STUDI
Gastone Bellabarba

 

Maria, Madre di misericordia e luce eterna di salvezza

 

 

MariaMediatrice.jpg (16969 byte)


Introduzione: il peccato e la misericordia di Dio Padre e di Maria SS.ma
1.       Il peccato originale e la promessa della futura redenzione
2.       Il piano salvifico di Dio Padre
2.1.    L’Annunciazione a Maria e l’ Incarnazione del Verbo
2.2.    Maria, l’Immacolata Concezione
2.3.    La vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte
3.       Maria, Madre di Misericordia e Regina del Cielo e della Terra
Conclusioni: Maria e Gesù, principio indivisibile di redenzione e di salvezza

Introduzione: il peccato e la misericordia di Dio Padre e di Maria SS.ma

Con il peccato originale la morte entra nel mondo modificando l’ordine cosmico che Dio Padre, Uno e Trino, ha dato alla Creazione, riconoscendo a tutte le cose create l’essere “ buone “ cioè conformi all’amore, alla purezza, alla santità della SS.ma Trinità presente, fin dal principio, nella Creazione. Questo sovvertimento dell’ordine divino per opera di Satana, avversario di Dio e dei suoi figli, crea un allontanamento dell’uomo dalla Grazia divina, dalla santità originale, dal colloquio diretto con Dio Creatore e Padre, precipitandolo nelle tenebre della morte del corpo e dello spirito. Fin dal peccato originale, Dio stabilisce un principio eterno di giustizia facendo corrispondere ad ogni peccato la relativa punizione, ma l’amore cosmico e santo di Dio non può essere intaccato dal peccato dell’uomo per cui Dio usa sempre la sua infinita misericordia per redimere l’uomo e ricondurlo, attraverso il contrito pentimento e l’accettazione delle leggi divine, alla grazia di Dio e della SS.ma Trinità.
La misericordia divina è l’atto di amore con cui Dio Padre si prende cura di tutte le cose e gli esseri creati per riportare tutta la Creazione all’amore, all’armonia, all’ordine infusi da Dio fin dal principio, attraverso il sacrificio del Figlio Unigenito Gesù Cristo e attraverso l’opera di amore e di misericordia dell’Immacolata Concezione che con il suo “fiat” ha accolto senza riserve il disegno di salvezza di Dio Padre per la sconfitta del peccato e della morte. E così la natura divina che si incarna nella natura umana della Vergine ed Immacolata Maria, realizza quella perfezione della Grazia donata dallo Spirito Santo che fà si che la Risurrezione di Cristo permetta l’ascesa in cielo in corpo e spirito di Gesù Cristo e della Vergine Maria, Madre di Dio. Così l’immortalità dell’uomo infusa da Dio Padre nella Creazione, venuta meno con il peccato originale di Adamo ed Eva, rimane nell’Uomo-Dio e nella Vergine Maria come espressione della purezza, dell’amore e dell’armonia della creazione del Cielo e della Terra.
La storia dell’uomo è un intrecciarsi tra il peccato, come atto di disobbedienza, di trasgressione nei confronti delle leggi divine, e l’amore misericordioso di Dio Padre che stabilisce alleanze con il suo popolo fino ad inviare, nella maturità dei tempi, il Figlio Unigenito incarnato nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per realizzare, con il sacrificio della Croce e la gloriosa Risurrezione, la sconfitta del peccato e della morte e ricondurre tutto il gregge alla mensa santa di Dio Padre.

 

1. Il peccato originale e la promessa della futura redenzione

Lo    schema del peccato originale, come atto di superbia e di disobbedienza da parte di Adamo ed Eva alle disposizioni divine “non mangiate il frutto dell’albero che è nel mezzo del giardino (l’albero della conoscenza del bene e del male), altrimenti morrete !”, segue una struttura che ci permette alcune riflessioni:

  1. la formazione della donna ha un carattere per così dire “derivato” perché formata dalla costola di Adamo, mentre l’uomo è stato formato dalla terra e reso essere vivente dal soffio vitale che Dio Padre alitò nelle sue narici, e lo pose nel giardino di Eden e gli proibì di mangiare il frutto dell’albero del bene e del male;

  2. il serpente (Satana) non si rivolge ad Adamo, ma alla donna e la induce in tentazione ricorrendo ad un atto di superbia e di disobbedienza alle leggi stabilite da Dio Creatore (seguendo lo stesso atto di superbia commesso da Lucifero e dagli angeli ribelli contro Dio);

  3. il Signore Iddio chiama Adamo e non la donna. Adamo cerca di scusarsi rispondendo che è stata la donna a presentargli il frutto così ne ha mangiato. La donna rispose al Signore Iddio che era stato il serpente ad ingannarla, così ha mangiato il frutto;

  4. il primo triangolo perverso segue l’ordine: il serpente, la donna, Adamo. Le scuse presentate al Signore Iddio seguono l’ordine: Adamo, la donna (il serpente). Le condanne da parte del Signore Iddio seguono l’ordine della tentazione e della responsabilità iniziando dal serpente (Satana), colpendo poi la donna e quindi Adamo.

 

1.1. La condanna contro il serpente

Il Signore Iddio disse al serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii maledetto fra tutti gli animali e tutte le bestie della campagna; ... Io porrò inimicizia fra te e la Donna, fra il seme tuo e il Seme di lei; Egli ti schiaccerà il capo e tu lo insidierai al calcagno “ (Gn 3,14- 15 ). Il versetto 15 è chiamato “protovangelo” perché rappresenta la prima buona novella dopo il peccato originale. Dio, per il suo eterno amore e misericordia, non vuole lasciare i nostri progenitori peccatori nella più cupa disperazione e preannuncia la loro futura redenzione. Maria, Vergine e Madre di Dio, per mezzo del Figlio Gesù Cristo, schiaccia, nella maturità dei tempi, il capo a Satana, gli toglie a poco a poco il dominio del mondo, finché Satana sarà rinchiuso per sempre, dopo il Giudizio finale, nell’abisso (lo stagno di fuoco e di zolfo di cui parla San Giovanni nell’Apocalisse). Maria e Gesù Cristo riaprono ai figli di Dio il Paradiso (che Eva ed Adamo, con il peccato originale, avevano precluso ai loro discendenti) attraverso la realizzazione del piano salvifico promesso da Dio Padre fin dal peccato originale di Adamo ed Eva.

 

1.2. La condanna contro la donna

Il Signore Iddio, rivolto alla donna disse: “Moltiplicherò assai le tue pene e le doglie della tua gravidanza; avrai i figli nel dolore, tuttavia ti sentirai attratta con ardore verso tuo marito, ed egli dominerà su di te” (Gn, 3,16 ).
È significativo il fatto che la formazione della donna segue un “percorso” diverso dalla formazione dell’uomo: essa, infatti, viene formata dalla costola tolta all’uomo perché fosse di “aiuto” all’uomo e “simile” a lui. Adamo, formato dalla terra e divenuto persona vivente, trasferisce alla donna, formata da Dio dalla sua costola, la sua natura umana santificata da Dio Creatore per essere sua compagna, di pari natura e di pari dignità umana. Con il peccato originale e con la condanna pronunciata dal Signore Iddio contro la donna, essa non perde la sua natura e dignità come compagna dell’uomo, ma viene “penalizzata” per il peccato commesso con pene e dolori fisici, psichici e spirituali. Solo la Vergine Maria, immune dal peccato originale, non subisce gli effetti della condanna pronunciata da Dio Padre contro Eva.

 

1.3. La condanna contro Adamo

Il Signore Iddio pronunciò contro Adamo questa sentenza: “ Poiché tu hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dell’albero.... la terra sarà maledetta per causa tua; con lavoro faticoso ricaverai da quella il tuo nutrimento per tutti i giorni di tua vita...; col sudore di tua fronte mangerai il pane, finché ritornerai alla terra, da cui sei stato tratto, poiché tu sei polvere e in polvere ritornerai!” (Gn 3,17-19).
Da    tale sentenza emergono tre aspetti particolarmente rilevanti e significativi per il futuro del genere umano:

  1. “la terra sarà maledetta” cioè non produrrà più spontaneamente come nel giardino di Eden, ma occorre lavorarla per ricavare con fatica il necessario alla vita;

  2. “col sudore di tua fronte mangerai il pane”, da cui si ricavano due leggi: tutti gli uomini debbono lavorare per la propria sussistenza; il lavoro non sarà più una piacevole occupazione secondo il rapporto armonioso con Dio Creatore, ma una dura necessità, accompagnata da sudore e fatica;

  3. “tu sei polvere ed in polvere ritornerai”!: questa sentenza è la più drammatica perché sancisce il passaggio dall’immortalità dell’uomo nel momento della sua creazione al decadimento, a causa del peccato originale, ed essere soggetto per sempre alla morte.

Adamo, dopo aver ascoltato tale drammatica sentenza emessa dal Signore Iddio, pose nome Eva a sua moglie perché fu la madre di tutti i viventi (di fatto però Eva è diventata la madre dei morti, perché tutti i suoi figli nascono morti alla vita divina della grazia a causa del peccato originale). Poi il Signore Iddio cacciò Adamo dal giardino di Eden con sua moglie Eva, perché Adamo coltivasse la terra, dalla quale era stato tratto, e “pose” dei cherubini a oriente del giardino di Eden armati di spade fiammeggianti, per impedire l’accesso all”albero della vita”. (Gn 3,24).

(continua)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione nuovacedis@edisons.it
ultimo aggionamento 27 aprile, 2002