FESTA DEL SANTUARIO

 

  S.E. Mons. Ottorino Alberti
  Arcivescovo emerito di Cagliari

Collevalenza - 25 settembre 2004

Dalla omelia di Sua Eccellenza nel Santuario
 

“Amore misericordioso, Ti preghiamo non venir meno!
Sii più grande di quel male, che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione"

 

 

 

Quando ci mettiamo a riflettere sulla nostra vita, o quando le circostanze e gli avvenimenti ci gettano improvvisamente nel dramma del vivere umano così pieno di contraddizioni, di speranze e di delusioni, di attese e di fallimenti, quando le stesse attività umane generano desolazione, disperazione e seminano morte, ci rendiamo conto che nella nostra riflessione manca qualche elemento necessario per darci una spiegazione dell'amara realtà del nostro tempo.
Ci sono troppe incognite e i conti non tornano. Si resta interdetti e la razionalità - questa nostra capacità così abile nel trovare la soluzione a tanti problemi - si smarrisce e ci lascia senza risposta.
Resta vero che nella società contemporanea è evidente una drammatica contraddizione; c'è, da una parte , l'aspirazione, il bisogno profondo, dei singoli e dei popoli alla pace; dall'altra, o la precarietà di essa in tante parti della Terra, o addirittura la guerra, la rivoluzione, in atto, come, per fare un solo esempio, nell'Iraq dove ancora in queste ore si sta disvelando l'orrore di una disumanità davvero senza fine.
La violenza e il terrorismo non risparmiano altri Paesi e sono gli innocenti che spesso ne fanno le spese (come accaduto in Russia con l'uccisione di quasi 400 persone nella stragrande parte bambini). Altrove le passioni si esasperano e la paura rischia di condurre a passi estremi. In non poche nazioni sono violati i diritti dell'uomo, irrise le libertà, compiuti veri genocidi, e l'umanità resta pressoché impotente ad arrestare tali abusi.
Numerosi Paesi si battono penosamente per vincere al loro interno la fame, le malattie, il sottosviluppo, mentre altri, ben provvisti, rafforzano la loro potenza; e la corsa agli armamenti e il traffico d'armi continuano ad assorbire risorse che potrebbero e dovrebbero essere utilizzate per fini veramente umanitari.
Restringendo le nostre osservazioni sulla situazione della nostra Italia, la contraddizione appare non meno grave, dietro il ripetersi di fatti di sangue, di sequestri di persone, di rapine e di incendi che non possono lasciare indifferenti non solo i veri credenti, ma anche coloro che hanno un minimo di umana sensibilità.
L'angoscia pare velare il vivere quotidiano e ogni speranza sembra dissolversi dinanzi al persistere e all'aggravarsi di fenomeni quali la disoccupazione soprattutto giovanile le cui conseguenze hanno ripercussioni quanto mai gravi anche sul piano morale, legata, come molto spesso lo è allo spaccio e al consumo della droga, alla rapina e a tanti altri fenomeni di malcostume.

Tenendo presente un tale stato di cose viene spontanea una domanda : è possibile superare questa contraddizione? E ancora: è possibile ridare un volto umano alla nostra storia, vale a dire, rendere vivibile la nostra vita? E’ possibile ristabilire la "tranquillità dell'ordine", ossia la pace ?

La domanda non è retorica, solo che si pensi alla gravità che tali quesiti mostrano e, soprattutto, se si tiene conto di ciò che la storia ci insegna.
La risposta non è facile - forse, perfino impossibile - per chi si affida unicamente alla logica umana, ma lo è per chi, in quanto credente, fa propria la logica di Dio che è Padre di bontà e di misericordia e che in Lui ripone la speranza. Ragion per cui, se si guarda con occhio umano al groviglio di contraddizioni e di mali del momento presente, tutto pare concorra a fugare ogni speranza di pace, quasi sia un'utopia, nella quale l'uomo si rifugia nel disperato quanto inutile tentativo di salvarsi dal naufragio che lo travolge. Al contrario, alla luce della rivelazione cristiana, la pace non è un'utopia, un traguardo irraggiungibile, ma è una realtà di dono che Dio concede ai figli che Egli ama, è frutto della redenzione operata da Cristo grazie alla sua morte e alla sua risurrezione.
La verità della Redenzione, infatti, è tutta racchiusa nell'annuncio che Cristo, Figlio di Dio, è venuto sulla terra per proclamare e attuare la liberazione totale dell'uomo. Ora, credere in questa liberazione significa scoprire la vera dignità dell'uomo che, in quanto figlio di Dio, in quanto partecipe della stessa vita di Gesù, ha in sé le possibilità, in quanto a sapienza e coraggio che trascendono le sue capacità soltanto umane, non solo di partecipare dell'eredità propria dei figli di Dio, ma anche di dare un senso e un valore alla sua vita nel tempo.
Nel dare a noi la risposta alla domanda se sia possibile la pace, come anche nel doveroso impegno di comunicarla agli altri, la verità che va creduta e annunziata è che credere nella Redenzione, è credere che il Regno di Dio già esiste: esso è nel mondo. È in noi!

È necessario credere nel mistero di Cristo. Egli è non soltanto un predicatore dell'amore di Dio; ma Egli è strumento di quest'amore misericordioso e salvifico, anzi Egli è sorgente inesauribile del perdono e della riconciliazione di Dio verso l'uomo, poiché Gesù è la personificazione della stessa misericordia di Dio. Egli è il Vangelo della misericordia. Il Cristo continua a realizzare in ogni momento della sua vita la finalità della sua venuta: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Lc 5,32 ). Da ciò viene la raccomandazione a fare l'esperienza del perdono di Dio e della sua misericordia, cioè della sua grazia, per possedere la quale bisogna accettare prima di tutto la nostra realtà e la nostra condizione umana, impastata di debolezza, di fragilità e di peccato. Ognuno di noi, come il primo uomo “viene dalla polvere ”, è fragile come vaso di argilla, ed è destinato a dissolversi in polvere se non ci sostiene la grazia onnipotente di Dio, Creatore e Salvatore dell'uomo.
Ora, per fare l'esperienza, gioiosa e liberatrice, del perdono di Dio in Cristo dobbiamo avere non solo il coraggio - illuminati dalla parola di Dio - di riconoscerci per quello che siamo (esseri deboli, fragili e peccatori), ma dobbiamo avere soprattutto una fede docile che ci apre alla grazia rigeneratrice di Dio. Allora si potrà comprendere che la nostra miseria può incontrare la misericordia di Dio, uscendo dalla nostra solitudine per entrare, in comunione con colui che è la misericordia e la vita nuova dell'uomo. Ecco la via della pace!

Una stupenda sintesi di questo insegnamento l'abbiamo nel discorso che Giovanni Paolo II tenne in occasione del suo pellegrinaggio a questo Santuario dell'Amore Misericordioso nel novembre del 1981. “Il peccato e la morte - egli disse - sono nemici del regno perché in essi si sintetizza , in un certo senso la somma del male che è nel mondo, penetrato nel cuore dell'uomo e della sua storia. L'Amore misericordioso tende alla pienezza del bene. Il regno “preparato fin dalla fondazione del mondo” è regno della verità e della grazia, del bene e della vita. Tendendo alla pienezza del bene, l'Amore misericordioso entra nel mondo segnato col marchio della morte e della distruzione. L'Amore misericordioso penetra nel cuore dell'uomo, aggravato dal peccato e dalla concupiscenza, che è “dal mondo”. L'Amore misericordioso instaura un incontro con il male; affronta il peccato e la morte. E proprio in ciò si manifesta e si riconferma il fatto che questo Amore è più grande di ogni male”.
Credere in questo Amore che vince la morte e debella il peccato deve impegnare ogni uomo a rispondere con amore all'amore di Dio, ma ciò comporta un'accettazione, una appropriazione (questa è fede) di tutti i valori evangelici che devono costituire il punto di riferimento costante nel pensare e nell'agire perché la vita non sia segnata da meschinità e da fallimenti che la renderebbero non vivibile e, tanto peggio, da un'insipienza che porterebbe l’uomo a rifiutare Dio e la salvezza da Lui offerta.
In questi tempi, così duramente travagliati da conflitti e da contrasti ideologici, politico-sociali, quanto mai estesi e intrecciati tra loro, non è facile districarsi e seguire una linea di valutazione e di giudizio sufficientemente coerente e costruttiva. Si sta assistendo a una "confusione delle lingue" e si sta arrivando a una babele di linguaggi e di comportamenti, che ha come sfondo la confusione mentale e morale e il disorientamento delle persone che non sanno più a chi credere e di chi potersi fidare.
Il ritmo convulso e frustrante della vita umana nella società di oggi non sembra concedere molto tempo e la dovuta serenità per poter compiere le proprie scelte in modo consapevole e libero. Molti, troppi uomini, non sanno individuare e resistere ai condizionamenti e alle false certezze di cui spesso si ammantano ideologie politiche e prospettive morali alienanti.
Tutto ciò è dovuto alla mancanza di fede e, quindi, al rifiuto più o meno cosciente dell'Amore misericordioso che, tuttavia, come dice il Papa nel surricordato discorso: “ ... si fa costantemente strada attraverso le barriere dell'indifferenza, dell'egoismo, della noncuranza e dell'odio, attraverso le barriere della concupiscenza della carne, degli occhi, e della superbia della vita (Gv 2,16), attraverso il fomite del peccato che ogni uomo porta in sé, attraverso la storia dei peccati umani...”. Ma l'Amore misericordioso continua ad essere presente e operante. Ed è questa la ragione della nostra speranza.

Voglio concludere con le stesse invocazioni del Papa:

“Amore misericordioso, Ti preghiamo non venir meno!
Amore misericordioso, sii infaticabile !
Sii costantemente più grande di ogni male,
che è nell' uomo e nel mondo. Sii più grande di quel male,
che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione.
Sii più potente con la forza del Re crocifisso.
“ Beato il suo Regno che viene”

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ultimo aggionamento 01 novembre, 2004