STUDI
 

    Prof. Ing. Calogero Benedetti

 

Dio Signore della Storia
(Da lettere tra fratelli)

 

 

La tesi che la Rivelazione si distingue da qualsiasi mito perché essa ha una base storica è affascinante e risponde ai nostri bisogni razionali”. (1)

Altrettanto affascinante trovo però anche la tesi opposta, “che non già il fatto storico sta alla base della cifra divina”, ma che piuttosto questa ha influenzato la storia”.(2)

Un esempio tangibile è dato dal lento concretarsi della riflessione teologica sulla persona di Cristo sino a comprenderLo “vero Dio e vero Uomo”, ma che proprio un tale cammino ha via via modellato gli avvenimenti storici sia dell’epoca e sia successivi. (Si possono citare, a rinforzo, i Sinodi, gli Editti, gli Anatemi, le Condanne sia ideologiche e sia materiali, le Guerre di religione, i fondamentalismi, ecc.).

Questa “modellazione” della storia, indubbiamente determinata od almeno “condizionata” dalla progressiva comprensione della “cifra divina”, è peraltro essa stessa opera delle mani e delle menti umane, e perciò non esprime (così mi sembra di capire) un’azione di Dio sulla Storia, a meno di non supporre, di rincalzo, che i pensieri degli uomini che hanno plasmato i vari fatti storici non siano stati, a loro volta, “ispirati” da Dio nelle menti dei singoli che hanno preso parte a quegli avvenimenti, o li hanno precorsi.

In assenza di ciò la conclusione, piuttosto banale, è che i fatti storici non sono stati influenzati, d’epoca in epoca, dalla “cifra divina”, ma da quel che gli uomini hanno pensato (od immaginato) a suo riguardo; un risultato questo che “espelle” Dio dalla Storia e persino dal Mondo.

Egli infatti in tal ottica “potrebbe” essere ugualmente null’altro che una fantasia, singola o collettiva, una produzione mentale, conscia od inconscia, un’istanza della mente umana, come invero molti hanno asserito nei riguardi di ogni Religione con il progredire della “riflessione atea”.

Ad un risultato diverso si giunge però se, anzicchè soffermarsi a considerare nella successione dei fatti storici correlazioni solo cronologiche o basate su correlazioni del tipo “causa ad effetto”, si accolgano anche correlazioni del tipo “significato a scopo” (Huizinga), si ricerchi cioè un’interpretazione dei fatti storici leggendoli alla luce della “cifra” divina. (3)

Dio si rivela in tal caso veramente il Signore della Storia, che Egli indirizza progressivamente, anche con il Dolore e la Sofferenza (anzi precipuamente per loro mezzo) a che si compia la Grande Promessa della Salvezza per gli uomini, possibilmente per tutti, nessuno escluso.

L’asse portante dell’Antico Testamento, e poi del Nuovo, è precisamente la proclamazione di questa presenza reale di Dio nella Storia, di questo Suo esserVi anche come Assenza, “affinché nessun uomo vada perduto ma tutti vedano la Salvezza di Dio”.

Già nel Vetero-Isaia (VIII sec.a.C.) è centrale l’assioma che gli avvenimenti storici sono “strumento” non ciecamente autodeterminantisi ma che l’Altissimo indirizza secondo occorrenza per attuare il proprio Programma salvifico, uno strumento per “correggere” la rotta degli uomini ad onta delle loro deviazioni su cammini tortuosi.

Le immagini sono quelle descrivibili nella cultura dell’epoca, del mandriano che con un solo fischio richiama il bestiame durante la transumanza da un sito ad un altro, oppure quella del guerriero che con la mazza si fa strada verso la vittoria.

Ecco il testo:

“Il Signore farà un fischio alle mosche
che volano sulla superficie dei canali d’Egitto
ed alle api che vagolano in Assiria.
Esse correranno e piomberanno tutte sulle valli segnate da burroni,
nelle fessure delle rupi,
su ogni pascolo e cespuglio (Is.7,18-19).
Il Signore lancerà un segnale ad un popolo lontano,
gli farà un fischio fino all’estremità della Terra,
ed ecco quel popolo accorrerà veloce e lieve (Is.5,26)”.

Il Profeta Geremia, il grande Annunciatore della Diaspora in Babilonia, gli dà rincalzo:

“Oh Assiria, verga del mio furore, bastone del mio sdegno!”(Is.10,5,6)
“Un martello sei stata per me, uno strumento bellico.
Con te martellavo i popoli,
con te martellavo i regni,
con te martellavo cavallo e cavaliere,
con te martellavo carro e carrista,
con te martellavo uomo e donna,
con te martellavo vecchio e ragazzo,
con te martellavo giovane e fanciulla,
con te martellavo pastore e gregge,
con te martellavo l’aratore e la sua coppia di buoi,
con te martellavo Governatore e Prefetti (Ger.51,20-26)”.

E il Deutero-Isaia 200 anni più tardi (VI sec. a.C.) conclude:
“Benedetto sia l’Egiziano, mio popolo, l’Assiro, opera delle mie mani, Israele mia eredità!”.

La “Redenzione” è con ciò annunciata all’interno e per mezzo del “simbolo-segno” del fatto storico: il “resto” di Israele è ricondotto in Patria con gaudio dall’editto di Ciro, un pagano idolatra, che Jhwh chiama tuttavia suo servo fedele:
“Così dice il Signore al Suo unto ,
a Ciro che ha preso per la destra
per abbattere davanti a lui le Nazioni
e per sciogliere le cinture ai fianchi dei Re,
per aprire d’innanzi a Lui i battenti
e perché le porte non restino chiuse (Is.45,1).
“Ti ho cinto, anche se Tu non mi conosci,
perché sappiano dall’Oriente all’Occidente
che vi è il nulla all’infuori di me.
Io sono il Signore e non ve ne è un altro
” (Is.45,1-5,6)”.

Dio modella dunque la Storia attraverso e per mezzo degli uomini (relazione di causa ad effetto) affinché questi, intendendone il significato, giungano alla conoscenza di Lui (relazione di scopo).

Il mio pensiero è, come si vede, incardinato sulla simultaneità di due Relazioni logiche complementari: quella discendente, di causa/effetto, che coordina i fatti storici nell’ordinaria dipendenza sequenziale del “conseguente” che è condizionato dall’“antecedente”; e quella informatica, che coordina i medesimi fatti nella dipendenza ascendente, che dal significato estrae ed orienta allo scopo, che dà “un senso” (intendi: una direzione) al divenire dei fatti e ne rivela il contenuto alla luce della “cifra” divina.

Concordo con mio fratello Gaetano Benedetti quando dice che la partecipazione di Dio alla sofferenza ed alla morte degli uomini, per così superarle, è l’idea più sublime che sia mai stata pensata, e concluderei le Sue parole con quelle dell’Apostolo: Andate dunque e predicate il Vangelo a tutte le genti.

P.S. Ripeto qui quanto ho altre volte indicato, che a mia conoscenza è difficile, se non impossibile, trovare nella Letteratura Sacra di tutti i popoli e di tutte le epoche, testi di Bellezza letteraria superiore agli orizzonti di luce che si trovano nella letteratura ebraico-cristiana.
Eppure l’antico Israele non ha costruito Imperi, non ha costruito Monumenti, nè sviluppato Commerci nè effettuato Scoperte nè Scienze paragonabili a quanto hanno fatto gli altri popoli, che però, superiori in tutto, non giungono nessuno a gareggiare con lui sul piano della Bellezza della loro letteratura Sacra.

Com’è allora che questa, nell’antico Israele, è stata tanto superiore a quelle degli altri popoli?

L’unica risposta “congruente” che concepisco è che Dio, veramente “Signore della Storia”, ha volutamente “ispirato” la Sua Parola a questo popolo ostinato e di “dura cervice”, perché si riconosca che questa Parola non è Parola di uomini (incapaci da soli di foggiarla) ma è la “Sua Parola”, una cifra effettiva della Sua Trascendenza.


(1) Prof.Gaetano Benedetti - Riflessioni ed esperienze religiose in psicoterapia (pag.101-102) in corso di pubblicazione.

(2) Ibidem.

(3) “Cifra” proviene dal concetto di “linguaggio cifrato” che è la trasmissione di un’informazione in “caratteri” (= cifra) che per l’intendimento obbliga ad effettuarne un’interpretazione (= decifrazione del messaggio).

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ultimo aggiornamento 11 maggio, 2005