ESPERIENZE
 

Paolo Risso

In corso una causa di canonizzazione per due fratelli sacerdoti:

Giovanni Maria Boccardo e Luigi Boccardo

 

 

 

Nell’autunno di un anno cruciale, il 20 novembre 1848, in una casa di campagna a Moncalieri (Torino) nasce Giovanni Boccardo. Si rivela presto sveglio e generoso, pieno di vita. Sa appena camminare e avrebbe voglia di giocare, ma già si trova coinvolto a prendersi cura dei fratelli e sorelle che arrivano uno dopo l’altro.
Dalla mamma e dal papà, impara a pregare e presto ancora assai piccolo, apprende a servire la S. Messa. Quando va a scuola, camminando dalla collina al paese, si accompagna con un gruppo di coetanei ai quali parla di Gesù, insegna a pregare, senza dimenticarsi però di giocare e combinare qualche innocente avventura.
È un ragazzo simpatico, Giovannino, con la sua faccia paffuta e sorridente, bravissimo in matematica e con il desiderio dentro di farsi prete, fin dai giorni della sua 1a comunione e cresima. I suoi genitori, dopo le elementari, lo iscrivono al ginnasio del Real Collegio Carlo Alberto a Moncalieri, dove alla scuola di illustri Barnabiti, si distingue assai e si radica sempre più nel desiderio di entrare in seminario.
A sedici anni, decide. Gli dicono che deve vestire l’abito talare, che costa qualche soldo. Mentre si ingegna di trovarli, senza gravare sui suoi, un giorno, davanti al castello di Moncalieri, è azzannato da un cane di grossa cilindrata, in libera uscita. La principessa Clotilde di Savoia per risarcire la famiglia del danno subito, pone in mano al ragazzo una grossa somma di denero: “Serve per la mia veste! - dice lui - Ecco la veste me l’ha procurata un cane!”.
In seminario a Torino, è un ottimo chierico, deciso a diventare un prete colto e santo. Studia e prega molto, ogni giorno la Comunione eucaristica, propositi serissimi sul diario e realizzati nella vita. Intanto, il 9 agosto 1861, in casa Boccardo, e nato Luigi, un frugolino e delicato, e Giovanni, che ha so1o 13 anni, gli fa da padrino al battesimo. Luigi alla ”scuola” dei suoi genitori, guardando all’esempio luminoso del “padrino” che studia da prete, cresce come un angelo in carne, sognando... l’altare.

 

Il Parroco e fondatore

Il 3 giugno 1871, Giovanni Boccardo è ordinato sacerdote a Torino da Mons. Balma. Luigi gli serve la prima Messa. In novembre, giunto a Torino il nuovo Arcivescovo Mons. Castaldi, nomina don Giovanni assistente dei chierici nel Seminario di Chieri. Luigi, il fratello minore, inizia a studiare anche lui al Real Collegio Carlo Alberto, sognando e pregando come un altro “S. Luigi”. Nel 1873, don Giovanni diventa direttore spirituale nel Seminario di Chieri: con i giovani che guida al sacerdozio, più che un padre è un fratello maggiore, di singolare bontà, ma sempre vero, esigente, deciso: li vuole studiosi e santi, i “suoi” ragazzi. Ora gli è anche chiaro che il fratello Luigi, 14 anni, vuol farsi prete, ma non osa dirlo ai genitori.
Ci pensa lui a dirlo a papà Gaspare, una sera dell’estate 1875, sull’aia di casa. Papà brontola a lungo, ma in ottobre Luigi entra in Seminario.
Presto Luigi si ammala gravemente: è salvato dalla preghiera della mamma e da alcuni sorsi di acqua di Lourdes che ella gli ha fatto bere. Sarà per sempre devotissimo della Madonna.
Don Giovanni e Luigi si legano d’amicizia con i santi della Torino del loro difficile secolo: don Bosco, don Murialdo, don Allamano. Quest’ultimo è direttore spirituale del Seminario di Torino, ma quando diventa rettore della “Consolata”, nel 1880, gli succede proprio Giovanni Boccardo. Luigi cammina verso il sacerdozio, aiutato da preti così, tra i quali c’è pure suo fratello maggiore e “padrino” di battesimo, così che dirà: “A lui, io devo tutto”.
Nel 1882, don Giovanni va parroco a Pancalieri. Nel 1884, Luigi è ordinato sacerdote dal Card. Alimonda e mandato a Pancalieri come vice-parroco, a imparare a fare il prete. Il momento è subito durissimo: scoppia il colera e don Giovanni e don Luigi sono in mezzo al contagio, pronti a sacrificare la vita: nessuna difficoltà li ferma, rotti a tutte le fatiche. Passato il colera, don Giovanni si rende conto che restano tanti poveri abbandonati, tanti anziani senza cure. Lui è un prete come l’indimenticabile canonico Cottolengo e non sta a guardare.
Fin dall’inizio del suo ministero parrocchiale, si è preso cura di un gruppo di ragazze assai generose: ha insegnato loro a vivere in intimità con Gesù, a fare apostolato tra i piccoli e i grandi. Ha invitato qualcuna di loro, come Carlotta Fontana, a offrire a Gesù il voto privato di castità. Insomma, educa un gruppo di “angeli”, che si distinguono da tutti. Nasce in cuore al buon parroco, un progetto: Dio permettendo e aiutando, quelle ragazze potranno diventare il seme di una nuova Famiglia religiosa a servizio dei più poveri.
In un vecchio edificio del paese, sistema alcuni poveri e anziani. Quelle vanno ad assisterli, pregano insieme, accettano una regola di vita, scritta dal “Padre”, sono disposte a ogni sacrificio, con il sorriso in volto.
Così, semplicemente, è nata la Congregazione delle Povere Figlie di S. Gaetano”, che in pochi anni si diffonde in Piemonte e in Italia. La loro superiora, giovanissima, è Carlotta Fontana diventata suor Gaetana. Don Giovanni però non trascura la parrocchia: per il suo popolo moltiplica iniziative di ogni genere: predicazione, incontri, visite alle famiglie, catechismo e catechismo. Chiama tutti alla Confessione frequente, alla Messa, non solo festiva, ma quotidiana, con la Comunione ben fatta. Raduna i bambini, i giovani attorno al Tabernacolo: “Gesu vi vuole vedere, dovete amarlo alla follia”. Pancalieri rifiorisce nella vita cristiana.

 

Il Padre delle anime

Don Luigi intanto ha preso un’altra strada: il Canonico Allamano l’ha voluto a Torino, docente al Convitto Ecclesiastico, in mezzo ai sacerdoti giovani che completano i loro studi. Insegna tante discipline, competentissimo come presto diventa ed è, su molte cose, ma prima di tutto si preoccupa che i preti siano confessori e buoni padri delle anime, che sappiano intessere tra i fedeli di ogni ceto un’intensa vita di amore con Dio. Gesù eucaristico, con la Messa celebrata ogni giorno con fede e fervore, deve essere al centro della vita di tutti, in primo luogo dei sacerdoti. Lui stesso, don Luigi, trascorre tutto il tempo che può, nel suo confessionale alla “Consolata”: dal suo cuore ardente di amore a Cristo, si formano generazioni di sacerdoti, migliaia e migliaia di ottimi cristiani, di piccoli grandi apostoli della Verità e dell’amore, in un tempo difficilissimo. Dal 1885, fino al 1916, per trent’anni, don Luigi vivrà così. Il succo della sua opera si può trovare nel libro da lui stesso curato “Confessione e direzione”.
A Pancalieri, don Giovanni porta avanti un’attività immane: dei suoi parrocchiani si prende cura ad uno ad uno, come un padre. Insegna la preghiera, la frequenza ai Sacramenti, la purezza dei costumi, annunciando Gesù Cristo come soluzione di ogni problema, anche nel tempo nuovo che avanza, così come richiamano i Pontefici Leone XIII e Pio X: non sarà il modernismo “somma di tutte le eresie”, ma Gesù Cristo solo e la sua Verità a salvare il mondo.
Nel 1911, don Giovanni è colpito da paralisi: sarà invalido per più di 30 mesi, coronando la sua opera con la sofferenza accolta per amore. Muore il 30 dicembre 1913, a Pancalieri.
Don Luigi è nominato superiore delle Suore di S. Gaetano e si stabilisce presso di loro a Pancalieri. L’Europa brucia nell’incendio della prima guerra mondiale, e c’è un immenso bisogno di carità. Giungono numerose giovani a rinforzare la Congregazione e don Luigi manda diverse suore negli ospedali militari presso il fronte di guerra, sul confine italo-austriaco.
Spesso, lui così fragile, va ad incoraggiarle e viaggia per l’Italia a sostenere le loro opere. Quando arriva, sembra che spunti il sole: a lui non si può negare nulla tanto è simile a Gesù e persino dei militari perversi, a vederlo, cambiano vita.
Nel 1919, il Card. Richelmy, gli affida l’Istituto dei Ciechi a Torino. Don Luigi paga tutti i debiti in cui viene a trovarsi, confidando nella Provvidenza, poi d’accordo con il suo Arcivescovo e con Madre Gaetana (la cofondatrice) porta a Torino la casa generalizia della Congregazione, in Lungo Dora Napoli, dove sorge la loro nuova residenza, inaugurata e benedetta dal Card. Gamba nel 1928. Tutto sa di miracolo, ma non è finito qui per lui, che come l’indimenticabile fratello don Giovanni, è sempre stato mobilitato da Cristo.
Continuando a occuparsi dei sacerdoti, delle suore, dei fedeli, dei più lontani, che accorrono al suo confessionale, e predicando esercizi al clero e ai laici, progetta la costruzione di una chiesa dedicata a Cristo Sacerdote e Re, la quale sorge, presso la casa delle “Figlie di S. Gaetano”, ed è consacrata il 24 ottobre 1931, un vero gioiello di arte e di fede, subito luogo di irradiazione del Vangelo e della santità più luminosa a partire dai più piccoli e dai più poveri, centro di adorazione eucaristica e di riconciliazione con Dio.
In quegli anni, si è accorto che tra le giovani cieche di cui si prende cura con la delicatezza di una madre, alcune sognano la consacrazione a Dio nella vita religiosa: ebbene don Luigi Boccardo, il 2 febbraio 1932, con loro, dà vita alle “Figlie di Gesù Re”, suore non vedenti, dedite alla preghiera e alla contemplazione: “non-vedenti, vedono Dio che altri, vedenti, non vedono, e aiutano molti a vederlo; sono «le figlie della luce»”. Da Roma, Papa Pio XI e il Card. Pacelli, suo segretario di stato (futuro Pio XII) effondono sull’opera abbondanti benedizioni.
In un tramonto di luce, don Luigi si prepara all’incontro con Dio. Consuma le sue ultime energie nel consolidamento della sua Opera, nella guida dei sacerdoti e delle anime, finché può nella predicazione, sempre fino all’estremo nel confessionale. Si spegne sereno il 9 giugno 1936, “padre e madre” delle anime, innamorato di Cristo, apostolo dolce e ardente.
Di entrambi i fratelli, i Canonici Giovanni e Luigi Boccardo è avviata la causa di beatificazione. Giovanni è stato beatificato il 24 maggio 1998 a Torino. Speriamo di vederli presto nella gloria dei santi, insieme a don Bosco, don Rua, don Allamano, don Murialdo, i preti loro amici e loro ispiratori, nella splendida “rosa” dei santi torinesi. Chi vuol saperne di più, può leggere il libro pubblicato dall’Istituto S. Gaetano (Vicenza, 1997): “Sui binari dell’amore”, nella cui prefazione il Card. Saldarini, Arcivescovo di Torino, scrive: “Vorrei che questo libro fosse letto e riletto dai sacerdoti, dai religiosi, e dalle religiose che vi troveranno certamente alimento per la loro meditazione e incentivo per il loro apostolato”.

Giovanni Maria Boccardo
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Luigi Boccardo
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ultimo aggionamento 15 dicembre, 2001