STUDI
 

    Sr. Erika di Gesù, eam

HAI COMPASSIONE
Hai compassione di tutti, Signore,
tu ami ogni cosa e ai peccati di nessuno guardi,
e nulla disprezzi
di queste tue creature.

La terra intera davanti a te
è polvere sulla bilancia,
o una stilla di rugiada
caduta all’alba
dalla tua mano.
                     David Maria Turoldo

«Il volto genuino della misericordia» (DM 6)

 

 

(Seguito)

Il lieto messaggio

 “Un anno di grazia del Signore” è stato il lieto messaggio che Gesù portò a Nazaret, dichiarando ormai pubblicamente il cuore del suo programma messianico.
Chi sono i destinatari di questo annuncio, espresso in tutte le opere e parole di Gesù? Soprattutto «i poveri, privi dei mezzi di sussistenza, coloro che sono privi della liberà, i ciechi che non vedono la bellezza del creato, coloro che vivono nell’afflizione del cuore, oppure soffrono a causa dell’ingiustizia sociale, ed infine i peccatori»26. Soprattutto noi, quando ci sentiamo tristi, senza forze, quando siamo peccatori e nemici di Dio27. Siamo destinatari di un annuncio che deve essere a sua volta comunicato. Nei fatti, più che attraverso SMS o E-mail che non finiscono mai e che costano tempo e denaro…
L’enciclica di Giovanni Paolo II ci esorta a divenire portatori fattivi di un annuncio lieto e impegnativo; perché non possiamo annunciare ciò che non abbiamo visto e toccato. «Cristo, nel rivelare l’amore-misericordia di Dio, esigeva al tempo stesso dagli uomini che si facessero guidare nella loro vita dall’amore e dalla misericordia»28.
Scrive la Madre: «Mi sembra che Gesù rivolga a ciascuno di noi questa domanda: “Vorrei che foste avvocati caritatevoli e mediatori dei miei poveri, soprattutto dei deboli, degli afflitti e di quelli che hanno avuto la disgrazia di allontanarmi con il peccato. Dite loro che il mio Amore Misericordioso li attende per perdonarli e unirsi a loro per sempre”»29.
Vivere e annunciare la misericordia è un dovere, che Gesù, nelle parole di Madre Speranza, esprime con una richiesta: vorrei che foste… che poi cresce nella forza di un imperativo: Dite… Cioè: Amatevi…
Giovanni Paolo II ci ricorda che vivere l’amore e la misericordia esprime l’esigenza etica del Vangelo, contenuta nel comandamento “più grande”: Amerai il Signore Dio tuo30
Rispondere a questa esigenza permette anche di «soddisfare una condizione di capitale importanza, affinché Dio si possa rivelare nella sua misericordia verso l’uomo: “I misericordiosi… troveranno misericordia31”»32.
Madre Speranza, nel suo commento al Padre nostro, ci aiuta ad aprire gli occhi sulla grande responsabilità che ci viene affidata, in merito, ad esempio, al perdono: «Dio mette nelle nostre mani il giudizio che si deve fare di noi, perché se perdoniamo, ci perdonerà, ma se non perdoniamo agli altri, Egli non ci perdonerà»33.
Ma per vivere misericordia e perdono oggi, ed essere beati per sempre, dobbiamo conoscere Dio, incontrare Gesù, Misericordia incarnata, ma anche “che cosa è” la misericordia. Per questo la lettera che il Papa ci ha scritto il 30 novembre 1980 ci tiene ad approfondire il concetto di “misericordia” alla luce dell’Antico e del Nuovo Testamento.

 

Il concetto di misericordia nell’Antico Testamento (AT)

L’esperienza del popolo dell’Antica Alleanza è quella di un Dio “di tenerezza e di grazia, lento all’ira e ricco di misericordia e di fedeltà», di un Dio Padre e sposo della ruhamah, “benamata”34, la figlia del profeta Osea, che da Non-Amata35 sarà tutta trasformata dalla potenza dell’amore divino, «perché a lei sarà usata misericordia»36.
Madre Speranza illumina così l’esperienza “ondulatoria” del popolo di Dio, di ogni sua benamata creatura: «Ricordiamo che il nostro amore per Gesù è insignificante, molto umano, assai poco delicato. Quante dimenticanze, distrazioni, volubilità; quanta noia! Gesù invece non cessa un istante di pensarci e il suo amore ci veglierà per tutta la vita. Egli non si scoraggia, non si stanca, perdona, non ci fa caso. Lui non cambia»37.
Nel definire la misericordia, l’AT adopera due espressioni: la prima di queste è il termine hesed, che indica bontà, grazia, amore, fedeltà. Quando questo termine si riferisce a Dio, interessa il patto di alleanza stabilito con il popolo, un impegno giuridico che cessava di esistere di fronte alle infedeltà del popolo stesso. Proprio allora, però, la hesed di Dio rivelava il suo senso più profondo:«amore che dona, amore più potente del tradimento, grazia più forte del peccato»38. Ciò avviene perché Dio è fedele a se stesso; “non cambia” – ci diceva la Madre –. «Il Dio dell’alleanza è responsabile del suo amore». La seconda espressione è significata nel termine rahamim, parola che già nella sua radice rehem= grembo materno, denota l’amore della madre. «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Vediamo bene dunque come l’amore misericordioso ha caratteri sia maschili che femminili: Dio ci ama come un padre e una tenera madre…
L’AT propone due atteggiamenti fondamentali: incoraggia gli uomini peccatori a far appello alla misericordia e rende grazie e gloria per la misericordia che Dio ha compiuto.
Viene evidenziato che la misericordia è più grande della giustizia, anche se non contrasta con essa, perché, come spiega bene la Madre, l’inesplicabile, tenera compassione di Dio ha una causa paradossale, eppure ragionevole: «Gesù aumenta il suo amore quanto più l’uomo diventa miserabile. A me sembra che tutti gli attributi del buon Gesù siano a servizio dell’amore. Infatti usa la scienza per riparare i nostri errori, la sua giustizia per correggere le nostre iniquità, la sua bontà e misericordia per consolarci e colmarci di benedizioni e la sua onnipotenza per sostenerci e proteggerci»39.
Il Papa fa risalire le radici e le ragioni dell’amore misericordioso e del suo rapporto con la giustizia al mistero stesso della creazione: un Dio che ha creato dal nulla la bellezza e bontà di tutte le cose, e che rimane fedele all’uomo nonostante tutto, nonostante il viaggio verso un paese lontano che gli uomini di tutti i tempi spesso intraprendono, è giusto perché misericordioso. Un padre che disprezzasse il figlio non sarebbe giusto, non sarebbe fedele alle ragioni profonde del suo essere papà, che gli suggeriscono di essere ancora più presente e attento al figlio che sbaglia, che si allontana.
Madre Speranza invitava le sue figlie ad essere «autentiche madri di chi ha bisogno, senza considerare se volutamente si sono cacciati in una situazione dolorosa». Come “buon Maestro” aveva e proponeva Gesù, che non ci proporziona il bene o la grazia guardando alla nostra riconoscenza, ma che sospende il giudizio sulla persona, circondandola con la sua misericordia. «Poveri noi se, al momento di crearci, avesse tenuto presente le volte che lo avremmo offeso e le nostre innumerevoli ingratitudini. Egli invece ha rivolto il suo sguardo su di noi solo per colmarci di grazie e amarci con amore infinito»40.
Oltre al mistero della creazione, Giovanni Paolo II ricorda il mistero della elezione41: dal padre Abramo in poi, con la prima e la rinnovata, eterna alleanza, la famiglia umana viene scelta come partner di Dio nella storia della salvezza, oggi e nella vita del mondo che verrà.

(Continua)


26 DM 3.

27 Cf. Rm 5,6-11.

28 DM 3.

29 M. Speranza di Gesù, Consigli pratici, Collevalenza (PG) 2004, 54.

30 Cf. Mt 22,38; Dt 6,5.

31 Cf. Mt 5,7.

32 DM 3.

33 M. Speranza di Gesù, Novena all’Amore misericordioso, settimo giorno.

34 Cf. DM 4; Os 2,3.

35 Cf. Os 2,25 a.

36 Cf. DM 4.

37 Madre speranza di Gesù, Consigli pratici, Collevalenza (PG) 2004, 63.

38 Questo paragrafo sulla semantica dei termini hesed e rahamim riassume la nota 52 della DM.

39 Madre speranza di Gesù, Consigli pratici, Collevalenza (PG) 2004, 49. Questi consigli la Madre li ha scritti nel 1933.

40 Madre speranza di Gesù, Consigli pratici, Collevalenza (PG) 2004, 36.

41 Cf. DM 4.

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ultimo aggiornamento 01 agosto, 2005