del comandamento di Gesù può guidare la Chiesa nel passaggio del millennio?
    Infatti, ancora il Papa, invitando tutta la Chiesa alla preparazione per la celebrazione del grande Giubileo, scrive: “Nell’anno giubilare i cristiani si porranno con rinnovato stupore di fede di fronte all’amore del Padre, che ha dato il suo Figlio, «perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16)” (100). Dinanzi a Gesù, il Giubileo in persona, la Misericordia incarnata, che tutto può e vuole condonare, noi possiamo confessare le nostre miserie e infedeltà, possiamo chiedere perdono e ottenerlo, possiamo godere l’unità e la pace, possiamo ritrovare il senso della nostra storia. Lui è il buon Pastore che ancora una volta, volentieri, viene a cercarci e a radunarci. “Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre, di cui si riscopre ogni giorno l’amore incondizionato per ogni creatura umana, ed in particolare per il «figlio perduto» (cf Lc 15,11-32)” (101).

  3. La Famiglia dell’Amore Misericordioso è un segno profetico anche perché richiama fortemente la Chiesa come mistero di comunione. “La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG, n.1). E’ questa forse l’affermazione più importante del Vaticano II che ha posto al centro “l’ecclesiologia di comunione” (102).
    La comunione cristiana implica sempre una duplice dimensione: verticale (figli di Dio) e orizzontale (fratelli tra noi). E’ il dono più bello e l’impegno più serio. E’ già il Regno di Dio in mezzo a noi, perché “Dio è amore” (1Gv 4,8) e “la carità non avrà mai fine” (1Cor 13,8).
    La Chiesa incarna in modo sacramentale la comunione trinitaria col Padre, col Figlio suo e con lo Spirito e quindi ne deriva una conseguente comunione fraterna completamente nuova rispetto all’essere insieme solamente come uomini. La Chiesa è “un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (103).
    I Dodici sono stati con Gesù (cf Mc 3,14) e poi ci hanno testimoniato la gioia del Vangelo di Gesù Crocifisso e risorto. “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,3s).
    C’è da notare in questo testo come il “noi” e il “voi” siano strettamente congiunti da una profonda comunione che sfocia nella “nostra gioia”. La confessione di fede unisce i credenti in comunità e la fede è espressa in forma comunitaria.
    Per quello che riguarda la nostra esperienza diciamo con gli Apostoli: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’Amore che Dio ha per noi. Dio è Amore; chi sta nell’Amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui” (104).
    La nostra Famiglia con la sua unità differenziata testimonia questa comunione ecclesiale in cui, sotto il segno dell’Amore Misericordioso, vivono insieme sacerdoti religiosi, sacerdoti diocesani con voti, fratelli e sorelle che operano dentro e fuori della comunità.
    E’ l’esperienza viva dell’Amore Misericordioso il comune denominatore che costituisce la comunione-comunità. “Entreguémonos totalmente a Dios y él se dará totalmente a las EAM y entre ellas se establecerá una comunicación de intimidad, como miembros de una misma familia, o mejor dicho, como Padre e hijas, pues él nos trata como a tales” (105).
    Da qui dovrebbero scaturire atteggiamenti di stima e accoglienza reciproca, di rispetto e di confidenza, di dialogo e di condivisione, di comprensione sincera e cordiale (106). Nella comunità impariamo a formarci “un cuore capace di accoglienza misericordiosa verso tutti, in particolare verso chi è più bisognoso” (107). “Y así, unidos hijos y hijas, trabajar en vuestra santificación y en la de las almas, siendo luz para todos los que con vosotros traten” (108).
    Così insieme possiamo mettere in atto delle azioni che sono segno della carità divina diventata comunione fraterna. Questi segni la Madre li esprime nei seguenti termini:

  • “Hacerse abogadas y caritativas, medianeras de mis pobres” (109).

  • “Hacerse paño de lágrimas” di ogni bisognoso (110).

  • “Que todo necesitado halle en la «única Familia» verdaderas madres y verdaderos padres” (111).

  • “Imitar al buen Jesús que por amor a las miserias del hombre, no reparó en sufrimiento alguno” (112).

  • Accogliamo nelle nostre case “ogni tipo di bisognoso” (113) e viviamo con loro “in famiglia”, come “in un focolare domestico” (114).

 

IV. Alcune indicazioni formative

Da quanto precedentemente detto derivano impegni che riguardano sia la formazione iniziale che quella continua.

  1. E’ attorno alla Parola, specie al Vangelo della Carità, e alla mensa eucaristica che impariamo l’Amore. E’ principalmente un dono, “è lo Spirito di Gesù effuso nei nostri cuori” (Rom 5,5) e quindi lo vogliamo ricevere in maniera più consapevole e attenta (115).
    C’è da imparare continuamente dal Padre misericordioso sia l’essere figli sia l’essere fratelli, diventando noi stessi misericordiosi, anzitutto nella complessa articolazione del nostro essere e crescere come Famiglia.
    Gesù ci avverte che saremo riconosciuti come suoi discepoli se ci amiamo come Lui ci ha amato. Questo è l’unico, grande segno di riconoscimento anche della EAM e del FAM. E’ il comandamento dell’amore posto ai piedi del Crocifisso.
    Se noi siamo “una cosa sola“ come il Padre e Gesù (cf Gv 17,21), se siamo “una misma familia, una misma cosa”, come ci ha chiesto la Madre, allora anche attraverso la nostra testimonianza, il mondo crederà che Dio è Amore Misericordioso.
    Maria Mediatrice ci insegna come vivere questa comunione familiare.
  2. Siamo chiamati a sviluppare sempre più la dimensione ecclesiale-familiare. E’ la Chiesa che ci insegna l’autentica comunione fraterna e, viceversa, è alla Chiesa-comunione che vogliamo offrire la nostra testimonianza nell’ottica del carisma dell’Amore Misericordioso.
    “E’ nella vita fraterna delle singole comunità e delle comunità tra di loro che s’incarna l’unica Famiglia, così come nella Chiesa Particolare s’incarna l’unica Chiesa. La comunità è chiesa domestica come la famiglia”, per cui dovrebbe diventare una “vera casa-famiglia in cui regna l’amore fraterno e quindi l’ospitalità, la missionarietà e il servizio” (116).
    E qui vi è da tener presente e attuare tutto il capitolo delle Costituzioni sulla vita di Comunione tra noi (117).
  3. C’è bisogno di una formazione permanente “che abbia sia i tratti comuni dello stesso carisma religioso, sia i tratti specifici di ogni forma di appartenenza” (118). Occorrono sistematici incontri per affrontare e superare le difficoltà, un costante dialogo fraterno, un vicendevole apprezzamento. “I superiori siano particolarmente attenti a curare questa unità differenziata o diversità complementare, ricordando che trascurare qualche componente è danneggiare l’intera famiglia, con il conseguente indebolimento del carisma” (119).
    E’ particolarmente importante educare all’unità nella diversità, educare alla complementarietà come ricchezza carismatica. E’ questo il miracolo dello Spirito a Pentecoste, è questa l’unità chiesta da Gesù. Le diversità servono ad esprimere i molteplici aspetti del carisma, in modo da comporre il mosaico della misericordia e offrire una testimonianza completa. Occorre che ogni FAM e ogni EAM acquisisca questa mentalità aperta e pronta a sviluppare il proprio dono, a condividerlo, a ricevere e promuovere il dono dell’altro. Sono da evitare sia la visione riduttiva al proprio "ramo", sia la perdita delle specifiche modalità di appartenenza.
  4. Ogni FAM e ogni EAM dovrebbe essere più attento alla crescita di tutta intera la Famiglia con i sei “rami”, superando le difficoltà che s’incontrano a livello umano, psicologico e spirituale. Sono pertanto da incrementare la stima, il rispetto, l’umiltà, la pazienza, virtù che la Madre ha testimoniato e che la Ratio ha riproposto (120).
    Questo sentire e vivere il carisma della Famiglia nel suo insieme e nelle sue componenti va proposto soprattutto nella fase della formazione iniziale perché tutti siano educati in questa vocazione e perché ognuno abbia possibilità di scegliere bene la propria forma di testimonianza.
    Va richiamata l'urgenza della proposta vocazionale con questa presentazione della Famiglia nelle sue componenti, come risposta ai segni dei tempi e nella fedeltà al Progetto di Dio.
  5. E’ da sviluppare una maturità affettiva che sappia ben integrare il maschile e il femminile, quello che è specifico del sacerdote e del fratello, del Religioso/a che normalmente vive in comunità e del religioso/a che opera nelle attività temporali. La Madre ci chiede di “amarci come veri fratelli trattandoci sempre con il massimo rispetto” perché siamo una Famiglia distinta (121), “evitando quelle manifestazioni di familiarità che la sana prudenza sconsiglia” (122).
  6. Lo sviluppo dell’intera Famiglia si fonda sulla fedeltà creativa di tutti noi alle Costituzioni, ricordando che questo Progetto viene dal Signore. Siamo perciò chiamati ad un atteggiamento di fede e di obbedienza, anche quando ci riesce difficile comprenderlo e attuarlo.
    Per questo ci vorranno anche corsi, esperienze e attività d'insieme per approfondire e attuare ancora meglio ciò che il Signore vuole da noi come Famiglia. Un segno di comunione potrebbe essere attivato nel “bollettino ufficiale della Famiglia”: può aiutare a comunicare meglio tra i vari “rami”, le due Congregazioni e la “misma Familia”.

Collevalenza 19 marzo 1998 - Solennità di S. Giuseppe -


(1) IX Cap. Gen. Congr. EAM, Collevalenza 1995, p.12s.

(2) Usanze FAM, cap XV.

(3) cf Exh. 22.06.1966; Exh. 23.04.1964 e Usanze c. XV.

(4) cf Cost. EAM, n. 8; Cost. FAM, n. 9.

(5) cf Capitolo FAM 1986 e Capitolo EAM, 1989.

(6) cf Ratio nn. 10-12.

(7) cf Verbali 12.01.1955; 02.01.1958. cf 02.01.1958; Exh. 23.04.1964; 22.06.1966.

(8) Exh. 22.06.1966; cf anche Circ. 92.97.

(9) Ref. 20.

(10) Cap. XV.

(11) Cost. FAM e EAM, art 2.

(12) Testamento.

(13) La Passione, pp. 109 s.

(14) Balance, pp. 12ss.

(15) Ib., p. 10.

(16) Usanze FAM, p. 14.

(17) Parte seconda, cap. 5.

(18) Ib., cap. 2-4.

(19) Ib., cap. 6.

(20) Cf Parte terza della Ratio, nn 18-33.

(21) Cf art. 15.

(22) Circ. 97.

(23) Cf Perf. 6.13.52.53; Circ. 2.127.129.

(24) VI Capitolo Generale FAM, 1992, p. 5.

(25) Cf Cost. EAM, art. 18; Cost. FAM, art. 17.

(26) Exh. 2.1.1965.

(27) Diario, 5.XI.1927.

(28) Perf. n. 12.

(29) Novena all'AM, 1° giorno, meditazione.

(30) cf Perf. n. 53.

(31) Cf Cost. FAM., n. 65 e Cost . EAM., n. 62.

(32) Cf Exh. 26.02.1966.

(33) Verbali 07.12.1955.

(34) Cf Ref. 26.

(35) Verbali 02.01.1958.

(36) Circ. 97.

(37) Exh. 23.04.1964.

(38) Cf Ref. 26; Exh. 17.02.1964; 26.06.1966.

(39) Cf Exh. 26.06.1966; Usanze, c.15.

(40) Cf Exh. 26.02.1966.

(41) Cost. FAM., art. 65; cf Cost., EAM, art. 62.

(42) Ratio, n. 11.

(43) Per "modalità" intendiamo il modo di testimoniare. Vi è la testimonianza pubblica e quella "senza nessun segno esterno di consacrazione" (Cost. EAM, art. 9). Testimonianza pubblica della consacrazione significa renderla visibile nel vivere palesemente le esigenze dei consigli evangelici mediante i voti e la vita comune, portando un segno esterno (abito o altro distintivo). Cf CIC, can 607 §3, 673; Elementi essenziali dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa negli istituti dediti alle opere di apostolato, nn. 33-36; Religiosi e promozione umana, n 23 dove si dice che questi religiosi divengono "segno ancor più radicale di uno stile evangelico di vita e di partecipazione, per la testimonianza resa pubblica dalla loro professione e che si attua comunitariamente in tutte le sue espressioni".

(44) Per "ambito" intendiamo il tipo di attività o servizio per il quale ogni "ramo" è stato voluto dallo Spirito.

C'è l'ambito delle attività temporali nelle quali operano prevalentemente le EAMPAT e i fratelli FAMPAT.

C'è l'ambito del presbiterio diocesano nel quale sono incardinati e operano i SDCV.

C'è l'ambito "di tutte le opere di carità nelle quali l'Amore Misericordioso vuole essere annunciato e testimoniato" (Cost EAM, art. 18) prevalentemente dalle EAM e dai FAM che professano pubblicamente la loro consacrazione.

(45) Perf. n. 52.

(46) Cost. EAM, art.17.

(47) Circ. 2; Exh. 02.01.1965

(48) Cf Perf. n.6.

(49) Cf Perf. n.52.

(50) Cf Perf. n.6.

(51) Cf Cost. EAM, art. 18.

(52) Cf Pas. p. 111.

(53) Cf Circ. 104.

(54) Cf Perf. n.4.

(55) Cost. EAM, art.18.

(56) cf Cost. EAM. art.9.

(57) Exh. 02.01.1965.

(58) Cf Cost. EAM, art. 9.

(59) Circ. 22.

(60) Cost. EAM, art.18.

(61) Perf., n.205.

(62) Cf. Circ. 113; Cf Circ. 96 e 97.

(63) Cf. NA, n. 7.

(64) Cf. Const. EAM., art. 19.

(65) Cf. Statuto, art. 1.

(66) Cf. Ib., art. 1.

(67) Cf. Ib., art. 13.

(68) Cf. Ib., art. 13.

(69) Cf. Ib, art. 8.

(70) Cf. Circ. Pasqua 1966.

(71) Cf. Statuto, art. 10.11.17 e Circ. 30.04.1967.

(72) Estatuto, 1957.

(73) Prologo Costituzioni.

(74) Cost. FAM, art. 10.

(75) Cf Ib. art. 17-19.

(76) Cf n. 51.

(77) Cf Cost. FAM. art. 18. Si tratta di promuovere l'unione dei presbiteri tra di loro, come desidera il Vaticano II, ma anche l'unione del clero secolare con i religiosi "essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto, più con i fatti che con le parole" (cf ancora Cost. art. 18).

(78) Ib., art. 18.

(79) Cf PO, n. 8; LG, n. 28: CD, n. 28.

(80) Cf Cost. FAM, art. 19 e art. 81.

(81) cf PdV, nn. 27ss.

(82) Cf Usanze - Cost. FAM. art. 18; Verbali 05.11.1954 e 03.11.1954.

(83) Cost. art.57.

(84) Cf Cost.FAM, art. 19 ; Usanze, p. 82.

(85) Cost. FAM, art. 83.

(86) Cf Cost. art. 19.

(87) Cf. Diario.

(88) Cost., art. 20.

(89) Cf. Statuto, art. 2.

(90) Ib. art. 4.

(91) Cf VC, nn.60.104.

(92) Cf Const. FAM 1953, art.162.

(93) Cf. Cost., art. 21.

(94) Cf, anche per analogia, can..713 §1-2.

(95) Cf Const. 1953, art. 2 e Usanze, parte II, c. 14.

(96) Const. I953, art.2.

(97) Ratio, n. 10.

(98) Discorso all’Angelus, Collevalenza 22 novembre 1981.

(99) ChL, n.34.

(100) TMA, n.32.

(101) TMA, n.50.

(102) Cf ChL, n.19.

(103) LG, n.4.

(104) 1Gv 4,16 ; cf Cost, art. 8.13.

(105) Perf, n.45.

(106) Cf Cost. art.65ss.

(107) Cost. art.80.

(108) Exh. 23.04.1964.

(109) Perf. n.13.

(110) Perf. n.3.

(111) Perf. n.12.

(112) Bal. p.12.

(113) Cost. art.18.

(114) Circ. 103.

(115) Cost. FAM. art.64.

(116) Ratio, n.12.

(117) Seconda parte, c. VI ; cf anche Ratio nn.42-48.

(118) Ratio, n.10.

(119) Ib. n.10.

(120) Cf Ratio, nn. 27s.

(121) Cf Cost. parte II, art.15.

(122) Cost. EAM, art.62.