STUDI
 

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Mass Media,
ateismo e secolarizzazione
Prof. sa Annamaria Sancricca

 

Il problema dell’ateismo

 

 

“Testimoniare Dio Padre è la risposta cristiana all’ateismo” ha detto il Papa Giovanni Paolo II nell’Udienza generale del 14 aprile scorso. E invitava a riflettere come “L’epoca contemporanea ha conosciuto forme particolarmente devastanti di ateismo “teorico” e “pratico”. Soprattutto si rivela rovinoso il secolarismo con la sua indifferenza nei confronti delle questioni ultime e della fede: esso, di fatto, esprime un modello di uomo totalmente sganciato dal riferimento al Trascendente”
Anche la Redazione della nostra Rivista, a cominciare da questo numero, vuole offrire una serie di riflessioni sul tema (N.d.R.).

La parola del Papa e la parola dell’uomo “qualunque” La catechesi del Papa ci interpella fortemente circa il fenomeno più grave di questi tempi: l’ateismo da qui l’urgenza di una risposta al problema.
“L’epoca contemporanea – dice il Papa - ha conosciuto forme particolarmente devastanti di ateismo ‘teorico e …pratico. Soprattutto si rivela rovinoso il secolarismo con la sua indifferenza nei confronti delle questioni ultime e della fede: esso, di fatto, esprime un modello di uomo totalmente sganciato dal riferimento al Trascendente ”(cfr. catechesi del 14 aprile 1999). Diceva di sé André Frossard: “…più ancora che scettico e più ancora che ateo, indifferente e preoccupato da ben altre cose che da un Dio che non pensavo neppur più a negare”. L’<indifferente> ignora la realtà, non ha interesse, non si cura di porsi il problema, quel problema che è poi la sostanza della sua vita, perché la vita eterna è la vera vita che ci aspetta; la perdizione eterna o la salvezza eterna, non è cosa che può lasciarci indifferenti! “L’ateismo ‘pratico’ – prosegue il Papa - è così un’amara e concreta realtà. […] Occorre lasciarsi guidare dalla Parola di Dio per leggere questa situazione del mondo contemporaneo e rispondere alle gravi questioni che esso pone”. Un tempo la Parola (Cfr. Nietzsche e Heidegger) era il possesso stesso della verità come norma universale, come presenza luminosa che fuga le brume del mattino. E’ la parola che fonda il presentarsi della realtà e il manifestarsi della libertà. “Oggi siamo malati di parole, perché siamo sommersi dalle parole in tutte le direzioni: stampa, radio, televisione… con le risorse infinite della tecnica che ci bombardano di parole da ogni parte, non ci lasciano neppure un cantuccio per l’intimità della gioia e del dolore, della speranza e della disperazione. Ormai non potremo più difenderci dalle parole. […] La parola oggi non significa più la presenza dello spirito, ma il dominio della materia e la prepotenza delle sue energie prive di ogni pudore e rispetto. […] L’uomo moderno ha perso il senso originario e le proporzioni della Parola. […] è il mondo dei fenomeni che ci nasconde il reale dentro e fuori di noi […] togliendo all’anima ogni aspirazione di mediazione fra l’uomo e Dio”. Così negli anni settanta il filosofo C. Fabro in L’Avventura della Teologia Progressista.

 

Per capire bisogna andare lontano…

Parlare di “uomo” e di “mondo” comporta l’accendersi di voci nella storia del pensiero umano che mostra quanto l’uomo sia unità: corpo, organi finalizzati a specifiche funzioni e spirito che pensa, che produce cultura, che fa scelte e tutta questa realtà, presa nella sua globalità e interezza, è l’uomo. L’uomo tutto intero è l’uomo che, superando la concezione platonica e neoplatonica viene definito come unità psico-somatica o, se piace di più, spirito incarnato.
L’uomo è una realtà unitaria e la filosofia antica nasce come ricerca razionale del “perché” delle cose e, guarda caso, sulla base del desiderio dell’uomo di chiedersi qual è il principio della realtà che lo circonda. La ricerca del principio delle cose attraversa tutto il pensiero filosofico per varcare il sipario delle apparenze. Sollecitato da questo bisogno scaturisce un umanesimo che è quello dei primordi della filosofia che sposta l’attenzione dell’uomo dalla natura a se stesso per cui l’uomo si riconosce nella natura fisica del mondo e, nel contempo, nella realtà più vera della sua natura che è lo spirito.
Scorrendo la storia vediamo che la filosofia s’incontra con la religione cristiana, il mondo greco ellenista s’incontra col cristianesimo, con il quale deve pur fare i conti. Approdiamo al Medio Evo e vediamo identificarsi la sensibilità dell’epoca con il Teocentrismo: ogni realtà è ordinata a Dio, da Lui viene e a Lui ritorna.
L’Umanesimo Rinascimentale può non essere pensato come reazione al teocentrismo, ma, sta di fatto, che i pensatori si laicizzano, ne scaturisce così una mentalità che non è più religiosa, per cui tutta la realtà, anche quella politica, che nel Medio Evo viene vista filtrata con le categorie religiose, ora viene percepita in una dimensione diversa.
Se nel Medio Evo tutto il sapere era ricondotto ad una sorta di teocentrismo, nell’Umanesimo rinascimentale, al contrario, nasce l’antropocentrismo che mira a centrare le cose nella realtà dell’uomo e questo non solo e non tanto come reazione all’epoca precedente quanto piuttosto come un vedere tutta la produzione del pensiero: arte, cultura, letteratura e quant’altro, centrata sull’uomo che viene definito “microcosmo” in contrapposizione al “macrocosmo”. In qualche modo anche qui ritroviamo, in fondo, una parte di verità, emersa già nella filosofia antica che diceva che dentro l’uomo si ritrovano tutte le dimensioni del creato, infatti, come s’è detto, l’uomo è attraversato da tutte le dimensioni del creato, perché con il suo corpo partecipa al mondo fisico, col suo spirito partecipa alla realtà spirituale.

(continua)


Quando ti invoco, rispondimi.

Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
    Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?   
    Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele.
Il Signore mi ascolta quando lo invoco.   
    Tremate e non peccate,   
    sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.   
    Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene?”.    
    Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Hai messo più gioia nel mio cuore
di quanto abbondano vino e frumento.
    In pace mi corico e subito mi addormento:   
    tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.

(Salmo 4, 2-9)

 

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ultimo aggionamento 13 giugno, 2009