STUDI
 

Dott.ssa Marina Berardi

 

AMORE e MISERICORDIA:
diritto di cittadinanza in ogni cultura

Dal mese di giugno 2002 abbiamo proposto ai nostri lettori uno stralcio della tesi di laurea discussa dalla dott.ssa Marina Berardi, presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università “Maria SS. Assunta” (LUMSA), in Roma. Già più volte, sulle pagine di questa rivista, abbiamo ospitato alcuni suoi articoli, sempre attinenti al carisma e alla vita dell’ormai Venerabile Madre Speranza, di cui Marina ha seguito il Processo di Canonizzazione e le fasi successive. Come lei stessa dice, questo singolare “incontro” ed una particolare sensibilità verso il tema dell’educativo visto in chiave interculturale, hanno dato vita al titolo della tesi: AMORE e MISERICORDIA. Diritto di cittadinanza in ogni cultura? Contributo per una pedagogia interculturale. Da questo numero riproporremo solo la parte conclusisa, dopo aver pubblicato nel numero di giugno l'introduzione per aiutare il lettore ad inquadrare il lavoro nell'intero contesto. (N.d.R.)

 

(seguito)

Per una carta
d’identità planetaria

Capitolo VI - AMORE E MISERICORDIA.

 

9. Madre Speranza: una donna per una profezia

Non ho avvicinato personalmente questa donna del nostro tempo ma, di Madre Speranza71 posso dire di aver riconosciuto quel passo e quelle orme lasciate lungo le mille strade da lei percorse, di aver "incontrato" e quasi carpito gesti e parole ormai consegnate alla storia in modo indelebile72, di aver tentato di immaginare cosa poteva nascondere e custodire il suo cuore.
Tra le "alterità" che mi hanno sospinto verso l'"altra riva", alle quali ho voluto dedicare questo mio lavoro, a lei spetta un posto particolarissimo perché, con la sua umanità autentica e profondità spirituale, mi ha rivelato nuovi orizzonti di senso. Per esprimere un'esperienza tanto profonda, che a fatica trova parole adeguate, mi affido a quanto Ebner scrive nell'epilogo dei sui Aforismi:

"C'è qualcosa di meraviglioso nell'incontro degli uomini nella vita. L'incontro in cui gli uomini non passano semplicemente gli uni accanto agli altri, o fanno soltanto un breve tratto di strada insieme, non è mai un puro caso. Possono venire in mente buoni pensieri, ai quali non si sarebbe mai pensato; si possono compiere azioni, e non le peggiori, che non si compirebbero mai se non si fosse incontrata una data persona, sperimentando la sua amicizia e il suo amore"73.

Non è comunque questo riferimento personale - per altro dovuto come espressione di riconoscenza - ciò che mi spinge a inserire in questo contesto la figura di questa religiosa spagnola ma è, soprattutto, la profezia della sua esistenza e del messaggio da lei annunciato al mondo e alla Chiesa.
Visti il volume e lo spessore di tale testimone, vorrei evitare - come ammonisce Luigi Alici - che queste rimangano "solo parole di circostanza, destinate a stendere un velo ricamato di retorica sull'esperienza sublime di una donna straordinaria"74 e renderle, invece, occasione per una rinnovata presa di coscienza che ogni risposta personale può aggiungere un supplemento di umanità a questa nostra epoca.
Dovendo indicare con un'immagine ciò che caratterizza l'uomo contemporaneo direi che questi, dopo essersi voluto assurgere a padrone dell'universo ed aver reciso, almeno all'apparenza, ingombranti legami di paternità e fratellanza, oggi si ritrova a vivere l'amara esperienza di sentirsi orfano e in una profonda solitudine esistenziale.
Qui si inserisce l'annuncio di quella verità che per Madre Speranza arriva ad essere il riferimento costante in ogni circostanza della vita: "Fra tutti i sentimenti, quello che può rimanere più a lungo nel cuore e nella mente, fino al punto di diventare un'idea fissa, è poter chiamare Padre Dio stesso"75. Un Padre comune ad ogni uomo, da cui si genera quel rapporto di familiarità e di fratellanza capace di aprire e favorire lo scambievole dono di sé:

"Siamo stati creati gli uni per gli altri e viviamo gli uni negli altri perché in noi c'è qualcosa degli altri e negli altri qualcosa di nostro. Questo qualcosa degli altri che c'è in noi è la loro vita, e quel qualcosa di nostro che c'è in loro è la nostra vita. Le nostre esistenze si compenetrano scambievolmente e si identificano più o meno secondo quel che riceve e si dà... Dio mio! Ti ringraziamo perché ci hai uniti così per l'eternità e perché fin d'ora ci fai vivere gli uni negli altri e tutti uniti a Te"76.

In un mondo dalle mille solitudini, sperimentate spesso nella cruda realtà di ogni giorno, queste parole ci aprono alla certezza di un progetto più grande, che va oltre i limiti personali e storici. La nostra è un'epoca inquieta, attraversata da un profondo senso di spaesamento e di disagio dove le grandi verità non hanno più senso, sembra inutile sperare, progettare, dove il trascendente è svuotato di significato esistenziale, dove il rapporto padre-madre-fratello si traduce in convivenza, vicinanza fisica più che in relazione profonda e trasformante.
Solo l'apertura ad una logica di amore e di perdono permette di superare i limiti, i torti, le differenze per ricomporre quell'unità a cui, per vocazione, l'umanità è chiamata. Per Madre Speranza, un esempio mirabile in tal senso, è stato il Padre misericordioso della parabola, dal quale ha cercato di attingere la capacità di attesa, di rispetto, di accoglienza, di dono e di "per-dono".
Come per Kierkegaard, anche per lei è impensabile che l'amore autentico tolleri limiti poiché la misura dell'amore è amare senza misura. Con queste convinzioni interiori non meraviglia, poi, che nella concretezza esistenziale ella si sia sentita "schiava" del suo Dio, dei suoi figli e figlie, del suo prossimo77, soprattutto quello più povero e sofferente.
Come ben si comprende, sebbene si sia prodigata per tutelare i diritti dei "meno amati", il suo schierarsi dalla parte del "Sud del mondo", dei deboli, non ha molto a che vedere con una mera filantropia sociale, ma deriva dall'esperienza di paternità-maternità appresa in una relazione per lei essenziale e totalizzante: quella con l'Amore Misericordioso. Allora l'indefesso lavoro per sconfiggere la piaga dell'analfabetismo nella Spagna degli anni '30 o per favorire il rientro dei bambini espatriati con inganno durante la Guerra civile, il suo impegno su vari fronti durante la II Guerra mondiale e la grande mensa allestita in un popolare quartiere di Roma nell'immediato dopoguerra diventano espressione di questo rapporto e l'incarnazione tangibile del suo motto: "Tutto per amore"78.
Se è vero che "la logica del testimone è sempre una logica di trasparenza"79 e che, come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima, in questa "donna interiore e contemplativa" - come la descrive il Card. Pironio - "gli occhi penetravano veramente il cuore"80. A detta di molti era un cuore abitato e, quindi, abitabile, giacché quanti l'hanno avvicinata hanno sperimentato esistenzialmente di essere di fronte alla "relazione giusta", auspicata da Ebner. È stata quel "tu" di amore e di misericordia a cui ogni persona, più o meno consciamente, anela: un "tu" capace di rievocare, di muovere il cuore verso rinnovate decisioni, verso una "in-versione" di vita, un "cambio di senso".
La sua capacità di relazione nasceva da quella sorgente e modello di ogni relazione che è Cristo. La sua vita, come ben ha colto qualcuno, è stata da Lui rimodellata "nel torchio di un'unione mistica" ed è stata riplasmata "nei ritmi più profondi e radicali della propria affettività e intelligenza spirituale"81.
In ogni cultura, e più precisamente in ogni religione ritroviamo traccia dell'esperienza mistica che diviene per tutti incontro col mistero, con ciò che è sconosciuto, inesprimibile. "I mistici che eccedono nel loro amore hanno percepito, ancor più, hanno sperimentato, l'eccesso che è dell'amore"82. Il brano che segue, stralciato dal Diario di Madre Speranza, ne è la dimostrazione tangibile:

"Desidererei davvero, Padre mio83, poterle spiegare ciò che si sente nell'anima a contatto col Buon Gesù e con questa gioia dell'amore, però mi sembra impossibile perché non è un movimento delle labbra, ma un inno del cuore. Non è, Padre mio, un semplice rumore di parole, ma salti di gioia, dove si uniscono, secondo Lui, non le voci ma le volontà. Lui dice, Padre mio, che le dolcezze dell'amore non si potranno mai spiegare né essere ascoltate, dal momento che è una melodia che solo la sente colui che la canta e colui al quale questa viene cantata. A quanto Lui dice, credo che sia, Padre mio, un canto nuziale, espressione dei casti e deliziosi abbracci di due anime, l'unione dei sentimenti e la mutua corrispondenza di affetti. [...] Quanto è grande la felicità racchiusa in questo mistero!"84.

Sì, davanti al mistero dell'amore, l'atteggiamento che sorge spontaneo è quello di un riverente e discreto silenzio che desidera solo custodire nel cuore. Questa è la via privilegiata per la realizzazione della personalità femminile, nelle sue particolari dimensioni di verginità, sponsalità e maternità. Per ogni donna, anche se in un piano diverso, queste dimensioni si spiegano e si completano reciprocamente85: tutte esigono una libera adesione, un dono totale di sé, un dono sponsale, una fecondità fisica o spirituale; esigono un "si", un "fiat" segno di totale espropriazione e di adesione ad un progetto che oltrepassa la creatura umana. Questo sembra aver caratterizzato la personalità di Madre Speranza: aver colto la sua esistenza come una risposta all'Altro/altro ed averla vissuta come pellegrina che si dirige verso quel Padre che, per primo, le va incontro e la chiama.
Questa testimonianza che ci viene da una donna che ha saputo celebrare la vita, che ha disarmato i grandi con l'arma della misericordia e del perdono, che ha seminato attorno a sé "la gioia come traccia"86, ci aiuta a credere che è ancora possibile riconsegnare all'uomo il suo valore ed impegnarsi per costruire la civiltà planetaria dell'amore:

"Guardando alla città di Dio come sommo paradigma comunitario, che realizza l'armonia perfetta di giustizia e misericordia, anche la città degli uomini può aprirsi, in forme perfettibili e graduate, ad una civiltà dell'amore, in cui la giustizia garantisca e consolidi le nuove frontiere di solidarietà che solo la misericordia sa riconoscere e visitare. Di questa speranza noi dobbiamo essere testimoni, se vogliamo raccogliere la profezia di una donna di nome Speranza"87.

Con lei vogliamo credere che "la Misericordia di Dio è molto più grande dell'estensione della Terra e del calendario" ed acquisire quel "senso di universalità che abbraccia tutte le genti, sotto tutte le latitudini e le longitudini, ed in tutti i tempi" 88.

 


71 Nata nel sud della Spagna, a Santomera (Murcia), il 30 settembre 1893. La prima di nove figli, ha trascorso una infanzia povera e non ha ricevuto una regolare istruzione. All’età di 21 anni lascia la sua famiglia ed entra nel convento di Villena (Alicante) presso la Congregazione delle Figlie del Calvario. Qui, oltre a contemplare e ad avvicinarsi ai misteri della Passione del Signore, esercita una particolare attenzione verso i poveri che aveva amato fin da piccola. Questo Istituto in via di estinzione è poi annesso a quello delle Missionarie Claretiane. Anche qui, Madre Speranza ha la possibilità di prodigarsi per i più indigenti: "i beni più cari a Gesù". Esce da questo Istituto nel dicembre 1930 per fondare a Madrid, la Notte di Natale dello stesso anno, la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Vinta dall’amore per i più soli ed abbandonati, nel giro di pochissimi anni apre numerosi collegi in varie parti della Spagna. Viene a Roma nel 1936 e, nell’agosto 1951 sempre in questa città, fonda la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso. L’altra sua grande realizzazione è il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (PG), dove ha speso la sua vita nell’accoglienza misericordiosa verso i poveri nel corpo e nello spirito. Qui si è spenta la sua esistenza terrena il giorno 8 febbraio 1983, all’età di circa 90 anni. La sua salma è sepolta nella Cripta ed è meta di pellegrinaggio per le migliaia di fedeli provenienti da diverse parti del mondo.

72 Incontrai la figura di Madre Speranza quando, in occasione dell’apertura del Processo Diocesano di Orvieto-Todi sulla eroicità della sua vita e delle sue virtù (24.4.1988), fui nominata dall’Ordinario del luogo, S.E. Mons. Decio Lucio Grandoni, Notaio attuario del Tribunale diocesano. Dopo la chiusura del Processo (11.2.1990), ho collaborato, insieme a Padre Mario Gialletti fam e Suor Consuelo García eam, alla stesura della voluminosa Positio (cfr. Berardi M., "Status" del Processo e prospettive che si aprono, in Aa.Vv., Ruolo…, op. cit., pp. 238-239). Attualmente continuo a seguire le successive fasi del suddetto Processo, ormai prossimo alla conclusione, e l’andamento del Processo sul "Presunto miracolo avvenuto per intercessione della Serva di Dio Madre Speranza di Gesù", celebrato in una diocesi del nord Italia.

73 Ebner F. (a cura di Ducci E. – Rossano P.), Parola…, op. cit., p. 190.

74 Alici L., Collana Profili: Madre Speranza..., op. cit., pp. 4-5.

75 Madre Speranza, Collezione El pan 9, n. 107.

76 Madre Speranza, Collezione El pan 8, n. 167.

77 "Mi sento, padre mio, come schiava del mio Dio, dei miei figli, delle mie figlie, del mio prossimo; anche lei chieda per me al buon Gesù che mi aiuti a crescere nella virtù e ad esercitarmi in essa, per compiere tutto il bene che Lui desidera. Le chieda inoltre mi conceda la grazie, se Lui lo vuole, che dimentica di me stessa, arrivi ad immolarmi per il mio Dio" (Madre Speranza, Collezione El pan 8, n. 1469).

78 Crf. anche LARRIÓN P., L’accoglienza nello spirito dell’Amore Misericordioso, in Aa.Vv., Ruolo…, op.cit., pp. 264-265.

79 ALICI L., Collana Profili: Madre Speranza..., op. cit., p. 11.

80 ATTI DEL PROCESSO, Summarium, vol. 3, p. 467.

81 ALICI L., Collana Profili: Madre Speranza.., op. cit., pp. 8-9.

82 LOMBARDI SATRIANI L.M., Il silenzio..., op. cit., p. 307.

83 Si riferisce al suo direttore spirituale, Padre Gino Capponi fam, che, per obbedienza, le aveva detto di annotare su un quaderno il suo cammino interiore.

84 MADRE SPERANZA, Collezione El pan 8, nn. 1390-1391.

85 GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica: Mulieris Dignitatem, n. 17.

86 BENEDETTI C., In ricordo di Madre Speranza, in Aa.Vv., Ruolo…, op. cit., p. 285.

87 ALICI L., Collana Profili: Madre Speranza..., op. cit., p. 24.

88 BENEDETTI C., In ricordo..., op. cit., pp. 283-284.

 

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione nuovacedis@edisons.it
ultimo aggionamento 24 novembre, 2002