DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
a cura di Madre Gemma eam

Giovedì Santo
Roma 22 aprile 1943

 

 

 

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Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983
Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso
Fondatrice del Santuario di Collevalenza
È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione.
Riproponiamo in questo e nei prossimi numeri della Rivista delle Riflessioni sulla Passione di Nostro Signore, scritte dalla Madre Speranza per la Settimana Santa del 1943. (N.d.R.)

Care figlie, consideriamo oggi la Passione di Gesù dalla sentenza di morte sino alla crocifissione. Figlie mie, Pilato è il tipo di governatore corrotto dal rispetto umano. Egli infatti sa che perseguitano Gesù per invidia, inoltre è stato avvertito dalla moglie di non macchiarsi del sangue di quel Giusto ed è convinto dell’innocenza di Gesù tanto che l’ha proclamata con la sua stessa bocca, e tuttavia, codardo e insicuro, giunge un po’ alla volta a violare la giustizia fino a diventare deicida.
Consideriamo la rabbia dei Principi dei Sacerdoti. Essi, simulando una apparenza di giustizia nel processo celebrato contro Gesù, seducono il popolo, lo persuadono a chiedere la liberazione di Barabba e lo spingono a gridare: “Il sangue di Lui ricada su di noi e sui nostri figli”.
Gesù per salvare gli uomini si consegna volontariamente nelle loro mani, non fa nulla per salvarsi e offre per noi all’eterno Padre la sua Passione.
Ci serva di esempio la caduta di Pilato affinché non ci lasciamo mai trascinare dal rispetto umano. Cerchiamo di essere sempre nobili, rette, e allontaniamo da noi l’ipocrisia. Pilato per rispetto umano giunse a violare la giustizia fino a diventare deicida. Questo succede anche a noi a causa del peccato; incominciamo con i peccati meno gravi e questi insensibilmente ci portano ai più gravi. Pertanto, se vogliamo evitare il peccato mortale, è necessario che combattiamo quello veniale.

Gesù è caricato della croce.
Essa è ignominiosa, pesantissima e molto dolorosa perché deve portarla sulle spalle piagate. Gesù va in compagnia di due famosi ladroni, condannati alla morte di croce per i loro delitti; Egli appare così come capitano di ladri. Figlie mie, consideriamo in Lui il vero Isacco che è caricato del legno sul quale deve essere sacrificato per la salvezza del mondo, mentre l’eterno Padre porta il fuoco e il coltello.
Il banditore va pubblicando la sentenza, il popolo lo segue gridando, i soldati lanciano mille ingiurie. Figlie mie, Gesù va cadendo e rialzandosi, perdendo sangue e lasciandone una scia sulla strada dal Pretorio fino al Calvario.

Simone Cireneo aiuta Gesù a portare la croce.
Egli è l’immagine dei fedeli che portano la croce di Gesù e che, per disposizione della divina Provvidenza, la portano dietro a Gesù. Figlie mie, portare la croce è inevitabile; portarla seguendo Gesù è grazia immensa; portarla dopo che Gesù l’ha portata è gloria.
Le donne pietose di Gerusalemme ci ricordano il motivo per il quale dobbiamo piangere la nostra sorte futura se non ci convertiamo. L’incontro di Gesù con la SS. Vergine è una scena d’immenso dolore.

Gesù viene crocifisso.
È crocifisso il Figlio di Dio, nostro Padre, nostro Redentore, nostro Sposo. Gli sono accanto diverse persone: gli scribi, i farisei e il popolo che rabbioso grida con immensa barbarie; le sante donne che piangono e la SS. Vergine che nel suo cuore ripete: “Si faccia in me secondo la tua parola”.
Gesù soffre nel corpo e nello spirito. Soffre quando, appena giunti sul Calvario, gli danno il vino misto a fiele; quando viene spogliato delle sue vesti per la grande vergogna di un tale affronto subito davanti a tutti; quando viene disteso sul legno della croce e i suoi piedi e le sue mani sono trafitte dai chiodi; quando gli vengono slogate le ossa nello stirargli il braccio per inchiodare la seconda mano perché non arriva al foro praticato nel legno; quando vede la sua SS. Madre e S. Giovanni ai piedi della croce; e quando ode gli insulti dei giudei e le burle dei soldati che passano davanti alla croce.
Consideriamo come le circostanze aggravano la sua sofferenza. È il giorno di Pasqua, quando maggiore è il concorso di gente a Gerusalemme; a mezzogiorno, perché tutti possano vederlo; sul Monte Calvario, luogo fetido dove venivano castigati i malfattori, per dimostrare che muore per i nostri delitti; tra due ladroni come un malfattore; e sulla croce, morte ignominiosa.
Consideriamo come soffre Gesù. Come Re dal trono della croce, ben diverso dal trono celeste; come gran Sacerdote e Pastore vigilantissimo delle nostre anime. La sua mitra è la corona di spine, il suo scettro la croce, gli anelli i chiodi delle mani, i suoi vestiti disonorevoli.
Come buon Maestro sale sulla cattedra della croce e, alla fine della sua vita, fa l’epilogo di quanto ha insegnato nel mondo, in particolare delle otto beatitudini. Gesù, mostrandosi fortissimo Capitano e Signore degli eserciti, presentatosi nella campagna rasa del Monte Calvario, vince la battaglia contro le potenze dell’inferno, distruggendo il regno dei vizi e combattendo con le armi della croce, dei chiodi, delle spine, dei flagelli, degli insulti e degli sputi.
Gesù muore abbracciato alla povertà, i soldati infatti si ripartono la sola cosa rimastagli, le sue vesti, e così dona beni, sangue e vita.
Questo insegnamento è dolorosissimo per la SS. Madre. Agendo per avarizia, i soldati danno in tutto compimento alle Scritture. Quando si dividono le sue vesti, infatti, giunti alla tunica tessuta d’un sol pezzo dalla SS. Vergine e tutta impregnata di sangue, essi, che per incarico dei giudei stanno là seduti a far la guardia, la sorteggiano.
Le cause della sofferenza di Gesù sono indicate nel titolo della croce: Gesù, che vuol dire Salvatore, muore per la salvezza del mondo; Nazareno, che significa fiorito e santo, indica che salendo sul legno della croce Egli, il Santo dei Santi, la fa fiorire di virtù; Re, perché Re del cielo e il suo regno incomincia dall’albero della croce, come il regno del peccato aveva avuto inizio dall’albero del paradiso terrestre; dei giudei perché, pur negandogli essi il titolo di re, è veramente loro Re, e Re di tutte le nazioni del mondo.
Il titolo fu scritto in tre lingue perché lo potessero conoscere tutte le nazioni del mondo.
Gesù morendo sulla croce distrugge l’opera del peccato originale e vince il serpente infernale su tutta la linea. Vince la superbia con l’umiltà, l’ambizione di onori con l’estrema povertà, il piacere e la sensualità con gli aspri dolori.

La Cena
Gesù celebra la Cena legale, si accomiata da sua Madre, le dice quanto dovrà soffrire nella Passione e le raccomanda il suo gregge, che si disperderà fino a quando Egli risusciterà il terzo giorno.
Sulla strada da Betania a Gerusalemme, gli Apostoli camminano molto tristi, mentre Gesù cammina molto contento perché va incontro alla morte con il fervore del suo infinito amore, perché dimostra loro quanto li ama mangiando con essi l’agnello legale e l’altro Agnello di valore infinito che è lo stesso Sacramento. “Ho desiderato ardentemente mangiare con voi questa Pasqua”.

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005