STUDI
 
    L. S.

L'uomo va rispettato ed amato per la sua realtà spirituale

Nel nuovo millennio stiamo a constatare la persistente crisi della nostra civiltà: l’uomo è umiliato in molti strati sociali, emarginato e afflitto dall’ansia quotidiana di appagare i suoi bisogni elementari. Invece i benestanti si caratterizzano per quella smania di possesso che li porta alla sconsiderazione di dividere la vita dal senso della vita, e l’interesse individuale dal rispetto per l’altro uomo. Per cui in molti stati si procede verso il futuro, impostando delle democrazie senza valori, con il contenuto etico-politico del solo benessere economico.
Solo in piccoli gruppi di cittadini permane la sensibilità per la dimensione spirituale dell’esistenza umana, e la dedizione alla crescita totale dell’uomo e della donna. Pure la maggioranza dei cristiani si chiude in un angusto antropocentrismo, coltivando un egoismo di gruppo, a danno dell’insieme comunitario.
Oggi tutti proclamano che ogni persona è degna di rispetto; ma all’atto pratico è molto difficile incontrare chi si scomoda a difendere il diritto inalienabile di un altro, ed è comune l’insensibilità alle legittime esigenze altrui quando c’è di mezzo un proprio interesse. Al di là delle affermazioni teoriche, esiste la tendenza pratica a considerare gli altri come persone-oggetto e a rispettarli finché servono.
Diceva Thomas Merton: “Quando amiamo qualcuno come oggetto, non penetriamo nel regno della sua realtà spirituale: lo amiamo come una cosa che può essere usata, goduta e messa da parte. Per amare qualcuno come persona dobbiamo amarlo per quello che è in sé, e non per quello che è per noi: dobbiamo amarlo per il suo bene, e non per il bene che otteniamo da lui”.
A contrastare la tendenza egocentrica vale solo la forza morale di chi ha presente il giudizio ultimo del giudice divino: il quale considererà fatto a sé quanto è stato compiuto da ciascuno verso il fratello. Senza una visione cristiana c’è sempre una scappatoia di eccezioni a giustificare il proprio disimpegno nelle diverse situazioni.
Fin dalla nascita l’uomo porta il sigillo del Padre, e sente imperioso il bisogno di tornare alla Sua casa. La parte migliore dell’uomo non appartiene alla realtà di questo mondo: egli è una creatura spirituale, posta al confine tra il finito e l’infinito, consapevole di dover cercare fuori da sé la fonte della propria esistenza e la risposta all’enigma della sua vita.
È soltanto la creatura umana ad aver avuto il privilegio dell’incarnazione e della redenzione del Figlio di Dio. Per cui l’uomo cristiano è segnato dal senso della meraviglia di fronte alla scoperta che Dio ama ogni persona e le attribuisce un valore infinito. Diceva uno scrittore: “Non ha importanza l’individuo con la sua povera corteccia e il suo bazar di idee, ma soprattutto conta l’anima più o meno vasta, coi suoi climi, le sue montagne, i suoi deserti di silenzio… Poco importa che l’uomo sia più o meno ricco; quel che importa è tener sempre desto nell’uomo ciò che è grande e fargli prendere coscienza della propria grandezza” (Antoine de Saint-Exupéry).
La Genesi ci mostra come Dio crei l’uomo per essere in rapporto diretto con Lui, come lo circondi della sua benevolenza, e continui a seguirlo.
La dignità dell’uomo consiste in questa attenzione di Dio verso di lui, chiamato a un rapporto di comunione e di figliolanza con Dio, dopo essere stato visitato dal suo Unigenito Figlio e riscattato nella propria storia terrena. Ed ora ogni creatura umana più approfondisce e vive il suo rapporto con Dio, più realizza se stessa ed è felice.
Invece tante persone desiderano sfuggire alla condizione umana, e raggiungere Dio in un chimerico traguardo di potenza. Costoro si portano dietro la loro anima, ma non ne vogliono sentir parlare; e l’anima finisce quasi per svaporare. Però, alla parabola discendente della vita, parecchi di questi lumaconi ritraggono le antenne, smorzano l’esuberanza emotiva, e riequilibrano il loro comportamento, grazie a quel briciolo di lievito divino che non si riesce mai ad eliminare.
Per rispondere alle domande sull’uomo accanto alla scienza è necessaria la sapienza, che permette di comprendere il senso dell’esistenza e di orientare le proprie azioni. Frutto di ricchezza sapienziale è l’uomo che ha imparato a vivere con se stesso: costruito all’interno, porta dentro di sé qualcosa che lo trascende, e gli dona quell’unità di visuale, capace di armonizzare e fecondare le sue energie.
La grandezza di quel che noi siamo è più importante di quel che abbiamo. Ognuno di noi è un “pezzo unico”, un capolavoro autentico, a cui Qualcuno - immensamente grande - ha dedicato la vita e la morte. E allora la nostra vocazione è di attuare quanto è detto con la parola “cristiano”, cioè di modellarci su Cristo, che ha dato rispetto e valori enormi all’uomo, - dal bambino al vecchio, dal ricco al povero, - ed ha praticato la sua “alleanza divina” anche con il più piccolo dei nostri fratelli.

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ultimo aggionamento 15 luglio, 2002