DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
a cura di Madre Gemma eam

LA VOCAZIONE
Gesù chiama con sapienza, bontà ed efficacia

 

 

Madre Speranza


Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983
Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso
Fondatrice del Santuario di Collevalenza
È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione.


Chiamata di Gesù e corrispondenza dei suoi discepoli

Con sapienza: essendo egli povero e umile, infatti, non li volle ricchi, nobili e letterati, ma simili a Sé perché fossero in armonia con il loro Maestro. Perché, volendoli colmare di grandi doni, non potessero attribuirli a se stessi e fossero umili di spirito. Inoltre perché la grande opera della conversione del mondo non fosse mai attribuita alle forze umane.
Con bontà, perché apparisse evidente che la vocazione ha origine solo dalla bontà di Dio e dai meriti di Gesù, e non dalle abitudini buone o cattive del chiamato.
Gesù chiamò alcuni discepoli di Giovanni Battista, come Andrea che aveva desideri di perfezione per sé e per suo fratello, per onorare la dottrina del precursore. Chiamò alcuni virtuosi e ben inclinati, come Giacomo e Giovanni, occupati in un lavoro umile e molto affratellati; e chiamò anche altri non ben inclinati, grandi peccatori e attaccati alle cose della terra, come Matteo e Saulo.
Con efficacia e grande autorità; infatti, solo all’udire la sua voce e il suo invito a seguirlo subito si mossero Andrea, Pietro e i due figli di Zebedeo. Matteo fu strappato al suo infame ufficio con un tocco della grazia.
Gesù per fondare le Ancelle del suo Amore Misericordioso ha scelto una creatura rozza, miserabile e senza fortuna e le ha dato per compagne alcune religiose povere, senza capitali né grandi capacità. Egli desidera infatti che questa sua Congregazione dia molta gloria alla sua Chiesa con la carità, l’amore e la santità e vuole evitare il pericolo che attribuiamo a noi stesse anche soltanto qualcosa, mentre lo dobbiamo tutto a Lui.
I discepoli obbedienti corrispondono alla chiamata e ottengono la loro ricompensa. Essi esercitano l’obbedienza nei suoi tre gradi: con l’intelligenza, che riconosce il bene della chiamata; con la volontà, che segue quel bene; con l’azione, perché lo realizzano in concreto. Come corrispondiamo noi alla vocazione di Ancelle dell’Amore Misericordioso?
In premio per aver corrisposto alla vocazione i discepoli ricevettero da Gesù l’apostolato, la sua amicizia, un continuo contatto con Lui, la comunicazione dei suoi segreti, le primizie dello Spirito, cioè grandissime grazie, e la promessa di essere posti, nel giorno del giudizio, come giudici sulle dodici tribù d’Israele.
La vocazione considerata in se stessa, figlie mie, è di due specie, cioè si realizza in due diversi campi e sotto due bandiere opposte tra loro. Lucifero, seduto sul suo trono di fuoco, invia i suoi spiriti maligni a chiamare gli uomini perché si arruolino sotto la sua bandiera promettendo loro molti piaceri: la concupiscenza della carne, l’avarizia degli occhi e la superbia della vita. In realtà, la fine di coloro che lo seguono è un giogo di ferro e il dolore.
Gesù seduto in luogo povero, mite nell’aspetto, invia i suoi umili discepoli, a lui simili, e chiama tutti gli uomini. Negando a tutti quello che promette Satana, dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Fonda il suo invito su tre motivi:

  1. Perdere l’anima per il mondo significa trovarla per il cielo; “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; e chi la perderà per me, la salverà”.

  2. Per salvare l’anima vale la pena di perdere tutto il mondo, “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?”.

  3. La ricompensa finale sarà grande “perché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”.

Come vedete, figlie mie, sotto le due bandiere tutto è opposto: i due capitani che chiamano; i soldati che si arruolano; i campi su cui dominano le bandiere; le basi su cui poggiano; le cose che promettono e la ricompensa finale certa degli uni e degli altri.
Vediamo ora i quattro tipi di chiamati alla santità e a quale di essi noi apparteniamo. I primi sono quelli che, chiamati alla santità, vogliono raggiungerla senza far uso dei mezzi adatti e restano fuori della vocazione di Gesù alla perfezione.
Altri vogliono la propria santificazione e fanno uso dei mezzi necessari, però nel modo che piace a loro e non come vuole il Signore. Sono simili a quegli infermi che vogliono curarsi con le medicine che piacciono a loro e non con quelle che ricetta il medico.
Altri ancora vogliono santificarsi con i mezzi e il modo voluto dal Signore e con San Paolo chiedono “Signore, che vuoi che io faccia?”. Questa loro disposizione rallegra il cuore del Signore nostro Dio.
Infine, altri più perfetti sono disposti a cercare di essere poveri e disprezzati, indifferenti a prendere o lasciare questo o quello secondo che sia loro comandato e così, con verità e umiltà, possono ripetere: “Non mi glorierò che della croce di Cristo, mio Dio e Signore”.
A quale di essi noi apparteniamo? Come abbiamo corrisposto alla nostra vocazione? Abbiamo compiuto fedelmente i nostri doveri? Viviamo abbracciate alla croce con il nostro Dio e Signore? È la sua volontà anche la nostra? Abbiamo cercato sempre la sua gloria, anche a costo della nostra vita, onore e benessere? Risplende in noi il suo Spirito? Possiamo dire con verità “sono schiava dell’Amore Misericordioso”?
Hanno ricevuto amore e misericordia coloro che vivono accanto a noi? Siamo state veramente schiave del nostro dovere e dei poveri? Abbiamo sempre cercato Dio in tutte le nostre opere ed azioni? Abbiamo ricordato sempre che Gesù lo possiamo trovare solo nella povertà, nell’umiltà e nel disprezzo delle vanità e degli onori del mondo?
Come ci siamo comportate nei momenti della prova? E quando ci sembrava che Gesù ci avesse abbandonato, come lo abbiamo cercato? Forse come lo hanno cercato la santissima Vergine e san Giuseppe, pregando, chiedendo, parlando con Dio e accogliendo la sua risposta ?
Se abbiamo fatto tutto secondo la volontà di Dio, sono sicura che Egli ci darà la ricompensa che io ambisco e cioè quella di godere dolcemente con il nostro Dio.

(El pan 7, 62-82)

...come un padre e come una tenera madre...

Per elargire a noi i suoi doni, Dio non guarda se gli saremo riconoscenti o no. Poveri noi se al crearci avesse considerato ciò che vedeva in noi! Pur avendo ben presente tutte le volte che lo avremmo offeso e le nostre molte ingratitudini, pensò a noi solo per colmarci di grazie e per amarci con amore infinito.

FIRMA_MADRE.gif (1602 byte)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione nuovacedis@edisons.it
ultimo aggionamento 15 dicembre, 2001