ESPERIENZE
 

Bernadette Ucci

Quel Dio innamorato

 

Oh quanto poco riflettiamo sul grande mistero dell’amore divino! Se è vero che con gli angusti meccanismo della ragione umana non si può indagare su un mistero insondabile di per sé, è pur vero che ci si può e ci si deve lasciare stupire da questa verità iscritta nel DNA dell’anima nostra. È pur vero che ci si deve lasciare incantare e sollevare dal sostegno dolcissimo di questo Amore personificato che ci ha offerto il Suo volto in Cristo Gesù nostro Signore e Maestro.
L’infinita e tenerissima prodigalità del Cuore divino è racchiusa nella dichiarazione evangelica tanto ripetuta e così poco compresa “Io sono la Via, la Verità, la Vita”.
E se Cristo è la via dobbiamo imboccarla e seguirla, se è la verità dobbiamo crederla e se è la vita dobbiamo goderne e viverne nell’intimo della nostra essenza creaturale.
Questa gioia santa nell’amore è ancora troppo poco conosciuta. Quanto bisogna invocare l’aiuto dello Spirito per entrare in questa dimensione di reale appartenenza a Dio Amore e riuscire a vedere con gli occhi della fede questo Dio innamorato delle anime sue!
Accorgersi di Lui, Presenza innamorata, e non esserne attratti è impossibile, perché impossibile è non innamorarsi dell’amore.
Non sia svilito del suo valore e del suo significato questo termine inflazionato da una ripetizione che ne mantiene le distanze a motivo di un’affettività umana malata, atona e reticente riguardo alla profondità del vero. L’amore è essenzialmente coinvolgimento e come tale deve vederci coinvolti intimamente nella sostanza di ciò che siamo: figli appunto dell’Amore.
E se questo Dio Amore è un Dio vivente vibri in noi la sua vita tanto inafferrabile, quanto indelebilmente impressa nell’anima nostra, piccolo luogo della nostra sostanza in cui specchia l’eternità in miniatura.

 

Io, Creatura amata

Signore mio, Dio della Vita, della Verità e dell’Amore! Poiché nell’anima sta scritto che ciò che conta è unicamente appartenerti come creatura e come figlia e in quanto tale sono per te l’amore amato, la fede e l’abbandono alla tua santa volontà e divina opera sia il centro della mia fatica esistenziale.
E siccome è per mezzo del prossimo che posso guadagnare strada nel cammino verso te e nell’aderenza ai tuoi divini desideri, aiutami, ti prego, per la tua bontà infinita che ci ha resi salvi col tuo sangue preziosissimo, a distaccarmi di volta in volta da ogni attaccamento mentale e affettivo verso le verità del tempo parziali, relative e difettose a cui posso legarmi, pur nella volontà di perseguire il bene.
E quando parlo, discuto, argomento con il mio prossimo, in particolare quello meno disposto all’accoglienza e al confronto discreto e sereno con il pensiero altrui, aiutami a non cadere in reazioni né di alterigia, né di sconforto.
Aiutami soprattutto a non sentirmi legata intimamente all’idea di dovere necessariamente dare corso a determinati miei progetti di bene che, per quanto buoni vogliano essere e a volte anche ispirati da te, vanno sempre soggetti, diretti e governati dal tuo progetto primario le cui vie sono comunque sempre misteriose. Pertanto non abbia ad angosciarmi se qualcosa non riesce o trova ostacolo in persone e situazioni.
Né mi accada di desiderare che si porti necessariamente a compimento ciò che ho predisposto, lì soprattutto dove ci sono ostacoli che mi sovrastano e che non ho titolarità a sciogliere umanamente.
Piuttosto possa io rivolgere sempre la mia attenzione primaria a non interrompere mai il mio legame filiale, confidente e collaborativo con te, fonte del mio minuscolo intelletto, occhio che vedi oltre il mio umano orizzonte.
Per questo aiutami a superare con la fede ogni scoraggiamento e a privilegiare sempre in me l’umile revisione di me stessa, la mitezza e la comprensione verso gli altri, binari della crescita in salita dell’anima mia e fresca rugiada sulle ferite tue, mio Salvatore.

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ultimo aggionamento 21 dicembre, 2002