STUDI
 

    Paolo Risso

 

Quando la Chiesa è prospera, è in ginocchio davanti all’Eucaristia

 

 

 

L'enciclica Ecclesia de Eucaristia, pubblicata dal S. Padre Giovanni Paolo II il 17 aprile 2003, giovedì santo, riafferma in stile chiaro e autorevole il dogma della Presenza reale di Gesù nel SS.mo Sacramento dell’altare e la sua realtà di Sacrificio offerto in adorazione a Dio e in espiazione dei peccati e per la salvezza del mondo.

 

Presenza e sacrificio

Ci sembra di trovare il cuore di questa enciclica là dove, al capitolo 11, il Papa scrive: “La Chiesa ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore, non come un dono prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di Se stesso, della sua Persona, nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza. Questa opera di salvezza non rimane confinata nel passato, giacché tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell’eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi”.
Il Papa continua, contemplando e illuminando: “Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, memoriale della morte del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è realmente presente e si effettua l’opera della nostra redenzione. Questo Sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo lo ha compiuto ed è tornato al Padre, soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente. Questa è la fede di cui le generazioni cristiane hanno vissuto lungo i secoli. Questa fede, il Magistero della Chiesa ha continuamente ribadito con gioiosa gratitudine per l’inestimabile dono”.
Che cosa dobbiamo fare davanti a questo ineffabile dono?
Il Papa risponde: “Desidero ancora una volta richiamare questa Verità, ponendomi con voi in adorazione davanti a questo Mistero: Mistero grande, Mistero di misericordia. Che cosa poteva fare di più per noi? Davvero nell’Eucaristia, ci mostra un amore che va fino all’estremo (Gv 13,1), un amore che non conosce misura”.
Adorare Gesù Eucaristico significa riconoscere che Lui, vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, è presente sull’altare e si offre in sacrificio per noi e, conclusa la S. Messa, continua a essere presente nel Tabernacolo, davvero “Dio-con-noi” (Emmanuel!), nostro Compagno e Amico di viaggio, nostro Cibo divino che ci trasfigura in Lui, Viatico per la vita eterna, già su questa terra fatto Vita della nostra vita.

 

Dono cristifico

Là dove tutto questo è vissuto, fiorisce la Chiesa, perché davvero Ecclesia de Eucaristia vivit, come afferma il S. Padre, aprendo l’enciclica; davvero inizia e si sviluppa la primavera della Chiesa qualora davvero vivessimo questa enciclica, che invece ci pare sia stata finora poco diffusa, a volte persino nascosta, non presa nella dovuta considerazione, ritenuta incomprensibile da qualcuno che non vuole saperne.
Quando questa enciclica sia fatta conoscere, meditata e vissuta, realizzata anche nel suo capitolo 52, là dove il S. Padre lamenta gli abusi che si commettono oggi contro l’Eucaristia e richiama al massimo rispetto, culto, amore per Gesù Eucaristico, vedremo la novità, l’unica vera novità di cui abbiamo bisogno: nasce o rinasce l’uomo a immagine di Cristo, di cui parla l’apostolo Paolo, come è chiamato a essere ogni battezzato nella pienezza della Grazia santificante.
Il dono che abbiamo dall’Eucaristia, attraverso l’offerta del S. Sacrificio della Messa, la Comunione e l’adorazione eucaristica, è il dono cristifico: siamo resi conformi a Gesù Cristo.
Abbiamo nella mente, per affermarlo, le pagine e la vita dei santi scaturiti tutti dall’Eucaristia che è appunto “officina sanctorum”, e l’insegnamento di grandi esemplari teologi quali il P. Reginaldo Garrigou-Lagrange (+ 1964) e Mons. Antonio Piolanti (+ 2001), forse il massimo maestro sull’Eucaristina, in Italia, nel XX secolo. Ma, di questo dono cristifico, ci parlano anche giovani d’oggi che hanno letto l’enciclica e ne vivono con gioia e intensità il messaggio:
“Gesù sul Calvario ha offerto al Padre tutto se stesso nel sacrificio totale di Sé, per ciascuno di noi. Mi ha amato come se io solo esistessi al mondo. Sull’altare Egli continua a offrire per noi il medesimo Sacrificio e ci dona ancora Se stesso come Alimento celeste delle nostre anime.
Che fare per Lui? Dobbiamo dargli le primizie, quanto di più bello abbiamo, nel culto, negli arredi e nei paramenti sacri, nello stile davvero sacro e anche austero delle celebrazioni; occorre anzi che gli diamo noi stessi, interamente, e che ci lasciamo divinizzare da Lui. Basta con la Comunione sulla mano: moltissimi danno l’impressione di andare ad acchiappare una farfalla, sicuramente di meno di un dolcetto. Non siamo maneschi con un gioiello prezioso per paura di romperlo, tanto meno siamo maneschi con un bambino, per rispetto alla sua fragilità e al suo candore. Come possiamo essere maneschi, rozzamente maneschi con Gesù-Dio?… Ma ecco la meraviglia, ecco ciò che avviene: Gesù nella S. Messa, nella Comunione, nell’adorazione a Lui nel Tabernacolo, ci divinizza. È la gioia della vita” (Pier Giorgio Valetto).
Così parla e vive la gioventù buona, che ancora esiste là dove, pur nella odierna confusione e negazione di tutto, per un dono singolare dello Spirito Santo che si riserva un “resto fedele”, è vissuta la Verità tutta intera del Credo cattolico e si sa che cos’è la S. Messa, la quale ha un fascino segreto, avvincente, il fascino di Colui che, senza temere smentita, ha garantito: “Quando sarò innalzato da terra (sulla croce), attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).

 

“L’Eucaristia è tutto”

 Sono pure le menti più alte, più appassionate della Verità e più acute nell’approfondimento del Mistero, che danno a Gesù Eucaristico l’ossequio totale della mente – mentre luminosa e santa nello splendore della Verità – del cuore e della vita.
Mai dimenticheremo l’impegno profuso, anche con intima e dolente sofferenza del cuore, da P. Enrico Zofoli, Passionista, (+ 1996), nella illustrazione del dogma eucaristico e nella sua difesa, contro gli abusi di singoli, di gruppi, di movimenti, con la sua predicazione, con i suoi libri, con la sua preghiera di riparazione e di amore.
Nel 50° del suo sacerdozio (1989), scrisse il libro La Messa è tutto (Edizioni Fonti vive, Roma), giudicato “grandioso” da Mons. Piolanti, in cui appare in tutta la sua grandezza sublime il Mistero eucaristico, presenza reale di Cristo, suo Sacrificio e compendio di tutto il Credo cattolico. A questo libro, ne farà seguire altri quali Questa è la Messa. Null’altro (Segno, Udine, 1994) e Eucaristia o nulla (Segno, Udine, 1994), in cui – quest’ultimo – con la forza dell’apologeta, scrisse:
“Se l’Eucaristia non è Cristo stesso e non ripresenta il suo sacrificio, ma soltanto un ricordo vago di Lui, un simbolo di fraternità, allora cade pure il sacerdozio cattolico voluto da Cristo per celebrarla, cade la costituzione gerarchica della Chiesa, con a capo il Sommo Pontefice, si dissolve tutto il depositum fidei, tutto il Credo cattolico… e non resta più nulla”. Questa è la realtà, come aveva visto e come voleva Lutero”.
“Allora occorre dire – qui P. Zoffoli sembrava un cherubino con la spada in pugno – che chi abusa dell’Eucaristia, fa parte di una segreta congiura che mira a distruggere l’intero Cattolicesimo. Davvero se l’Eucaristia è tutto, è anche tremendamente vero: o l’Eucaristia o il nulla”.
Accanto a P. Enrico, mai dimenticheremo ciò che predicava il giovane domenicano P. Tomas Tyn (1950-1990), sacerdote e apostolo della Verità, docente di Teologia allo Studio domenicano di Bologna, il quale, nel giorno della sua ordinazione (29 giugno 1975) per le mani di Papa Paolo VI, offrì la sua vita per la libertà della Chiesa nella sua patria, la Cecoslovacchia, allora oppressa dai comunisti, e in seguito, nel 1989, rinnovò la sua offerta vittimale affinché mai l’Eucaristia avesse a essere profanata dalla presa di mani scanzonate.
Di P. Tomas, vorremmo ora ricordare quanto disse al riguardo in una conferenza a Bologna nell’autunno del 1985, mentre a Roma si svolgeva il Sinodo dei Vescovi nel XX anniversario del Concilio Vaticano II:
“C’è stato tutto quell’affievolimento che voi sapete, della pietà eucaristica, veramente tremendo, ma vedete, il Signore non ci abbandona. Il Signore è sempre con noi nella sua divina Presenza, così commovente, così umile, così nascosta, proprio all’ultimo grado dell’umiliazione del Servo di Jahvé, come insegna Isaia: questa preziosissima Presenza nascosta sotto le Sacre Specie, l’umiltà del nostro Salvatore, il quale ha assunto la natura umana, proprio per farsi umile.
Così abbiamo questa bellissima e grandissima Presenza, questa “Tenda” piantata in mezzo al suo popolo, che ci accompagna lungo il cammino nel deserto, fino alla Patria celeste. Ed è così che la pietà eucaristica segna sempre i tempi forti, migliori della Chiesa. Quando la Chiesa è prospera, è in ginocchio davanti all’Eucaristia”.
“Che cosa succede invece oggi? – si domanda P. Tomas. E risponde:
“Gesù Eucaristico messo in disparte, in un angolo spesso abbastanza squallido, poi non ci si inginocchia più davanti al SS.mo Sacramento. Ma io dico – e con me tutti i santi della Chiesa – l’uomo non è mai così grande come quando si fa piccolo, come quando si inginocchia davanti al Tabernacolo. Vedete ciò che è orrendo, proprio questa indifferenza, questa insensibilità davanti all’Eucaristia, e persino la profanazione dell’Eucaristia. Anche il Santo Padre stesso accennò a questi fatti, chiedendo perdono al popolo cristiano per gli scandali causati da certi sacerdoti indifferenti nei riguardi dell’Eucaristia” (Dominicae Coenae, 1980)”.
Dunque occorre ascoltare questa voce: voce del Vicario di Cristo, dei santi, di giovani, e ancora più di sacerdoti e di teologi veri ed esemplari: “Gesù, l’Uomo-Dio, è là, sull’altare e nel tabernacolo. Se Lui è là ed è tutto, tu dove vuoi andare?”.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggionamento 24 dicembre, 2004