DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA
 
P. Domenico Cancian fam

 

Voce del Santuario

Novembre 2001

 

 

 

 

 

 

 

Santuario di Collevalenza

 

Gloria a Dio e pace agli uomini (Lc 2,14)

Questo primo Natale di Gesù del 3° millennio si annuncia come un Natale contrassegnato dal terrore e dal sangue. Non possiamo, soprattutto noi cristiani, rinchiuderci nelle nostre case e far festa con la solita coreografia, passare un momento di vacanza e di consumo, evasivo come sempre o forse più di sempre, proprio per non pensare alla drammaticità dell’attuale situazione.
La moltitudine dell’esercito celeste lodava Dio e diceva (annunciando al mondo il natale di Gesù): “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Queste sono le Parole che ci aiutano a vivere il mistero del Natale di Gesù. Gesù è venuto, è rimasto con noi (soprattutto nell’eucarestia, ma anche nella sua Parola, nella chiesa, nei poveri…), e ritornerà. La sua luminosa e misericordiosa presenza attraversa tutta la vicenda umana personale e universale: Lui è la nostra speranza!
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo… Non abbiate paura, gente di poca fede… Non vi lascerò soli… Io ho vinto il mondo”. Sono le parole di Gesù, che abbiamo bisogno di richiamare in questo Natale 2001.

Uno dei nomi di Gesù è “Emmanuele” che significa “Dio con noi” (cfr Mt 1,23 e la finale dello stesso Vangelo: 28,20).
La Presenza di Gesù nella storia è da intendere come la manifestazione della Gloria di Dio, cioè del suo Amore Misericordioso che si riflette nel cuore degli uomini con il dono della Pace. Gesù è la Gloria di Dio e la Pace dell’uomo. S. Paolo afferma: Gesù è il sì di Dio all’uomo e il sì dell’uomo a Dio. Quel “sì” indica l’amore totale e fedele.
È questo il motivo principale della festa, proprio in mezzo alla grave situazione che stiamo vivendo. Se Lui continua a rimanere con noi, continua a venire, manifestando la Gloria di Dio e portando la Pace al mondo, allora possiamo, anzi dobbiamo far festa. Con l’impegno forte di accogliere il Bambino di Betlemme meglio di quanto non fecero 2000 anni fa. Più che gridare: “Vieni, Signore Gesù!”, vogliamo invocare lo Spirito perché ci renda capaci di ospitarlo, in modo che si dica: “Venne fra la sua gente e i suoi finalmente l’accolsero con gioia; videro lo splendore del suo Amore e nel mondo gli uomini, diventati figli di Dio, si accorsero di essere fratelli, gettarono le armi e si abbracciarono”.

La cattedra del presepio

È un’espressione di Madre Speranza per dirci che Gesù, il Figlio di Dio, l’Atteso dalle genti, l’Uomo più importante della storia, ha sorpreso tutti per lo stile con cui è arrivato in mezzo a noi.
Non nella reggia più bella, ma in una stalla; non accolto con il massimo degli onori, ma emarginato, anzi ricercato a morte appena nato; non facendosi sentire o notare come il più potente del mondo… Arriva “in punta di piedi”, senza far rumore, senza disturbare nessuno, se non Maria e Giuseppe.
La prima lezione di Gesù dalla cattedra del presepio non è verbale, ma certo eloquentissima: il Figlio di Dio sceglie povertà e umiltà, amore e misericordia. All’uomo che non lo riconosce - tanto era povero e umile - lui, il Bambino, continua a sorridere. Maria e Giuseppe hanno capito. Ai pochissimi visitatori non hanno da rivolgere nessuna lamentela: pieni di stupore mostrano quel Bambino.
Dopo aver lavorato 30 anni come falegname, in mezzo agli immaginabili disagi, ai quali Gesù nel Vangelo mai fa cenno (!), la gente di Palestina sentiva proclamare cose insolite: “Beati i poveri, i miti, i misericordiosi, i perseguitati… Imparate da me che sono mite ed umile di cuore… Misericordia io voglio…. Amate i vostri nemici… Se non diventerete come i bambini…”. Sulla croce tutto questo fu portato a compimento in maniera esemplare. Dopo 2000 anni la testimonianza di Gesù, da Betlemme al Calvario, ci sembra ancora più nuova, bella, originale. Il mondo fa tutto per emarginarla, ma chi ad essa ispira la propria vita, è beato.

Vogliamo vedere Gesù (Gv 12,21)

Era questo il tema del Convegno dei rettori dei Santuari, tenutosi a Siracusa dal 26 al 29 novembre. Vi ho partecipato anch’io. Vi riferisco qualcosa perché credo vi interessi.
I Santuari vogliono essere luoghi privilegiati ove risplende più chiaramente il volto di Gesù. Per il santuario di Collevalenza: il volto di Gesù Amore Misericordioso.
“Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27,8). Chi contempla il volto di Dio non ha più paura, assicura il Salmista. Quando siamo nella casa di Dio, siamo superprotetti, siamo nella gioia. Per questo l’unico desiderio profondo del cuore umano è quello di vedere Dio e abitare nel suo Santuario.
In realtà è Gesù che viene in cerca di noi, ci guarda, si invita a casa nostra, come avvenne con Zaccheo. Allora la nostra casa diventa il santuario più bello.
Il volto sfigurato di Gesù crocifisso è l’immagine più bella di Dio che è Amore e Misericordia.
Noi che operiamo nel Santuario e voi che lo frequentate, siamo chiamati a contemplare quel volto che risponde pienamente al nostro desiderio di incontrare Dio, purificando sempre più la nostra fede.
È stata interessante a questo proposito una relazione sulle aspettative del pellegrino. In ogni uomo ci sono tre tipi di aspettative: bisogni, desideri, necessità.
Il bisogno
riguarda la dimensione fisica, economica, affettiva della vita. Al Santuario il pellegrino porta un’infinità di sofferenze che feriscono il cuore umano. Noi dovremmo esser capaci di ascoltare e accogliere, senza fretta, queste storie, ossia questa persona in tutta la sua singolare vicenda.
Il desiderio è qualcosa di più profondo, anche se non è sempre detto con parole chiare: è il desiderio di essere compreso, realizzato, riconciliato, santificato.
Le cose necessarie di cui non possiamo fare a meno sono: accogliere Gesù, ascoltare la sua Parola, accettare la sua e nostra croce (dalla quale per paura cerchiamo sempre di fuggire), entrare nella vita eterna che Cristo ci ha offerto.
È evidente che se ci fermiamo ai bisogni, siamo come la gran parte dei malati guariti da Gesù che, una volta ottenuta la guarigione fisica, se ne sono andati senza nemmeno dire grazie, perdendo la grazia più importante: quella di vedere Gesù, a stare con Lui, seguirlo.

Il mese dei defunti

Novembre è il mese in cui si ricorda con particolare attenzione il mistero della comunione con i santi che sono già entrati nel … Santuario dell’Amore Misericordioso del Padre, del Figlio e dello Spirito, come abbiamo celebrato nella solennità del 1° novembre. Ma non abbiamo dimenticato i defunti che ancora sono in attesa di essere ammessi tra i santi.
Si tratta delle “anime sante del Purgatorio” come si dice comunemente. La Madre Speranza ci ha insegnato a pregare molto per loro, nella certezza che questa è una forma di carità tanto desiderata. Lei aveva aiutato tante persone ad entrare in paradiso e ci ha confidato che in Purgatorio si soffre il grandissimo tormento di non poter vedere Dio, a causa di peccati e debolezze che lo impediscono. Noi possiamo aiutare loro e loro, una volta in cielo, possono intercedere per noi. Siamo chiamati a vivere, non solo in novembre, questa meravigliosa comunione spirituale.

Le consorelle e i confratelli che ci hanno preceduto nel testimoniare l’Amore Misericordioso, insieme alla Madre, e i pellegrini che hanno frequentato il Santuario, sono molti ormai. Nel nostro cimitero “Gesù Risorto” i loculi sono quasi tutti occupati. L’ultimo lasciarci è stato l’indimenticabile Don Terenzio Bucari, il quale ci ha fatto “lo scherzo” di andare a festeggiare i suoi cento anni in paradiso: qui in terra li avrebbe compiuti il prossimo 2 febbraio e già stavamo pregustando quel simpatico momento. Nel giro di pochi giorni un ictus cerebrale l’ha portato alla morte il 9 novembre. Chi frequentava il Santuario lo ricorderà per la sua voce tonante e per la devozione con cui pregava, faceva le genuflessioni, concelebrava la Messa; alla fine era lui a congedare l’Assemblea (qualche volta gli era uscita l’espressione: “Andatevene, la Messa è finita!”). Ci ha dato una bella testimonianza di dedizione missionaria (era entrato nel PIME e per una decina di anni era stato missionario in Bangladesch, che ultimamente identificava con la Cina) e di fervente vita parrocchiale a Morano e a Palazzolo. Nel suo bel testamento ringrazia per tutti questi doni, ma soprattutto “dell’inestimabile grazia della vocazione religiosa, come FAM, concedendomi così di trascorrere gli ultimi anni della mia vita nella totale consacrazione al Signore, alla Cui infinita Misericordia affido l’anima mia”.
In questo mese di novembre di hanno lasciato altre persone care. Abbiamo raccomandato all’Amore Misericordioso la mamma della nostra consorella Sr Rosario Perez, morta improvvisamente il 25 novembre.
E abbiamo pregato anche per tre pellegrini che frequentavano il Santuario con assiduità al punto che erano diventati amici: Gastone Coli di Firenze (era stato da noi qualche settimana prima), Paolo Roversi di Montecastrilli e Paolo di Terni.
Quest’ultimo aveva appena 19 anni, veniva spesso alle Piscine ed è morto come un santo: soffrendo, lottando, accettando infine la dolorosa volontà del Signore. Qualche settimana prima mi confidava: “Prego tanto, ma non riesco a dire col cuore: sia fatta la tua volontà”. Poche ore prima di morire diceva: “Non capisco perché io che ho tanta voglia di vivere, debba morire a 19 anni. Credo solo che Lui abbia un giusto motivo”. È morto tenendo i genitori per mano e sorridendo. I medici, che hanno cercato di curare il tumore, hanno testimoniato di aver ricevuto tanta pace da questo ragazzo dallo sguardo luminoso.

Pellegrini e Convegni

I pellegrini si sono un po’ ridotti a motivo del tempo instabile, tipico dell’autunno inoltrato. Ma nei fine settimana abbiamo accolto molte persone provenienti da varie città soprattutto dell’Italia. Tanti sono arrivati alla spicciolata.
Un gruppo molto numeroso è stato quello di Don Francesco di Firenze. Erano oltre 700 il sabato 10 novembre e sono stati qui tutta la giornata per celebrare il sacramento della riconciliazione, per partecipare all’eucarestia e alla liturgia della acque.
Altrettanti il giorno dopo.

Dal 12 al 16 ha avuto luogo il terzo corso di Esercizi Spirituali per sacerdoti, guidato da S. Ecc. Mons. Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa. Il tema, svolto magistralmente e molto apprezzato, era: “Il Sacerdote, segno della misericordia di Dio”. Hanno partecipato circa 80 sacerdoti di ogni parte d’Italia.

Dal 19 al 23 la Conferenza Italiana Superiori Maggiori ha tenuto il suo annuale Convegno di formazione sul tema: “Sinergia di comunione”. Relatori di chiara fama come il Prof. Alessandro Castegnaro, Mons. Enrico Masseroni, P. Enzo Fortunato, hanno coinvolto l’attenta assemblea dei circa 200 partecipanti.
Collevalenza è ormai un crocevia di spiritualità e di formazione religiosa, non solamente un luogo geografico che si presta bene agli scopi di un convegno. Quasi sempre ci viene chiesto di offrire informazioni sul Carisma dell’Amore Misericordioso.

Episodio del mese

Ho ascoltato in un convegno la seguente testimonianza.
Una signora, sposata, insegnante, aveva una figlia ventenne. Qualche anno fa, improvvisamente colpita da leucemia, moriva. La signora confessa pubblicamente: “In mezzo allo strazio per questa morte imprevista sono rimasta male del fatto che molti amici, non sapendo cosa dirmi, si sono dileguati; altri mi hanno detto parole del tutto banali, tipo: su via, passerà anche questa. Solo uno ebbe il coraggio di dirmi: “Guarda il volto di Gesù Crocifisso, prendi la tua croce e cammina dietro di Lui! È la tua Pasqua!”
Concluse: “È proprio difficile in certe situazioni portare la croce, specialmente se non ascoltiamo le parole di Gesù dagli amici cristiani! Sono quelle che ci mettono direttamente davanti al mistero della Pasqua, che illumina di senso ogni avvenimento”.

Famiglia dell’Amore Misericordioso

Il 23 novembre è iniziato il X° Capitolo generale delle EAM, come avevamo già annunciato il mese scorso. Una ventina di consorelle sono concentrate a pregare, a riflettere, a verificare e a programmare la vita della Congregazione per rilanciarla nello spirito del Vangelo e della Madre. Le accompagniamo con la nostra preghiera.
Dal 19 al 23 si sono incontrati a Collevalenza quasi tutti i sacerdoti diocesani FAM. È stata un’occasione di fraternità sincera e costruttiva, che dovrebbe ormai ripetersi stabilmente ogni anno. Sono una quindicina questi confratelli che stanno vivendo con vera utilità spirituale il carisma dell’Amore Misericordioso, portando nei propri presbiteri una testimonianza quanto mai necessaria di comunione sacerdotale.
Momenti di riflessione, di preghiera, di espansione fraterna hanno favorito un’esperienza quanto mai positiva, a detta di tutti. Tra noi e loro c’è ormai un’intesa perfetta che ci arricchisce reciprocamente. Le riflessioni proposte meriterebbero di essere pubblicate.

Auguri di cuore!

Come vivere bene la solennità del Natale di Gesù e l’inizio del nuovo anno 2002?
Con lo spirito di Maria e di Giuseppe, le due persone che sono state vicino a Gesù in modo esemplare: senza tante parole, con umiltà e amore, riflettendo e meditando nel cuore il grande mistero di un Bambino, Figlio di Dio ed anche figlio loro, senza scandalizzarsi della povertà, della scarsa accoglienza, della persecuzione. Hanno creduto e hanno offerto tutto il loro contributo. Quella famiglia di Nazareth, specchio perfetto della Famiglia Trinitaria, invita ogni famiglia umana a vivere in quella luce.


Maria, Vergine e Madre di Dio,
in questi giorni di terrore e di sangue
accompagnaci nel cammino oscuro della fede
e aiutaci a scoprire nel travaglio della storia
la presenza luminosa di Cristo,
la Gloria e la Pace
che tu hai visto nel suo volto
e ascoltato nel canto degli angeli.

Santa Maria,
beata perché hai creduto, amato e sofferto,
intercedi per noi presso il Tuo Figlio,
quel Gesù che tu hai dato alla luce,
hai allevato e custodito,
quel Gesù che hai continuato a seguire
anche quando insieme a Giuseppe
non capivi.

Continua a pregare con le parole
del Salmo che tu sicuramente hai cantato,
pellegrinando verso la città santa:
“Domandate pace per Gerusalemme…
Per i miei fratelli e i miei amici
Io dirò: “Su di te sia pace!” (Sal. 121).
Pace a Gerusalemme, a Betlemme, al popolo Afgano
e in ogni città ove pace non c’è.
Continua a ripeterci:
“Fate quello che Egli vi dirà” (Gv 2,5).

Foto di gruppo
Famiglia Marignani di S. Vittoria in Matenano da Porto S. Elpidio
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ultimo aggionamento 05 gennaio, 2002