DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

"È al tuo fianco, Gesù mio che s’impara a frenare l’orgoglio, la superbia, la vanità e si arriva a distaccarsi dalle creature e l’anima si unisce sempre più a te e per pensare solo al suo Dio e alla sua gloria"

5 aprile 1942: Oggi, 5 aprile, lascia la congregazione la postulante Delia.

5 aprile 1942: quanto mi costa, Gesù mio, scrivere a questo signore, lo faccio solo per l’amata congregazione e perché, aiutata dal mio Dio, possa ottenere di morire a me stessa per vivere la vita in Lui e giungere ad essere tutta per lui, facendo sempre la sua divina volontà anche se mi fa soffrire, per quanto non la veda e anche se non la capisco.

3 maggio 1942: Oggi, 3 maggio 1942, festa del ritrovamento della santa croce, riceviamo un telegramma che ci comunica che la Santa Sede ha approvato la nostra Congregazione.
Questa notizia ha riempito di esultanza il mio cuore e quello di Pilar e, come fuori di me, col telegramma in mano ho corso gridando: Figlie, abbiamo l’approvazione! E le ho abbracciate tutte con forza. Abbiamo comunicato la notizia al parroco che è venuto subito e abbiamo cantato come ringraziamento il TE DEUM. Abbiamo fatto festa per otto giorni.

22 maggio 1942: Madre Antonia riceve una lettera del vescovo di Tarazona che comunica che nella festa del Sacro cuore faranno i voti perpetui le Madri del Governo generale e le superiore delle varie comunità e quindi anche lei potrà farli in quel giorno; mentre io li farò quando lo dirà il Santo Ufficio. Madre Antonia e Pilar si recano immediatamente al Santo Ufficio con la lettera del vescovo.
Pilar è indignata e ugualmente le suore, le quali, conosciuto il contenuto della lettera, hanno cominciato a protestare; io ho ordinato loro di tacere, ma le poverette sono molto dispiaciute e dicono che non possono accettare che facciano i voti le altre suore prima della fondatrice. Io faccio loro molte considerazioni e aggiungo che per la mia anima è di grande vantaggio non poter fare i voti insieme alle figlie. Ma soffro interiormente pensando che questa decisione sarà molto sgradevole non solo per le figlie di qui, ma anche per quelle della Spagna, poiché credo che le poverette ignorino il comportamento del Vescovo nei miei riguardi; sono certa che le figlie della Spagna siano convinte che io li farò insieme a loro, perché, in caso contrario, credo che neanche loro li emetterebbero.
Madre Antonia vedendo la dolorosa impressione che ha lasciato nelle figlie la notizia che loro debbano emettere i voti prima della loro Madre, ha inviato un telegramma al Vescovo e alla Madre Vicaria generale dicendo che non le sembrava opportuno emettere i voti prima della Madre. Ricevendo il telegramma la madre vicaria si è resa conto del tranello e Gesù solo sa quanto ne stanno soffrendo le povere figlie.
La mia pena è grande nel vedere soffrire le figlie e nel pensare che la Madre vicaria ricevendo il telegramma si renderà conto che il Vescovo non mi accetta e, non sopportandolo, questa figlia farà perdere la fiducia nel vescovo a tutte le altre.
In questa sofferenza il Buon Gesù mi dice che l’unico mezzo per dipanare questo nuovo imbroglio è scrivere al Santo Padre chiedendogli di poter emettere santi voti. (El pan 18, hoy 760-768)

Roma 24 maggio 1942: Tutto per amore e per obbedienza al Buon Gesù. Dio mio ti ringrazio per avermi concesso di passare questa notte unita a te; infatti unita a te in intima e dolce conversazione ho sperimentato ancora una volta la tua amabile bontà, amore e carità.
È al tuo fianco, Gesù mio, che s’impara a frenare l’orgoglio, la superbia, la vanità e si arriva a distaccarsi dalle creature e l’anima si unisce sempre più a te e per pensare solo al suo Dio e alla sua gloria.
È lì che la mia povera anima può inebriarsi nel tuo amore, al punto di non saper parlare di altro che di Te, dovendo fare un grande sforzo per restare in questo mondo, poiché la conoscenza di te e del tuo amore ci distacca dalle creature e unisce l’anima sempre più a te, per trasformarla secondo il tuo volere, progressivamente in Te.
Aiutami, Gesù mio, a copiare in me i tuoi insegnamenti e fa che la mia volontà sia sempre pronta al tuo servizio.

Roma 27 maggio 1942: Mi chiedi, Gesù mio, di raddoppiare lo sforzo per progredire nella santità, ma senza desiderio precipitoso né frenetico. Vuoi che rafforzi in me il fermo proposito di non negarti niente e che la mia volontà non sia più mia ma tua.
Gesù mio, sono pronta, ma aiutami perché mi trovo in una grande difficoltà con la Congregazione delle EAM e mi spaventa dover fondare la congregazione dei FAM, nonostante sia persuasa che sia tua volontà. Gesù mio, perdonami! Non guardare alla mia paura causata forse dalla lotta e dal dolore di questi momenti.
Gesù mio, ancora una volta ti ripeto: sono pronta a lottare e a soffrire, sempre col tuo aiuto. Ho una grande pena perché credo che in questi momenti ho guardato più alle creature e a quello che si dirà che non al compimento della tua divina volontà.
Quanto poco ho copiato in me i tuoi insegnamenti, Gesù mio! Tu sei vissuto solo per dar gloria a tuo Padre, sei morto per compiere la sua volontà e farlo eternamente contento; così mi hai insegnato che la vita e la morte non debbono interessarmi affatto quando si tratta di darti gloria.
Perdonami, Gesù mio, e aiutami perché al momento della fondazione dei FAM mi getti su quest’opera col solo scopo di realizzare la tua divina volontà anche se mi farà molto soffrire, con lo sguardo sempre fisso in te e non su me stessa o a quello che diranno le creature.

29 maggio 1942: il 29 maggio, ricevo una cartolina da Mons. Ottaviani nella quale mi dice che da parte del Santo Ufficio non ci sono difficoltà a farmi emettere i voti perpetui.
In questo stesso giorno vengo a sapere che le povere figlie della Spagna non emetteranno i loro voti nella festa del Sacro Cuore di Gesù, perché dal Santo Ufficio hanno chiesto al vescovo di Tarazona di rinviare i voti di tutte le religiose dell’Amore Misericordioso, delle case di Spagna fino a nuovo ordine.

Roma 29 maggio 1942: Gesù mio, aiutami ad osservare fedelmente tutti i miei doveri in unione con Te e solo per farti contento: Fa Gesù mio che acquisti la vera umiltà, basata come dici sulla tua grandezza e santità e sulla mia povertà e miseria; queste disposizioni mi spoglino del mio egoismo, della superbia e della presunzione poiché è proprio nel vuoto di me stessa dove può realizzarsi l’unione con Dio e così, Gesù mio, tu potrai prendere la mia anima e diventarne il padrone assoluto.
Gesù mio, fammi sentire la mia pochezza e debolezza per desiderare continuamente solo Te che sei l’unico che può fortificarmi e riempire il vuoto del mio cuore affranto.

Roma 30 maggio 1942: Oggi, 30 maggio, scrivo al Cardinal vicario e a Mons. Mingoli Vicario delle religiose.

Roma 30 maggio 1942: Di nuovo, Gesù mio, consegno la mia anima al tuo spirito perché tu possa crescere in me, certa che se non ti disturbo tu mi invaderai, crescerai e ti diffonderai nel mio cuore, lo ungerai e profumerai con il profumo che solo tu sai preparare per lasciare l’anima assorta in te, incapace di rendersi conto di quanto accade attorno a lei.
Profuma, Gesù mio, il mio cuore con quella essenza spirituale con la quale tu stesso sei unto, con quel tuo balsamo d’amore che fa sgorgare dal cuore frasi consolanti di amore al proprio Dio.
Fa, Gesù mio, che la mia anima esca da me per entrare in te e in questa fornace del tuo divino amore, sia purificata da ogni impurità, diventi incandescente, ardente e malleabile alle tue divine ispirazioni; illuminata da te brilli sempre del vivo splendore del tuo amore, della tua carità e del sacrificio, illuminando con essi quanti mi avvicinano.
Fa, Gesù mio, che il mio cuore sia simile al tuo e che mai pretenda conoscere di te grandi cose per poi operarne poche per Dio. (El pan 18, hoy 769-786)

11 giugno 1942: La notte tra l’11 e il 12 è stata per me molto felice perché l’ho trascorsa unita al mio Dio.

Roma 12 giugno 1942: Gesù mio, Amore Misericordioso, ti prometto obbedienza, castità e povertà. Prendi il mio cuore e costringimi a compiere sempre e in ogni momento la tua divina volontà poiché unirsi a te e fare quello che tu vuoi è la cosa più amabile e la cosa più dolce e desiderabile è amarti sopra ogni cosa.
Vergine Santissima, vera madre di tutti gli uomini, accoglimi sotto la tua materna protezione per amore del tuo divin figlio; da oggi, giorno della mia professione, divieni madrina della mia nuova vita spirituale e della mia fedeltà. Sii per sempre la mia speciale e tenera madre, la mia benevola procuratrice nella vita presente e ricevimi fra le tue braccia nell’ora della morte.

Roma 13 giugno 1942: Gesù mio, imprimi nel cuore delle figlie il sigillo del tuo cuore divino perché vivano sempre secondo i tuoi desideri e difendi, Gesù mio, nel segreto del tuo cuore paterno la purezza della loro fede perché, sotto la tua fedele protezione, possano presentartela integra nell’ora della morte.
Fa Gesù mio, che le figlie progrediscano sempre nella virtù e sii tu la guida e il custode nel loro pellegrinaggio perché non si turbino, né sbaglino il cammino che conduce a Te. Liberale da tutto quello che impedisce loro di unirsi a te e fa che ti amino con tutto il cuore e arrivino a morire a se stesse, per vivere solo per te, fino a divenire un solo respiro, una sola volontà, un solo amore, un unico affetto perché le loro anime, le loro forze e tutta la loro persona ardano e si consumino sempre come vere scintille nel fuoco della tua divina carità.
Fa che tutte le figlie capiscano, Gesù mio, che unirsi a te e fare quello che tu vuoi è la cosa più grande e amabile, e amarti sopra ogni cosa è la cosa più dolce e desiderabile.

Roma 16 giugno 1942: Ti ringrazio, Dio mio, per le sofferenze di questi giorni. Non guardare la debolezza della mia natura, né la vigliaccheria della mia carne che spesso trema al solo pensiero del dolore.
Gesù mio, fissa lo sguardo soltanto sul fatto che sono molti i poveri sacerdoti che, deboli nello spirito e nell’amore per te, ti offendono e che il mio desiderio è di soffrire costantemente in riparazione delle offese di questi tuoi poveri ministri.
Concedimi, Gesù mio, la grazia di vivere continuamente nel dolore e di morire arsa dal tuo amore e che le tue croci, tutte quelle che vuoi inviarmi, mi servano per amarti di più e insegnare agli altri che la scienza dell’amore s’impara nel dolore.

Roma 19 giugno 1942: Quanto soffro, Gesù mio, vedendo che non progredisco come dovrei nel tuo amore e nelle sue finezze che sono carità, dopo tutto quello che tu hai fatto e stai facendo con me.
Mi dici che i sentimenti di devozione sgorgano facilmente dal cuore che sente l’amore a Dio e che più forte sarà il mio amore per te, tanto più si accenderanno in me questi sentimenti
Tu sai bene che voglio amarti e ci sono momenti che credo di farlo, ma senza dubbio la mia carità lascia tanto a desiderare e non rassomiglia affatto alla tua; da te ho copiato molto poco!
Quando poi si tratta di soffrire vedo con pena che alla mia natura costa troppo e la mia anima non sa approfittare del dolore tanto come dell’amore, nonostante molte volte mi senta fortemente attratta ad abbracciare la croce per quanto pesante.
E quando, tu Gesù mio, ti degni provare il mio amore con il dolore e la persecuzione, sai bene che facilmente s’impossessa di me lo scoraggiamento e per questo non sono mai capace di compiacermi nel dolore.
Gesù mio, perdonami ancora una volta e non smettere di mandarmi le sofferenze; fa che la mia vita sia un continuo soffrire e la mia morte sia d’amore.

Roma 20 giugno 1942: Gesù mio, la mia pena è grande vedendo che perdo tempo pensando a cose che non ti piacciono e, con mio grande dolore, manco di carità con giudizi temerari e ciò nonostante il mio proposito di santificarmi per la tua gloria facendo o compiendo quello che tu vuoi da me e tu ancora ti degni di venire da me per conversare con me e mendicare il mio amore. Che pena, Gesù mio!
Non umiliarti più con questa povera creatura, che ancora una volta ti supplica di perdonarla per le offese che ti ha arrecato; dimenticale ed io ti prometto di camminare, col tuo aiuto, nella via della santità senza guardare indietro, ma pregando insieme con te perché lì la mia anima impari a conoscerti ad amarti tanto, tanto, ad aspirare ad una solida virtù fondata non su orazioni, ma su profonde convinzioni.
Fa, Gesù mio, che lì, unita a te la mia anima impari a staccarsi dalle creature e da ogni consolazione, per unirsi più strettamente a te; fa che le figlie sperimentino nel proprio cuore il vuoto e il nulla delle cose umane e svelati loro come Sommo Bene e attirale a te; aiutale, Gesù mio, perché unite a te le loro anime siano continuamente animate dal desiderio della perfezione.
Fa, Gesù mio, che ami veramente il dolore, gioisca nella persecuzione, cerchi sempre l’abnegazione e segua sempre la croce.

30 giugno 1942: il 30 giugno 1942, durante la notte in sogno vedo San Rocco che m’incoraggia a soffrire e mi racconta quello che lui soffrì in Italia, come riuscì ad entrare in un ospedale per curare coloro che avevano malattie infettive; ne venne contagiato e soffrì moltissimo, completamente abbandonato; in seguito il Signore in una visione gli mostrò che desiderava tornasse in patria dove l’attendeva una forte sofferenza, ed egli accettò tutto con grandissima gioia per amore al suo Dio; è guarito miracolosamente e arrivando in patria, nessuno lo riconobbe, anzi lo presero per una spia e lo stesso suo zio, governatore , lo rinchiuse in un carcere dove soffrì moltissimo perché lo trattarono molto rigidamente e soltanto poche ore prima di morire lo consolarono e lo accudirono.
Mi ha detto che il Signore desidera che anch’io soffra, ma debbo stare molta attenta per evitare non le sofferenze che Lui permetterà, ma i tranelli che gli uomini pretendono farmi nella loro cecità.
Dice che il vescovo di Tarazona pretende mandarmi nella casa di Alfaro per isolarmi da tutti; a questa decisione è spinto prima di tutto perché vuole togliermi da Roma per evitare che possa ricorrere, per qualsiasi cosa, al Santo Ufficio; secondariamente per dare al Nunzio e al Vescovo di Madrid la certezza che stando ad Alfaro, isolata per sua disposizione, quando finirà il suo mandato resterò nelle mani del Nunzio che s’incaricherà di non riabilitarmi per poter governare le mie figlie e la congregazione, poiché il Santo Ufficio non prenderà nessuna decisione senza consultare il nunzio e comunque da Roma agirebbero tenendo conto delle sue informazioni; mentre, se resto a Roma è molto difficile per il nunzio poter controllare questa faccenda perché non gli chiederebbero alcuna informazione.
Mi dice anche che se l’ordine di tornare in Spagna fosse volontà di Dio, dovrei accettarlo con gioia, non solo per andare in isolamento, ma anche in un oscuro carcere. Ma siccome si tratta di una nuova persecuzione che potrebbe pregiudicare la congregazione delle EAM e ostacolare anche la fondazione dei FAM, e far crescere le offese a Dio, io non devo consegnarmi nelle loro mani, ma combattere perché ciò non accada. Chiedi aiuto al Buon Gesù ed egli te lo concederà: "fiducia e amore, con essi sarai vittoriosa". (El pan 18, hoy 787-809)

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ultimo aggiornamento 03 luglio, 2006