STUDI
 

    P. Aurelio Pérez García fam

 

L’eucaristia memoriale sacrificale

Estratto dalla Tesina di Baccalaureato presso l’Istituto teologico di Fermo

 

 

Introduzione

“Troppo spesso l’eucaristia è stata un argomento di polemiche e di divisione. Troppo spesso si é studiata la presenza reale in se stessa, più nella ricerca della determinazione del modo di questa presenza che nella meraviglia per il fatto che Cristo è lì, col suo corpo e il suo sangue, per impegnarci nel suo sacrificio e trarci con sé nella sua intercessione”1.
Sono convinto che l’accusa fatta alla nostra teologia occidentale di essere troppo staccata dalla vita reale della chiesa, non sia senza fondamento. I nostri fratelli ortodossi dicono che chi prega veramente è teologo, e può essere un buon teologo solo chi prega veramente. Non si mette in dubbio la necessaria autonomia della ricerca teologica nella utilizzazione di mezzi e criteri per impostare un discorso veramente “scientifico”, ma forse tante nostre difficoltà derivano dal fatto che della teologia abbiamo fatto solo, praticamente se non teoricamente, una “scienza”.
Barth afferma, giustamente, che è impossibile fare il teologo indipendentemente dalla propria vita e rifiuta, a ragione, la distinzione tra teologia e spiritualità.
I Padri della chiesa, veri maestri di “teologia” (= discorso su Dio, che richiede, pena il non senso, la esperienza di Dio) riflettono nei loro scritti non una elaborazione teorica ma un’esperienza vitale. La loro teologia è stata sollecitata quasi sempre dalle situazioni concrete della vita ecclesiale.
L’Eucaristia, ad esempio, è stata per loro una realtà più vissuta che discussa e le loro opere in proposito sono quasi sempre scritti di circostanza, esortazioni riguardanti un abuso o uno sviluppo dottrinale, omelie, catechesi ecc.
Questa è la convinzione di fondo che mi ha guidato in questa breve ricerca, che sicuramente non presenterà niente di nuovo, ma vuol essere l’espressione di qualche barlume di luce che, in questo meraviglioso mistero, può aver colpito uno studente di teologia.
L’intenzione è quella di evidenziare, nella prefigurazione del V.T. e nel compimento del Nuovo, il memoriale eucaristico come esperienza attuale di salvezza nell’azione di grazie che la chiesa innalza al Padre ricordandogli il suo Amore manifestato nella croce di Cristo.
Nella misura in cui tale esperienza, fonte e culmine della vita cristiana, diventerà una realtà viva nella chiesa, ne sarà avvantaggiata anche la formulazione teologica. C’è sempre un rapporto dialettico tra riflessione teologica e vita cristiana, anche se in ultima analisi la prima non è che un aspetto della seconda. E se nel nostro caso è stata la “teologia” (cf. il movimento liturgico) a ravvivare l’eucaristia, liberandola dalle incrostazioni storiche e dai fissismi stereotipi che ne occultavano la luminosità, è compito ora delle comunità cristiane evidenziare nella “prassi” ciò che la riflessione teologica ha messo in luce, e dare alla formulazione teorica l’indispensabile base e la conferma di una esperienza realizzata.

 

CAP. I

 Il Memoriale nell’A.T.

Nel risveglio liturgico e particolarmente nella “riscoperta” dell’eucaristia che ha caratterizzato gli ultimi decenni, una delle realtà maggiormente messe in luce è stata la continuità tra la liturgia dell’A.T. e quella del N.T.
I numerosi lavori dedicati al rapporto tra l’eucaristia e le cene rituali del giudaismo sono molto significavi al riguardo2.
Essi mostrano chiaramente che non si può capire il significato vero della cena del Signore e de1l’eucaristia della chiesa se non collocandola nel quadro liturgico della cena pasquale ebraica. Ora, questa cena deriva il suo carattere particolare dal fatto che è un memoriale.
Questo termine è al centro del nostro studio. Gesù stesso ha detto nell’ultima cena: “Fate questo in mio memoriale”. Che ha voluto dire? Il termine in questione ha ormai acquisito a livello di scuole teologiche, anche se non di mentalità comune, una rilevanza universale. La spiegazione è forse nel fatto che la realtà sottesa dal termine si è perpetuata nei secoli, come un fuoco sotto la cenere, anche se le molte disquisizioni teologiche sull’eucaristia non ne hanno fatto esplicita menzione.

Il vocabolario

A questo punto ci si può chiedere se valga realmente la pena investigare nella tradizione ebraica per comprendere il senso del memoriale. Quale chiarezza può portare alla comprensione dell’eucaristia una pratica liturgica definita dalla lettera agli ebrei come l’ombra di una realtà ormai compiuta in Cristo?
C’è da dire che Gesù, portando a compimento la Legge e i Profeti, non ha rotto con il passato: i comandamenti della Legge sono portati a pienezza; il popolo di Dio si allarga a tutti gli uomini ma è sempre il popolo eletto; la chiesa primitiva si radica nella sinagoga. E quando Gesù istituisce il suo memoriale lo fa nel quadro della Pasqua ebraica da cui prende i simboli e le parole adeguate per far comprendere il suo “memoriale”.

Gesù utilizza nell’ultima cena, un vocabolario liturgico ben noto agli ebrei e bisogna entrarci dentro per cogliere il senso del memoriale del Signore3.
Nel libro dell’Esodo si legge a proposito della Pasqua: “Questo giorno sarà per voi un memoriale” (Es 12, 14). Non si deve dare alla parola memoriale il significato psicologico di “ricordo”. F.J. Leenhardt rifiuta addirittura di tradurre l’ebraico le-zikkaron con memoriale, ritenendo il termine troppo debole e atto a evocare solamente un significato mnemonico4. Per evitare equivoci basta intendersi sul significato della traduzione che non vuole affatto sminuire la forza del termine originale.
Zikkaron nella versione dei LXX è stato reso con mnemosynon. Nel Levitico un altro termine del vocabolario liturgico azkarah (= memoriale sacrificale) è stato tradotto ugualmente (Lv 2,2), mentre altre volte, nello stesso libro, è reso con anàmmesis, termine equivalente. Il fatto che i LXX traducano zikkaron e azkarah con mnemosynon significa che per loro le due parole sono unite da una stretta parentela: memoriale liturgico e memoriale sacrificale s’identificano. Questa conclusione diverrà più chiara man mano che si procederà nell’analisi del termine e nell’approfondimento di questa realtà.
Entrambi i termini sono formati dalla radice ZKR. Il verbo zakar ha diversi significati:

  1. “pensare a qualcosa trascorsa” (cf. Nm 11, 5; Sal 77, 12ss)

  2. indica anche il “ricordo di Dio”: Dio soggetto e oggetto del ricordo (Os 8,13; Gen 9,15s; Sal 25, 7...)

  3. le-zakar significa “ricordarsi di qualcosa in favore di qualcuno” o “contro qualcuno” (Ne 5,19; Sal 137,7; 115,12; Ez 18,22; 33,16)

  4. significa anche “ricordare qualcosa a qualcuno”: Is 62,6s parla degli angeli-sentinelle che hanno il compito di ricordare a Dio la restaurazione di Gerusalemme.

  5. “Ricordare il Nome di Dio” ha il significate liturgico di confessione di fede, ringraziamento, intercessione a YHWH evocato dal Nome. (Es 20,24; Sal 45,18; Is 12,4; 26,13).

Non è difficile concludere che questi vari significati confluiscono nel memoriale liturgico con tutta la forza di una evocazione-invocazione-azione di grazie in cui si rende presente la salvezza di YHWH.
L. Bouyer cita questo testo di una variante festiva della terza berakah della liturgia ebraica dei pasti:
“Dio nostro e Dio dei nostri Padri, che il memoriale (zikkaron) di noi stessi, e dei nostri padri, e il memoriale di Gerusalemme, la tua città, il memoriale del Messia, il Figlio di Davide tuo servo, e il memoriale del tuo popolo, di tutta la casa d’Israele, si innalzi e giunga, che arrivi, sia visto, accettato, ascoltato, ricordato e menzionato davanti a Te, per la liberazione, il bene, la grazia, la compassione e la misericordia in questo giorno (qui si precisa la festa). Per riguardo ad esso ricordati di noi Signore, Dio nostro, per beneficarci, visitarci a causa sua e salvarci per lui, vivificandoci con una parola di salvezza e di misericordia: risparmiaci, facci grazia e mostraci la tua misericordia, perché Tu sei un Dio e un Re benigno e misericordioso”5.
In questa bellissima preghiera, degna antenata delle nostre anafore, ciò che più meraviglia è l’uso così abbondante (4 volte) del termine zikkaron. E’ chiarissimo il senso ultimo del memoriale che, mentre evoca le “mirabilia Dei”, garantisce la permanenza misteriosa delle grandi azioni divine e il loro effettivo compimento in coloro che oggi le ricordano benedicendo Dio.
Il clima del ringraziamento, della lode, dell’esultanza è un dato imprescindibile del memoriale: è come l’aria che esso respira. Questa preghiera, infatti, è una benedizione, perché non si può far memoria delle gesta salvifiche di Dio senza ringraziarlo con tutto il cuore.
Sono presenti, in questa berakah, i due significati principali del verbo zakar: Dio si ricorda di qualcosa, e gli si può ricordare qualcosa; spesso nell’espressione liturgica il secondo tende a provocare il primo. E il “ricordo” di Dio non è mai vuoto ma è “per la liberazione, il bene, la grazia...”. Il ricordo di Dio, cioè, non è mai un semplice ricordare, ma è sempre e senza eccezioni “un avvenimento efficace e creativo”6.

(seguita)


1 M. THURIAN, L’Eucaristia, Roma 1967, p 6.

2 Cf. L. BOUYER, Bible et Evangile, Paris 1953; La premiére eucharistie dans la dernière cène, LMD 18, 1949, pp. 34-47; La vie de la liturgie, Paris 1956; Y. BUILIOTH, Eucharistic faith and pratice, London 1930; 0. CULLMANN, La signification de la Sainte Cène dans le christianisme primitif, RHPR 1, 1936; J. DELORME, La Cène et la Pâque... L. et V. 31, 1957; G. DIX, The shape of the liturgy, Westminster 1946; J. DUPONT , Ceci est mon corps, ceci est mon sang, NRT 10, 1958.

3 Cf. M. THURIAN, L’eucaristia, Roma 1967, pp. 26-30.

4 “La traduzione di zikkaron con memoriale è insoddisfacente, poiché la radice della parola aveva, nel pensiero ebraico, una risonanza quale non ha nella nostra lingua nessuna parola sul genere di memoria, memoriale, reminiscenza, commemorazione, ricordo...” F.J. LEENHARDT, Le Sacrement de la Sainte Céne, Paris 1948, p. 18.

5 L. BOUYER, Eucaristia, Torino 1969, p. 90.

6 O. MICHEL, art. Mimnéskomai ktl., GLNT VII, col. 299, Brescia 1963 ss.

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ultimo aggionamento 31 gennaio, 2005