DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

"Gesù mio, fa che in questi momenti di sofferenza non cerchi il conforto delle creature ma solo il tuo"

11 febbraio 1942: l’11 febbraio ricevo la prima lettera del vescovo di Tarazona, nonostante gli abbia scritto varie volte comunicandoli la gravità della mia malattia; mi dice: "gradirei che scrivesse lettere non lunghe alle suore".
Gesù solo sa quale dolore ha provocato questa lettera alla mia povera anima, infatti per me è di grande consolazione poter guidare e incoraggiare le mie povere figlie anche solo per iscritto. Ringrazio il Buon Gesù per questa sofferenza grande e tremenda e gli chiedo l’aiuto per soffrire questa grande prova come vuole il mio Dio senza che il vescovo e le figlie si rendano conto del mio dolore.
Gesù mio, fa che in questi momenti di sofferenza non cerchi il conforto delle creature ma solo il tuo e col tuo aiuto possa infiammare del tuo amore tutti quelli che mi avvicinano e arrivare a fare oro comprendere, senza versare ancora lacrime, che quando ti si ama fortemente si trovano tali attrattive nel dolore che lo si sospira, si desidera e non si può vivere senza la croce.
Non rattristarti, Gesù mio, se in questi momenti dolorosi mi vedi piangere, perché sai, Gesù mio, che mi dispiace e il mio povero cuore è pronto, ma non riesco a reprimere le lacrime; poiché non sono ancora riuscita a sottomettere completamente la mia fragile natura alla tua divina volontà e così quando arriva il momento della prova essa produce questo frutto che io detesto poiché vorrei tenerla sempre conforme al mio cuore, senza permetterle di ribellarsi di fronte al dolore

13 febbraio 1942: oggi, 13, grazie al Buon Gesù, sto migliorando e penso che avrò la grazia di fondare la congregazione dei FAM e soffrire ancora per i poveri sacerdoti che hanno avuto la disgrazia di offendere il mio Dio.

14 febbraio 1942: il 14 febbraio arriva in questa casa, come superiora, M. Antonia.

Roma 19 febbraio 1942: mi dici, Gesù mio, che mi vuoi più unita a te e più conforme alla tua divina volontà. Che pena causa nella mia anima questa tua raccomandazione! Perché vedo che nonostante non desideri altro che fare sempre la tua volontà e che essa si compia in me, quando arriva il momento evidentemente non la metto in pratica, né l’accolgo come tu desideri.
Mi dici che debbo ricordarmi che la conoscenza di te porta sempre all’amore e la conoscenza di me mi mostrerà la necessità che ha la mia anima di unirsi a Dio, mi farà sospirare ardentemente per lui e mi getterà completamente nelle tue braccia, abbandonata alla tua divina volontà; ciò mi unirà sempre più a te, fonte di ogni perfezione.
Gesù mio, non desidero altro che farti contento e sottomettermi in tutto e per tutto alla tua volontà; non permettere che desideri cosa alcuna che non sia conforme alla tua volontà.

22 febbraio 1942: oggi, 22, scrivo al vescovo di Tarazona. Chiedo al Buon Gesù l’aiuto per non manifestare al vescovo neanche il più piccolo dolore o la più piccola pena per il suo comportamento.

26 febbraio 1942: oggi 26 febbraio, Pilar scrive al vescovo di Tarazona e lo fa con lo scopo di farlo calmare; infatti lui non vuole avere niente a che fare con lei; anzi vorrebbe che tornasse quanto prima in Spagna e così le ha comandato. Ma al Santo Ufficio le hanno detto che lei non è tenuta all’obbedienza.
Pilar ha scritto al vescovo dicendogli che per il momento non può rientrare in Spagna credendo sia meglio per il bene della Congregazione che lei resti a Roma da dove può più facilmente combattere i nemici e perché è decisa a non lasciare sola la Madre. Che pena provo vedendo come il vescovo tratta Pilar!
Le ho detto di non preoccuparsi e di non scrivere più al vescovo e che insieme dobbiamo sforzarci di soffrire per la maggior gloria del Buon Gesù, per vivere e morire unite a Lui. Così proveremo la consolazione di vedere consolidarsi sempre più la Congregazione per mezzo delle nostre angosce, sforzi e dolori. Basta con le parole, ma affidiamoci al Buon Gesù.

17 marzo 1942 Oggi, 17 marzo, Suor Ermanna Marcelli viene ricoverata in ospedale e dopo due mesi muore come una santa.

Roma 18 marzo 1942 Pilar si reca alla sacra congregazione dei religiosi dove le consegnano il permesso per aprire il noviziato.

Il giorno di San Giuseppe abbiamo fatto una festa di ringraziamento per il dono del permesso di aprire il noviziato e ho detto alle figlie: "vedete, figlie mie, quanto ci ama il Buon Gesù e come effonde abbondanti grazie su di noi e sull’amata congregazione; vi assicuro che se ci allontaniamo dalle creature per Lui e ci abituiamo a vedere Dio in ogni fatto, cosa, persona o avvenimento Lui, che ha sconfitto il mondo e il demonio, sarà sempre accanto a noi come fedele amico e con lui vinceremo ogni contrasto e inganno del diavolo e degli uomini.
Chiedo al Buon Gesù la grazia di non desiderare altro, né io né le mie figlie, che farlo contento e sottometterci in ogni cosa alla sua divina volontà.

Roma 26 marzo 1942 – Padre mio, grazie alla misericordia del mio Dio, debbo confessarle che la mia amata congregazione né io siamo morte o fallite e per essa e per me è finita la prova gloriosa e purificatrice. Ringrazio infinitamente il Buon Gesù che con essa si è degnato di concederci enormi vantaggi spirituali.
Dio mio, mai gioisci per la nostra perdizione e così dopo la tempesta ci concedi la pace e dopo le abbondanti lacrime infondi la gioia

29 marzo 1942 Il 29 scrivo al vescovo di Tarazona.

Giovedì santo: 2 aprile 1942: oggi, giovedì santo, ti prego, Gesù mio, non dimenticarti dei sacerdoti del mondo intero per i quali desidero vivere come vittima: illuminali, Gesù mio, con la tua luce perché sperimentino il vuoto e la nullità delle cose umane e attirali a te facendoti conoscere loro come padre amoroso e fonte di ogni bene; da, Gesù mio, alle loro volontà la forza e la costanza di cui hanno bisogno per non cercare, né desiderare altro che Te.
Concedimi, Gesù mio, di vivere amandoti in un continuo dolore, per poter espiare in qualche modo, le offese dei tuoi sacerdoti e dopo una lunga vita di lavoro e sofferenze, veda il mio corpo disfatto ma sempre in riparazione dei peccati di concupiscenza della carne commessi dai sacerdoti.
Ti chiedo anche, Gesù mio, una e mille volte che le mie sofferenze non servano a riparare le molte offese che disgraziatamente ti ho arrecato; questa espiazione ti chiedo di riservarmela per il purgatorio, mai per l’inferno, Dio mio, perché laggiù non potrei amarti.
Aiutami, Gesù mio, a non darti alcun dispiacere, ma che possa darti in ogni momento quanto mi chiedi e che la mia vita sia una sofferenza continua sempre secondo la tua volontà. (El pan 18, hoy 736-759)

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ultimo aggiornamento 07 giugno, 2006