LA PAROLA DEL PAPA

Benedetto XVI

Vaticano, 10 febbraio 2006

 

Discorso ai partecipanti all’assemblea plenaria della congregazione per la dottrina della fede

 

Benedetto XVI

 

Il dialogo fra fede e ragione, religione e scienza, offre non solo la possibilità di mostrare all’uomo di oggi, in modo più efficace e convincente, la ragionevolezza della fede in Dio, ma altresì di mostrare che in Gesù Cristo risiede il compimento definitivo di ogni autentica aspirazione umana.


Gesù è la stella polare della libertà umana: senza di Lui essa perde il suo orientamento, poiché senza la conoscenza della verità la libertà si snatura, si isola e si riduce a sterile arbitrio.

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di incontrare, al termine della sua Sessione plenaria, la Congregazione per la Dottrina della Fede, Congregazione che ho avuto la gioia di presiedere per più di vent’anni, per mandato del mio Predecessore, il venerato Papa Giovanni Paolo II. I vostri volti richiamano alla mia memoria anche quelli di tutti coloro che, in questi anni, hanno collaborato con il Dicastero: a tutti ripenso con gratitudine ed affetto. Non posso non ricordare infatti, con una certa commozione, questo periodo così intenso e proficuo, da me trascorso presso la Congregazione che ha il compito di promuovere e tutelare la dottrina sulla fede e sui costumi nell’intera Chiesa cattolica (cfr Pastor Bonus, 48).

Nella vita della Chiesa la fede ha un’importanza fondamentale, perché fondamentale è il dono che Dio fa di se stesso nella Rivelazione e questa auto-donazione di Dio viene accolta nella fede. Appare di qui la rilevanza della vostra Congregazione che, nel suo servizio a tutta la Chiesa e in particolare ai Vescovi, quali maestri della fede e pastori, è chiamata, in spirito di collegialità, a favorire e richiamare proprio la centralità della fede cattolica, nella sua autentica espressione. Quando si affievolisce la percezione di questa centralità, anche il tessuto della vita ecclesiale perde la sua originale vivacità e si logora, decadendo in uno sterile attivismo o riducendosi a scaltrezza politica dal sapore mondano. Se la verità della fede è invece posta con semplicità e decisione al centro dell’esistenza cristiana, la vita dell’uomo viene innervata e ravvivata da un amore che non conosce soste né confini, come ho avuto modo di richiamare anche nella mia recente Lettera Enciclica Deus caritas est.

La carità, dal cuore di Dio attraverso il cuore di Gesù Cristo, si effonde mediante il suo Spirito sul mondo, come amore che tutto rinnova. Questo amore nasce dall’incontro con Cristo nella fede: "All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva" (Deus caritas est, 1). Gesù Cristo è la Verità fatta Persona, che attira a sé il mondo. La luce irradiata da Gesù è splendore di verità. Ogni altra verità è un frammento della Verità che Egli è ed a Lui rimanda. Gesù è la stella polare della libertà umana: senza di Lui essa perde il suo orientamento, poiché senza la conoscenza della verità la libertà si snatura, si isola e si riduce a sterile arbitrio. Con Lui, la libertà si ritrova, si riconosce fatta per il bene e si esprime in azioni e comportamenti di carità.

Per questo Gesù dona all’uomo la piena familiarità con la verità e lo invita continuamente a vivere in essa. E’ una verità offerta come realtà che ristora l’uomo ed insieme lo supera e lo sovrasta; come Mistero che accoglie ed eccede nello stesso tempo lo slancio della sua intelligenza. E nulla come l’amore alla verità riesce a sospingere l’intelligenza umana verso orizzonti inesplorati. Gesù Cristo, che è la pienezza della verità, attira a sé il cuore di ogni uomo, lo dilata e lo colma di gioia. Solo la verità è infatti capace di invadere la mente e di farla gioire compiutamente. E’ questa gioia che allarga le dimensioni dell’animo umano, risollevandolo dalle angustie dell’egoismo e rendendolo capace di amore autentico. E’ l’esperienza di questa gioia che commuove, che attira l’uomo ad una libera adorazione, non ad un prostrarsi servile, ma ad inchinare il cuore di fronte alla Verità che ha incontrato.

Perciò il servizio alla fede, che è testimonianza a Colui che è la Verità intera, è anche un servizio alla gioia ed è questa gioia che Cristo vuole diffondere nel mondo: è la gioia della fede in Lui, della verità che per mezzo di Lui si comunica, della salvezza che viene da Lui! E’ questa gioia che il cuore sperimenta quando ci inginocchiamo per adorare nella fede Gesù! Questo amore alla verità ispira ed orienta anche l’approccio cristiano al mondo contemporaneo e l’impegno evangelizzatore della Chiesa, temi su cui vi siete soffermati a discutere durante i lavori della Plenaria. La Chiesa accoglie con gioia le autentiche conquiste della conoscenza umana e riconosce che l’evangelizzazione esige anche un reale farsi carico degli orizzonti e delle sfide che il sapere moderno dischiude. In realtà i grandi progressi del sapere scientifico, cui abbiamo assistito nel secolo scorso, hanno aiutato a comprendere meglio il mistero della creazione, segnando profondamente la coscienza di tutti i popoli. I progressi della scienza tuttavia sono stati a volte così rapidi da rendere assai complesso riconoscere come essi siano compatibili con le verità rivelate da Dio sull’uomo e sul mondo. Talora, alcune affermazioni del sapere scientifico sono state addirittura contrapposte a tali verità. Ciò può aver provocato una certa confusione nei fedeli ed anche costituito una difficoltà per la proclamazione e la recezione del Vangelo. E’ perciò di vitale importanza ogni studio che si proponga di approfondire la conoscenza delle verità scoperte dalla ragione, nella certezza che non vi è "competitività alcuna tra la ragione e la fede" (Fides et ratio, 17).

Non dobbiamo avere alcun timore di affrontare questa sfida: Gesù Cristo è infatti il Signore di tutta la creazione e di tutta la storia. Il credente sa bene che "tutte le cose sono state create per mezzo di lui ed in vista di lui... e tutte sussistono in lui" (Col 1,16.17). Approfondendo continuamente la conoscenza di Cristo, centro del cosmo e della storia, possiamo mostrare agli uomini e alle donne del nostro tempo che la fede in Lui non è senza rilevanza per le sorti dell’umanità: essa è anzi il compimento di tutto ciò che è autenticamente umano. Solo in questa prospettiva potremo offrire risposte convincenti all’uomo in ricerca. Tale impegno è di importanza decisiva per l’annuncio e la trasmissione della fede nel mondo contemporaneo. In realtà, il compito di evangelizzare richiede oggi, come urgente priorità, un simile impegno. Il dialogo fra fede e ragione, religione e scienza, offre non solo la possibilità di mostrare all’uomo di oggi, in modo più efficace e convincente, la ragionevolezza della fede in Dio, ma altresì di mostrare che in Gesù Cristo risiede il compimento definitivo di ogni autentica aspirazione umana. In questo senso, un serio sforzo evangelizzatore non può ignorare gli interrogativi che sorgono anche dalle odierne scoperte scientifiche ed istanze filosofiche.

Il desiderio della verità appartiene alla natura stessa dell’uomo e tutto il creato è un immenso invito a cercare quelle risposte che aprono la ragione umana alla grande riposta che da sempre cerca e attende: "La verità della Rivelazione cristiana, che si incontra in Gesù di Nazareth, permette a chiunque di accogliere il «mistero» della propria vita. Come verità suprema essa, mentre rispetta l’autonomia della creatura e la sua libertà, la impegna ad aprirsi alla trascendenza. Qui il rapporto libertà e verità diventa sommo e si comprende in pienezza la parola del Signore: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 32)" (Fides et ratio, 15).

La Congregazione trova qui il motivo del suo impegno e l’orizzonte del suo servizio. Il vostro servizio alla pienezza della fede è un servizio alla verità e perciò alla gioia, una gioia che proviene dalle profondità del cuore e che sgorga da quegli abissi di amore che Cristo ha spalancato con il suo cuore aperto sulla Croce e che il suo Spirito diffonde con inesauribile generosità nel mondo. Da questo punto di vista, il vostro ministero dottrinale, in modo appropriato, può essere definito ‘pastorale’. Il vostro servizio è infatti un servizio alla piena diffusione della luce di Dio nel mondo! La luce della fede, espressa nella sua pienezza ed integralità, possa sempre rischiarare il vostro lavoro ed essere la ‘stella’ che vi guida e vi aiuta a dirigere il cuore degli uomini a Cristo! Questo è il gravoso ed affascinante impegno che compete alla missione del Successore di Pietro, alla quale voi siete chiamati a collaborare. Grazie per il vostro lavoro e per il vostro servizio!

Con questi sentimenti imparto a tutti voi la mia Benedizione.

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ultimo aggiornamento 20 marzo, 2006