STUDI
 

    Sr. Erika di Gesù, eam

HAI COMPASSIONE
Hai compassione di tutti, Signore,
tu ami ogni cosa e ai peccati di nessuno guardi,
e nulla disprezzi
di queste tue creature.

La terra intera davanti a te
è polvere sulla bilancia,
o una stilla di rugiada
caduta all’alba
dalla tua mano.
                     David Maria Turoldo

«Il volto genuino della misericordia» (DM 6)

 

 

L’analogia del Nuovo Testamento

 «Un padre aveva due figli…»42. E’ questa l’analogia che Giovanni Paolo ripresenta come chiave di comprensione della misericordia divina: la parabola del figliol prodigo. Il Papa manteneva allora questo titolo, accentuando «il dramma profondo che si svolge tra l’amore del Padre e la prodigalità e il peccato del figlio»43.
Chi di noi non soffre quando si rende conto di aver perso tutto: i beni, i doni, le grazie ricevute dalle mani generose del Padre e soprattutto la propria dignità di figlio teneramente amato? Da dove ritrovare il coraggio di tornare a casa?
Recita Angelo Franchini in uno dei suoi spettacoli, ispirati alla parabola»:
Che strana crudeltà guardare in giro e dirsi: “Che problema c’è? Basto a me stesso!” Ma un attimo dopo vedi intorno soltanto porci senza espressione, in un interminabile pascolo desolato e recintato, recintato ma senza erba… Che strana crudeltà sapere che, sopra la nebbia, da qualche parte, c’è il sole, servi a mangiare in abbondanza e pascoli custoditi dall’aria, dove anche l’erba sembra pane… Ma qui vivono soltanto padroni di maiali e carrube acide, dure, tristi, già morte…44.
L’indigenza materiale del figlio prodigo diviene quasi la spinta positiva che lo porta a rimettersi in piedi, a incamminarsi verso il padre. Egli è cosciente della perdita della sua dignità di figlio, infatti è disposto a vivere come servo nella casa del padre.
Pur non comparendo i termini di misericordia e di giustizia, nella parabola viene rappresentato precisamente il rapporto della giustizia con l’amore, che si manifesta come misericordia. «L’amore si trasforma in misericordia». Nell’ordine della giustizia il figlio avrebbe dovuto essere trattato come uno dei garzoni del Padre. E il figlio aveva toccato sul vivo ed offeso il padre con la sua condotta, che faceva soffrire il padre, che avrebbe potuto indurirlo, portarlo al risentimento.
Ci sono genitori che a volte soffrono talmente per la condotta esasperante dei figli che non riescono ad accoglierli nuovamente a casa, qualora essi fossero nelle condizioni di tornare.
Ma il genitore di quei due figli è Dio. Nella sua parabola, Gesù ci rivela quasi con commozione il cuore buono di Dio. Un cuore di Padre. «Il padre del figliol prodigo è fedele alla sua paternità, fedele a quell’amore, che da sempre elargiva al proprio figlio». Questa fedeltà, ci dice il Papa, è espressa dalla prontezza di un abbraccio e nella gioia della festa.
Ascoltiamo un’eco dagli scritti di Madre Speranza:
Il Padre ricevette con gioia il figlio prodigo; quando ancora era lontano, lo vide e commosso (mosso a misericordia) gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Dio, figlie mie, si muove per primo incontro al peccatore pentito, lo raggiunge mentre ancora gli viene incontro, lo abbraccia con amore e, senza rinfacciargli le sue mancanze, lo copre di grazie e di doni. Il Padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello”, che è, figlie mie, la grazia santificante. “Mettetegli l’anello al dito”, cioè il sigillo di figlio di Dio “e i calzari ai piedi”, per cui quei piedi, che ora hanno abbandonato il cammino della concupiscenza, vengono ricoperti del cuoio robusto, che li preserverà dalle macchie del fango del peccato. “Portate il vitello grasso e mangiamo”; ciò sta a significare il Corpo e il Sangue di Gesù nell’Eucaristia, banchetto e alimento per il figlio che si era perduto45.
La Madre sottolinea che il padre corre incontro al figlio “mosso a misericordia”; il Papa ci aiuta a comprendere che la gioia del padre consiste nel vedere salva l’umanità del figlio, ora finalmente ritrovata. «La misericordia… ha la forma interiore dell’amore, che nel Nuovo Testamento è chiamato agápe». È un amore che si china sulla miseria umana, sul peccato, che si irradia misteriosamente sull’uomo, riconoscendo il bene della sua umanità e dimenticando il male commesso.
Quando Gesù comunicò a Madre Speranza che era giunto il momento di fondare i Figli dell’Amore Misericordioso, e che il primo doveva essere Alfredo Di Penta, Lei gli disse di no, ma Gesù, guardandola a lungo con uno sguardo “sereno e tranquillo”, sembrava tollerare nella sua umiltà questo primo “no” dettato dalla superbia, dalla paura della sofferenza e del fallimento.
Quando la Madre commossa gli chiese perdono, e prontamente si offrì per compiere la volontà di Gesù, si sentì rispondere: «Figlia mia, io non conto, dimentico e perdono e ti amo tanto, tanto…»46.

 

Il Crocifisso risorto rivela l’Amore Misericordioso

Il mistero della Pasqua, Gesù arrestato, condannato, flagellato, coronato di spine, crocifisso… ci rivelano l’amore e la misericordia in modo definitivo.
«Nella passione e morte di Cristo – nel fatto che il Padre non risparmiò il suo Figlio, ma “lo trattò da peccato in nostro favore” si esprime la giustizia assoluta […]. Tuttavia tale giustizia, che è propriamente giustizia “su misura” di Dio, nasce tutta dall’amore […] La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel restituire all’amore quella forza creativa nell’uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente accesso alla pienezza di vita e di santità che proviene da Dio»47.

La croce parla e non cessa mai di parlare di Dio-Padre, che è assolutamente fedele al suo eterno amore verso l’uomo, perché per amore dell’uomo, per la sua giustificazione, per donargli nuovamente la vita, ha donato il Figlio.
Credere nel Figlio crocifisso significa “vedere il Padre”, significa credere che l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male, in cui l’uomo, l’umanità, il mondo sono coinvolti. Credere in tale amore significa credere nella misericordia48.
La croce di Cristo, la sua morte per amore, sradica il male, debella la fonte inquinata del peccato che opprimono il cuore dell’uomo. Nella croce il male non pone limite all’amore.
Il programma dell’amore misericordioso si compirà definitivamente solo nel Regno della vita che verrà. «Nel compimento escatologico la misericordia si rivelerà come amore, mentre nella temporaneità… l’amore deve rivelarsi soprattutto come misericordia»49.
E nella temporaneità, Cristo dà appuntamento ad ogni uomo presso il “luogo”50 della sua croce, pur sempre “collocazione provvisoria”, come ci ha aiutato a comprendere Don Tonino Bello51.
La fiducia sconfinata di Giovanni Paolo II è stata la stessa di San Paolo52: il Papa credeva nella misericordia, aveva fede che l’amore vincerà il male fin nelle sue velenose sorgenti, perché credeva nella risurrezione di Cristo, credeva nella nostra personale risurrezione.
In attesa dell’ultimo giorno, la misericordia desidera divenire nostro habitus, perché «Dio rivela anche la sua misericordia quando sollecita l’uomo alla “misericordia verso il suo proprio Figlio, verso il Crocifisso»53.
Una pagina degli Scritti di Madre Speranza contempla l’immagine di Cristo crocifisso, descrivendola con una serie di aggettivi che esprimono tutto l’affetto e la commozione di una vera madre, di una maestra di misericordia. Il crocifisso è un’immagine: «bella, delicata, sublime, comprensibile… incantevole, commovente54». Dev’essere la nostra immagine preferita, perché parla il linguaggio dell’amore: «Contempliamo l’Amore Misericordioso morente e vedremo che lo sguardo innamorato dei suoi occhi velati e la bocca arsa per la sete ci chiedono compassione e amore che non possiamo negargli e dobbiamo impegnarci perché tutti lo amino… La compassione non la chiede per sé: siamo noi che ne abbiamo bisogno»55.
E’ importante questa sfumatura: il Padre chiede all’uomo misericordia per il Figlio; Gesù chiede la nostra compassione perché siamo noi che ne abbiamo bisogno.
Ne abbiamo bisogno per trovare misericordia56, per incontrare Gesù nel povero, nel sofferente, nell’immigrato senza fissa dimora che ci siede accanto57
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7): questa beatitudine, «facendo vedere nel punto di partenza le possibilità del cuore umano (“essere misericordiosi”) non rivelano forse secondo la medesima prospettiva il profondo mistero di Dio: quella inscrutabile unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, in cui l’amore, contenendo la giustizia, dà l’avvio alla misericordia che, a sua volta, rivela la perfezione della giustizia?»58.
Abbiamo bisogno della misericordia, di viverla, di farla nostra, come abbiamo bisogno dell’amore, come abbiamo bisogno di Dio.
Imitiamo i Santi, Giovanni Paolo Papa, Madre Speranza nei loro lunghi e dolci colloqui con Cristo crocifisso: è lui lo sconvolgente modello che ci insegna ad usare misericordia agli altri, «sapendo che egli l’accoglie come dimostrata a se stesso»59. Abbiamo bisogno di amare, di sentire con lo stesso cuore misericordioso di Cristo. Dobbiamo farlo.
Soltanto ritrovando nel suo cuore il battito misericordioso di Cristo, l’uomo potrà salvare se stesso dall’autodistruzione ed essere fedele alla sua “altissima vocazione” di figlio perdutamente amato.

 

Madre della Misericordia, Mediatrice di grazie

Chi può aiutarci a tessere nel nostro cuore le viscere misericordiose di Cristo meglio di sua Madre, Maria? Lei, che ha proclamato l’effusione della misericordia di generazione in generazione; ha sentito nel suo seno le pulsazioni dell’amore misericordioso; ha partecipato alla rivelazione della misericordia col sacrificio del suo cuore di madre, trafitto dal dolore della croce e della morte del Figlio… Lei conosce a fondo il mistero, lo conosce più di tutti… Per questo è la Madre della Misericordia, e in quanto tale può avvicinare agli uomini l’amore misericordioso, che il suo cuore ha compreso e accolto. «Il singolare tatto del suo cuore materno» è particolarmente idoneo «a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l’amore misericordioso da parte di una madre»60.
Dal cielo continua ad esercitare la sua funzione salvifica… prega per noi quale Mediatrice instancabile della nostra felicità eterna. L’immagine che veneriamo al Santuario e che Madre Speranza ci invita a conoscere è l’icona di Maria Mediatrice: «con le braccia aperte, sta continuamente implorando misericordia e compassione per ogni bisognoso»61.
Maria Mediatrice di Grazia e di Misericordia. Per tutti noi è «aiuto e protezione… modello e maestra nell’accogliere l’Amore Misericordioso e nell’offrirlo all’umanità»62.

 

Il perdono e una cordiale tenerezza e sensibilità…

C’è un atteggiamento che la lettera del Papa ci lascia come segno della nostra conversione alla misericordia: quello di una cordiale tenerezza e sensibilità, già indicate nelle parabole del figlio, della pecora e della moneta ritrovati. «Pertanto – vi si legge – l’amore misericordioso è sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; esso è indispensabile nell’educazione e nella pastorale»63.
Possiamo leggere in tal senso molte raccomandazioni che la Madre rivolgeva soprattutto a noi sue figlie, che invitava spesso a smussare con l’amore le angolosità del proprio carattere, per aiutarci l’un l’altra a diventare sante64. E’ l’Amato stesso, Gesù, a desiderare «che il nostro comportamento, i gesti, il parlare, il tratto, la purezza e la carità siano un modello che tutti possano vedere e imitare»65
Un altro atteggiamento è quello del perdono: sopportarsi “a vicenda con amore”66, perdonare il fratello, la sorella fino a “settanta volte sette”67, senza inquinare l’acqua della misericordia con i rivoli del relativismo o una concezione semplicistica della grazia: «la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione del perdono»68.
Nella vita di Madre Speranza, che supplicava il buon Gesù di perdonare coloro che la offendevano, e la accusavano ingiustamente…69, è stato presente un altro atteggiamento, con il quale Lei compendiava tutta la vita religiosa: l’atteggiamento vittimale.
«Il nostro stato di Figli e Ancelle dell’Amore Misericordioso deve essere stato di olcausto per Dio e la sua gloria»70.
Il 18 dicembre 1927 il Buon Gesù chiede alla Madre di «amarlo e soffrire in riparazione delle offese che riceve dal suo amato Clero e fare in modo che tutti quelli che trattano con lei sentano il desiderio di offrirsi come vittime di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero»71.
Questo ci fa riflettere sulla responsabilità del perdono e sulla realtà della comunione della Chiesa, su quanto sia il bene che il male non siano senza effetto sulla crescita personale e comunitaria della Sposa di Cristo, ma abbiano su di essa una ricaduta positiva o negativa, salutare o nociva.
Il perdono è il frutto maturo dell’albero della misericordia.
Per «custodire l’autenticità del perdono, tanto nella vita e nel comportamento, quanto nell’educazione e nella pastorale», la Chiesa deve proteggere «la sua fonte: il mistero della misericordia di Dio stesso, rivelato in Gesù Cristo».

 

Le “forti grida” alla misericordia

L’ultimo accorato appello di Giovanni Paolo è che «tutto quanto ho detto nel presente documento sulla misericordia si trasformi in una ardente preghiera: si trasformi di continuo in un grido che implori la misericordia secondo le necessità dell’uomo nel mondo contemporaneo»72.
Troviamo anche noi, qui, il coraggio di gridare alla misericordia del buon Gesù, di unirci al suo grido d’amore: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno».
Allora sì, che amici fedeli del Padre, del Figlio e animati dallo Spirito Santo, in comunione con il misericordioso Giovanni Paolo II potremo rivelare anche noi “il volto genuino della misericordia” (DM 6) al mondo intero.

 

Benedetto XVI e la sua parola sulla Misericordia

Come suonano consonanti le parole della Dives in misericordia con quelle che il Card. Joseph Ratzinger ha pronunciato nell’omelia della missa pro eligendo romano pontifice:
La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1,24).
Credo che Madre Speranza commenterebbe così:
Forse non è vero che è dolce e piacevole soffrire con Gesù? Non è forse vero quanto vi ho detto mille volte che l’amore si alimenta col sacrificio e che con l’amore diventa dolce anche il soffrire? Sì, Gesù è amore e l’amore è come il fuoco che consuma; l’amore è attivo e come il fuoco non è tale se non riscalda e brucia, così l’amore se non agisce, se non soffre e non si sacrifica, non è amore73.
E nella santa Messa per l’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI così commentava circa il segno del Pallio che gli è stato posto sulle spalle:
L’umanità – noi tutti – è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce… Egli è il buon pastore, che offre la vita per le sue pecore.
«La persona innamorata di Dio è contenta nel costatare che Dio stesso si è autodefinito Pastore e lei è una delle pecore e gode ancora pensando che le più deboli e malate le prenderà sulle sue braccia»1.

Mi piace concludere cantando e “gridando” insieme alla Misericordia di Dio con le parole bellissime di un canto che la mia consorella Sr. Susanne Rehberg ha scritto, ispirandosi ai contenuti della Dives in misericordia.
Auguriamo ai lettori di arricchire il testo con la musica della loro vita, con la musica che solo un cuore ricco di misericordia può dettare…

Griderò misericordia

 Io canto, Dio, il tuo Amore, più potente del male, più potente della morte.
E lo invocherò su ferite e catene, su dolore e smarrimento
Griderò, griderò, griderò alla tua misericordia, Dio! (2 x).
 

Tu ricco di Misericordia per il grande amore con il quale ci hai amati,
da morti che eravamo pei peccati, ci hai fatto rivivere, rivivere in Cristo.

Tu non guardi alle nostre colpe, dopo ogni caduta ci sollevi con amore.
Il tuo cuore si commuove dentro Te e il tuo intimo freme, freme di compassione.

Come acqua gettata nel fuoco, ogni nostro errore scompare nel tuo Amore.
Miseria annegata nel perdono, rimane solo la tua gioia di vederci salvati.


42 Cf. Lc 15,11-32.

43 DM 5.

44 A. Franchini, Caino o Abele? “Un uomo aveva due figli…”. Ovunque c’è un fratello cattivo. Ovunque c’è un figlio che se ne va, 14.

45 M. Speranza di Gesù, Escritos y conferencias año 1943. Las Esclavas del Amor Misericordioso. Lecturas para el refectorio, El Pan 8, ACAM, Collevalenza (PG), 200. La traduzione dallo spagnolo è a cura di M. Gemma Brustolin, EAM.

46 Cf. M. Speranza di Gesù, Diario, El Pan 18, 219-220, 24 febbraio 1951.

47 DM 7.

48 DM 7.

49 DM 8.

50 Cf. DM 8.

51 «Io amo, sopra tutti, un crocifisso visto nel duomo di Molfetta. Era in sacrestia, vicino a un cartello ingiallito che diceva: “collocazione provvisoria”. Credo che questo sia il senso della nostra vita e della nostra morte, in attesa della risurrezione. Tuttavia, perché si muoia, io non lo so. Sono convinto che il senso della morte, come quello della vita, dell’amicizia, della giustizia e, soprattutto, il significato supremo di Dio, non si trovino in fondo ai nostri ragionamenti, ma sempre alla base del nostro impegno». Sono le parole di Don Tonino all’amico medico Domenico, dette quando ormai il cancro lo stava conducendo alla sua fine terrena. D. Cives, Parola di uomo. Tonino Bello. Un vescovo per amico, Cinisello Balsamo (MI), 147.

52 Cf. 1 Cor 15.

53 DM 8.

54 Cf. M. Speranza di Gesù, La Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Letture per esercizi spirituali. Anno 1943, Collevalenza (PG) 2003, 93.

55 M. Speranza di Gesù, La Passione, 94.

56 Cf. Mt 5,7.

57 Cf. Mt 25,40.

58 DM 8.

59 DM 14.

60 DM 9.

61 M. Speranza di Gesù, Escritos varios, el Pan 24, ACAM, Collevalenza 2003, Supplica a nostra Madre, Maria Mediatrice, 129-130.

62 Cf. Congregazione Ancelle dell’Amore Misericordioso, Tutto per Amore. Costituzioni, Collevalenza (PG) 1983, art. 6, 22.

63 DM 14.

64 Cf. Congregazione Ancelle dell’Amore Misericordioso, Tutto per Amore. Costituzioni, Collevalenza (PG) 1983, art. 66, 80.

65 Madre speranza di Gesù, Consigli pratici, Collevalenza (PG) 2004, 56.

66 Ef 4,2; cf. Gal 6,2.

67 Mt 18,22.

68 DM 14.

69 M. Speranza di Gesù, Diario, 27, 54, 92, 97, 106, 122, ecc.

70 M. Speranza di Gesù, En el 25° aniversario de fundación del Las Esclavas del Amor Misericordioso. Balance mensual a la unión con Nuestro Dios, El Pan 15, Collevalenza (PG) 1998, 8.

71 M. Speranza di Gesù, Diario, 5.

72 DM 15.

73 M. Speranza di Gesù, Consigli pratici, 135.

74 M. Speranza di Gesù, Consigli pratici, 134.

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ultimo aggiornamento 29 ottobre, 2005