STUDI
 

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Mass Media,
ateismo e secolarizzazione
Prof. sa Annamaria Sancricca

Il Giubileo, dei giovani: segno dello spirito

“Testimoniare Dio Padre è la risposta cristiana all’ateismo” ha detto il Papa Giovanni Paolo II nell’Udienza generale del 14 aprile scorso. E invitava a riflettere come “L’epoca contemporanea ha conosciuto forme particolarmente devastanti di ateismo “teorico” e “pratico”. Soprattutto si rivela rovinoso il secolarismo con la sua indifferenza nei confronti delle questioni ultime e della fede: esso, di fatto, esprime un modello di uomo totalmente sganciato dal riferimento al Trascendente”
Anche la Redazione della nostra Rivista, a cominciare da questo numero, vuole offrire una serie di riflessioni sul tema (N.d.R.).

L’Evento

Dal 15 al 20 agosto s’è svolta la quindicesima giornata mondiale della gioventù: due milioni i giovani convenuti a Roma e provenienti da ogni angolo della terra. Tra le iniziative più significative l’accoglienza dei giovani, la via crucis, la celebrazione del sacramento della riconciliazione, la veglia di preghiera e la celebrazione eucaristica; un eccezionale evento religioso e spirituale nel contesto dell’anno giubilare, realizzato con la collaborazione di diversi enti religiosi e laici, il Comune di Roma in particolare, per il coordinamento e l’accoglienza dei pellegrini.
I giovani, sempre protagonisti nelle diverse iniziative, sono stati amorevolmente guidati nella riflessione, sulla scia della parola di Dio, da Giovanni Paolo II, il quale, nel consegnare il Vangelo, ha dato loro il compito di annunciare Cristo al mondo. Ha detto deciso: “accendete il mondo con la vostra fede […] Siete il cuore della Chiesa, il futuro ha bisogno di voi”. Gioia e responsabilità dunque per accogliere il progetto di Dio e costruire insieme con Lui una cultura nuova, quella dell’amore.
Ha tenuto però a precisare che “non il Papa vi ha radunato qui, bensì la persona di Cristo […] Cristo ci interpella personalmente e sollecita una decisione. Qual è la nostra risposta? Cari giovani, se siamo qui oggi è perché ci riconosciamo nell’affermazione dell’apostolo Pietro: “Signore, solo tu hai parole di vita eterna. […] È importante rendersi conto che, tra le tante domande affioranti dal vostro spirito, quelle decisive non riguardano il “che cosa”. La domanda di fondo è “chi”, verso “chi” andare, “chi” seguire, “a chi” affidare la propria vita… Solo Gesù di Nazaret, il figlio di Dio e di Maria, il Verbo eterno del padre, nato duemila anni orsono a Betlemme di Giudea, è in grado di soddisfare le aspirazioni più profonde del cuore umano”. Questo l’evento.

 

“Come” hanno interpretato l’evento gli opinionisti laici…
è anche un fatto di mentalità!

Il gran raduno di Tor Vergata era stato accuratamente preparato e quei giovani sapevano che cosa cercare, pur avendo rivelato modi di essere, nei rapporti sociali, simili a quelli di ogni altro coetaneo. “In realtà è Gesù che cercate – dice il Papa – quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae”.
I Papa-boys hanno ben capito che Dio ha un progetto su ciascuno di loro e che l’uomo non è un protagonista solitario; l’importante è scoprire e aderire a quel progetto, mentre si è tentato di accendere l’interesse sul problema malinteso del sesso.
Ma tant’è! “È sbagliato fare apostolato esaltando i fenomeni di massa […] Il Papa ha colto quest’occasione unica (la caduta del muro di Berlino) e ha proposto la Chiesa cattolica come alternativa al comunismo puntando sulla sensibilità ai temi sociali. Con il passare degli anni abbiamo visto accentuarsi questa politica della spiritualizzazione delle masse, che a Roma ha raggiunto il suo acme. Ma non posso non provare disagio nel constatare l’importanza attribuita ai numeri da una fede che punta tanto sull’interiorità. Se la Chiesa ritiene di fare apostolato con la religiosità delle masse perde sicuramente qualcos’altro, e mi meravigliano certi toni enfatici usati dalle gerarchie vaticane”.
A queste argute osservazioni di Sergio Romano, togliendo d’imbarazzo il Cardinale di Vienna e il Presidente della Comunità di S. Egidio, ospiti del dibattito, ha ben risposto un giovane spiegando che, se Gesù fosse vissuto nel nostro tempo, per evangelizzare, certamente avrebbe usato strumenti tecnologici come la Tv e Internet.
È un fatto di mentalità o non piuttosto insufficiente approfondimento della realtà cristiana? Quei giovani hanno capito che Cristo non è una favola per bambini, “Egli ama ciascuno di noi – ha detto il Papa – in maniera personale e unica… Ci ama quando riempie di freschezza le giornate della nostra esistenza e anche nell’ora del dolore, quando permette la prova… Sì, cari amici, Cristo ci ama e ci ama sempre, ci ama anche quando lo deludiamo, egli non ci chiude mai le braccia della sua misericordia”.
Che meraviglia; questa sì ch’è meraviglia! questo parlar chiaro; non aver paura di presentare la verità del nostro essere, provocare le domande di fondo che danno senso alla vita, stimolare ad una progettualità di sé; proporre la verità della croce. Il rifiuto di ogni ipocrisia, del perbenismo tanto di moda oggi. Il vecchio Papa, come ama definirsi, ma giovane nel cuore, si illumina quando dialoga con i giovani; conosce il segreto del successo pastorale e ce lo confida egli stesso “Nella mia ormai lunga esperienza, tra tante situazioni diverse, mi sono confermato nella convinzione che soltanto dal terreno della santità sacerdotale può crescere una pastorale efficace […] Il segreto più vero degli autentici successi pastorali non sta nei mezzi materiali […] ma nella santità del sacerdote” (Cfr. Dono e Mistero, Giovanni Paolo II, ed. Vaticana).
Quest’uomo ha avuto il coraggio di consegnare ai giovani la croce, perché attraverso di essa potessero apprendere l’amore folle di Dio, altro che alternativa al comunismo! La croce segno dell’amore di Dio.
Il problema è che gente come Romano, Cacciari e Flores D’Arcais, tanto per citare i personaggi intervistati da Della Noce al termine della festa a Tor Vergata, ragionando con la mentalità secolaristica, ch’è quella costruita dai mass media, hanno evidente difficoltà a comprendere il preciso taglio con il quale è stato impostato e realizzato l’intero evento, perché mancano le condizioni di base della comunicazione: la comunanza di mentalità (diversa visione della vita) e la comunanza di conoscenze previe (ignoranza in materia di fede) e allora è come parlare cinese a chi non lo conosce. Come sempre è anche un problema di comunicazione.

 

Lo Spirito, il vero Comunicatore

È stato detto che il Papa è un esperto comunicatore massmediale; certo gli si debbono riconoscere doti comunicative eccezionali, anche perché dall’articolo 37 della “Redemptoris Missio” si evince che ha ben compreso la natura del problema della comunicazione di massa, infatti dice che la nuova evangelizzazione, che è comunicazione, non vuol dire nuovi contenuti di annuncio, ma nuovi modi di annuncio per rendere intelligibile il messaggio cristiano; capacità dunque di integrare il Vangelo in questa nuova cultura e non viceversa; come dire gettare le reti della Parola: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (cfr. Mt. 5,19).
Gli applausi che esplodevano nel momento in cui il Papa dava ragione delle affermazioni che veniva facendo è la prova provata che i giovani comprendevano il suo dire in un dialogo reale con lui. Il silenzio, il rispetto, l’ascolto, il clima e il contesto, che non sempre il regista ha saputo raccontare con le immagini, hanno mostrato l’interesse dei ragazzi alle problematiche che venivano proposte e approfondite.
Ma ciò che gli opinionisti laici forse non si sono preoccupati di approfondire è che, senza lo Spirito, l’evangelizzazione è propaganda. È lo Spirito che ha suscitato in quei ragazzi il desiderio di felicità, l’ansia di dare un senso all’esistenza, il fascino delle parole del Papa che s’è fatto strumento dello Spirito. Non è un dettaglio marginale cogliere questo aspetto di sostanza nell’evento di cui stiamo parlando. Lo Spirito ha posto un seme nel cuore di ogni giovane; questo seme deve crescere, svilupparsi e maturare per diventare frutto.
Quando all’orizzonte comincia a spuntare la luce diciamo che l’alba è vicina; questi segni annunciano l’alba dello Spirito che tutto ricrea e tutto rinnova. “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo” augura il Papa ai ragazzi che definisce “sentinelle del futuro”; l’amore è come il fuoco che brucia. Non è trionfalismo tutto questo; sono fatti che diventano speranza concreta, perché è lo Spirito il regista della storia e l’imprevedibile gioco della Provvidenza sa ricavare il bene anche dal male.

(continua)

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005