DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Madre Gemma Brustolin eam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno Eucaristico riproponiamo alcuni brani dai suoi scritti sull'Eucarestia

 

Madre Speranza

Insegnamento sull’Eucaristia

Care figlie, abbiate il massimo interesse a far sì che i bambini amino molto l’Eucaristia e insegnate loro che la cosa più grande per l’uomo è poter ricevere il suo Dio. Dite che si accostino con entusiasmo e fervore al sacro banchetto nel quale ricevono Gesù.
Dite che possono ricevere Gesù Cristo nella persona dei suoi rappresentanti; che lo possono ricevere accogliendo la sua dottrina e i suoi comandamenti, e così avranno assicurata la salvezza eterna. Lo possono ricevere anche spiritualmente, vivendo della sua grazia, alimento celeste della vita eterna. La prima forma produce solo una unione morale; la seconda una unione reale, ma non personale; la terza una unione fisica e personale, ma incompleta; in nessuna di queste tre forme si riceve Gesù Cristo perfettamente.
Rimane un’altra forma di unione fisica, personale e perfetta, quella per la quale l’uomo si unisce interamente a Gesù Cristo incorporandosi e identificandosi con Lui. È un riceverlo perfettissimamente e un partecipare in pieno della vita soprannaturale.
L’incarnazione è riflesso dell’Eucaristia, che è come una nuova incarnazione nella quale il Verbo fatto carne si unisce, se non ipostaticamente per lo meno realmente, con tutti coloro che ricevono il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue.
Per portare la vita al mondo fu necessario che il Verbo si unisse ipostaticamente ad una sola natura umana individuale; per diffondere quella stessa vita la Sapienza eterna ideò di unirsi sacramentalmente con tante nature umane individuali quante sono le persone umane che lo ricevono in alimento.
È questa, figlie mie, la spiegazione delle parole del nostro Salvatore: “Io sono venuto nel mondo perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Nel banchetto della S. Eucaristia si respira ricchezza e abbondanza; ricchezza per il modo in cui si comunica la vita di Gesù Cristo, abbondanza per il numero illimitato degli invitati a partecipare della vita.

(El pan 8, 1295-1300)


La Parola di Dio e l’Eucaristia

Care figlie, una di voi mi chiede quale rapporto intercorre tra Eucaristia e parola di Dio. La parola di Dio, figlia mia, è il nutrimento necessario per conservare la vita soprannaturale; la divina Eucaristia è Pane vivo, fonte di vita per chi lo riceve.
Nessuna di voi ignora che è necessario nutrirsi del Pane eucaristico per possedere la vita divina, che cibo dello spirito è la divina parola, e che pertanto per acquistare e per conservare la vita soprannaturale che promana dal cuore di Dio sono necessarie due cose: l’alimento e la luce.
La parola di Dio è la luce delle nostre anime, il sacramento dell’Eucaristia è il nostro Pane di vita. Vive veramente solo il cuore che ama, perché amare è la vita del cuore. E come si accendono le fiamme dell’amore santo della carità che vivifica se non con il soffio della divina parola?
La preghiera, figlie mie, è la fucina in cui si riscalda il cuore umano. Come trascorrevano deliziose le ore per la Maddalena seduta ai piedi del divino Maestro, che tanto amava! Ella ascoltava affascinata le parole che uscivano dalle labbra di Gesù.
Quale amore nel cuore della SS. Vergine infiammato dalla contemplazione attenta delle parole del suo Figlio divino! “Mille volte beati, esclama il nostro Salvatore, quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono nel loro cuore”. Sono coloro che vivono la vera vita, la vita che infonde nell’anima il soffio del Verbo di Dio.
Care figlie, è tale l’efficacia della parola divina e così meravigliosa la sua virtù, che senza di essa, oso dire, non può esistere la vita soprannaturale; essa sola infatti vivifica i sacramenti, che sono i mezzi istituiti e ordinati da Dio per dare la vita alle anime. Lo stesso sacramento del Corpo di Cristo destinato ad essere il principale alimento dell’anima, lo è solo in forza della parola che consacrando trasforma il pane materiale in Corpo di Gesù; e questo, pur consacrato e perfetto, non vivifica, ma uccide, se chi lo riceve è privo della parola di Dio che dona lo spirito di fede.
Lo stesso Salvatore, parlando della sua sacratissima Carne ha detto: “La carne non giova a nulla, è lo spirito che dà la vita”. A nulla giova mangiare la carne di Gesù eucaristia se non ci si alimenta contemporaneamente della sua divina parola. È sostanziale mangiare lo stesso cibo e gustare la stessa bevanda, come afferma l’Apostolo: “Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale; bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo”. Come vedete, è grande la necessità che tutti abbiamo della parola di Dio affinché, animati da essa, riceviamo il Corpo eucaristico così da acquistare e conservare la vita soprannaturale.
Figlie mie, penso che sappiate che il Corpo e il Sangue del nostro Signore Gesù Cristo nell’eucaristia è per se stesso incorruttibile, quantunque possano corrompersi le materie accidentali, fragili che gli servono da involucro. Nulla si spezza e si corrompe della sostanza, del corpo e del sangue inalterabili del nostro buon Gesù Cristo immortale e glorioso sull’altare. Si alterano e si spezzano solamente le specie sacramentali, segni e figure che racchiudono, quale mistico sudario, l’immacolata carne del Signore.
Come nei cieli Cristo è immortale e non soggetto al dolore, ugualmente lo è sull’altare, per cui nulla è capace di produrre alterazione nel suo corpo sacramentato. Allo stesso modo dobbiamo credere inalterabile la parola di Dio nel tempo e nello spazio, nonostante le vicissitudini umane.
La parola di Dio è una sorgente di acqua viva che zampilla per la vita eterna, mentre la nostra povera anima è bruciata dal fuoco delle passioni e inaridita dal soffio ardente dei vizi. Come non esclamare alla vista di quella sorgente: “Gesù mio, simile alla cerva assetata che si slancia verso il corso d’acqua, così la mia anima anela a te, o Dio”.
Figlie mie, in questo modo dovrebbe prepararsi l’Ancella dell’Amore Misericordioso a ricevere il corpo di Gesù e la sua divina parola. Ci sono stati dei santi che, per l’intenso desiderio di ricevere la comunione e per l’amore sensibile del loro cuore infiammato, non potevano trattenere le lacrime e bramavano solo di unirsi al loro Dio, ricevendo il suo sacro corpo con indicibile gaudio spirituale.
Vera e ardente fede possedevano quelle anime, le quali con non minore ansia si disponevano a ricevere lo spirito di Gesù Cristo incarnato nella sua divina parola. Non può sentire un tale desiderio e altrettanta fame e sete della parola di Dio chi non crede con fede viva e sincera nella natura divina di quella parola.
È per me motivo di tristezza sentire dalle labbra di una figlia: “Madre, l’ascolto della divina parola spesso mi annoia e, secondo chi l’annuncia, anche di più. La mia anima non prova alcun fervore quando ricevo la S. Comunione; non avverto alcuna consolazione”. Che pena, figlia mia! Il vuoto del tuo cuore e la tua anemia spirituale sono la fatale conseguenza di quel fastidio. Quali frutti di vita eterna si possono sperare da queste disposizioni?
Dio non ci parla per dilettarci, ma per santificarci, e la sua Chiesa non ci riunisce nei templi ad ascoltare la parola di Dio per darci un contentino spirituale, ma per farci rientrare in noi stessi e, rinfacciandoci i nostri disordini, portarci pentiti dinanzi al Signore e stimolarci alla penitenza.
Avendo compreso questo, figlie mie, cerchiamo di non rendere vana la forza della divina parola, non abusiamo del dono di Dio, il quale non vuole abbandonarci nel cammino dei nostri smarrimenti.
Care figlie, teniamo presente e facciamo comprendere ai giovani e ai bambini che la parola di Dio, anche se contenuta e per così dire incarnata nella parola dell’uomo incaricato di annunciarla, non partecipa delle debolezze a cui è soggetta la defettibile parola umana, né ha bisogno che questa le comunichi bellezza, vigore ed energia, perché dette qualità le sono proprie e il debole strumento umano di cui essa si serve per manifestarsi può solo offuscarle o affievolirle. Quanta sicurezza, figlie mie, ci deve infondere questo pensiero!
Dite ai bambini che non è possibile che questa parola di vita possa alterarsi o corrompersi a causa del linguaggio o dell’orgoglio degli uomini. La parola della Chiesa, autentica parola di Dio, non solo è indefettibile e infallibile di diritto, ma lo è e lo sarà sempre anche di fatto, come lo è stata fino ad ora e lo testimonia in modo inconfutabile la storia.
Care figlie, ricordate che la vera Chiesa di Cristo, - che giammai può essere confusa con un’altra - ha insegnato agli uomini sempre la stessa dottrina, professando apertamente gli stessi dogmi, predicando con la parola e con l’esempio la stessa morale, senza doversi mai smentire o ritrattare, perché possiede la verità rivelata che non può subire alterazioni, né tanto meno essere esposta a mutamenti, né per effetto del clima, né per influenza di razza, lingua o costumi. Per questa stessa sua caratteristica di stabilità si manifesta divina, non contaminata dalle manchevolezze proprie della parola umana, né innalzata dagli effimeri ornamenti della nostra eloquenza.
È certo che non mancano difetti e disordini nei ministri di Gesù, nelle persone a Lui consacrate e in coloro che predicano la divina parola perché, in fin dei conti, i chiamati ad occupare la cattedra dello Spirito Santo sono uomini. Però ricordate, figlie mie, che tutti quei difetti, sempre accidentali e passeggeri, anche se giungono a velare in alcune sue parti - mai in tutte - la divina parola, giammai la possono né la potranno svilire o indebolire.
Cosa credete pretendessero i giudei quando tramavano di uccidere Gesù se non di uccidere quella parola che li feriva a morte, di far tacere quella voce che li importunava rinfacciando le loro malvagità? La verità, figlie mie, provocò quell’odio mortale e la superbia non poté tollerare gli ammonimenti dell’Uomo giusto, per cui la malvagità fu la risposta ai suoi benefici. Così gli empi che ascoltavano Gesù si dissero l’un l’altro, trasportati dai loro folli pensieri: “Accerchiamo il Giusto che si oppone alle nostre opere, condanniamolo ad una morte infame, appendiamolo ad una croce”. E che cosa ottennero, dopo tutto, gli iniqui persecutori del Verbo, della Parola incarnata? Poterono forse ridurla al silenzio? Sì, figlie mie, ma soltanto apparentemente e per un solo istante. È effimero il trionfo dei peccatori!
Gesù Cristo tacque quasi tutto il discorso della sua passione; la sua divina parola rimase silenziosa per qualche ora. Ma prima che si giungesse all’epilogo di quel dramma augusto, già era risuonata, con accento alto e penetrante, quella invincibile parola, e la croce sarà la cattedra e il trono da cui brillerà con splendore immortale. Dopo la risurrezione del divino Giustiziato, chi mai ha potuto arrestare o anche intralciare il corso vittorioso della parola di Dio in bocca agli Apostoli e ai ministri della Chiesa? Nessuno, figlie mie; essi dicevano e ancora dicono con verità: “Non possiamo tacere perché siamo espressioni viventi della parola di Dio”.

(El pan 8, 1307-1325)

 

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ultimo aggionamento 31 gennaio, 2005