La lettera

 

In ascolto del mistero

Carissimo,
    è la voce che permette di riconoscere. La voce che porta con sé l’evidenza e il mistero, il nascosto e la trasparenza. La voce che da pace e che fa paura, che consola e che assale, che rivela e che froda.
    “Quella” voce. Come confonderla? C’e un canto bellissimo. Dice cosi: “Era un giorno come tanti altri, e quel giorno Lui mi chiamo. Quante volte, un uomo, con il nome giusto mi ha chiamato... una volta sola l’ho sentito pronunziare con amore”. È il nome pronunziato in quella maniera, in quel modo unico, inconfondibile, che fa identificare la persona, che colloca dentro una storia di amore.
    Il tuo nome, il mio nome, inventato dall’eternità, da Dio. Immaginato, amato, come se fosse l’unico nome. Proclamato per la prima volta nel Battesimo. E, poi, ripetuto, accolto nei rapporti quotidiani, nelle situazioni di dolore, di consolazione, di amicizia.
    Penso a Maria di Magdala, quel mattino di Pasqua, chiamata da Gesù, con una voce che le restituisce la presenza di Qualcuno che il sepolcro aveva sottratto ai suoi occhi. “Maria!”. E la voce improvvisa ricrea un incontro, una felicità, una esclamazione di mistero: “Rabbonì!”. Quella voce, non contusa, non meccanica, ma irripetibile, esclusiva.
    Capisco che cosa voglia dire Gesù quando si appella, a giusto titolo, al “Buon pastore”, il quale conosce, ama e chiama le sue pecore “ad una ad una”.
    Questo chiamare per nome, questo essere attento a tutte le situazioni, è la profezia meravigliosa di Ezechiele: “Andrò in cerca della pecora perduta, ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia”.
    Perché abbiamo fatto l’aritmetica dei nostri rapporti con Dio? Stupirci, trasalire, rispondere alla sua voce. Qui dovremmo fare fede. Si intende, con tutte le difficoltà che la fede comporta. Ognuno di noi sa quanti siano i dubbi, le perplessità, le interferenze.
    Nello sbaglio della fonte, in quella notte biblica di Samuele che confonde la voce di Dio con quella di Eli, ci riconosciamo tutti.

Nino Barraco

 

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ultimo aggionamento 02 aprile, 2002