STUDI
 

    P. Raimondo Spiazzi o.p.   

Nel numero di novembre 2005 di questa nostra Rivista abbiamo pubblicato un profilo di Paolo Risso su Padre Raimondo Spiazzi, domenicano, morto il 24 ottobre 2002. Negli anni ‘60 del secolo scorso fu superiore provinciale dei Domenicani di Piemonte e Liguria; nel maggio 1964, su invito della stessa Madre Speranza, scrisse per la nostra Rivista l’articolo che vi riproponiamo e che sembra avere delle intuizioni profetiche su quanto, anni più tardi, diventerà il Messaggio ufficiale del Magistero della Chiesa, a partire soprattutto dall’Enciclica Dives in Misericordia del 1980. (N.d.R.)

 

"Io ti amo di un amore eterno perciò prolungo in te la mia bontà" (Ger. 31, 3).

 

Tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità è nelle parole che attraverso Geremia, il Signore dice al suo popolo: "Io ti amo di un amore eterno perciò prolungo in te la mia bontà." (Ger. 31, 3).
La Volgata traduce: "ideo attraxi te miserans": ti ho attratto a me con cuore pieno di misericordia. Questa traduzione sottolinea l’aspetto dell’Amore infinito di Dio che di fatto caratterizza i suoi rapporti con l’uomo storico, oltre che con Israele prevaricatore
        • di qui la miseria che ha tradito l’Amore,
        • di là l’Amore che vince l’abisso della miseria con l’abisso della Misericordia.

Del resto tutto l’Antico Testamento è pieno di questa convinzione
       
• sconosciuta alla spiritualità e alla letteratura profana antica e moderna
        • e cioè che Dio è misericordioso, pur nella sua eterna, inflessibile giustizia.
Gesù, poi, completa la rivelazione della misericordia paterna di Dio, anzi la presenta in Se stesso, venuto
        • non a perdere, ma a salvare,
        • non a spegnere il lucignolo fumigante, ma a ravvivarlo,
       • non a proclamare una giustizia, ma senza negare la giustizia, ad annunciare la misericordia che i Profeti avevano predetto e generazioni e generazioni di uomini sperato.

Tutta la sua opera salvifica, tutta l’economia che ne deriva, viene designata da Maria, nella sublime interizione teologica del Magnificat, proprio come Miseridordia: "di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono". "Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre."
Tutta la storia, vista in luce teologica, secondo l’indicazione di Maria, è lo svolgimento di un disegno di Misericordia; anzi si può dire che tutto il creato ne porta in sé i segni e le rende testimonianza.

La creazione è la prima opera dell’Amore Misericordioso di Dio.
L’Amore divino crea e infonde l’essere, la bontà nelle cose, gratuitamente, per generosa partecipazione della sua gloria, al di fuori di Sé. Ma in questo comunicarsi Dio riempie della sua bontà il nulla, fa che dove c’è difetto d’essere siano gli esseri, e, negli esseri, pone le perfezioni — partecipazione e riflesso della sua infinita perfezione, dei suoi eterni attributi — che espellono i difetti delle cose, sicché la prima radice di tutta la creazione, la ragione ultima dell’esistenza di tutte le cose, è la divina bontà e misericordia. "In quolibet opere Dei apparet misericordia, quantum ad primam radicem eius" (Summa Teol. I, q. 21, a, 4).

La stessa giustizia che dà ordine, norma, consistenza al creato, ha radice nella Misericordia, poiché non da un debito verso le cose, ma da un impulso di generoso Amore, Dio è mosso a crearle e governarle, a salvarle. Anzi, anche le perfezioni dovute alle cose secondo l’ordine liberamente stabilito dalla sua giustizia, "Dio, per l’abbondanza della sua bontà, elargisce più largamente di quanto esiga la proporzione della cosa" (Deus, ex abundantia suae bonitatis, largius dispensat quam exigat proportio rei) (ib).

L’eterna Misericordia è dunque profusa in tutto il creato. Si rivela in certi casi più tipici:

• come nella salvezza dell’uomo,
• nel perdono del peccatore,
• nella conversione dei popoli,
• nelle tribolazioni terrene dei giusti:
• ma è in tutte le cose, in tutti i rapporti di Dio col creato, dalla creazione alla liberazione dal male, alla morte, alla salvezza eterna, alla stessa dannazione dei reprobi, nella quale "appare la misericordia, non nel senso di condonare tutto, ma alquanto benevola perché punisce al di sotto di quanto sarebbe dovuto" (apparet misericordia, non quidem totaliter relaxans, sed aliqualiter allevians, dum punit citra condignum) (ib. ad. I)

</jump>Ogni cosa, dunque, e specialmente ogni uomo si muove sotto il raggio dell’Amore Misericordioso che eternamente

• lo vuole,
• lo chiama all’essere,
• lo conduce,
• lo salva.

Per dono di quell’Amore l’uomo è elevato fin dalla creazione a una partecipazione più alta della Divinità, nella Grazia, frutto di Misericordia, che ripara al "difetto" della distanza tra uomo e Dio, costituendo in lui un principio di vita e di amicizia divina.

E quando l’uomo pecca — l’uomo - Adamo, di cui è erede e continuatore ogni altro uomo peccatore — se su di lui si pronuncia la Giustizia (che, certo, domina tutta la creazione e, in modo particolare, i giudizi divini sul bene e sul male degli uomini), tuttavia verso di lui si piega la Misericordia, per risollevarlo e salvarlo.

Ed ecco Gesù, il frutto più squisito dell’eterna Misericordia. È Dio stesso, Amore Misericordioso, che viene all’uomo. Il suo Figliolo eterno

• si incarna,
• nasce,
• vive,
• opera,
• soffre,
• si immola per l’uomo.

È il Verbo Luce, ma mosso da un infinito Amore, "Per la grande carità con la quale ci ha amato" (Propter nimiam caritatem qua dilexit nos). "Mi ha amato e ha dato se stesso per me ». (Dilexit me, et tradidit semetipsum pro me).

E in questo darsi, attira a Sè, fa rivivere divinamente, salva. È il duplice movimento della Redenzione, originato dall’Amore Misericordioso: Dio si dona, dona il suo Figlio, viene a noi; Dio ci attrae a Sè, per renderci partecipi dei suoi doni e della sua salvezza. Tutto ciò si concentra e concreta in Cristo, che è "Dio con noi", venuto a noi per salvarci, secondo l’eterno disegno che stabilisce l’effettuarsi della Incarnazione per un motivo di misericordia, ed è insieme il "Primo di molti fratelli" che con Sé riporta a Dio coloro che lo accettano, che cedono all’attrazione amorosa del suo Cuore.

Gesù è dunque nel mondo, nella storia, l’Amore Misericordioso che ha preso volto, cuore, voce, dolore d’Uomo, per poter essere, in mezzo a noi, Colui che in unico abbraccio di carità infinita si stringe, redime e unifica in Dio.

• Se l’uomo ha perduto se stesso, Gesù lo salva e lo riporta a Dio, come un buon Pastore che ha ritrovato la pecora smarrita;
• se l’uomo giunge al paradosso del peccato, Gesù prevale su di lui col paradosso della Resurrezione con la follia della Croce;
• se l’uomo si è reso reo di fronte alla divina Giustizia, Gesù è presso di Lui, in lui l’avvocato, il Mediatore onnipotente presso la divina Misericordia.

Egli dimostra fino a che punto è giunta questa Misericordia: ecco infatti un Dio che si dona, un Dio che cerca la creatura, un Dio che s’eguaglia all’uomo, un Dio che muore per l’uomo! "Sic Deus dilexit mundum"!

Da quando Gesù è venuto nel mondo ed è morto per noi: da quando con la sua Resurrezione ha aperto a noi tutti, per i secoli dei secoli, le porte della vita, noi abbiamo una grande certezza: quella dell’eterna Misericordia che ci ama e soccorre con amore infinito. "E noi abbiamo creduto alla carità" (Et nos credidimus caritati): a quella Carità che è Dio e che in modo supremo si è rivelata e ha dato all’uomo prova di Se stessa in Cristo.

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ultimo aggiornamento 20 marzo, 2006