ESPERIENZE
 

    Bartolomeo Alici

 

 

Elvira Alici, una fedele apostola dell’Amore Misericordioso

 

 

Elvira Alici

Vorrei donare una piccola testimonianza con lo scopo di rendere lode al Signore per quello che sa fare con le anime semplici, povere di mezzi, fragili e cagionevoli di salute, ma ricche di fede e generosità per far fruttificare i talenti donati da Dio: la storia di mia madre.

A grandi linee ricordo che lei venne a sapere della presenza di Madre Speranza presso il Collegio degli Artigianelli a Fermo (AP) da suo fratello sacerdote (mio zio), Padre Guido Piergallina. Egli era archivista presso la Curia arcivescovile di Fermo e raccontava spesso in casa di questa grande anima spagnola".
Appena fu costruita la prima casa a Collevalenza, con annessa la cappella del Crocifisso, mia madre conobbe personalmente Madre Speranza e subito capì che quello che aveva sentito e visto in pochi attimi non poteva tenerlo per sé; era necessario farne partecipi tutte le persone che il Signore metteva sui suoi passi.
Eppure mia madre aveva una salute cagionevole, difficoltà nel crescere due figli adolescenti, il marito inabile al lavoro per ulcere varicose costantemente aperte e bisognoso di cure giornaliere. Si aggiungevano la cura per il fratello sacerdote e per il vecchio padre. Tuttavia ella non si risparmiò nel diffondere in tutto il fermano la devozione all'Amore Misericordioso e la figura della Madre Speranza con tutto quello che con rapida successione avveniva a Collevalenza in quegli anni.

Certamente i grandi progetti del Signore si attuano sempre attraverso "i piccoli", come ci ricorda la Parola di Dio; infatti l'entusiasmo di mamma non poté non contagiare la famiglia, i figli, i nipoti, le nuore, le parrocchie, i paesi vicini, ecc.
Penso che il feeling esistente fra la Madre Speranza e mia madre fosse costituito dalla sofferenza che le accomunava e dal sì totale all'Amore Misericordioso.
Quando il pullman arrivava a Collevalenza stracarico di persone e di damigiane da riempire con l'acqua benedetta, molto spesso l'orario coincideva con quello della prima messa della comunità (alle ore 14,30); si riempivano il piccolo santuario ed il piazzale della casa dei Padri. La Madre poi scendeva nella piccola sala verso le 9,00, per ricevere uno ad uno i pellegrini, e facendo una carezza a mia madre le chiedeva: "Elvira, quante persone hai portato oggi? Brava, il Signore ti ricompenserà". Nel tempo dedicato all'incontro coi pellegrini mia madre dava sempre la precedenza a coloro che venivano per la prima volta (dato che non sempre Madre Speranza riusciva a ricevere tutti i presenti), e a quelli che più avevano bisogno di un suo sguardo (perché talora esso bastava per far capire la strada del ritorno al "Padre Misericordioso").

Una volta, nel periodo pasquale, costò molto a mamma portare a termine un pellegrinaggio, sia per motivi di famiglia, sia per le solite difficoltà di salute che aveva, sia perché doveva contattare le persone, che a volte ritiravano la prenotazione all'ultimo momento (non avevamo il telefono, l'auto e le comodità di oggi). Arrivando stremata quel mattino dalla Madre le disse piangendo: "Madre, questo è l'ultimo gruppo che porto, perché ho tantissime difficoltà e sofferenze che mi ostacolano". Allora la Madre in silenzio si tolse dalla mano la fascia che copriva le "sue sofferenze" e le disse: "Elvira, allora io che posso dire?" La mamma vide, capì e gridò: “Madre, porterò tutta Grottazzolina (suo paese di provenienza)! Nulla mi potrà fermare più!” Continuò così per tantissimi anni portando anche due pullman per volta...

Tantissime persone hanno beneficiato e continuano a beneficiare di grazie spirituali e corporali grazie alle preghiere della Madre.

La mamma ci lasciò il 12 febbraio 1998 in una cameretta dell'Ospedale Civile di Fermo, assistita da noi due figli. Prima che uscissimo per la visita del dottore, ci guardò serena e disse a voce alta: "Signore mio e Dio mio la tua misericordia ci salvi e il tuo Amore Misericordioso ci liberi da ogni male". Furono le ultime parole ascoltate da nostra madre, perché dopo l'uscita del dottore dalla camera ella era partita per il "suo ultimo pellegrinaggio in Cielo", questa volta senza pellegrini, ma sicuramente accompagnata da una schiera di angeli.

Abbiamo ricevuto una bella eredità, e dobbiamo essere capaci di farla fruttificare, perché "noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”(Atti 4,19- 20).

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ultimo aggionamento 15 maggio, 2004