DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
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Sua Beatitudine Ignace Moussa I Daoud

 

Dio è amore, è la via, la verità, la vita

 

 

Riportiamo la Omelia che Sua Beatitudine il Cardinale Patriarca di Antiochia di Siria ha tenuto in Santuario lo scorso 21 gennaio.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

E’ per me motivo di viva gioia poter celebrare la Santa Eucaristia in questo Santuario dedicato all’Amore Misericordioso di Dio. Quale titolo più bello, infatti, potrebbe essere usato per esprimere l’essere di Dio, se non quello di amore e misericordia. Dio è amore, dice S.Giovanni, e il modo di agire dell’amore di Dio è quello della misericordia, del perdono, del manifestarsi sempre pronto ad accoglierci nel suo cuore di Padre buono.
Siamo convocati dalla Parola del Signore, che presenta il momento in cui Gesù inizia ufficialmente il suo ministero. Lo inizia proprio da Nazaret, la sua città Egli apre la rivelazione del Mistero nella sua terra, proprio a partire da casa sua. E il Mistero è questo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio. Gesù è il Figlio di Dio. Presentando se stesso come inviato dal Padre, Egli afferma: Oggi si è compiuta questa scrittura! E’ una breve frase che costituisce una straordinaria e incisiva omelia di Gesù. L’omelia più breve ed efficace della storia. Parole che hanno cambiato il mondo, ridisegnato l’universo, dato luce al cuore degli uomini. Le cose dette e promesse fin dall’antichità hanno trovato in quell’oggi, non solo una semplice spiegazione, bensì il pieno compimento. Quell’oggi prepara la Parola di Cristo sulla croce, quel tutto è compiuto, che sigilla l’esperienza umana del Verbo fatto carne. Ciò che Gesù ha detto nella sinagoga di Nazaret diventa per ogni cristiano un progetto di vita, una proposta concreta per vivere la personale testimonianza.

Ma in questa occasione desidero, soprattutto, ricordare che stiamo celebrando la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si ispira quest’anno alla parola di Gesù: Io sono la via. E’ l’insegnamento che Egli ribadisce anche nel Vangelo di questa domenica, proponendosi come via di salvezza. Le Chiese cristiane potranno essere sempre più unite se sapranno camminare proprio in questa direzione, nel riconoscimento che Gesù Cristo, e solo Lui, è la via della riconciliazione. Le Chiese non possono rimanere in conflitto tra di loro; non possono vivere se non sono in comunione reciproca; rischiano altrimenti di diventare la tomba della vita, mentre sono chiamate ad essere il grembo attraverso la verità e la vita continuano a farsi storia e gioia umana. L’ecumenismo è e rimane una grande sfida. E il Santo Padre, nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineuente, ci dice che su questo terreno ancora tanto cammino rimane da fare.

Il movimento ecumenico deve impegnare tutta la Chiesa. Ognuno di noi ha un ruolo proprio. Io stesso ho cercato di fare del mio servizio patriarcale una missione ecumenica. Sono riuscito a coinvolgere la Chiesa siro-ortodossa e ad iniziare un dialogo ufficiale tra le nostre due Chiese.

Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani è l’organismo che ha il compito specifico di condividere la responsabilità del supremo Pastore nel rispondere al desiderio di Cristo che i suoi discepoli siano una cosa sola. Erede della sensibilità del Concilio Vaticano II, esso continua a tessere contatti di preghiera, di conoscenza reciproca, di rispettoso dialogo e collaborazione tra le Chiese cristiane e con i fratelli Ebrei, perché il mondo, vedendo la loro comunione fraterna, creda nel Signore Gesù e lo accolga come Salvatore.

La Congregazione per le Chiese Orientali è chiamata dal Santo Padre a promuovere la vita di tutte le comunità cattoliche che, sparse nel mondo intero, esprimono la multiforme ricchezza dell’unico Spirito in riti e tradizioni diverse. Sono comunità in piena comunione con la Sede di Pietro, che vivono giorno per giorno a fianco di altri cristiani e ne condividono il cammino di fede e l’impegno per edificare la società umana alla luce del Vangelo. Per la loro fedeltà alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica spesso hanno conosciuto la persecuzione e tuttora alcune tra loro vivono nella prova. Desiderando servire queste Chiese, la Congregazione sente in modo profondo la responsabilità ecumenica, e fa suo l’auspicio espresso dal Papa nella citata Lettera Apostolica, che raccoglie la straordinaria esperienza del grande giubileo, perché riprenda pienamente quello scambio di doni che ha arricchito la Chiesa del primo millennio (Novo Millennio Inennte n.48).
Ma, poi, tocca a ciascuno di noi! Sempre più coscienti del posto che dobbiamo occupare in questo cammino, non possiamo esimerci, singolarmente e come comunità, di pregare e dare la personale testimonianza perché, come è auspicato da Giovanni Paolo II: Il ricordo del tempo in cui la Chiesa respirava con due polmoni spinga i cristiani d’Oriente e d’Occidente a camminare insieme, nell’unità della fede e nel rispetto delle legittime diversità, accogliendosi e sostenendosi a vicenda come membra dell’unico Corpo di Cristo (ibidem n.48).

Maria, la madre del Signore, ci illumini! Sia Lei a guidare i nostri passi affinchè corrispondiamo generosamente all’invito di unità e comunione che viene dal cuore del Suo Figlio, il quale, rivolgendosi al Padre ricco di misericordia, prega con insistenza: Ut unum sint.

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ultimo aggionamento 02 aprile, 2001