p a s t o r a l e  g i o v a n i l e p a s t o r a l e  g i o v a n i l e
  Sr. Erika di Gesù, eam

Le porte della vita

 

«Chi fa entrare Cristo nella propria vita non perde nulla, nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande.
No, solo in questa amicizia si spalancano le porte della vita.
Solo in questa amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana.
Solo in questa amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera».

Benedetto XVI, 24 aprile 2005

 

 

Tutto per Amore

Stamattina la gattina del nostro convento, mi ha accompagnato saltellando fino al Roccolo Speranza (la nostra Casa seminario per giovani) e mi chiedevo che cosa volesse.
Non aveva mai osato andare così lontano in mia compagnia.
Mi faceva pensare ad Aslan, il leone che segue con il suo passo felpato ogni movimento di un ragazzo, proprio nel momento in cui il pericolo è estremo e lui si sente solo1. La sua presenza, prima inaspettata e quasi spaventosa diventa sempre più amica e rassicurante, fino a quando l’identità del leone diventa chiara: Aslan è figura di Cristo… figura di Dio.
Chi sei? – gli chiede il ragazzo – Me stesso… – risponde il leone per tre volte.
La gattina mi ha seguito fino alla porta del Roccolo, ma poi si è fermata. Entrava ed usciva, accarezzando gli stipiti della porta con la schiena, il pelo alzato dallo spavento…
Non potevo lasciarla così e mi sono detta che se mi aveva seguito, ma non entrava, aveva bisogno di altro; ed io dovevo provvedere!
Ho sceso le scale esterne che conducono alla cucina e lei ha continuato a seguirmi con fiducia.
Entrata in cucina, il frigo vuoto: nessuna provvista in casa …
Poi, in un sacchetto di plastica semiaperto ho trovato qualcosa: crackers avanzati dal nostro Capodanno.
La gattina era ancora alla porta: «Ecco, mangia ora…». In cuor mio speravo che avrebbe mangiato, ma la testa dubitava.
Ricordo una volta, a Roma, una povera donna che mi ha chiesto di darle qualcosa di caldo da mangiare… Sono andata in un bar vicino e ho comprato una pasta: così al volo non ho trovato altro.
La donna, quando le ho offerto ciò che avevo comprato, dopo essersi accertata che non era caldo, non l’ha nemmeno toccato: «Non è caldo, non lo posso mangiare… E’ dolce e ho il diabete… Sono molto malata, io… Se ne vada, vada via!».
Immaginate la mia delusione: pensavo di aver fatto il possibile. Ma l’avevo fatto davvero? L’avevo fatto per lei? O l’avevo fatto per me, per acquietare la mia coscienza? Quella donna era Cristo per me, io lo sapevo. Avevo deluso il Signore?
Ho messo la pasta nello zaino con l’amaro in bocca e il cuore ammaccato.
La gattina invece, in barba alla golosità "felina" di tanta pubblicità, ha iniziato a mangiare con ingordigia… Gusti a parte, aveva fame.
Allora ho pensato: Lewis è stato davvero grande a immaginare Cristo come un leone forte e dolce, severo e debolissimo, creatore di tutte le cose, eppure mortale.
Per amore dei "figli di Adamo" dei "figli di Eva", il leone lascia che la Strega bianca, simbolo del maligno, tagli la sua fluente criniera e lo immoli sulla Tavola di pietra…
Anch’io immagino la gattina, che ho chiamato Zingara in onore di Madre Speranza (fra poco dirò il perché), come figura dell’Amore misericordioso.
Dio, anche Lui, non mi segue forse dovunque vada e non si accontenta dei pochi spiccioli d’amore che riesco a dargli… magari gli avanzi di altri festini?
E Madre Speranza, quando pregava il buon Gesù, non insisteva tanto fino ad ottenere il necessario per il bene della gente che incontrava, per la salute, la pace, la fede, l’unità nelle famiglie, l’amore?
La Madre faceva la "zingara" con Gesù: nulla poteva impedirle di riporre in Lui tutta la fiducia… Eppure a volte Dio non risponde alle nostre domande.
Le lascia quasi morire sulle nostre labbra, ritirandosi zitto zitto.
A volte il Signore rimane alla porta delle nostre attese più disperate! «Dio, non darti riposo, non restare muto e inerte, o Dio»2.
«Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno»3.
Ma perché gridare quando Dio sta zitto, se di fronte al male e alla morte, non interviene?
Il nostro Santo Padre, Benedetto, risponde così: «… perfino il nostro gridare è, come sulla bocca di Gesù in croce, il modo estremo e più profondo per affermare la nostra fede […] Dio è Padre e ci ama, anche se il suo silenzio rimane incomprensibile per noi»4.
Madre Speranza gridava fino a rompere l’apparente sordità di Dio. Davvero grande era la sua fede.
Lei credeva che Dio ci segue sempre. Anche quando sta zitto, prende il nostro dolore sulle sue mani: lo scalda con il suo amore, più grande di ogni malattia e di ogni morte.
Lo prende Lui, fino alla fine, perché tutto ha accolto nella sua carne.
E con il calore delle sue mani, con la potenza del suo soffio, ci garantisce una felicità e una bellezza senza pari, senza fine.
Qui al Roccolo abbiamo festeggiato insieme a ottanta giovani la fine dell’anno vecchio e celebrato l’inizio del nuovo (30 dicembre-2 gennaio).
Sono stati giorni felici, belli, giovani!
Mi viene voglia di dire: Cari amici di Cristo, continuate a camminare sulla scia di quei giorni!
Non lasciate che le foto scattate allora occupino soltanto la memoria del vostro cellulare…
Fate in modo che il ricordo diventi memoria viva di Cristo!
Nell’amicizia con Cristo, rilanciate la vita alla grande; come avete visto, non abbiamo perso nulla di ciò che è bello e vi piace: il cinema, la musica, la festa, perché Cristo lo ha reso semplicemente più bello e più vero. Con la preghiera viva, le Messe celebrate cantando al suo Amore, gridando la sofferenza, senza soffocare la speranza di crescere verso il meglio, di diventare liberi davvero!
«Cari Gaspare, Melchiorre e Baldassarre – scriveva più o meno P. Sante in una lettera immaginaria ai Santi Magi – voi non siete solo dei sognatori, voi siete gente che porta sulle spalle lo zaino del cercatore… perché conoscete che la vita nella sua profondità nasconde qualcosa di bello».
«Dov’è il potere di Dio se il mondo non cambia? – scriveva ancora – Il potere di Dio è l’amore che cambia il cuore».
Il momento più bello che ho vissuto è stato quando uno dei ragazzi presenti, che per giorni aveva mangiato tanto poco, ha accettato un boccone di pane.
Sì, con lui avevo fatto la zingara e alla fine ha ceduto.
Forse il pane era un po’ secco, ma quel giovane, come la gattina Zingara, ha mangiato lo stesso.
Credo che l’abbia mangiato, non solo per la mia insistenza, ma perché in quei giorni ha incontrato Gesù, e Gesù gli ha spalancato le porte della vita.
Poteva essere diversamente?

Con amicizia,
sr. Erika di Gesù


1 Si tratta del racconto: Il ragazzo e il cavallo, terzo episodio de Le cronache di Narnia, quello che segue Il leone, la strega e l’armadio di C.S. Lewis. La lettura del libro e la visione del film sono vivamente consigliati.

2 Sl 83 (82),2.

3 Sl 86 (85),3.

4 Benedetto XVI, Deus caritas est, 38.

 

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ultimo aggiornamento 19 marzo, 2006