STUDI
 
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Prof.ssa Annamaria Sancricca

I MASS-MEDIA E LA PACE
Considerazioni sul Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della pace
1° gennaio 2002

 

 

La Pace e la Tv

Il Messaggio per la giornata mondiale della pace, che il Santo Padre ha scritto per tutti gli uomini credenti e non credenti, è tutto costruito su tre parole chiave: “Pace” “Giustizia” “Perdono”. Voglio ragionare su queste parole e, come sempre, sotto il profilo della comunicazione massmediale.
Il linguaggio televisivo, sotto l’apparente oggettività di informazione, attribuisce alla parola “giustizia” significati che nulla hanno a che vedere con la virtù morale. La Pace, identificata con le manifestazioni definite “pacifiste” - vedi l’ultima, la Marcia della Pace ad Assisi che ha finito per esaltare la discordia, giocando sull’equivoco della parola “guerra”, creando confusione tra guerra di offesa e guerra di difesa… praticamente per andare contro l’America del “dopo 11 settembre” - non è certo “tranquillitas ordinis” (De civitatis Dei, 19,13); ordine che genera tranquillità, armonia, giustizia, equilibrio e bellezza.
Le “trasmissioni-salotto” (P.e. “Porta a Porta” di Vespa, “Primo Piano” di TG3, “Raggio Verde” di Santoro), che presentano una Giustizia spettacolo, dentro un teatrino di contestazione, non educano certo la gente a crescere nella dimensione spirituale e viene da sé che anche della pace se ne abbia un’opinione che non è fondata su criteri di verità e di giustizia. La pace, infatti, non è assenza di guerra, tant’è che le guerre continuano ad esistere con modalità nuove e proprio a queste modalità nuove fa riferimento il messaggio del Papa, il quale, tuttavia, vuole ricordare al mondo che il “mistero del male” non ha, né può avere l’ultima parola.
Andando dietro alle chiacchiere dei mezzi di comunicazione di massa, viene il sospetto di pensare che certi contestatori, più interessati al dominio planetario che alla beneficenza, agendo in nome dei poveri, provocano disordini e violenza per mascherare il vero interesse che è il profitto.
Così cresce la confusione mentale e lo smarrimento delle coscienze fino a giungere all’oscuramento totale dei criteri etici che fondano le relazioni interpersonali e tra i popoli e quel sottile filo di spiritualità, che ci tiene legati, finisce per rompersi.
La pace non si costruisce se le nazioni e gli uomini continuano a porsi gli uni contro gli altri, bensì se ci si pone nell’atteggiamento collaborativo che vede gli uni insieme agli altri e, in questo contesto, il Perdono entra come cerniera che può unire uomini e nazioni.

 

Il punto di vista del Papa

Il Papa, rovesciando la prospettiva, si dichiara convinto che i pilastri della pace sono la giustizia e il perdono. La pace è opera di giustizia e di amore: “La vera pace è frutto della giustizia, virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto di diritti e doveri e sull’equa distribuzione di benefici e oneri” (Cfr. Documento).
Con la caduta del muro di Berlino è saltato fuori un terrorismo nuovo capace di elaborare strategie più sofisticate, rispetto al passato, che scaturiscono dall’odio e producono odio. Questo fenomeno, che si configura nuovo quanto a strategie, deve essere combattuto e condannato, per evitare la confusione tra oppressore e oppresso, ma non c’è giustizia senza espressa volontà di perdono.

E “[…] poiché la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com’è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati”. Dunque non si costruisce pace autentica se questa non si fonda sulla giustizia e su “quella particolare forma dell’amore che è il perdono” (Cfr. Documento).
Dare e ricevere perdono è sempre la carta vincente e perdonare non vuol dire opporsi alla giustizia, né impedire che verità e giustizia abbiano il loro spazio; perdonare è atto di giustizia che esalta la persona e “la conduce ad una umanità più piena e più ricca, capace di riflettere in sé un raggio dello splendore del Creatore” (Cfr. Documento).

“Il Perdono è una scelta personale, una opzione del cuore che va contro l’istinto spontaneo di ripagare il male col male. Tale opzione ha il suo termine di confronto nell’amore di Dio, che ci accoglie nonostante il nostro peccato, e ha il suo modello supremo nel perdono di Cristo […] Il perdono ha dunque una radice e una misura divine” (Cfr. Documento).
Gesù riconciliandoci col Padre, con la morte in croce, ci ha posto nella duplice condizione di perdonante e di perdonato e perdonante perché perdonato. Dunque il perdono che offro a te è, in realtà, un atto di giustizia che risana le radici di un cuore ferito dall’ingiustizia; ma perché avvenga questo bisogna che il perdono offerto sia accolto. Solo a questa condizione le persone e le nazioni potranno riconciliarsi.
Ma, da dove il perdono? Esso scaturisce dall’amore incredibile di un Dio che cerca con tutti i mezzi di aiutare e rendere felice l’uomo e gli sta dietro come se non potesse essere felice senza di lui.
La misericordia si configura dunque come gesto di giustizia di un Dio che, conoscendo i limiti dell’uomo, non si mette lì a contare i peccati, non fa l’elenco delle offese ricevute, ma si adopera a ri-crearlo per fare di lui una realtà nuova, sì che l’uomo vecchio non esiste più.
La vita e il pensiero di Madre Speranza gridano questo Dio che vuole mostrare all’uomo di oggi il Suo vero volto di Padre e propongono una cultura di perdono che spiana la strada a quella che il Papa auspica e chiama “politica del perdono” che è necessaria per superare situazioni dalle quali non si può certamente uscire con strategie umane, perché non risolvono il problema alla radice.
Bisogna che i popoli si convertano e giungano alla consapevolezza che, per costruire la pace, la strada maestra è il perdono; un perdono accolto e donato, chiave che apre le porte a una pace autentica, frutto di giustizia.
In questo momento storico, contrassegnato da eventi drammatici, la Chiesa vuole testimoniare la sua speranza a chi è in preda alla paura, ricordando che: “La storia della salvezza […] proietta grande luce sull’intera storia del mondo, mostrando come questa sia sempre accompagnata dalla sollecitudine misericordiosa e provvida di Dio, che conosce le vie per toccare gli stessi cuori più induriti e trarre frutti buoni anche da un terreno arido e infecondo” (Cfr. Documento).
In questo senso le parole del Papa “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono” spalancano il cuore alla speranza che si fonda sulla certezza che è Cristo il vero Salvatore del mondo e il Signore della storia.

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“Nella misura in cui l’anima progredisce nella conoscenza e nell’amore verso Gesù, la sua vita si unifica e ugualmente la sua contemplazione, la quale diviene via via più semplice, più elevata, più perfetta, poiché l’unico oggetto di contemplazione non è altro che il suo Dio, la sua bontà, la sua misericordia e la sua carità nei confronti di coloro che l’hanno offeso. Questa persona giunge a sentirsi come rivestita della bontà e della misericordia di Gesù”(El pan 2, 73).

Madre Speranza

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ultimo aggionamento 02 febbraio, 2002