La lettera

 

In morte di 26 bambini

Carissimo,

    il terremoto in Molise, la scuola di san Giuliano che si sbriciola.
    La strage dei bambini.
    Ventisei bambini che muoiono. Come è possibile vivere dopo questa morte? I bambini che muoiono, i bambini che hanno tremato, che hanno gridato, che hanno avuto paura.
    E la domanda sfida il cielo: “Ma Dio che fa?”. Dio è sotto le macerie della scuola. Dio è in quei bambini che gridano, che muoiono, straziati. Ogni bambino è una parte di Dio stesso che agonizza, che muore.
    Dite, piuttosto, che “Dio non esiste”. Sì, dite così. Ecco, Dio non esiste.
    Non incolpiamo, allora, questo Dio che non c’è.
    E domandiamoci, piuttosto, senza ricercare il colpevole in un Dio che non c’è: “Ma noi che facciamo?”.
    Noi che facciamo?
    Noi costruiamo le scuole che crollano addosso ai bambini.
    Noi uccidiamo i padri, le madri, i fratelli.
    Noi travolgiamo, da pirati, chi incontriamo sulla strada.
    Noi facciamo la guerra, vogliamo la fame del mondo, violentiamo tutto, le cose, gli uomini, il futuro.
    Noi ... pronti a tutto, per denaro, per successo, per potere.
    Sì, è vero, o Signore. È più facile condannare Te come colpevole.
    Più facile pigliarsela con Te, che lasciarci condannare proprio da questi bambini che sono morti.
    Tu, intanto, resti inchiodato, ucciso dalla tracotanza, ma, ancor più, dalla beffa: “Tu che hai fatto tanti miracoli, salva te stesso, scendi dalla croce, e noi crederemo in te”!
    Eppure, certamente Tu, un Dio che può apparire impotente, un Dio sconfitto, Tu sarai sceso dalla croce, per stringere le mani di questi bambini.
    Per riempire di doni, di gioia, di canto, queste mani.
    Non fra gli angeli, ma Tu stesso ti sei messo a giocare con loro!

Nino Barraco

 

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ultimo aggionamento 21 dicembre, 2002