STUDI
 

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Santuario di Collevalenza, Cappella dedicata a S. Teresa di Gesù Bambino

Roberto Moretti

Un carisma fondato sull’esperienza del mistero di Dio

 

 

Il carisma di Teresa non è come quello profetico, quando Dio chiama un uomo per nome e gli mette in bocca la sua parola. Non è come quello che gli Apostoli ricevono da Cristo per continuare la sua opera salvifica. Non è come la “diaconia” variamente esercitata per conferimento dall’Autorità della Chiesa.
Il carisma teresiano è spirituale e mistico, con un contenuto caratterizzato eminentemente dall’orazione nel suo itinerario alla intima unione con Dio. Questo carisma è costituito da quattro fattori: la profonda esperienza del mistero di Dio e della vita divina nell’uomo, la illuminazione soprannaturale, la felice mediazione della parola, la destinazione ecclesiale.
Nel proclamarla Dottore della Chiesa Paolo VI la qualificava come la Grande Maestra dell’orazione. Come dire la Maestra per antonomasia. Qui l’orazione viene presa nella sua massima espressione: sino all’alta contemplazione, sino alla più intima e profonda unione e comunione con Dio. Il filo conduttore, la luce che apre e rischiara tutto il cammino teresiano dell’orazione è l’amicizia tra Dio e l’uomo.
L’amicizia nella più pura e perfetta accezione evangelica: l’amore trinitario, l’amore del Padre e del Figlio. L’amore che i mistici cristiani hanno chiamato “trasformante”. Teresa, che ama molto le immagini desunte dall’acqua, nelle Settime Mansioni del suo Castello interiore, la descrive con queste parole: “È come l’acqua del cielo che cade in un fiume o in una fonte, dove si confonde in tal modo da non saper più distinguere quella del fiume da quella del cielo (Ms 7, 2, 4).
La realizzazione più forte di questa amicizia, di questo rapporto si ha nelI’esperienza mistica, cioè nell’esperienza della presenza, dell’azione, dell’autocomunicazione di Dio Trinità all’uomo. In tale esperienza si trova la maggiore attuazione della vita spirituale dell’uomo, cioè nel suo essere creaturale nella elevazione soprannaturale, nel fluire della vita trinitaria in lui, nella dimensione della sua vita eterna in Dio. In questa divina esperienza l’uomo raggiunge il culmine della sua esistenza della sua operazione e della sua vita: nella “manifestazione del Verbo della vita”, nel linguaggio giovanneo o della “vita in Cristo” o Dell’uomo spirituale”, nel linguaggio Paolino.
Teresa di Gesù ha avuto in maniera eminente, direi in misura eccezionale l’esperienza vitale di questo misterioso mondo divino.
Tale esperienza mistica è la sorgente profonda del carisma spirituale di Teresa. Ma in lei si è verificata un’altra comunicazione del mondo soprannaturale: il carisma della conoscenza, direi dell’analisi di questa realtà che per sé sfuggono e trascendono una tale conoscenza.
Ciò è avvenuto in S. Teresa per mezzo di mirabili rivelazioni che abbracciano largamente verità della fede costitutive della nostra vita soprannaturale. Percorrendo gli scritti teresiani ci troviamo spesso di fronte a tali folgoranti illuminazioni. Esse riguardano la stessa realtà misteriosa della esperienza mistica: della natura dei gradi, delle cause, degli effetti della comunicazione di Dio all’uomo e della risposta dell’uomo. È una rivelazione del profondo mistero dell’uomo, perché la comunicazione divina viene fatta alle radici dell’essere creato.
Le rivelazioni concernono inoltre i misteri di Cristo, i suoi rapporti con il Padre, con l’umanità assunta, nella Eucaristia, la sua presenza ed azione anche nei più alti gradi della contemplazione ecc. Teresa ha avuto anche folgoranti rivelazioni sul mistero trinitario, non solo in rapporto all’inabitazione trinitaria nell’anima ma anche nel supremo mistero della vita intratrinitaria.
V’è poi la presenza di un terzo fattore del carisma “dottorale”: il dono della parola. Teresa, che nel rapporto umano fu una conversatrice affascinante, ricevette da Dio un eccezionale dono della parola, orale e scritta, per poter comunicare le “ineffabili esperienze e verità del profondo.
Parliamo di un “dono”, perché lei stessa ripetutamente afferma l’intervento divino. Confessa che a volte scrive come se avesse innanzi agli occhi un modello da ricopiare. Trovandosi in difficoltà per descrivere un elevato grado di orazione contemplativa, ecco quello che ci dice: “Il Signore ha voluto concedermi questa specie di orazione, subito dopo la comunione. Mi sono trovata che non potevo far nulla, ed Egli mi ha suggerito dei paragoni, mi ha illuminata sul modo di esprimermi e su quello che l’anima deve fare. In un istante ho compreso ogni cosa, e ne fui molto meravigliata” (Vita, 16, 2).
Più volte Teresa ritorna su questo aiuto straordinario. Si ritiene con buon fondamento che il Signore stesso in visione le facesse contemplare l’anima in forma di un castello tutto cristallo e diamante splendente di una luce e di una bellezza celeste, per fornirle l’ispirazione del suo capolavoro: il Castello interiore. Qualche teste nel processo di beatificazione ha deposto di aver visto Teresa dal volto luminoso quando scriveva questo libro, e che, anzi, si vedevano delle pagine riempirsi mentre la mano di Teresa rimaneva immobile. Mi verrebbe quasi di affermare che molte pagine siano state scritte a quattro mani: da Teresa e da Gesù.
Quello che è certo è che quando la Santa esprimeva il suo dispiacere per la proibizione, emanata dalla Inquisizione, di libri di spiritualità in lingua volgare, il Signore le disse: “Non affliggerti perché io ti darò un libro vivente” (Vita, 26, 5). Il libro vivente le fu spalancato nelle mirabili visioni di Dio e dell’umanità di Cristo. Scrive Teresa: “Ebbi tanto da pensare e da raccogliermi per quello che vedevo, e il Signore m’istruiva con tanta tenerezza e in così varie maniere che quasi non ebbi più bisogno di libri o alme” di poco. Allora per apprendere la verità non ebbi altro libro che Dio. E benedetto quel libro che lascia così bene impresso quello che si deve leggere e praticare da non dimenticarsi più!” (ivi).
Cosi nasceva il carisma mistico teresiano. Per l’intervento di questi fattori ci spieghiamo la profondità delle analisi, la potenza delle espressioni, la meravigliosa bellezza, descrizioni di questa complessa fenomenologia, naturale e soprannaturale insieme. Gli scritti di Teresa hanno da sempre costituito la fonte di sublimi insegnamenti, ma anche la gioia dei lettori, siano essi teologi o semplici fedeli.
Ma v’è un altro fattore, di estrema importanza nella nascita di questo carisma: Ia Chiesa. Teresa amò la Chiesa con passione ardente. Soffri e pianse per la scissione dell’eresia, ma anche per lo smarrimento, l’indifferenza, la pavidità di tanti cristiani. Il bene spirituale della Chiesa fu l’oggetto delle sue continue preghiere, lo stimolo per attuare la Riforma del Carmelo e affrontare persecuzioni e travagli senza numero.
Ma quando il Signore l’introdusse nel mondo meraviglioso dell’orazione, della contemplazione e della esperienza mistica, lei non poté concepire queste immense ricchezze come sua proprietà e privilegio, ma arse dal desiderio di riversarle tutte sulla Chiesa. Fu la sua vocazione, la sua missione “profetica”, che il Signore le affidò tramite l’ordine di direttori, confessori e superiori, testimoni di quelle ricchezze. Nacquero così quasi tutti i suoi scritti.
Collocata sull’alto della torre —secondo una sua espressione— piange sul mondo accecato dall’orgoglio, dalla boria, dalla cupidigia dell’oro, dalla sensualità; vorrebbe avere voce potente per essere intesa da tutti, particolarmente dai grandi, dai re, per richiamarli alla loro responsabilità. Tutto il capitolo 21 della Vita trabocca di questi fremiti: “O Signore, perché non mi date di proclamarlo ad alta voce?... Deh!fate, o Signore, che anche per me spunti il giorno in cui possa alquanto soddisfare al molto che vi devo!... Conosco il poco che valgo, ma arrivata fino a Voi, in cima a questa torre da cui si scoprono tante verità, sarò capace di tutto, sempre che Voi non mi lasciate”.

 

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005