STUDI

 

Piergiorgio Silvano Mons. Nesti     

XXII Anniversario della morte di Madre Speranza
Collevalenza, 6 Febbraio 2005

OMELIA di
Sua Ecc.za Mons.
Piergiorgio Silvano Nesti, C.P.
Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica

Madre Speranza di
Gesù, apostola
dell’Amore misericordioso

 

Carissimi Fratelli e Sorelle,

siamo riuniti intorno a quest’altare di Cristo per celebrare insieme la memoria della Sua Passione, Morte e Risurrezione. In modo particolare oggi ricordiamo la figura di Madre Speranza di Gesù, Apostola dell’Amore misericordioso, Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore misericordioso, nel 22° anniversario del suo ritorno al Padre. La figura di Madre Speranza splende nella Chiesa d’oggi e il suo messaggio è di grande attualità per tutti gli uomini della nostra società, sempre più turbati, incerti, angosciati, bisognosi di speranza, di perdono e di amore.
Mi congratulo con i Figli e con le Figlie dell’Amore Misericordioso che ogni anno ricordano con varie iniziative il ritorno al Padre della Fondatrice, tenendo viva la Sua memoria e i Suoi insegnamenti.
In questo anno, dedicato all’Eucaristia, tutti voi concentrate opportunamente la vostra attenzione su Madre Speranza e l’Eucaristia.
Molto significativo e caratteristico è il Crocifisso, tanto caro a Madre Speranza, che si trova nella prima chiesetta di questo grande complesso. È un Gesù con un volto sereno, che ispira fiducia, che ispira Amore con il suo volto rivolto al Padre, con l’Ostia dietro la croce. Quest’ultima è una caratteristica, è un particolare unico nella storia della Chiesa: un Crocifisso con l’Ostia dietro, ad indicare, appunto, il sacrificio eucaristico ed il dono che Gesù ci fa di se stesso e che continua a fare nel mistero eucaristico. In questo bel Crocifisso sono raffigurati tanti altri simbolismi molto belli e significativi come il globo, la corona, l’aspetto della Risurrezione e quello dell’Amore e della misericordia.
Le letture proclamate sono in piena sintonia con la vita e gli insegnamenti di Madre Speranza. La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, afferma: “Così dice il Signore: spezza il tuo pane con l’affamato”. Tutti avete seguito il brano molto significativo e bello. Il profeta vede nell’impegno quotidiano delle opere di giustizia e di amore la luce del fedele; non è concepibile una frattura tra il culto e vita, non è concepibile una fede che non si incarni nello spezzare il pane con l’affamato e nel rendere disponibile la casa per chi è senza tetto, altrimenti il culto diventa farsa e la fede solo un’esaltazione o una forma di magia.
Alla luce dell’insegnamento biblico, la Costituzione sulla Liturgia del Vaticano II afferma: “Questa è la vera liturgia, il vero culto che i credenti rendono a Dio e in questo senso la Chiesa li incita a tutte le opere di pietà, di carità, di apostolato attraverso le quali diviene manifesto che i fedeli di Cristo non sono di questo mondo e tuttavia sono la luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini.”
Mi piace ricordare in questo momento il significativo episodio che racconta Padre Giovanni Ferrotti, nell’introduzione della bella e recente biografia di “Madre Speranza… pane e sorriso di Dio”. «Avevo accolto – racconta - ”l’invito ad accompagnare Madre Speranza a fare un giro perché i suoi polmoni stanchi avevano bisogno di ossigenarsi. All’improvviso mi toccò la spalla, voltandomi verso di Lei La vidi sorridere mentre, per non distrarmi dalla guida, mi metteva in bocca un panino dicendomi – “Toma, hijo mío!” – (mangia figlio mio!). Quel sorriso e quel pane mi sono rimasti scolpiti nella mente e nel cuore - continua il Padre – come uno dei ricordi più belli della mia vita», ed afferma: «Nel pane vedo la sua vita donata, il suo amore per l’Eucaristia, per i Sacerdoti, per i Poveri».
Madre Speranza esprime con la sua vita e le sue opere una splendida testimonianza della verità affermata dal Santo Padre nel suo messaggio a tutti i consacrati e alle consacrate nello scorso 2 febbraio: “L’Eucaristia è la sorgente inesauribile della fedeltà al Vangelo, perché in questo sacramento, cuore della vita ecclesiale, si realizzano in pienezza l’intima immedesimazione e la totale conformazione con Cristo a cui i consacrati e le consacrate sono chiamati”.
Nell’Eucaristia si concentrano tutte le forme di preghiera, viene proclamata ed accolta la Parola di Dio, si è interpellati sul rapporto con Dio, con i fratelli e con tutti gli uomini: è il Sacramento della consacrazione, della fraternità e della missione.
Dall’Eucaristia le persone consacrate apprendono con maggiore libertà l’esercizio dell’apostolato, un’irradiazione più consapevole, una solidarietà che si esprime con lo stare dalla parte della gente assumendone i problemi, per rispondere con una forte attenzione ai segni dei tempi e alle loro esigenze.
Madre Speranza comprese molto bene queste esigenze e si impegnò con tutte le sue forze a rispondere alle istanze dell’uomo sofferente, dell’uomo bisognoso di scoprire l’amore di Dio, la sua misericordia. Il Santo Padre scrive nel 1980, nella sua Enciclica Dives in Misericordia, queste significative parole: “Occorre che la Chiesa del nostro tempo prenda più profonda e particolare coscienza della necessità di render testimonianza alla misericordia di Dio in tutta la sua missione, sulle orme della tradizione dell’antica e della nuova Alleanza e, soprattutto, dello stesso Gesù Cristo e dei suoi apostoli. La Chiesa deve rendere testimonianza alla misericordia di Dio rivelata in Cristo, nell’intera sua missione di Messia, professandola in primo luogo come verità salvifica di fede e necessaria ad una vita coerente con la fede, poi cercando di introdurla e di incarnarla nella vita sia dei suoi fedeli sia, per quanto possibile, in quella di tutti gli uomini di buona volontà.”. Infine “La Chiesa - professando la misericordia e rimanendole sempre fedele - ha il diritto e il dovere di richiamarsi alla misericordia di Dio, implorandola di fronte a tutti i fenomeni del male fisico e morale, dinanzi a tutte le minacce che gravano sull’intero orizzonte della vita dell’umanità contemporanea”.
Queste parole del Santo Padre si sono realizzate nell’opera di Madre Speranza, come frutto di Grazia. Nel Vangelo di questa liturgia leggiamo l’esortazione di Gesù che ci invita ad essere sale della terra e luce del mondo. Madre Speranza, sull’esempio del Salvatore, si presenta a noi proprio come sale della terra e luce del mondo; la sua opera, che risplende nella Chiesa, ci ricorda sempre l’infinito Amore Misericordioso del Padre verso ogni creatura. Il sale e la luce, il sapore e la luminosità, trasformano rispettivamente la massa amorfa di un cibo e la vastità delle tenebre. Così i credenti devono conservare il sapore genuino del loro credo, senza attenuarlo nella indifferenza; l’impegno missionario deve essere continuamente brillante, splendente e non nascosto per paura, per timidezza o per rispetto umano: “risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
Madre Speranza ci dà esempio di molte opere buone che esprimono il vero volto di Dio, il suo Amore, la sua Misericordia. Sono queste le opere buone, proprio quelle che ha compiuto Madre Speranza, che tutti noi siamo invitati a compiere; sono queste le opere buone che danno gloria al Padre che è nei cieli e testimoniano, con le scelte di vita, la propria fede nel Signore, in modo che ogni attività non si esaurisca in se stessa ma abbia da Lui il suo inizio e il suo compimento.
L’opera di Madre Speranza ha preso inizio dal Signore e in Lui ha trovato il suo compimento. Il nostro compito, la nostra aspirazione più alta e qualificante deve essere, per i veri cristiani, rendere testimonianza con la vita, essere luce per quanti ci sono vicini, testimoniare l’infinito amore che il Padre continuamente offre.
Madre Speranza raccomandava alla sua Famiglia religiosa, composta di due gruppi, così come raccomanda anche a noi, ai vescovi, ai sacerdoti, ai fedeli che vogliono vivere la coerenza della propria fede: “Figlie mie, dovete essere luce per quanti vi circondano, sapendo che gli insegnamenti non servono a nulla quando sono smentiti dalle opere. Le religiose, le superiore la cui condotta non è in sintonia con i propri insegnamenti perdono di autorevolezza con le figlie e con i poveri loro affidati. Non crediate che vi sarà facile nascondere loro i vostri comportamenti sbagliati, dal momento che lo spirito di osservazione è strettamente legato allo spirito di imitazione. Sì, figlie mie, è molto grande la nostra responsabilità davanti al Buon Gesù, alle figlie, ai nostri bambini e ai nostri fratelli, però saranno grandi i meriti e la ricompensa se, sforzandoci nella virtù con sacrifici ed abnegazione, formeremo le figlie ed i bambini come veri cristiani”.
La testimonianza di vita di veri cristiani fa crescere l’amore nella chiesa di Dio, in mezzo a tutti gli uomini; per questo, è molto importante essere di esempio gli uni per gli altri. Soprattutto dai consacrati, si attende la testimonianza di una vita esemplare, vita dedita totalmente a Dio e alle Sue opere, vita che si fa luce per il cammino degli altri, vita che dà il giusto sapore alla quotidianità di ogni uomo.
I consacrati e le consacrate che hanno ricevuto il dono di essere stati scelti, chiamati, mandati, devono essere con la loro esistenza quel riflesso di luce infinita che hanno ricevuto dal loro Maestro, perché proprio da loro si attende che questa luce sia adatta a schiarire le tenebre dell’uomo dei nostri tempi. Da loro il popolo di Dio deve prendere l’esempio, perché riconoscano sempre nella loro vita il Signore.
“Che diranno di noi i secolari, se non siamo migliori di loro? Non avranno diritto a chiamarci ipocriti?”, si chiedeva Madre Speranza. “Noi che abbiamo ricevuto il dono della vocazione religiosa, dobbiamo essere luce per tutti coloro che ci circondano.
Rendiamo credibile, figlie mie, la nostra amata Congregazione con la santità delle nostre azioni e per questo dobbiamo vivere con il cuore riposto nelle cose del cielo, ardere nel fuoco della carità di Dio e, trasfigurate dall’azione di queste virtù, arriveremo a essere luce e guida per i nostri fratelli aiutandoli ad arrivare al possesso della beatitudine e noi potremo avere la fortuna che il buon Gesù ci voglia ricompensare con il possesso di quella patria dove la fede perde tutti i veli, la speranza resta pienamente soddisfatta e la carità si consuma nell’amore eterno, nella visione beatifica”.
Stupende parole! Sono rivolte alle Ancelle dell’Amore Misericordioso ma, è evidente, sono rivolte anche ai Figli dell’Amore Misericordioso, a me e a voi tutti, carissimi fratelli e sorelle.
Dobbiamo essere luce, dobbiamo ammirare queste grandi figure, ammirare questa grande anima di Madre Speranza. Non accontentiamoci, però, solo di ammirare, non accontentiamoci solo di chiedere grazie, cerchiamo piuttosto di tradurre in vita la sua vita, di tradurre ogni giorno le sue parole, il suo insegnamento. Ella, prima di dire tante parole, propose quelle parole e le visse nella propria vita, parole che ci ha lasciato come messaggio, come eredità.
Mi piace ancora ricordare, carissimi fratelli e sorelle, una frase stupenda che ho trovato tra gli scritti della vostra Madre fondatrice, una frase che racchiude un programma di vita, che auguro costituisca per voi un ideale cui tendere come realizzazione del vostro carisma. È una frase che diventa una bandiera: “Ti ripeto, o Signore, come ho già fatto anche stanotte: fa che le due Congregazioni ti diano la gloria che Tu aspetti da loro e che siano luce per il mondo intero”. Amen.

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ultimo aggiornamento 20 aprile, 2005