STUDI
 

    Prof. Ing. Calogero Benedetti

 

Una numerologia non precostituita
(e tuttavia ricca di significati)

 

 

 

 

Nell’interpretazione dei Testi Evangelici gli esegeti hanno seguito d’ordinario due orientamenti fondamentali:

  1. quello della "concordanza" (detto anche "armonia dei Vangeli"), che consiste nell'evidenziare gli elementi che sono narrati in modo equivalente (confrontabile) nei vari testi pervenutici.
    Ciò ha condotto al concetto di "sinottici" (Vangeli di S.Matteo, S.Marco, S.Luca) con il qual concetto si indica la possibilità di scrivere in una stessa pagina su colonne affiancate, e così averli sott’occhio (sin - otticità), gli episodi, insegnamenti e fatti della Vita di Gesù quando riferiti, da ciascun Evangelista, in maniera analoga e "correlabile".

  2. quello della "discordanza" dei Vangeli, che consiste nell’evidenziare la "diversità" delle narrazioni.
    Questo criterio è molto importante perché esclude "il plagio" (la reciproca "copiatura"), esclude il mettersi d’accordo preliminarmente, e dà quindi forza (veridicità) alla testimonianza resa dal Redattore del Testo, che, nell’estenderlo, è indipendente dagli altri testi.
    E’ prassi giuridica ritenere infatti frutto di accordo, di reciproco"appattamento" ed in definitiva di non affidabilità, le testimonianze che in Tribunale si ricopiano ricalcandosi l’un l’altra nelle espressioni e fin nelle sfumature.Veridiche sono le testimonianze che riferiscono uno stesso fatto ma in forme diverse, cioè che concordano nella sostanza ma sono discordi nei dettagli.

Ora S.Matteo, S.Marco e S.Luca narrano tutti e tre il celebre avvenimento della moltiplicazione dei pani, compiuta da Gesù mosso da un impulso di misericordia verso la folla venuta da lontano ad ascoltarlo, ormai essendo sera ed il sito appartato.
S. Matteo (Mt. 14 - 15), S. Marco (Mc. 6 - 34), S. Luca (Lc. 9 - 12), riferiscono l’avvenimento (I^ moltiplicazione dei pani e dei pesci) in modo "sinottico".
S.Matteo (Mt.15-32) e S.Marco (Mc.8-1) ne replicano un secondo racconto (II^ moltiplicazione dei pani o forse replica narrativa della I^) che è invece assente in S.Luca (prima discordanza).
Quel che qui mi interessa sono però i numeri che ricorrono in queste narrazioni.
Nel resoconto sinottico riferito da tutti e tre gli Evangelisti si enumerano concordemente 5 pani, 2 pesci, e 12 sporte (o ceste) di avanzi. (S.Marco solo [seconda discordanza] dice 12 sporte di pane ed altrettante di pesci); e si indicano in 5000 coloro che ne mangiarono.
Nel resoconto reso successivamente solo da S.Matteo e S.Marco (II^ moltiplicazione o seconda versione della prima?) si enumerano 7 pani (terza discordanza?) ed in circa 4000 (quarta discordanza?) coloro che ne mangiarono. Quanto agli avanzi, S.Matteo e S.Marco citano qui 7 sporte (quinta discordanza?) in evidente simmetria con i 7 pani.
Si pone il quesito: tutti questi, sono numeri "significanti" ("codici" di qualcosa) o solo indicazioni che danno "colore" ai racconti ma non trasmetto alcun concetto?
Ritengo che nelle Scritture ogni cosa, anche un puntino, sia significante.
Vediamo dunque da vicino questa numerologia.
Com’è noto l’emblema del popolo ebraico è il nomogramma o "stella" di David, costituita da due triangoli equilateri incrociati:

(questo nomogramma è purtroppo noto in tutto il
mondo per essere stato marcato sugli abiti e
addirittura sulla carne degli Ebrei, negli anni della
persecuzione nazista).

Il triangolo equilatero è una figura incardinata sul numero 3 (tre vertici e tre lati uguali).
Ora il 3, nella cultura dell’epoca, era il codice del "sacro", sicchè nella Stella di David si legge il messaggio: "tre e ancora tre", come a dire: "il sacro per eccellenza".
Orbene: si può osservare che nella serie dei "numeri primi" (che sono i numeri aritmetici che non ammettono divisori, cfr.il penultimo paragrafo di questo scritto) il 3 (che è esso stesso un numero primo) è preceduto e seguito dai numeri primi 2 e 5 (si ha cioè la sequenza 2-3-5 di numeri <<indivisibili>> incardinati sul 3 (centro della sequenza).
Se si scrivono tali 2 e 5 in corrispondenza dei vertici dei due triangoli della Stella di David si ha la figura:

e si nota subito che la somma dei <<codici>> di due vertici consecutivi qualsiasi è sempre 7 =
(2+5 oppure 5+2), comunque si prescelga il vertice da cui iniziare il conteggio.
Il 7 è cioè "un invariante" nella sequenza incardinata sul perimetro della Stella di David (si ricordi che esso è anche il numero dei bracci del "candelabro ebraico").
Oltre a ciò la somma di tutti i 2 e 5 della Stella e del 3 su cui si basa la Stella, dà 24, cioè 2 volte 12, numero che fu nell’antichità il simbolo della perfezione (12 ore del giorno, 12 ore della notte, 12 mesi dell’anno, 12 costellazioni del cielo, ecc.), un numero "cosmico", (che ripetuto due volte nella Stella di David esprime il concetto della "perfezione delle perfezioni").
Ora 2; 5; 7; e 12 sono precisamente i numeri che ricorrono nei resoconti evangelici concernenti i fatti narrati a riguardo della moltiplicazione dei pani e dei pesci operata da Gesù e da Lui svolta a vantaggio di un moltitudine bisognosa (il concetto di moltitudine è segnato dalla grandiosità dei numeri 5000 e 4000 persone stimate presenti; il concetto della loro bisognosità o indigenza o necessità di essere aiutati è annotato accuratamente nell’ora ormai serale e nell’essere il luogo "appartato").
Questa straordinaria e totale coincidenza suggerisce la possibilità di un intento preciso nei tre Scrittori Sacri, di annettere alle loro narrazioni la connotazione della santità e della perfezione simbolicamente indicate dall’emblema davidico.
E’ però da escludere che la complessa numerologia che ho esposto possa essere tuttavia l’effettivo movente dei Redattori Evangelici nel citarne i codici numerici.
Nella cultura ebraica la numerologia è sorta infatti e si è sviluppata in epoca medioevale (1200 anni dopo) nel Territorio della Diàspora successiva alla distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani (vedi ad esempio gli scritti detti dello Zohar o libro dello Splendore).
Quindi i tre Evangelisti all’epoca in cui scrivevano non potevano perciò neppure presupporne l’esistenza.
Pertanto l’origine della numerazione che si è riscontrata nei Vangeli deve farsi risalire ad altra base, e la cosa più ovvia è che sia semplicemente la constatazione "storica" di avvenimenti e situazioni effettive.
Non risultando agganciata in maniera precostituita alla (tardiva) numerologia ebraica è cioè indice non di una riflessione mentale ma della realtà storica dei fatti narrati, che venivano riferiti così come erano stati effettivamente vissuti (lealtà, sincerità della narrazione del Redattore).
Si tratta dunque di un "fatto" e non dell’adattamento mentale della "narrazione di un fatto".
D’altra parte l’innegabile connessione con il nomogramma davidico e con la numerologia che vi è coniugata, ne sottolinea la sacralità , cioè il contenuto spirituale del fatto in se stesso storico ed originato dalla pietà (misericordia, commozione di Gesù davanti alle turbe al calar della notte, in luogo remoto e senza cibo).
Siamo così davanti ad una pluralità di messaggi:

  1. la misericordia di Gesù, che è la radice di tutto;

  2. la storicità del fatto che ne è la caratteristica obiettiva;

  3. l’universalità (molteplicità estesa delle persone cui il fatto veniva dedicato);

  4. la sacralità della sua connotazione interiore indicata dal significato numerologico e simbolico delle cifre aritmetiche che vi sono citate;

  5. infine il significato eucaristico (il pane rimanda al "corpo di Cristo"; e i pesci al Suo "simbolo" in lingua greca: pesce =

i c J u V

(Gesù Cristo Salvatore Figlio di Dio, come (anche qui tardivamente) fu consuetudine indicarLo in epoca paleocristiana).

E’ una pittura grandiosa, "un affresco" che trascende i luoghi ed i tempi e che rende attenti e stupisce nella sua complessità (intrecci) ed insieme semplicità della sua composizione.
Mille e duecento anni dopo S.Tommaso ne avrebbe coniugato nei versi ritmati della sequenza del Corpus Christi la valenza teologica che aggancia insieme la Fede cristiana e la Premonizione di Cristo all’interno del paradigma biblico:
" A sumente non concisus, non confractus, non divisus : integer accipitur .
"Sumit unus, sumunt mille: quantum isti, tantum ille : nec sumptus consumitur ".
(Lo riceve uno, Lo ricevono mille, non diviso, non spezzato, ma tutto intero tutti ricevono Cristo).
E’ questo il grandioso messaggio numerologico di questo racconto evangelico.  

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ultimo aggionamento 25 settembre, 2004