P   A   S   T   O   R   A   L   E G  I  O  V  A  N  I  L  E

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam






Lampada per i miei passi
è la tua parola,
luce sul mio cammino

Con la lampada in mano

Memorie di un pellegrinaggio

Cari amici,
Black out
improvviso. Ci ritroviamo da soli, al buio, senza cellulare in tasca.
Il telefono fuori mano.
Che fare? A tentoni, cerchiamo una candela. La accendiamo. E aspettiamo pazientemente che torni la luce.
Chi ha visto di noi, il giorno di Pasqua, «La Passione di Cristo» di Mel Gibson, ha sopportato il peso quasi fisico dei lunghi secondi che separano la Pietà dalla Risurrezione.
Buio totale sullo schermo. Fino a quando, quasi dal nulla, lentamente, la luce sorge di nuovo e percorre la profondità della roccia. Il lenzuolo si svuota e finalmente appare il profilo del Cristo risorto.
Il suo volto, la mano forata, e Lui che si alza in piedi. Risorto!
Quanti giorni passiamo al buio, o in penombra?
Quasi la metà della vita, i nostri occhi sono chiusi sulla realtà che ci circonda.
La coscienza abbassa la soglia della vigilanza e il sonno conta le nostre ore di buio.
Al mattino, un allarme ci richiama alla vita del giorno.
Vediamo, ora, in maniera confusa, come in un antico specchio1.
Anche le immagini migliori del reale, sono così differenti dalla mia faccia, le mie mani, i miei occhi. Questi occhi qui che voi, cari amici, non potete vedere, ma che mi permettono di leggere, di scrivere, di camminare.
«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»2.
La Sacra Scrittura è come la torcia che illumina i miei passi. Anche nei momenti più scuri della mia esistenza. Che io vegli o dorma, la Parola è accesa per me.
In qualsiasi momento, posso ascoltare la voce di Dio che mi parla nel più intimo di me stesso, mi suggerisce la mossa giusta, mi rimprovera, mi aiuta.
Anche la Chiesa, «popolo di Dio pellegrinante», può dormire ed essere sveglia; ma la Sacra Scrittura è come una torcia sempre accesa. Una stella perenne che brilla nelle buie notti della storia.
La Parola è la luce che illumina i passi dei figli di Dio pellegrini.
Nelle vesti di giovani pellegrini siamo partiti, il 6 aprile scorso, da Collevalenza a Roma, per incontrare Benedetto XVI in occasione della XXI giornata mondiale della gioventù.
Ci siamo mossi in cinquanta, dal cuore della nostra bella Umbria: giovani in formazione nella nostra Famiglia religiosa, giovani della Parrocchia di Collevalenza e di Campello sul Clitunno. Adulti che si sentono giovani e amano accompagnare i giovani.
Siamo partiti, più o meno consapevoli di ciò che andavamo a fare e perché.
Qualcuno per vedere il Papa, diceva; altri per fare shopping a Roma e una gita diversa.
Al momento della partenza, nel nostro pullman, abbiamo ricevuto la croce di legno dell’Amore misericordioso: l’ostia e la croce, una che rimanda all’altra come due facce della stessa medaglia.
La croce ha guidato i nostri passi, nella via verso San Pietro.
E nemmeno al buio ci siamo smarriti.
Tutti uniti sotto la croce dell’amore, dinanzi al nostro Pastore, che con il sorriso mite e le parole sincere, ha affascinato i giovani più lontani.
Al ritorno, un coro di giovani che abbiamo incrociato, intonava a squarciagola:
«O mama, mama, mama, sai perché mi batte il corazón?
Ho visto Benedetto, e mama, innamorato son!».
Sorpresi?
Noi no, perché ci siamo stati e come al solito certe esperienze non si possono raccontare…
Possiamo gridare soltanto, magari in una canzone stonata, che siamo innamorati!
I ragazzi del nostro gruppo non hanno tutti compreso le parole del Papa: erano forse troppo piccoli per capire il linguaggio semplice e profondo di Papa Ratzinger.
Ma a San Pietro splendeva il sole. Brillava sui volti dei giovani radunati per incontrare Benedetto.
C’è una stella che illumina ed attrae: «la Stella del mattino» che annuncia la vittoria. La vittoria di Cristo Luce sul buio delle mie tenebre interiori.
La certezza della vita senza fine sullo squallore delle mie quotidiane morti.
I sampietrini romani gridavano "Benedetto!" al suo passaggio. O almeno pareva così.
E "Giovanni Paolo", quando il Papa si è recato in pellegrinaggio presso la tomba del suo grande predecessore insieme ai giovani della diocesi del Lazio.
Abbiamo cantato una gioia che non ci sarà mai tolta.
La gioia di essere ancora lì, «sotto la stessa croce, sotto la sua luce»: quella del «Dolce Cristo in terra», come lo chiamava Santa Caterina.
I ragazzi del nostro gruppo non hanno tolto dal collo la croce dell’Amore misericordioso che li aveva legati.
E continuano a portarla ancora.
Chissà se leggeranno la Bibbia da soli, in compagnia degli amici, dei maestri e nella Chiesa, come ci ha indicato Benedetto…
Chissà se avranno ascoltato le parole della Scrittura che il Papa ha citato per aiutarci a capire il valore intramontabile del matrimonio, «sacramento del Raduno ragazzi e festa della famiglia!Creatore», voluto dal principio secondo l’amore fedele di Dio…
Chissà se riusciranno a trovare Dio, «il Dio rivelatosi in Gesù Cristo, camminare in compagnia con la sua grande famiglia, con i nostri fratelli e sorelle che sono la famiglia di Dio»…
Chissà se saranno «attenti ai gesti del Signore» nel loro cammino. Se saranno capaci di «entrare realmente in amicizia con Gesù»…
Se saranno "umili" e abbastanza "aperti" da chiedersi: cosa vuole il Signore da me? Se avranno «il coraggio dell’avventura»…
Se sapranno leggere il grande libro della natura e riconoscere il primato della ragione e dell’amore e abbracciare la grande scelta del Cristianesimo, che riconosce «come dietro a tutto ci sia una grande Intelligenza, alla quale possiamo affidarci»3.
Non lo so.
Quello che so con certezza è che i giovani, quando noi "genitori" nella fede abbiamo coraggio di invitarli, ci vengono dietro.
Accettano di portare la croce. Di fare festa con il Papa e gridare: Benedetto! come fossero allo stadio.
E forse di rimettersi in cammino, di andare controcorrente.
Con la lampada in mano.

Arrivederci alla prossima GMG!

sr. Erika di Gesù


1 Cf. 1Cor 13,12

2 Questa citazione dal salmo 118 [119], 105 è stata il titolo della GMG 2006.

3 BENEDETTO XVI, Discorso ai giovani riuniti a Piazza San Pietro, giovedì 6 aprile 2006.

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ultimo aggiornamento 09 giugno, 2006