Celebrazioni del 21° anniversario della morte di Madre Speranza

Il mondo ha un estremo bisogno dell’Amore Misericordioso

Padre Maximiano Lucas Peña fam
Omelia nella Messa delle ore 8
Collevalenza, 8 febbraio 2004

 

La scena evangelica che ci viene proposta nel Vangelo che è stato proclamato inizia con un’immagine opposta a quella di domenica scorsa quando Gesù venne cacciato da Nazaret dai suoi concittadini. Il motivo scatenante l’opposizione fu la mancanza di miracoli. Il problema non stava in Gesù bensì nell’incredulità degli abitanti di Nazaret. L’evangelista Matteo nota che Gesù non “poté” operare miracoli, no che “non volle”. Mancava la fiducia in quei loro concittadini. Gesù li aveva sorpresi tutti. Per trent’anni si era confuso con loro, senza distinguersi in nulla. Restarono di stucco, quel sabato pomeriggio in sinagoga, al sentirlo parlare. Ma non vollero accettare che fosse diverso da loro. I diversi, com’è noto, non sono mai accolti; e Gesù fu cacciato.

Ora la scena è tutt’altra. Sulla riva del lago Gesù sta in mezzo alla gente. È quasi assediato. Finalmente quegli uomini e quelle donne “stanchi e sfiniti, come pecore senza pastore”, avevano trovato uno che sapeva parlare alla loro vita. Gesù non passa via come fece a Nazaret, né si allontana infastidito.

Vede lì due barche ormeggiate; i pescatori sono sulla riva e riassettano le reti. Gesù decide di salire su una delle due barche e si mette a parlare alla folla. E’ solo dopo la predicazione di Gesù che la “barca di Pietro” può “prendere il largo”, può addentrarsi nel mare alto della vita. Non importa che l’ordine dato sia umanamente inconcepibile, e comunque strano: “Maestro abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola – aggiunge Pietro – getterò le reti”.
L’obbedienza alla parola di Gesù provoca la straordinaria pesca. “Avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci”.

Anche il nostro mondo, quello di oggi, segnato dalle “acque profonde”, ha bisogno di questa barca e di pescatori obbedienti al Vangelo. Quest’uomo, Pietro, che il Vangelo ci mostra prostrato in ginocchio davanti a Gesù, è l’immagine del vero credente. Pietro riconosce in Gesù il vero signore della sua vita. Per questo si prostra ed esclama: “Allontanati da me che sono un peccatore”.

È una preghiera opposta ai sentimenti di Dio. Dio infatti non si allontana dal peccatore, gli si avvicina; non è venuto per circondarsi di giusti ma di colpevoli; non va incontro ai sani, va in cerca dei malati.

Questi sentimenti di Dio, il suo atteggiamento nei confronti dell’uomo, anche se questo è il più miserabile e peccatore, sono stati percepiti ed approfonditi con grande intuizione mistica dalla Venerabile Madre Speranza di cui oggi ricordiamo il 21° anniversario della sua morte. Ai piedi del Crocifisso, nella meditazione della passione di Gesù e nell’esperienza personale delle sue sofferenze, è dove Madre Speranza ha scoperto la grandezza dell’amore infinito e misericordioso del cuore di Dio. La potenza travolgente di questo amore ha portato la Serva di Dio ad immedesimarsi pienamente con Gesù, ad offrire se stessa come vittima di espiazione e a spendere tutta la vita per la salvezza delle anime.

Basta uno sguardo alla croce, scrive Madre Speranza, e subito si intende il linguaggio con cui ci parla Gesù: lo comprendiamo tutti immediatamente, perché è il linguaggio dell’amore.
Dio si è abbassato fino a noi, dice ancora Madre Speranza, per darci il suo amore e colmarci dei benefici; noi andiamo a Lui come l’unico Signore che possa sanare i nostri debiti e soccorrere la nostra irrimediabile debolezza, assetata di felicità e di amore.

Come il Profeta Isaia, la cui vocazione ci è stata presentata dalla prima lettura, così anche Madre Speranza si sente chiamata da Dio. Al suo invito, essa risponderà, già dalla sua giovinezza, con tutta semplicità ma molto decisamente: “Eccomi, manda me”. Come è avvenuto con il profeta, Dio non ha forzato la Madre, ha solo suscitato dentro di lei la volontà di mettersi a servizio della causa di Dio, della causa del suo Amore Misericordioso.

Lei come Simon Pietro, Giacomo, Giovanni, Paolo e tanti altri, si è lasciata sedurre dal Signore, e senza titubare si è addentrata nelle “acque profonde” dell’oceano infinito dell’amore di Dio. Come i pescatori del lago di Galilea, anche Madre Speranza diventerà pescatore di uomini o se si vuole, usando le immagini da lei preferite, un flauto che diffondendo la melodia della misericordia attirerà a sé le anime, oppure la portinaia del Signore di coloro che soffrono e vengono a bussare a questo nido d’amore, perché Lui, come Padre, li perdoni.
Sono qui, figli e figlie, ore ed ore, giorni e giorni, ricevendo poveri, ricchi, anziani e giovani, tutti carichi di grandi miserie morali, corporali e materiali. Alla fine del giorno vado a presentare al Buon Gesù, piena di fede, fiducia e amore, le miserie di ognuno, con l’assoluta certezza di non stancarlo mai, perché so bene che Lui, da vero Padre, mi attende ansiosamente affinché interceda per tutti quelli che sperano da Lui il perdono, la salute, la pace...
Ed Egli che è tutto Amore e Misericordia, specialmente verso i figli che soffrono, non mi lascia delusa e così vedo con gioia confortate tutte quelle anime che si affidano all’Amore Misericordioso.

Dinanzi ai gravi eventi di cui siamo testimoni quasi ogni giorno ed alla difficile situazione in cui si trova l’umanità, il mondo ha un estremo bisogno dell’Amore Misericordioso. Avendo davanti agli occhi l’immagine della generazione a cui apparteniamo, ha scritto Giovanni Paolo II nella Dives in misericordia, la Chiesa condivide l’inquietudine di tanti uomini contemporanei. D’altronde, deve anche preoccupare il declino di molti valori fondamentali, che costituiscono un bene incontestabile non soltanto della morale cristiana, ma semplicemente della morale umana, della cultura morale, quali il rispetto della vita umana sin dal momento del concepimento, il rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il rispetto per la stabilità della famiglia. A questi argomenti ha fatto riferimento di nuovo il Santo Padre nella giornata della vita celebrata la scorsa domenica.

In questo contesto storico ed ecclesiale s’inserisce Madre Speranza col suo carisma, con le sue opere, con la sua profezia e, in particolare, con questo Santuario dove lei ha trascorso gli anni più intensi della sua vita e dove ha voluto essere sepolta per continuare così a portare le anime all’Amore Misericordioso.

Oggi noi tutti, figli e figlie, pellegrini e devoti di Madre Speranza, ci siamo raccolti in preghiera intorno alla sua tomba per far memoria di lei e per ringraziarla per averci manifestato e testimoniato l’Amore Misericordioso di Dio.
Ponendo la nostra fiducia nell’intercessione materna di Maria, ci affidiamo a Lei affinché ci ottenga dal Signore la grazia della beatificazione della nostra amatissima Madre Speranza, che ci auguriamo avvenga molto presto.

Padre Maximiano Lucas Peña fam Padre Maximiano Lucas Peña fam Tomba Madre Speranza
Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggionamento 08 marzo, 2004