RICORDANDO PADRE ENZO

Collevalenza, domenica 6 novembre 2005

NEL RICORDO DI P. ENZO IGNAZI

"Ecco lo Sposo, andategli incontro!"

Lo Sposo Gesù ci viene incontro ancora una volta nel Sacramento dell’Eucarestia, memoriale della Sua Pasqua , nell’attesa dell’ultima venuta, quando arriverà per la risurrezione di ogni carne, anzi per la ricapitolazione di tutta la creazione.
P. Enzo ha già incontrato il Signore.
Crediamo sia già tra le Sue braccia misericordiose.
Con sentimenti di gratitudine, per la testimonianza che ci ha offerto, benediciamo il Signore. Lo preghiamo perché perdoni ogni sua colpa.
Assieme a lui, ricordiamo con affetto anche il papà di Sr. Donata e la sorella di P. Antonio Bocchetta.
Con fede viva prepariamoci all’incontro con Gesù Eucarestia, invocando la misericordia divina per i nostri peccati e perché ci dia la grazia di tener sempre accesa la lampada della fede in attesa del suo ritorno.

 

La Parola di Dio ci propone la sapienza cristiana

La Sapienza radiosa e indefettibile è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la cerca. Anzi è lei stessa che va in cerca di quanti sono degni di lei, va loro incontro con benevolenza.
E’ Cristo la Sapienza di Dio; è il Vangelo di Gesù; è la sua Parola. Lo Spirito ce la fa conoscere e soprattutto vivere. Così l’uomo diventa davvero sapiente, ossia santo. Questa sapienza entrando nel cuore dell’uomo lo rende amico di Dio, capace di amare tutti. Basta accoglierla preferendola alla sapienza umana, incerta e relativa, a volte autosufficiente e vuota, altre volte contraddittoria ed incapace di aprirsi al mistero di Dio e dell’uomo, all’amore divino.
Sono sapienti, dice Gesù, le persone che attendono con amore appassionato lo Sposo. Lo attendono con le lampade accese e con una buona scorta d’olio perché la luce non venga meno.
"Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".
La fede viva, alimentata continuamente con l’olio della carità, ci permette d’incontrare lo Sposo.
La sapienza cristiana proviene dalla fede nel Vangelo che diventa carità, amore, perdono, servizio, opere di misericordia. Senza fede e senza amore, si è al buio, non si trova la strada per incontrare lo sposo, si resta fuori della festa di nozze, festa d’amore.

Per chi ha la lampada accesa e la scorta d’olio la morte non spegne la speranza. Anzi la fede in Gesù morto e risuscitato ci assicura che Lui discenderà dal Cielo per venirci incontro e noi stessi andremo verso di Lui "e così saremo sempre con il Signore". "Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza...Confortatevi a vicenda con queste parole" (1 Tess. 4,13-18).

Queste parole illuminano la vita e la morte dell’uomo. La sapienza cristiana si fonda nel mistero della vita e della morte di Gesù, nel mistero della Pasqua.

 

2. La testimonianza sapiente di P. Enzo Ignazi F.A.M.

"Devi dire, semplicemente, che sono Figlio dell’Amore Misericordioso, il resto non conta nulla. Sulla mia cassa mettici il Crocifisso e le Costituzioni. Non lascio nessun Testamento Spirituale. Se proprio lo volete, prendete come testamento questa malattia che mi sta portando alla morte, facendomi comprendere un po’ meglio la Passione di Gesù e la sofferenza di tanti fratelli".
Ecco qui, in estrema sintesi, la sapienza che P. Enzo ci consegna, lasciandoci a 73 anni, in modo sereno, direi persino contento della sua vita e della sua morte, perché ha saputo abbandonarsi come un bambino alla volontà di Dio. Chi lo ha avvicinato in questi ultimi mesi se ne è reso conto.
Da più di un anno lo sapeva. Durante il Capitolo Generale del luglio 2004 appariva a tutti sofferente e affaticato. Le analisi evidenziarono subito la presenza di un tumore invasivo. Dinanzi a questa spietata diagnosi, P. Enzo, non solo non si è avvilito, ma tirò fuori tutta la sua fede semplice e profonda. "Se il Signore mi chiama, va bene. Ho già vissuto abbastanza. Mi basta un po’ di tempo per prepararmi".
Se è vero che dinanzi alla sofferenza e alla morte nessuno può barare, così che l’uomo appare com’è nel suo reale valore, P. Enzo in questa ultima tappa della sua vita, la più difficile, da una parte ci ha rivelato quanto aveva già costruito, dall’altra ha saputo sfruttare l’ultima opportunità che il Signore gli offriva per completare e portare a perfezione la Sua opera.
In un primo tempo ha chiesto la guarigione, invocando l’intercessione della Madre e facendo uso dell’acqua del Santuario. Ad un certo punto, ispirato dal Signore, ha compiuto il gesto più bello: ha offerto la sua vita per la Famiglia religiosa e per le vocazioni. Il Signore che ha accolto l’offerta, esaudisca la sua preghiera!

La sua vita ebbe la svolta decisiva nell’incontro con Madre Speranza.
Ad un compagno di seminario che qualche mese fa gli chiedeva il perché di questa sua scelta, disse: «Ho trovato la misericordia e il perdono; ho trovato una famiglia».
Alla scuola della Madre impara a sviluppare le sue capacità e soprattutto a impiegarle per quello che il Signore gli chiedeva. L’11 ottobre 1955, 50 anni fa, indossa l’abito del F.A.M., fa il Noviziato.
Nel 1957 emette la prima Professione, nel ’58 è ordinato Sacerdote.
La Madre gli chiede subito di far scuola di latino e greco e contemporaneamente di frequentare la Facoltà di Lettere all’Università di Perugia, dove il 30 giugno ’62, dopo solo tre anni e mezzo, si laurea col massimo dei voti (110 e lode), pur avendo pochissimo tempo per studiare. Di questo titolo non si è mai vantato. Solo qualche settimana fa mi disse: «Ecco qui questo pezzo di carta, fai quel che vuoi!».

P. Enzo poteva essere un brillante professore di lettere, di storia e d’arte. Aveva per queste discipline notevole attitudine.

Proprio in questi anni, gli anni della contestazione giovanile del ’68, P. Enzo, certo ispirato dal Signore, e mettendo in atto le sue attitudini e la sua esperienza, dà vita a vari gruppi giovanili. Il più noto fu il GIX (Gruppo d’impegno cristiano). Vi aderirono centinaia di giovani a Todi, a Roma, in Sicilia, che partecipavano con gioia ai "sabati mensili", ai campi di lavoro, alle vacanze alternative.
La sua metodologia era semplice: esperienza di preghiera e di riflessone sulla Parola di Dio, celebrazione dei Sacramenti adattate ai giovani, servizio volontario alle persone bisognose, esperienza di vita comunitaria e di amicizia cristiana, ritiro spirituale, e … l’immancabile cena insieme, quasi sempre preparata da lui o addirittura dal simpatico papà, che era cuoco ed aveva insegnato bene al figlio quest’arte.

In questo periodo P. Enzo ha partecipato attivamente a vari movimenti ecclesiali. Ha dato validi e significativi contributi ai Neocatecumeni, ai Cursillos, a Comunione e Liberazione.
Alla scuola della Madre capisce che la vera sapienza è quella evangelica: quella di Gesù, l’unico maestro che invece di salire su, sceglie di scendere giù, a servire.
P. Enzo intraprende questo cammino: da professore di lettere diventa ben presto maestro nell’educare i giovani alla fede.
Dal 1958 al 1987, obbedendo alle richieste dei Superiori, insegna lettere classiche, fa il Preside del nostro Seminario, va in Spagna. Dal 1980 al 1987 è a Spinaceto, come vice-parroco e insegnante di religione al Liceo "Plauto".
Col suo carisma ha formato in modo significativo molti giovani, dando particolare attenzione a quelli emarginati e più difficili. Ho presente diversi casi in cui l’intervento generoso di P. Enzo è stato proprio determinante per ridare fiducia e speranza a chi non l’aveva più. Ascoltava, consigliava e soprattutto aiutava in mille modi. In P. Enzo trovavano un padre e una guida, un fratello e un amico che incoraggiava e dava fiducia. E questi rispondevano.

Dal 1987 al 1994 è Superiore della Comunità religiosa di Perugia, adibita a Casa del Clero. Egli si dedica principalmente all’accoglienza e al servizio dei sacerdoti nel modo più spicciolo: fare le pulizie e assistenza a quelli più anziani o malati, accogliere sacerdoti stranieri che arrivavano all’Università di Perugia, senza dimenticare di attendere i giovani.
Dal 1994 al 2000 è Superiore della comunità del Santuario di Collevalenza.
Dal 1998 al 2004 è Consigliere Generale e Delegato delle Comunità religiose d’Italia. P. Enzo dà il meglio di sé ai confratelli e alla Congregazione: incoraggia a vivere con gioia e semplicità il carisma e la fraternità.
L’ultimo servizio fu quello di Superiore a Spinaceto, dal 2000 al 2005. Si dà soprattutto al Ministero della riconciliazione e della direzione spirituale, ai malati, alla preparazione del battesimo, all’accoglienza e alla cura dei Sacerdoti che venivano a Roma per studiare ed erano ospitati nella nostra casa. E poi giovedì 3 novembre l’incontro con lo Sposo.

Dando uno sguardo complessivo alla sua vita, sottolineo due aspetti della sua testimonianza.
1. Il suo rapporto con Signore. La sua fede era semplice, essenziale, quasi istintiva come il suo carattere. Per chi non lo conosceva bene poteva apparire devozionale, tradizionale. Credeva fortemente nell’A M, non tralasciava mai la Celebrazione Eucaristica, la Riconciliazione (quasi ogni settimana in questo ultimo periodo ci chiedeva il perdono sacramentale). Aveva molta cura per il Santuario. Poche settimane fa, facendo l’ultimo pellegrinaggio, ha goduto molto nel vederlo restaurato. Curava personalmente la doratura dei calici e degli oggetti di culto.
Aveva una grande devozione a Maria Mediatrice: ogni giorno uno o più rosari. Confidava ultimamente: «La Madonna è intervenuta in modo decisivo nella mia vita! Mi ha protetto e salvato».
E poi la devozione per S. Michele, l’angelo custode, i santi; il ricordo dei parenti, dei confratelli e delle consorelle defunte (nella sua camera aveva una parete piena di foto e ricordini).
Usando un linguaggio parabolico, diceva: «La Fede è come un carciofo, se tu tiri via ad una ad una le foglie, e cioè,fuori immagine, l’ufficio, la confessione, il rosario, i santi ecc., alla fine non resta niente».
Il cristianesimo è vita, esperienza personale e comunitaria della grazia del Signore che normalmente ci giunge attraverso i Sacramenti, i gesti semplici come la preghiera del Padre Nostro e dell’Ave Maria, le opere di carità.
Questo tipo di fede alimentava in lui un atteggiamento sereno e fiducioso nel Signore in ogni evento della vita.

2. Il suo rapporto con gli altri e le attività. Cammin facendo, P. Enzo ha addolcito il suo carattere estroverso, pronto alla battuta, all’umorismo ed anche al sarcasmo a volte pungente. E’ apparso più chiaro quanto aveva imparato ad amare, in modo molto concreto e generoso, specie gli ultimi. Diceva: «Ricordati che vale più un servizio che una lezione o una predica». Un amore fraterno fatto di servizi, attenzioni, ascolto, condivisione, soprattutto amicizia profonda.
La sua camera, oltre i libri, conteneva gli strumenti di un piccolo laboratorio. Leggeva molto, ma si dedicava anche a pulire e ad aggiustare le cose. E così favoriva quel clima di famiglia che poi si è ritrovato durante la malattia. Ormai senza forze, confidava: «Durante le notti vi ricordo uno ad uno».
Un confratello mi diceva: «P. Enzo mi ha dimostrato concretamente che la vita di comunità è possibile. Io e lui siamo due caratteri opposti, eppure siamo diventati amici e confidenti».

A questo punto non mi resta che ringraziare, anzitutto il fratello Gianni, la cognata, i nipoti e gli altri familiari; le consorelle e confratelli che l’hanno assistito ed aiutato nella malattia, in particolare P. Antonio, P. Sante, P. Franco.
Un grazie particolarissimo a Claudio e Giovanna, ai medici ed infermieri.
Un ringraziamento ai Sacerdoti, ai giovani, ai malati che P. Enzo ha molto amato.
La morte non potrà cancellare il bene che Cristo Gesù, il Maestro, l’Amico, lo Sposo ha fatto nascere, crescere e maturare.

P. Domenico Cancian fam

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ultimo aggiornamento 08 gennaio, 2006