DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
 

SULLE ORME DI MADRE SPERANZA

Madre Speranza

A cura di:
P.Mario Gialletti fam

 

Maria Pilar De Arratia Durañona
(1892 - 1944)

 

 

 

 

 

Maria Pilar De Arratia Durañona

 

De Arratia Durañona Mª Pilar
nata a Bilbao il 21.10.1892 da Francesco e da Sofia. Molto giovane restò orfana, avendo ereditato dai suoi genitori una profonda fede cattolica e un ricco capitale. Nonostante avesse potuto disporre di molte ricchezze, preferì vivere sempre con una relativa modestia e semplicità. Aveva convertito la sua casa in un laboratorio dove lavorava per poter assistere i poveri che si rivolgevano a lei; furono moltissimi i bambini che per la sua carità trovarono assistenza e istruzioni in vari Collegi.
Nel 1932 conobbe la Madre Speranza e da allora si dette completamente a lavorare accanto alla Madre Speranza, soprattutto per aiutare l’infanzia bisognosa, abbandonata o orfana; per questo donò alla Congregazione sette Case.
Nel 1936 accompagnò la Madre in Italia e cominciò i tramiti per costruire in Roma una grande Casa per la Congregazione; insieme alla Madre Speranza e con lei si prestò a qualunque attività e servizio nella carità. Negli anni di Roma svolse un preziosissimo e delicatissimo lavoro in difesa della Congregazione presso le Sacre Congregazioni dei Religiosi e del S. Offizio.
Il giorno 29.8.1944 morì in Roma, dopo aver ricevuto i Sacramenti e dopo aver emesso in articulo mortis i santi Voti secondo le Costituzioni delle eam.
La sua salma fu tumulata nel Panteòn della Ambasciata Spagnola in Italia.
Il 12.10.1949, a cinque anni dalla sua morte, i suoi resti mortali vennero trasferiti nella Cappella della Casa generalizia delle eam in Via Casilina 323.

La Sig.na Maria Pilar de Arratia, insieme alla Nostra Madre e sulle orme da lei tracciate, ha percorso un vero cammino di santità.
La Sig.na Pilar, con la sua vita ed il suo esempio, può essere anche per noi, oggi, stimolo ad un maggiore impegno ed eroismo, nel nostro quotidiano, laddove il Signore ci chiama a vivere.
Pensando a questa figura di donna, tanto umile e allo stesso tempo tanto grande, non si riesce a vederla disgiunta da quella della Nostra Madre. Due vite che il Signore ha voluto misteriosamente unire per portare a compimento una missione, un messaggio da far conoscere al mondo intero.
Questo infatti, come ci dice la Madre, è il progetto del Signore affidato all’intera Famiglia dell’Amore Misericordioso:

“Il Signore desidera che le due Congregazioni - sempre unite - siano molto grandi, siano come alberi giganteschi i cui rami si estendono per tutto il mondo, per accogliere le anime e per far comprendere loro che hanno un Dio che le aspetta, come un padre, non come un giudice...”.

Guardando indietro, vediamo che questo progetto è legato ad una storia, che diventa sempre più la nostra storia. Oggi siamo immersi nel carisma dell’Amore Misericordioso per il “si” generoso ed incondizionato della Madre, ma anche di coloro che hanno creduto in lei, nonostante i tanti contrasti. Tra queste persone, sicuramente, quella che maggiormente spicca è la Sig.na Pilar de Arratia, soprattutto per il ruolo, in alcuni momenti veramente determinante, che il Signore stesso le ha affidato.

Il Signore, da sempre, rivolge l’invito alla santità: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). L’iniziativa è sempre Sua ma, il raggiungimento della vetta della santità, esige nell’uomo una condizione fondamentale: la sua risposta generosa1.
Il desiderio di santità costituisce la spinta per intraprendere l’arduo cammino verso la perfezione e per superare quegli ostacoli che inevitabilmente si incontrano quando la strada che conduce alla vetta si fa sempre più aspra e difficile. Più intenso e acceso è il desiderio e più facilmente si superano gli ostacoli che si trovano nel cammino.
A questo sono chiamati tutti gli uomini, a questo sono state chiamate la nostra Madre e la Sig.na Pilar.

SCHEMA DEL LAVORO

- Desiderio di santità
- Unite da uno stesso ideale
- La sua specifica vocazione: chiamata a collaborare con la Madre
- Capace di compromettersi e di andare contro corrente
- Innamorata dei poveri
- Il suo personale impegno ascetico
- Insieme per compiere la volontà di Dio
- Insieme in un cammino di misericordia
- Le esigenze della sequela: la prova, la separazione, la morte
- Conclusione

Desiderio di Santità

La Madre visse, per tutta la sua vita, in una continua tensione che la spingeva a conformarsi sempre più alla volontà del Signore. Voleva essere santa, grande santa2, e questo pensiero dominò tutta la sua esistenza e ispirò tutta la sua attività. Il proposito di farsi santa è essenziale per lei tanto che è disposta a subordinarvi tutto il resto, persino la sua permanenza nella vita religiosa3. Il Vescovo la incoraggiò e la esortò a non pensarsi come una persona, ma come una scopa che è sempre disposta a tutto4.
Questo anelito di santità era talmente radicato in lei che affiora continuamente nei suoi scritti più intimi e personali, diretti al suo padre spirituale. Basta sfogliare il “diario” per incontrare frasi come queste:

“Grande è in me il desiderio di farmi santa, a qualunque costo, solo per darTi gloria (...) Oggi, Gesù mio, con il Tuo aiuto, Ti prometto di nuovo di voler camminare per questo aspro e difficile cammino, guardando sempre avanti, non voltandomi mai indietro, sospinta dal desiderio della perfezione che Tu desideri da me ”5.
“Oggi, Gesù mio, mi presento davanti a Te per dirti che sono proprio decisa, con il Tuo aiuto, a rompere tutti i legami che mi trattengono nello slancio verso le altezze della perfezione perché voglio donarmi per completo a Te ”6.

Perchè queste considerazioni, mentre stiamo cercando di tracciare qualche tratto del profilo della Sig.na Pilar?

Sicuramente, fin dalla sua giovinezza, anche la Sig.na Pilar ebbe molto vivo e presente questo anelito alla santità, ma, personalmente, credo che pure per lei sia stata determinante la vicinanza con la nostra Madre.
Da lei deve aver attinto, come linfa vitale, quell’essenza e quella forza che emanava dalla sua spiritualità e che traspariva dalla sua persona. Una spiritualità da cui si è lasciata “modellare” la vita, che ha condizionato le sue scelte, che la portò allo spogliamento di sé, solo per il bene dell’Opera e per la gloria all’Amore Misericordioso.
Credo che anche nella nostra esperienza possiamo trovare qualcosa di simile. Non ci siamo forse sentiti “contagiati” nello stare vicino alla Madre? Una persona come lei, presa dal desiderio di raggiungere un bene di inestimabile valore - il suo “Buen Jesús” - sul quale ha fondato tutta la sua vita, diventa inevitabilmente, con la parola e con l’esempio, uno sprone per quelle anime che gli stanno accanto.

Unite da uno stesso ideale

Sebbene sia stata la Madre la depositaria del progetto, il Signore ha voluto metterle accanto questa donna, la Sig.na Pilar, disposta a tutto, che aveva nel suo cuore un grande desiderio di perfezione ed era mossa da una carità senza limiti.
La stessa Madre, in una lettera del 25 marzo 1940 inviata alla Sig.na Pilar che si trovava a Roma per difendere la Congregazione, le ricorda che la missione che sta svolgendo le è stata affidata dallo stesso Signore:

“Pensa, figlia mia, che oggi stai compiendo una grande missione, che ti era stata assegnata prima ancora che noi ci conoscessimo; questa missione, preparata per te fin dall’anno 1930, di difendere la nostra amata Congregazione richiede il sacrificio di questa nostra lontananza e separazione; noi lo dobbiamo offrire contente al nostro Dio ”.

Già in data 1° maggio 1929, la Madre scriveva nel suo diario che dopo due anni dalla fondazione avrebbe incontrata una benefattrice che l’avrebbe aiutata nella sua opera, anche spiritualmente, appoggiandola presso le alte Autorità della Chiesa. E questo si verificò puntualmente proprio con la Sig.na Pilar de Arratia.
A questo invito tutte e due risposero con generosità, esortandosi e spronandosi a vicenda, soprattutto quando il cammino diveniva ripido.

La sua specifica vocazione: chiamata a collaborare con la madre

Vorrei sottolineare il tratto “discreto” con cui la Sig.na Pilar seppe stare accanto alla Madre, rimettendosi anche, in spirito di obbedienza, al parere delle autorità locali. Infatti, la Sig.na Pilar volle scrivere al Vescovo di Vitoria, Mons. Mateo Múgica, appena arrivato in Spagna7, chiedendo il suo parere sulla fondazione che si stava per realizzare nella sua diocesi e sulla Madre:

“[...] Oggi mi permetto di scrivere a V.E. per quanto segue: in Diocesi di Vitoria si è trattato di una Fondazione nuova in Bilbao con la Madre Esperanza e io ho ricevuto informazioni molto contraddittorie in merito. Io propendo in aiutare Madre Esperanza e già glielo ho promesso, sempre che sia in conformità con la Autorità della Chiesa. Lo stesso Padre Postius, che la dirige, potrebbe dare a Lei tutte le informazioni su questa nuova Opera [...]”8.

Rimase in attesa di una risposta. Da una lettera inviata da Madre Pilar Antín alla Sig.na Pilar si comprende lo stato d’animo e l’interesse con cui quest’ultima stava attendendo il parere del Vescovo:

“[...] Per incarico della Madre Esperanza, che soffre per un brutto raffreddore, mi rivolgo a Lei per dirle che (...) si è incontrata con il M.R. P. Postius il quale le ha dato l’incarico di assicurare Lei che può stare tranquilla. Ieri, per quanto si riferisce al Sr. Vescovo di Vitoria, ha ricevuto la sua lettera, ha parlato a lungo con Lui e le ha detto che avrebbe risposto direttamente a V.E. Ha parlato anche con il Signor Vicario generale e tutto prosegue bene [...]”9.

La risposta giunse solo alcuni giorni dopo:

“[...] Il Padre Postius dice che la suddetta religiosa è di vita esemplare: che mai manca alla virtù della umiltà e della obbedienza, e che non può fare altro che informare favorevolmente su di lei. Io non la conosco e non posso, per questo, dire nulla di essa per conoscenza diretta e personale [...]”10.

Il Vescovo concluderá le informazioni richieste comunicando alla Sig.na Pilar anche il parere del Nunzio, Mons. Federico Tedeschini:

“[...] Questa mattina ho parlato con il Signor Nunzio a riguardo della Madre Esperanza e mi affretto a comunicarle che Sua Eccellenza parla di lei con grandi elogi e ha di lei un ottimo concetto e le è sembrato bene che io abbia dato l’autorizzazione per la fondazione in Bilbao di detta Casa. Ho creduto conveniente informarla di tutto questo in aggiunta alle informazioni anteriormente inviate, in modo che lei, sempre esemplare figlia della Chiesa, resti completamente tranquilla su questo punto [...]”11.

Forte della rassicurazione delle Autorità ecclesiastiche, compreso quale era il suo posto, il suo ruolo, o meglio, il ruolo che lo stesso Signore le aveva affidato.

Anche a lei non furono risparmiate, fin dall’inizio, accuse e calunnie per il solo fatto di aver sposato la causa della Madre. Ma ella, con un equilibrio ed uno spirito che sempre la contraddistinsero, per amore alla verità, non mancó mai di precisare, esporre, chiarire. In una lettera del 4 gennaio 1935, in risposta alle accuse fattele da Don Doroteo, scrive al Vescovo di Vitoria:

“Eccellentissimo Signore. La lettera di V.E. mi ha causato grandissima pena; non ho mai pensato di trasferire i bambini al Ave Maria, per nessun motivo al mondo; proprio per questo ora mi rivolgo a V.E.; Le ripeto ancora una volta che io mai ho detto quella frase che mi si attribuisce. Se venni da Lei a offrirle una casa più piccola per i sacerdoti, è solo perché non ne ho trovata una adatta per i bambini. La più grande che ho trovato è quella della Cassa di Risparmio Provinciale, capace al massimo di 40 letti, quando ne abbiamo bisogno di una di almeno 80 letti e, nel caso che la volessimo prendere in affitto, chiedono da 25 a 30 mila pesetas.
Mi ha fatto anche dispiacere che mi abbia detto che la direzione di un santo sacerdote è sempre migliore di quella di una donna, anche se questa si chiamasse Madre Esperanza. In tutte le mie azioni agisco sempre con il consiglio di sacerdoti e di religiosi e in questo caso, che per me è di grande importanza, mi sono consigliata con più di un sacerdote: da quando ho lasciato di confessarmi con Don Doroteo, lo faccio con un gesuita”12.

Anche per la fondazione di Roma, come sappiamo, partirono la Madre e la Sig.na Pilar. Quest’ultima, a pochi giorni dal loro arrivo, scriveva a Madre Pilar: “Grazie a Dio per noi prosegue tutto bene e sempre in mezzo a difficoltà. (...) Pregate molto: la Madre sta con molta preoccupazione perché troviamo una enormità di difficoltà ”13.

La stessa Sig.na Pilar, nelle molte lettere che da Roma scrive a Madre Pilar, la informa di come procedono le cose e delle direttive della Madre per le suore di Spagna. L’8 giugno 1936, scrive:

“La Madre non sta troppo bene, per questo sto desiderando che vengano le suore: non riesce ad alimentarsi. E’ una grande lezione per noi, però chi la paga è la Madre, perché mai trattino a nessuno (non dico a una religiosa, ma neanche all’ultimo essere umano) con tanta poca carità (sarebbe da dire: nessuna) poiché queste suore si danno ben conto di quanto la Madre sta soffrendo, però lo sta pagando a caro prezzo ”.

Avremo modo di vedere più avanti, come la Sig.na Pilar si rimise alla decisione della Madre, espressione della volontà del Signore, di affittare la casa di Villa Certosa anziché quella che si trovava nella parrocchia di San Marcellino, che lei avrebbe preferito perché più bella e più confortevole per le suore e le bambine.

La storia testimonia che tante altre persone sono state accanto alla Madre, ricoprendo incarichi di fiducia. Ma, ad un certo punto, prese dal desiderio del potere sono arrivate a dire e a fare cose infamanti ed impensabili nei riguardi della stessa Madre14.
A Madre Pilar Antín, donna di grande intelligenza e di una spiccata personalità, ma anche di grande ambizione, la Madre affidò incarichi di grande responsabilità. Fu proprio Madre Pilar, apprezzata e stimata dalle suore, la principale promotrice della ribellione contro di lei che era la Fondatrice. A M. Pilar si unirono altre religiose di scarse doti intellettuali e tra queste Madre Aurora Samaniego e Virtudes Hernández. Queste religiose cominciarono ad intessere veri e propri intrighi, con l’aiuto di Don Doroteo, col fine di destituire la Madre dalla carica di Superiora generale e mettere così al suo posto Madre Pilar Antín. La Madre era al corrente di tutto, a quanto pare per speciale rivelazione15.
La stessa Sig.na Pilar, parlando di Madre Pilar Antín, scrive:

“Madre Pilar mi ha scritto una lettera, prima di tutto lodandomi (ti puoi immaginare che effetto mi fa, con il carattere che Dio mi ha dato). Quello che segue è un imbroglio, degli scritti che sono scomparsi, dice, che devo fare tutto il possibile per portarli in Spagna, diversamente, essendo già così triste la storia, manderebbe a chiedere la lanterna di Diogene per mettermi a cercarli in Piazza San Pietro. Mi dispenso dal dirti che non penso neanche a rispondere a una simile lettera. È troppo tutto quello che ha detto contro la Madre”16.

Da queste poche righe mi sembra emerga in modo inequivocabile la rettitudine e la fermezza della Signorina nel difendere sia l’Opera che la stessa Madre. Anche alla Sig.na Pilar, come alla nostra Madre, il Signore aveva dato un carattere forte, lo ripete in diverse altre circostanze17, probabilmente perché ardua era la missione che dovevano compiere.
Nel maggio 1940, tempo in cui Madre Pilar Antín stava promuovendo una vera e propria campagna denigratoria nei confronti della Madre, la Sig.na Pilar scrivendo alla Sra. Dª Carmen Martínez de Goicoechea, afferma: “le dico Carmen che in questa circostanza una tonnellata di pazienza non mi sarebbe sufficiente, al vedere come ci vorrebbero imbrogliare e immischiarci in pettegolezzi da donnicciole, che sono tanto contrari al mio carattere e alla mia educazione ”18.

La Sig.na Pilar, in mezzo alla persecuzione, aveva un solo intento: salvare lo spirito della Madre. In una lettera al Santo Padre, in data 11.4.1941, all’indomani della decisione del Santo Officio di togliere alla Madre il governo della Congregazione e la formazione delle suore, arriva a dire:

“ Profondamente appenata per la decisione che il Santo Officio ha preso rispetto alla Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, oggi Venerdì Santo ricorro di nuovo a Vostra Santità per manifestare il sentimento che mi ha prodotto questa sentenza per me tanto lontana da quello che mi aspettavo, proprio perché la confidenza nel mio Padre era piena. Mi rendo conto che questa sentenza torna a confermare quello che i nemici di questa Congregazione, che sono il Signor Nunzio e i Signori Vescovi di Madrid, Vitoria e Oviedo, hanno sempre preteso fin dal principio e che non è altro che distruggere la Congregazione per venire in possesso dei miei beni. Ora, con questa decisione, ognuno dei suddetti Signori Vescovi cacceranno dalle proprie Diocesi le Ancelle dell’Amore Misericordioso per impossessarsi essi dei loro edifici (che è quanto desiderano) e finirà che la Congregazione, orfana della Madre, ossia, separata dalla sua Fondatrice, senza che questa possa intervenire, e lasciando al nemico la facoltà di eleggere un nuovo Governo, molto presto vedremo nella Congregazione, o addirittura ai posti di comando della Congregazione, quelle religiose ribelli che già hanno fatto tanto male. A causa di questa decisione io mi vedo costretta a non rientrare in Spagna, perché, come figlia della Santa Chiesa, non voglio avere contrasti con il Sig. Nunzio e con i Signori Vescovi sopra menzionati ”19.

Con stesso intento di salvare lo spirito della Congregazione, il 3 giugno 1941, scrive a Madre Mª Esperanza Pérez del Molino:

“D’altra parte mi decido a comunicarti che per il momento la Madre deve restare in Roma e che tu, come Vicaria, hai tutte le facoltà, compresa quella di prendere decisioni, insieme al Consiglio, per le Vestizioni e le Professioni; tutto questo fino a quando non finisca il tempo di questo esperimento. Tieni presente che tutto si potrà abbreviare se tu saprai essere sottomessa, prudente e che, ugualmente, lo siano le suore. Sto pensando che potresti abbreviarlo questo tempo se tu scrivessi una serena e breve supplica al Santo officio, chiedendo la Madre in nome di tutta la Congregazione (potrebbero anche firmarla tutte) con questa idea di fondo: la necessità che la Congregazione sia governata dalla Madre, per la crescita spirituale e per la formazione nelle virtù, soprattutto nella carità e nell’amore ai poveri ”20.


1 “La santità consiste in vivere in Gesù e Lui in noi, prima di tutto per mezzo del desiderio e poi nel possesso reale”. Summ., p. 809, 198.§

2 “Madre, domani è la festa di Santa Teresa e io vorrei arrivare a essere grande santa come lei, e vorrei che essa mi aiutasse a seguire il Signore come Lo ha seguito lei (...) E allora, con il dolore di vedere mia madre sofferente ma con una grande illusione di farmi santa, sono partita da casa (...) Fu così che entrai nella Congregazione fondata dal P. Claret il giorno di S. Teresa” (Summ., p. 895, n. 296).

3 “io sono venuta per farmi santa, però vedendo che qui non mi è possibile, non mi sembra che debba fare i Voti Perpetui” (Summ., p. 895, n. 296).

4 La Madre capì la lezione e da allora, racconta in una conferenza, decise di essere come una scopa, tanto che da quel momento cominciò a chiedere al Signore “mi conceda un grande amore, un forte e costante desiderio di farmi santa e che, come a una scopa, per me diventi indifferente che mi buttino di quà o di là, o che mi trattino di questa o di quella maniera; purché io sia sempre come la scopa che non serve ad altro che a pulire e a raccogliere spazzatura” (Summ., p. 895, n. 296).

5 Summ., p. 737, n. 40, 20 novembre 1941

6 Summ., p. 744-745, n. 62, 3 agosto 1942.

7 Titolare della diocesi di Vitoria, Mons. Mateo Múgica, il 17 maggio 1931 fu esiliato in Francia dove vi rimase fino a metà di aprile del 1932 quando, pur non prendendo ancora possesso della sua diocesi, le fu permesso rientrare in Spagna, fermandosi dapprima a Madrid e successivamente a Bugedo (cf. Boletín oficial del Obispado de Vitoria, 1.5.1933, ACAM B703 233-238).

8 (lettera della Sig.na Pilar de Arratia al Vescovo di Vitoria, 20.5.1932, Proc. Documenta, p. 1304).

9 Lettera di Madre Pilar alla Sig.na Pilar, 24 maggio 1932.

10 Lettera del Vescovo di Vitoria, Mons. Mateo Múgica alla Sig.na Pilar de Arratia, 26.5.1932, Proc. Documenta, p. 1311.

11 Lettera del Vescovo di Vitoria, Mons. Mateo Múgica alla Sig.na Pilar de Arratia, 1.6.1932, Proc. Documenta, p. 1315.

12 Lettera della Sig.na Pilar al Vescovo di Vitoria, 4.1.1935.

13 Lettera della Sig.na Pilar a Madre Pilar Antín, 20.5.1936.

14 M. Aurora va perdiendo su espíritu y encuentro a esta hija rebelde y que el tiempo se perdía pasando horas y horas en el despacho con D. Doroteo; a éste le empezó a rondar de nuevo la idea de quitarme del frente y poner a M. Aurora, pero antes veía él lo necesario que era ganársela y para ésto se sirvió del arte diabólico de infundir, según el Buen Jesús, en esta hija, cosa muy rara de mí (estratto della Relazione della Madre, aprile 1932).

15 Racconta la Madre nel suo diario che vide in un sogno un gruppo di figlie vestite da secolari, cominciarono a togliere le pietre dalla casa, nel tentivo di aprire una breccia e rendere instabile l’edificio. Raccolte le pietre presero a gettarle contro le postulanti, le novizie e le giovani professe ferendo alcune e colpendo a morte altre. Tra coloro che capitanavano il gruppo c’erano Madre Pilar Antín e Madre Aurora Samaniego. C’erano anche le MM. Virtudes e Providencia e le suore Amada, Remedios, Asunción, Sofía, Victoria, Mencía, Teresa y Caridad. E’ da notare che tutte usciranno dalla Associazione (cf. Relazione della Madre, 31.1.1938, Proc.-Docuemnta, p. 1793).

16 Lettera a M. Mª Esperanza Pérez del Molino, 17.12.1939.

17 “Creo querrá Dios tenerme tan lejos, pues con mi caracter fuerte, no sé hasta donde hubiera resistido” (lettera della Sig.na Pilar alla Contessa de Fuensalisa, 28 gennaio 1940).

18 Lettera della Sig.na Pilar de Arratia alla Sig.ra Carmen Martínez de Goicoechea, 22.5.1940.

19 Lettera della Sig.na Pilar al Santo Padre Pio XII, 11.4.1941.

20 Lettera della Sig.na Pilar a Madre Mª Esperanza Pérez del Molino, 3.6.1941.
Il 22 giugno torna ad esortarla a nome della Madre: “La Madre me encarga te diga, que tengas en cuenta que todos tenemos defectos, y que muchas cosas se solucionan con paciencia y que si Jesús procediese así con nosotras, dónde estaríamos. Que tiene muchísima pena de ver salir hermanas de la Congregación, que son hijas suyas y que sabe que con paciencia, muchas de ellas pueden perseverar. Que a los Superiores como a los padres, les toca sufrir y cubrir los defectos de los hijos. Que al paso que se va, pronto la Congregación quedará sin personal, pues el espíritu que tú llamas de Antín, es el que abunda, debido a nuestra flaca naturaleza, y que tengas presente que con ángeles no se vive en ninguna Congregación, sino con criaturas, que un día se hallan de un temple y otro de otro, pero que a la Madre le consta que todas tienen gana de santificarse, y si el deseo es bueno, ¿por qué no ayudarlas para que mueran religiosas?”.

Sig.na Pilar
a sinistra la sig.na Pilar

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ultimo aggionamento 15 dicembre, 2001