STUDI
 
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Sr. Erika Bellucci eam

 

“Il linguaggio dell’Amore”

La vocazione profetica di
Maria Josefa Alhama Valera
(M. Speranza di Gesù)

Estratto di un elaborato di Metodologia Teologica presentato alla Pontificia Università Gregoriana - Facoltà di Teologia, con il Prof. Gianluigi Pasquale

 

(seguito)

b. Il profeta è garante dell’ortodossia della comunità

Il profeta, “garante dell’ortodossia della comunità”, mentre rende attuale la Parola “è anche abilitato a riconoscere vera la parola che l’apostolo trasmette”35.
Possiamo riscontrare questo atteggiamento nella critica che M. Speranza oppone alla “esegesi razionalista”36 e al lassismo morale protestante37, ma soprattutto nella sua appassionata apologia di “nostra Madre”, la Chiesa, di cui difende la dimensione trascendente, contro la “incredulità moderna38.
Dietro a questa posizione leggo lo sforzo “virile” e sincero di riscoprire “il carattere trascendente”39 della stessa Rivelazione e quindi di riconoscere vera la parola della Chiesa, “fondata sul fondamento degli apostoli e dei profeti”40.
La forte dichiarazione negativa accentua in realtà la credibilità di un dogma di fede, di una regula fidei che non può essere misconosciuta; l’accento apologetico rivela la volontà ferma di “garantire” la divinità del “Figlio di Dio” e l’origine divina della Chiesa.
M. Speranza, infatti, nell’immagine del Cristo Crocifisso riconosce il segno della profonda comunione che unisce il Capo alle sue membra:

Figlie mie, Gesù è dal mondo nuovamente crocifisso, schernito, insultato e offeso nella sua Persona e nella sua Chiesa, e noi dobbiamo difendere il suo onore e opporre alle bestemmie e alle negazioni degli increduli la nostra confessione chiara e virile della sua divinità. Ai disprezzi e alle insolenze rispondiamo con l’adorazione pubblica, senza timore né rispetto umano, anche se ci dovesse procurare scherni, difficoltà e perfino la morte41.

Pertanto, difendere la divinità di Cristo equivale a difendere la sua Chiesa, che nasce da uno dei segni più espressivi della sua Passione: la ferita al costato, il segno muto e silenzioso che ci parla con l’eloquenza disarmante dell’Amore42 .

 

c. Il profeta è chiamato ad  “edificare, esortare e confortare” (1 Cor14,37)

L’esortazione a seguire Gesù nel dolore della sua Passione è la costante più evidente del testo che ho scelto come riferimento quasi esclusivo del presente studio: “La Pasión”.
L’interpretazione delle parole della fase finale della vita di Gesù di Nazareth, la concentrazione sul suo linguaggio fatto di parole e gesti che rivelano “la forma archetipa dell’amore, nella totale donazione, come forma di realizzazione personale”43, sono finalizzate alla edificazione della comunità, delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, di tutti i cristiani, di tutti gli uomini.
La prima finalità di questi Scritti è aiutare “le figlie” a spogliarsi degli “stracci” dell’uomo vecchio per vestirsi del nuovo44; esortarle a fare una disamina dei loro “difetti” per raggiungere la pienezza d’identità di vere “Schiave” dell’Amore Misericordioso; consolarle di fronte alla difficoltà di camminare sulla salita della santità.
Dove si trova questa pienezza? Nel “vivere abbracciate alla croce con il nostro Dio e Signore”45; nel crocifiggere noi stesse con Gesù46, nell’“inchiodare alla croce la nostra volontà, obbedienza, castità e povertà e i nostri appetiti disordinati”47; nell’amare la croce, un amore che può sopravvenire solo se amiamo Gesù, perché “amarlo infonde amore alla croce” (“el amor a Jesús infunde amor a la cruz”); altrimenti sarebbe impossibile e assurdo affrontare la “via crucis” della vita48.
Come Gesù ha scelto di rimanere unito alla croce “per amore all’uomo”49, “per la nostra salvezza”50; così un’Ancella dell’Amore Misericordioso deve rimanere unita a Gesù e purificata dalla Grazia, offrirsi come strumento di giustizia per Dio51, per lottare e lavorare affinché tutti gli uomini conoscano e amino Dio52. Come nella morte di croce Gesù, impregnando l’ultimo atto della sua vita del significato della salvezza del genere umano, realizza “in modo compiuto il senso dell’esistenza”53, così la morte di un’Ancella è “il momento più importante e di maggiore trascendenza di tutta la sua vita”54. La grazia di una morte “dolce e soave”, premio della durezza della Passione, come tutte le grazie, scaturisce solamente dalla croce: “Prendi dunque il tuo crocifisso, bacialo molte volte durante il giorno con grande amore e fervore e dal più intimo del tuo cuore digli: “Gesù mio, solo per Te voglio vivere; Gesù mio, per Te voglio morire; Gesù mio, voglio essere tua in vita e in morte55.
Qual è il linguaggio di edificazione che la Madre adotta? Un linguaggio diretto, franco, che rimanda l’interlocutore a centrarsi su Cristo; non c’è spazio per prese di posizione mediocri o pavide, si tratta semmai di contemplare e di incarnare nella propria vita gli innumerevoli “segnali d’Amore” del Buon Gesù. Troviamo l’uso frequente di domande, sia reali che retoriche, non per umiliare, ma per incoraggiare e indurre al bene; l’uso di imperativi, di esclamazioni appassionate che denunciano fin nei dettagli atteggiamenti contrari alla vita religiosa e cristiana. Mi sembra perciò prevalente il desiderio di “fondare” la comunità, i membri della sua Congregazione, sui valori centrali del Vangelo; di mostrare loro l’icona dell’Amore Misericordioso, che deve essere per Las Esclavas l’immagine prediletta, quella che parla immediatamente al cuore della persona56, ma che questo desiderio sia quello di una madre che conforta e consola le sue giovani figlie generate nel dolore (cf. Fm 1,10,12) e teneramente amate. Perciò ogni avvertimento: “Attente, figlie mie…57, è l’eco profetica di una Madre che unisce in sé le virtù della fermezza e della dolcezza. La lettura della vita presente della comunità, anche quando appare ammonitrice, si apre sempre alla prospettiva di un futuro di speranza: “Oh anima religiosa, sei ancora in tempo. Il cuore e le braccia del buon Gesù sono spalancati per te. Il suo amore e la sua misericordia pronti a perdonarti e ad amarti come prima. Una parola di pentimento, uno sguardo e tutto sarà perdonato58.
Scrive M. Speranza nella Settimana Santa del 1943, rivolgendosi alle figlie e commentando la scena della Passione in cui Gesù è posto di fronte a Barabba da Pilato che grida alla folla il suo “Ecce homo”:

Figlie mie, inculchiamo nel cuore del bambino e di tutti coloro che ci avvicinano le seguenti verità:
Gesù è la salvezza e la vita, perché fuori di Lui non c’è salvezza, né per l’uomo, né per i popoli e le nazioni.
Noi ci salveremo seguendo Gesù nella via della sua dolorosa Passione…
59.

Ecco il senso della persona di Cristo che il profeta fa emergere. Gesù, innalzato sulla croce, “ha compiuto la purificazione dei peccati” (Eb 1,3) e ha rinnovato l’immagine primigenia di Adamo (Rm 8,27-28) che nell’“Ecce homo” è rifulsa di una trasfigurata bellezza per giustificare i suoi “fratelli” gratuitamente e al fine di manifestare la sua giustizia, di rivelare la sua Misericordia (cf. Rm 3,23-26).
L’Amore Misericordioso, rivelato nella Passione di Gesù, riflesso nel suo Volto crocifisso identifica le due prospettive della vita divina nell’assioma rahneriano. L’Amore dice la natura intima della Trinità immanente, la Misericordia dice l’essenza della Trinità economica. Trinità economica ed immanente coincidono e questa identità esprime il cuore della profezia di M. Speranza: l’Amore è misericordioso.
Fissando lo sguardo sull’Amore Misericordioso Crocifisso e sulla croce, strumento di redenzione, “virtù e forza” del nostro Dio, M. Speranza ha potuto tradurre il linguaggio della croce in un linguaggio di speranza: il Figlio innalzato sulla croce, ancora oggi Crocifisso, vittima di un Amore che lo spinge a sperimentare tutte le sofferenze di coloro che muoiono in Adamo, mostra definitivamente la portata universale della salvezza.
Gesù Amore Misericordioso comunica ai suoi profeti l’ansia di far felici gli uomini e sono gli stessi profeti ad incarnare, per primi, il linguaggio dell’Amore che tutti possono intendere e imparare. Così ci ha “insegnato” M. Speranza di Gesù.

(segue)


35 R. Fisichella, Profezia, 874.

36 M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 67.

37 Cf. Ibid., 61.

38 M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 51.

39 R. Latourelle, Teologia della rivelazione, mistero dell’epifania di Dio, Assisi (PG) 19919, 261.

40 L. Sartori, Chiesa, G. Barbaglio-S. Dianich, ed., Nuovo Dizionario di Teologia, Cinisello Balsamo (MI) 1988, 122-148, ivi 137.

41 M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 106-107: “El, hijas mías, es de nuevo crucificado en el mundo, burlado, escarnecido y deshonrado en su Persona y en su Iglesia, y nosotras debemos salir por su honra y oponer a las negaciones y blasfemias de la incredulidad, la confesión clara y varonil de su divinidad y a los desprecios y burlas, responder adorándole públicamente sin cobardía ni respetos humanos aunque esto nos haya de acarrear vilipendios y perjuicios y hasta la muerte”.

42 Cf. Ibid., 101. Questa ferita è “la señal de amor […] que aunque muda y callada […] nos habla con alta y penetrativa elocuencia de la excesiva caridad con que nos amó”. La scultura del Crocifisso dell’Amore Misericordioso ha un cuore dipinto sul petto con la parola latina charitas.

43 R. Fisichella, “Oportet philosophari in Theologia”, Gregorianum 76 (1995), 527.

44 Cf. M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 5-6. Sono ricorrenti nel linguaggio dell’Autrice le metafore paoline.

45 Ibid., 19.

46 Cf. M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 81.

47 Ibid., 80.

48 M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 75.

49 Ibid., 25. “El amor al hombre” è un inciso molto frequente in tutto il volume.

50 M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 26.

51 Cf. Ibid., 13.

52 Cf. M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 80.

53 R. Fisichella, “Oportet philosophari in Theologia”, 531.

54 Cf. M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 99.

55 Ibid., 99. “Toma, pues, tu crucifijo, bésalo muchas veces al día con gran amor y fervor, y dile desde lo más íntimo de tu alma: “Jesús mío, para Ti solamente quiero vivir; Jesús mío, por Ti quiero morir; Jesús mío, tuya quiero ser en vida y en muerte”.

56 Cf. M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 80: “la más excelente entre todas las imágenes”.

57 Ibid., 42-43. “Alerta, hijas mías, que creciendo la tibieza, se enfría la fe […] se pierde el amor al buen Jesús”.

58 M. Esperanza de Jesús, La Pasión, 43. “¡Oh alma religiosa! Todavía hay tiempo; aún están abiertos para ti el Corazón del buen Jesús, y prontos su amor y misericordia para perdonarte y seguirte come antes”.

59 Cf. M. Esperanza de Jesús, Reflexiones para la semana santa 1943. Roma, 18-24 de abril 1943, El pan 6, Archivo Congregaciones amor misericordioso [ACAM], Collevalenza (PG) 1996: “Inculquemos, hijas mías en el corazón del niño y de todos los que con nosotras traten estas verdades: Jesùs es salvación y vida, o sea, que fuera de El non hay salvación para el hombre, ni para las naciones y pueblos, que nos salvaremos siguiéndole en el dolor de su Pasión, no posponiéndole a Barabbás, es decir, no dejándole seguir el mal a nuestro apetito desordenado y pisoteando los honores mundanos, o sea, la soberbia de la vida con la humildad de la corona de espinas” Questa traduzione è a cura di M. Gemma Brustolin, EAM.
Cf. 1Cor 1,18; At 4,12; 5,21.

 

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ultimo aggionamento 02 aprile, 2001