ESPERIENZE
 

Prof. Domenico Ferrante

Primario Chirurgico
Reparto Ginecologia - Campobasso

 

Una squadra di Angeli

 

 

31 OTTOBRE 2002; sono le ore 11.30 circa. Sto leggendo una lettera inviatami da alcuni colleghi amici romani. Un’infermiera è seduta accanto a me. Improvvisamente grida: il terremoto! Il terremoto! Sollevo gli occhi ed è subito terremoto. È un attimo, ma un attimo in cui si sono verificati lutti immani. Le pazienti fuggono dalle stanze barcollando e urlando terrorizzate, qualcuno prende il proprio bambino e fugge dal reparto. Cerco insieme al mio personale di tranqulllizzare le pazienti e le mamme e ricondurle alla calma. Nel frattempo una donna attonita è in regolare e avanzato travaglio alle ore 12.10 viene alla luce una nuova vita, nasce NICOLA, UN ANGELO SCESO DAL CIELO mentre inzia il dramma dei bimbi e delle maestre della scuola di SAN GIULIANO DI PUGLiA. Nel frattempo giungono le prime luttuose notizie. La scuola è crollata, l’edificio è un mucchio di pietre e cemento, al disotto 59 anime lottano disperatamente negli ultimi attimi della loro vita. Le notizie sono confuse tutto sembra incredibile, purtroppo è vero. La gara di solidarietà è inziata, si scava tra le macerie, si piange, si lavora anche di notte, tra le urla angoscianti e disperate della gente, nonni, parenti, dei genitori. I bambini con le maestre sono li sepolti tra sassi polvere e cemento; li guida un raggio di luce e tenui lamenti li tengono in contatto con la maestra anch’essa sepolta e con i soccorritori; una sola speranza di vita. Molti, troppi non ce l’hanno fatta: 26 bambini, 26 angeli; 9 del 1996 un’intera classe completamente annientata. Man mano che passano le interminabili ore ad uno ad uno vengono estratti piccoli corpici staziati; qualcuno abbracciato all’amico qualcun altro alla maestra. Vengono composte le bare bianche nel palazzetto dello sport insieme alle altre tre bare delle persone adulte, tra queste c’era la loro maestra. I parenti, distrutti dal dolore non si allontanano da loro fino al giorno dei funerali. Montagne di fiori bianchi. Intanto la terra continua a tremare e trema soprattutto più intensamente venerdì 1 Novembre alle ore Ió.30 circa.
Questa volta tocca ancora di più il mio paese natale: Castellino del Biferno. È completamente distrutto il centro storico, le Chiese: le lancette de11’orologio della piazza si sono fermate alle ore 11.35 circa e le campane dello stesso non battono più le ore: rimane il segno della catastrofe. Un deserto in un paese già deserto e povero, ma buono e ospitale. Il giorno 2 Novembre 2002 alle ore sette mi metto in viaggio verso SAN GIULIANO DI PUGLIA. Alcuni di quegli angeli che ora volano ¦n Paradiso sono nati nel reparto materno che mi onoro di dirigere. I1 funicolo, il legame con loro non era ancora stato reciso. Ora è tranciato completamente tragicamente quel triste giorno sotto quel cumulo di macerie. La giornata appare uggiosa, triste, cupa, ma a pochi chilometri dalla ineluttabile sciagura un grande ventaglio di luce con i suoi raggi solari illumina il paese. È la guida a questa splendida squadra immacolata che vola verso il cielo. Intanto quaggiù una marea di gente di ogni ceto con il Capo dello Stato in prima fila piange e prega durante la funzione religiosa assieme alle madri, ai padri ai parenti tutti. Non ci sono più lacrime. Fiori e piccole bare bianche, e tra loro quella maestra che li segue nel cielo. Accanto altre due bare di persone decedute nella tragedia. Lungo la collina che porta al cimitero il mesto corteo arranca lentamente sulla strada tortuosa. È una tragedia! Quaggiù rimangono lutti macerie e dolore; ma c’è in questa gente così duramente provata la speranza e la volontà di rinascere. La speranza di rivivere, la volontà di ricostruire. Non è un sogno ma una palpabile realtà. Alle ore 23.40 del 1 Novembre 2002 a poche ore dalla seconda tragica scossa viene alla luce nel nostro reparto Mariangela la cui mamma era giunta direttamente dal paese così tragicamente colpito. Durante la prima scossa il fratellino non si recò all’asilo per pura coincidenza, e riportò comunque la frattura del braccio. Anche il mio paese è distrutto, anche altri paesi del Molise circa quaranta sono feriti e lacerati. La nostra è povera gente ma buona e con grande volontà di ricostruire dalle stesse macerie per tornare a vivere Non vuole abbandonare i propri focolai ma vuole rivivere in essi ricordandoli in un domani migliore. Lassù ora ci sono i nostri angeli, la nostra squadra capitanata dalla loro MAESTRA. A loro possiamo rivolgerci. E su loro possiamo contare grazie a tutte le persone che anno partecipato a loro rischio e pericolo per salvare gran parte dei bambini. Alcuni hanno riportato seri segni della disgrazia, e continuano a lottare con la vita nei nostri ospedali. Il loro sguardo è fisso nel vuoto, ma i loro occhi si accendono sempre di più. Sono sicuro, siamo sicuri che saranno gli uomini forti del nostro MOLISE, perchè, troppo, tanto hanno sofferto. L’accompagna la nostra speranza e il nostro affetto e mai più lacrime.

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ultimo aggionamento 21 dicembre, 2002