STUDI
 

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Mass Media,
ateismo e secolarizzazione
Prof. sa Annamaria Sancricca

I mass media
e la mentalità
secolarizzata

“Testimoniare Dio Padre è la risposta cristiana all’ateismo” ha detto il Papa Giovanni Paolo II nell’Udienza generale del 14 aprile scorso. E invitava a riflettere come “L’epoca contemporanea ha conosciuto forme particolarmente devastanti di ateismo “teorico” e “pratico”. Soprattutto si rivela rovinoso il secolarismo con la sua indifferenza nei confronti delle questioni ultime e della fede: esso, di fatto, esprime un modello di uomo totalmente sganciato dal riferimento al Trascendente”
Anche la Redazione della nostra Rivista, a cominciare da questo numero, vuole offrire una serie di riflessioni sul tema (N.d.R.).

 

Fattori della secolarizzazione

La secolarizzazione è una particolare visione del mondo, è un esplicito rifiuto, del “sacro”, pur ammettendo che il “sacro” ha una sua sfera. Essa affonda le sue radici nell’umanesimo radicale e trova la sua giustificazione nel pluralismo ideologico, nell’apparente accresciuta esigenza di razionalità e nell’industrializzazione.

Quale pluralismo ideologico?

1.    Libertà di dire le proprie opinioni; ma questo non è pluralismo ideologico, è solo clima di intesa, rispetto l’uno dell’altro, è comunione di spirito, purché le proprie opinioni siano dette nei modi dovuti.
2.    Equivalenza di tutte le ideologie; tutte le ideologie si equivalgono e non sono altro che manifestazioni delle possibilità dello spirito umano da mettersi a confronto, ma di cui nessuna può pretendere di essere più dell’altra.
Nell’attuale contesto culturale pluralismo ideologico significa “equivalenza di tutte le ideologie” e allora dal piano della verità oggettiva si passa al piano della verità soggettiva e la verità soggettiva prende il posto della verità oggettiva e, poiché ciascuno di noi ha diritto di dire la propria opinione, queste singole opinioni, qualunque sia il loro contenuto, devono, per forza di principio, in quanto uno ha la libertà di dirle, avere lo stesso valore di qualsiasi altra opinione. Ma questo pluralismo è relativismo ideologico, è storicismo, è immanentismo. E’, per dirla con Hegel, la razionalizzazione di tutta la realtà. L’ambiguità, che si nasconde dietro l’espressione “pluralismo ideologico” esplode, in tutta la sua evidenza, quando si passa dal concetto di “pluralismo ideologico” - come espressione cumulativa della libertà di opinione - alla concezione che tutte le opinioni sono uguali. Se si ammette che tutte le opinioni si equivalgono, si accetta il principio hegeliano del “tutto ciò che è e che accade è razionale” dunque è positivo e allora non c’è opposizione tra bene e male.

Il secondo fattore della secolarizzazione è l’accresciuta esigenza di razionalità. Ma cosa vuol dire accresciuta esigenza di razionalità se non maggiore consapevolezza che si può e si deve usare la ragione? E a cosa serve l’esercizio della razionalità se non a diventare persona libera e autonoma, capace di scelte significative per sé e per la società civile? Di fatto, però, ci rendiamo conto che, soprattutto ad opera dei mass media, che fanno opinione, la razionalità viene sempre più condizionata da una evidente esaltazione dell’emotività e delle apparenze.
Esiste ciò che i mass media fanno conoscere, ciò di cui i mass media non parlano non esiste. E’ vero ciò che è vero secondo quanto i mass media fanno credere e non ciò che contiene principi di verità.
Il terzo fattore del processo di secolarizzazione, a livello sociale, è l’industrializzazione: “L’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all’intero universo. Provocati dall’intelligenza e dall’attività creative dell’uomo, su di esso si ripercuotono, sui suoi giudizi e desideri individuali e collettivi, sul suo modo di pensare e agire sia nei confronti delle cose che degli uomini. Possiamo così parlare di una vera trasformazione sociale e culturale che ha i suoi riflessi anche nella vita religiosa” (GS., n. 10).
E’ la globalizzazione, oggi realtà, che crea ingiustizie macroscopiche a livello di distribuzione delle risorse mondiali e rende sempre più profondo e circostanziato il solco che divide paesi ricchi da paesi poveri e, all’interno di questi, i ricchi dai poveri. A livello individuale tutto ciò si traduce nella ricerca spasmodica del benessere e del denaro a tutti i costi. In tale contesto di mentalità, la gente apprezza sempre meno la presenza del trascendente nella vita quotidiana, cresce la secolarizzazione e cresce il distacco dal sacro.

I Mass Media esaltano tutti e tre questi fattori

I mass media, e particolarmente la televisione, data la natura “contornuale” dei loro linguaggi - concretezza tangibile e non concettualità, con tutto ciò che ne consegue - in forza delle “comunicazioni inavvertite”, di fatto, esaltando il soggettivismo riducono la possibilità di riferimento a criteri di oggettività; esaltando l’emotività mortificano l’esercizio della razionalità; esaltando il benessere e il possesso delle ricchezze costruiscono, giorno dopo giorno, una mentalità materialistica e secolarizzata che orienta le nostre scelte, le condiziona e le rende sempre più conformi a comportamenti di massa che deresponsabilizzano e favoriscono la prevalenza di atteggiamenti sociali, largamente diffusi, che spingono a rifuggire l’impegno e il coinvolgimento effettivo nell’agire per rinnovarsi e cambiare se stessi e il mondo.

La secolarizzazione ostacolo ad una vera conversione

Una mentalità tutta ripiegata su se stessa, atta a cogliere le apparenze non già la sostanza delle cose non possiede in sé le condizioni per comprendere i significati spirituali che fondano la vita cristiana. Essere cristiano vuol dire avere e praticare una certa concezione di vita. “Credere” è sapere e praticare di conseguenza che Dio è il solo vero Dio; è non anteporre il dio-denaro al Dio vero; è “amare” e amare è essere disponibili all’unione, è dare senza voler ricevere, è darsi per ciò che l’altro presenta di valore: Dio perché ci ha creati e ci ha destinati a una felicità senza fine, dopo questa vita. Una mentalità secolarizzata frena la conversione cioè il cambiamento netto di opinione e ostacola la comunicazione intellettiva per la quale sono indispensabili precise condizioni:

1.    Comunanza di conoscenze previe
2.    Comunanza di linguaggio
3.    Comunanza di mentalità.
Nella fattispecie, mancando la comunanza di mentalità, non c’è comunicazione e quindi conoscenza.
La mentalità secolarizzata è come un muro che si frappone tra l’intelligenza e la realtà e la persona non è più in condizione di conoscere quei significati che vanno al di là di ciò che appare.
L’acqua p.e. è il segno sacramentale del battesimo, ma se non si va oltre il segno materiale dell’acqua non si può comprendere il significato del gesto del battezzare. Quale la differenza di una persona prima e dopo il battesimo? all’apparenza nessuna, ma a livello di significato di segno la differenza è infinita, infatti quel bimbo, ricevuto il sacramento, sarà capace di porre gesti che lo superano, in forza della comunicazione producente, prodotta appunto dal Sacramento.

(continua)

 

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005