La lettera

 

Le Chiese a Verona

Carissimo,

    ci avviciniamo a Verona, al IV Convegno delle Chiese d’Italia. Con la prima Lettera di san Pietro, con una provocazione di futuro: "Testimoni di Gesù risorto speranza del mondo».
    È la grande sfida di oggi, giurare sulla presenza di questo Dio in mezzo a noi, e, perciò, credere che non è la fine. Nonostante tutte le ragioni contrarie (fame, guerra, terrorismo), l’umanità cammina verso la sua riuscita definitiva.
    Avere occhi grandi. C’è, intanto, una speranza umana, da saper leggere negli avvenimenti, nelle tante realtà positive, sociali, culturali, politiche, più forti del dubbio, della sfiducia, del male. Penso alla solidarietà dei popoli, alla lotta per la pace, per la libertà, agli impegni di servizio, per i più deboli, penso all’autenticità di tanti giovani, alle famiglie unite, all’amicizia, ai valori del dovere, al rispetto della natura, a tutto il bene che non si vede, ma che c’è, nascosto nell’intimità più profonda del sottosuolo della vita.
    Sono speranze umane da saper decifrare, da saper costruire con tutti gli uomini di buona volontà, senza chiusure, senza integralismi.
    Ma c’è, poi, una speranza cristiana. La nostra speranza è Cristo risorto e in mezzo a noi. Una speranza, questa, che non delude, che non è alienante nei riguardi della speranza terrena. Noi affermiamo, anzi, che essa non ci basta.
    Dissero gli angeli agli apostoli: "Perché ve ne state a guardare il cielo?». Guardare il cielo, certamente. Ma guardare anche la terra, dove si raggiunge il cielo. Perciò, la speranza cristiana è confronto con la realtà, è denunzia, è lotta. È scelta di campo, recapito delle cause, dei meccanismi di imbroglio, di schiavitù, che creano, che stabilizzano la disperazione.
    È singolarità di fede che fa comunione con i poveri, quelli che nessuno ama, ma ai quali appartiene il giorno dei deboli.
    Di questa speranza siamo chiamati a render conto.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 19 marzo, 2006