STUDI
 

    Henri J. M. Nouwen

Estratto da “Mostrami il Cammino”
Queriniana

 

“Mostrami il cammino”

 

 

 

“Uno di voi mi tradirà”

Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà» (Gv 13,21).

 

Mentre era seduto a tavola con i suoi discepoli, Gesù disse: «Uno di voi mi tradirà» (Gv 13,21)...
Considerando più attentamente le parole di Gesù nel testo greco, si vede che una traduzione migliore sarebbe questa: «Uno di voi mi consegnerà». Il verbo greco paradidomi significa 'consegnare, porgere, rimettere nelle mani di'. È un termine importante per esprimere non solo quello che ha fatto Giuda, ma anche quello che ha fatto Dio. Paolo scrive: «...non ha risparmiato suo Figlio, ma lo 'ha consegnato' per tutti noi» (Rm 8,32).
Se esprimiamo l'azione di Giuda con 'tradire', riferendo il verbo a lui, non esprimiamo pienamente il mistero, poiché Giuda viene descritto come uno strumento dell'opera di Dio. Ecco perché Gesù ha detto: «Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito [consegnato]» (Mt 26,24).
Questo momento in cui Gesù viene consegnato a coloro che faranno di lui quello che vorranno, è un punto nodale nel suo ministero. È il passaggio dall'azione alla passione. Dopo anni di insegnamento, predicazione, guarigioni e spostamenti nei luoghi in cui voleva andare, Gesù è consegnato al capriccio dei suoi nemici. Ora le cose non sono più compiute da lui, ma su di lui. Viene flagellato, coronato di spine, schiaffeggiato, irriso, spogliato, e inchiodato nudo su una croce. È una vittima passiva, è soggetto alle azioni degli altri. Quando Gesù viene consegnato, lì comincia la sua passione e attraverso la sua passione egli porta a compimento la sua vocazione.
È importante per me, che mi renda conto che Gesù porta a compimento la sua missione non con quello che egli fa, ma con quello che gli viene fatto. Come per chiunque altro, la maggior parte della mia vita è determinata da ciò che viene fatto a me dagli altri e quindi è passione. E poiché la maggior parte della mia vita è passione, cose che mi vengono fatte, solo piccole parti della mia vita sono determinate da quello che io penso, dico o faccio. Io tendo a protestare contro questo stato di cose e a volere che tutto sia azione, originata da me. Ma la verità è che nella mia vita, la mia passione è una parte molto più grande della mia azione. Non riconoscerlo equivale a ingannare me stesso e non abbracciare la mia passione con amore equivale a rifiutare me stesso.
È una buona notizia sapere che Gesù è consegnato alla passione e che attraverso la passione compie la sua divina missione sulla terra. È una buona notizia per un mondo che cerca appassionatamente la totalità.
Le parole di Gesù a Pietro mi fanno capire che il passaggio di Gesù dall'azione alla passione deve essere anche il nostro passaggio, se vogliamo seguirlo sulla sua via. Egli dice: «Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv21,18).
Anche io devo accettare di essere 'consegnato' per adempiere così la mia vocazione.

Se tu, o Dio, sei con noi,
chi è contro di noi?
Poiché tu non hai risparmiato tuo Figlio,
ma lo hai dato per tutti noi,
come possiamo non aspettarci
che ci donerai ogni cosa insieme a lui?
Non siamo forse sicuri che Cristo Gesù,
tuo Figlio, è morto –
anzi è risuscitato dai morti
e siede alla destra di Dio –
e intercede per noi?
(cfr. Rm 8,31.32.34).

 

“Vi ho dato l’esempio”

Gesù depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui era cinto.

Disse: «Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13,4-5.15).

 

Poco prima di avviarsi per la strada della sua passione, Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli e offrì loro il suo corpo e il suo sangue come cibo e bevanda.
Questi due gesti sono intimamente uniti. Sono ambedue un'espressione della determinazione di Dio di mostrarci la pienezza del suo amore. Per questo, Giovanni introduce il racconto della lavanda dei piedi con queste parole: «Gesù dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1).
Ma c'è una cosa ancora più sorprendente: in ambedue le occasioni, Gesù ci comanda di fare lo stesso. Dopo aver lavato i piedi ai discepoli, Gesù dice: «Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi» (Gv 13,15). Dopo aver offerto se stesso come cibo e come bevanda, egli afferma: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Gesù ci chiama a continuare la sua missione di rivelare il perfetto amore di Dio in questo mondo. Ci chiama a una totale autodonazione. Vuole che non ci teniamo niente per noi stessi. Piuttosto, vuole che il nostro amore sia tanto pieno, tanto radicale, tanto completo quanto il suo. Vuole che ci chiniamo a terra e ci tocchiamo a vicenda le parti che hanno più bisogno di essere lavate. E vuole anche che ci diciamo gli uni gli altri: «Mangia di me, e bevi di me». Con questo nutrirci a vicenda e in modo così completo, egli vuole che diventiamo un solo corpo e un solo spirito, uniti dall'amore di Dio.

Io volgo il mio sguardo a te, o Signore. Tu hai pronunciato parole così piene di amore. Il tuo cuore ha parlato così chiaro. Adesso mi vuoi far vedere ancora più chiaramente quanto mi ami. Sapendo che il Padre tuo ha messo tutto nelle tue mani, che sei venuto da Dio e ritorni a Dio, ti togli le vesti e, preso un asciugatoio, te lo cingi alla vita, versi dell'acqua in un catino e cominci a lavare i miei piedi, e poi li asciughi con l'asciugatoio di cui ti eri cinto...
Volgi il tuo sguardo su di me con la massima tenerezza, e mi dici: «Io voglio che tu stia con me. Voglio che tu condivida in pieno la mia vita. Voglio che tu mi appartenga come io appartengo al Padre. Ti voglio lavare così da renderti completamente puro, in modo che tu e io possiamo essere una sola cosa e tu possa fare agli altri ciò che io ho fatto a te».
Ti sto di nuovo guardando, o Signore. Tu ti alzi e mi inviti alla mensa. Mentre mangiamo, prendi il pane, reciti la benedizione e lo dai a me. «Prendi e mangia - dici - questo è il mio corpo dato per te». Poi prendi una coppa e dopo aver reso grazie, me la porgi, dicendo: «Questo è il mio sangue, il sangue della nuova alleanza sparso per te». Sapendo che è giunta la tua ora di passare da questo mondo al Padre tuo, e avendomi amato, adesso mi ami fino alla fine. Mi dai tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Mi doni il tuo stesso io. Tutto l'amore che hai per me nel tuo cuore ora diventa manifesto. Mi lavi i piedi e poi mi dai il tuo corpo e il tuo sangue come cibo e bevanda.
O Signore, dove mai potrei andare, se non da te, per trovare l'amore che desidero tanto?

Ogni volta che celebriamo l'eucaristia e riceviamo il pane e il vino, il corpo e il sangue di Gesù, la sua sofferenza e la sua morte diventano sofferenza e morte per noi. Siamo incorporati in Gesù.
La passione diventa compassione, per noi.
Veniamo incorporati a Gesù.
Diventiamo parte del suo 'corpo' e in questa via quanto mai compassionevole, veniamo liberati dalla nostra più profonda solitudine.
Per mezzo dell'eucaristia riusciamo ad appartenere a Gesù nella maniera più intima, a lui che ha sofferto per noi, è morto per noi ed è di nuovo risorto, cosi che possiamo soffrire, morire e di nuovo risorgere con lui.

Dio onnipotente ed eterno
la sera prima di soffrire,
il tuo figlio prediletto affidò alla chiesa
il sacrifico della nuova ed eterna alleanza
e istituì il convito del suo amore.
Fa’ che da questo mistero possiamo ricevere
la pienezza di vita e di amore.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

 

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ultimo aggionamento 16 maggio, 2004