ESPERIENZE

P. Arsenio Ambrogi fam

Ricordando l’anniversario della morte di Padre Arsenio Ambrogi fam (10/09/2005) riproponiamo la lettura di quattro o cinque delle sue tantissime riflessioni con le quali ha accompagnato la nostra vita e il nostro cammino spirituale. Conserviamo più di 200 articoli con i quali ha collaborato a questa nostra Rivista per vari anni. Ne stiamo preparando una raccolta che vorremmo – quanto prima – offrire ai nostri Lettori in una nuova edizione. (N.d.R.)

Con la Chiesa, seguendo Madre Speranza

 

 

1 - Ottobre 1971: Il mistero della croce

Nella concelebrazione di tutti i Figli dell’Amore misericordioso, per la rinnovazione dei voti, il Superiore gen. P. Arsenio Ambrogi, all’omelia, ha tratto i pensieri di meditazione dalle Letture della liturgia nuova della festa dell’Amore misericordioso, centralizzando il mistero della croce, culmine dell’amore e della misericordia di Gesù.

Ecco la gloria che vorremmo dare a Gesù in questa giornata così bella, proprio perché Egli si è dato a noi, e lo vogliamo sentire profondamente, ripeto. Perché è soltanto questo che non ci fa diventar superficiali e devozionali, ma ci fa dei convertiti, dei trasformati, noi vogliamo esaltare, glorificare questo Amore misericordioso che non si è rifiutato alla morte per noi. Vorremmo gridargli come l’apostolo Paolo: io vivo nella fede! Perché a questo dobbiamo arrivare, non semplicemente per l’istante o nella commozione di un giorno. No: io vivo nella fede del mio Signore Gesù Cristo, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Io vivo nella fede! L’ultima lettura, il Vangelo di oggi, ci portava alla contemplazione dell’amore che deve diventare sorgente di amore in noi. Abbiamo in essa ascoltato l’ultima preghiera, la preghiera di un cuore in trepidazione, che stava per tornare al Padre attraverso lo scandalo della Croce, che li avrebbe visti dispersi come un gregge che non ha più il pastore. Ma Lui pregava per loro, per i suoi, per quelli che il Padre gli aveva dato. Perché? Oh, perché li custodisse, li custodisse dal male che c’è nel mondo, dal maligno che è il principe di questo mondo; non che c’è nel mondo, dal maligno che è il principe di questo mondo; non che li togliesse dal mondo, perché anzi dovevano andare nel mondo per essere i portatori di questa redenzione che si operava dal Cenacolo al Calvario... Ecco, e chiedeva per loro, con insistenza, una sola cosa: che fossero fra di loro un’unica realtà. Come io e tu, Padre, siamo una sola cosa; così, essi uniti fra di loro. Così: tu in me, io in loro, compiuti e perfetti nell’unità della carità.
Cari confratelli, che stiamo per rinnovare i Santi Voti! Oggi, noi Figli dell’Amore misericordioso, all’offertorio, faremo di nuovo l’offerta di una esistenza totalmente ed esclusivamente consacrata nella povertà perfetta, nella perfetta castità verginale e nella piena e consegnata obbedienza a Cristo Amore misericordioso per i propri fratelli, per la Chiesa. Io vorrei ripetere, prima di tutto per noi, quasi rappresentanti di Cristo in questo momento: Padre santo, custodiscici nel tuo nome! Non ti chiediamo che tu ci tolga dal mondo, ma che tu ci preservi dallo spirito del mondo.
Se c’è un dramma oggi che paurosamente percuote la Chiesa è proprio la tentazione, che non risparmia neppure i consacrati, di mescolarsi nel mondo fino a confondersi, fino a non farsi più distinguere, sale insipido che non è più capace di dar sapore. Tremenda, paurosa minaccia!
Oh, il Signore non permetta mai, di noi, questo: ci preservi dal male!
Questa nostra rinnovata consacrazione non vuol essere menomamente una separazione, una segregazione, vuol essere una netta distinzione, da tutto ciò che non può accettare il Signore Gesù, vuol essere un’immedesimazione piena e perfetta con tutto quel che è Lui, proprio perché soltanto così potremo far risplendere come astri del firmamento, in questo mondo tenebroso, nel nostro umile e povero volto, nella nostra povera parola, nel nostro povero gesto, l’infinita tenerezza di un Dio che è misericordioso, ma infinitamente esigente nel suo amore. E questo chiediamo per tutta la Chiesa.
Lo chiediamo soprattutto per la Chiesa raccolta nel Sinodo.
Oh, che tutti i Padri sinodali si trovino un cuor solo e un’anima sola! Certo, i problemi sono profondi, vivaci, e tragici alle volte e dovranno esser discussi animatamente; ed ognuno dovrà dire il suo pensiero. Ma che lo Spirito Santo, come sempre fa, sotto la guida di Pietro tutto coaduni al bene della sua Chiesa, alla santità dei suoi sacerdoti, a un vero trionfo della giustizia di Cristo e pienezza di salvezza in tutto il mondo.
E io vorrei, vorrei che nelle nostre case questa esperienza di amore tutti la potessero trovare. Il Signore, voi lo sapete, cari confratelli, in questi ultimi tempi ci va colmando di benedizioni, al di sopra di ogni nostro merito che non sentiamo avere. Noi ci stiamo accorgendo che le nostre case, come era nel disegno di Dio — come ce lo significò la Madre fin dall’inizio — stanno diventando la casa di tutti i sacerdoti. Essi che han tanto bisogno di uscire dalla solitudine, che hanno tanto bisogno di trovare una famiglia, che per amore di Cristo hanno rinunciato ad avere una famiglia. Noi li dobbiam sostenere con l’esempio, con la dolcezza della comprensione, con la carità fraterna. Abbiam visto qui nello scorso giugno più di 420 sacerdoti, li abbiam visti piangere di consolazione, si son sentiti fratelli. Abbiamo avuto turni di esercizi, l’ultimo bellissimo di 110 sacerdoti: «in certe concelebrazioni — così ci hanno detto essi stessi — sentivamo il desiderio di piangere». «Abbiamo scoperto una casa», mi ha detto uno lasciandoci ed ha aggiunto: «Padre, le dico una sola cosa: ho trovato la mia casa». Che bello che un sacerdote possa dire ai fratelli: «mi avete fatto sentire una casa».
Ma proprio l’altro ieri mi è giunta una lettera così delicata che io vorrei leggere qui, alla presenza anche dei fedeli, per dare a tutti il significato della nostra Congregazione e perché noi oggi rinnoviamo il nostro impegno verso questo, Signore, coi S. Voti. E’ un giovane sacerdote, che consigliato dal suo Vescovo, che ci vuol tanto bene, ha passato dei giorni di riposo, di distensione, di ristoro in una nostra casa, la casa del nostro Noviziato. E prima di lasciarla mi ha voluto mandare una lettera, la voglio leggere, perché si capisce quanto è stato buono il Signore nel dare alla sua Chiesa questa Congregazione per la salvezza del suo amato Clero.

«Reverendissimo Padre Arsenio,
domani lascerò la Villa S. Michele (così si chiama il nostro Noviziato). Non si trova sempre ovunque questo spirito, questo calore umano spirituale, questo tepore di famiglia. Che meraviglia! E’ quello che ci vuole oggi, amore, sempre più amore. Ma che si sappia manifestare, perché spesso c’è, ma manca il modo di saperlo manifestare. Ho trascorso 23 giorni veramente felici, sì, li sognavo da anni, ma non sapevo che c’era un’Opera che possedeva questa ricchezza, di far sentire l’amore, il bello di tutto.
Non aggiungo altro, perché rovinerei tutto, voglio soltanto ringraziare insieme a voi, in modo particolare la Madre Speranza e fare un augurio, che il mondo conosca quest’Opera che viene da Dio, a bene dei suoi sacerdoti, soprattutto, oggi, necessaria».

E per voi, cari fedeli e pellegrini che partecipate alla nostra commozione di una rinnovata donazione a Cristo Amore misericordioso, vorrei dire: entrate nella gioia del Signore! Quante volte voi me l’attestate, ce l’attestate, che voi qui ritrovate la pace, quella pace che voi non avevate più. Ritrovate la fiducia nella vita, perché avete riscoperto un amore che vi avvolge con tenerezza infinita perché è l’Amore misericordioso che sempre ci purifica dai nostri peccati. Che il Signore vi dia oggi questa fiducia in Lui e la dia a uniti a voi.

 

2 – Maggio 1975:
Sulla via del dolore di Cristo impariamo a servire il dolore

Il pellegrino che giunge per la prima volta al Santuario dell’Amore Misericordioso resta profondamente colpito e santamente fascinato dal Crocefisso che regalmente domina dall’abside. E’ un Crocefisso che ti parla, dicono i pellegrini. È il Cristo ancora vivo, che con gli occhi rivolti al Padre, implora per tutti noi: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

Un Crocefisso, dice la Madre Speranza, che non doveva tanto esprimere lo strazio della Croce, quanto piuttosto l’amore che Lo ha portato sulla Croce. Sul cuore porta scritto «Charitas», amore. Nello sfondo del Crocefisso una grande Ostia bianca: è l’Eucarestia dei nostri altari. Ci sta a ripetere che ogni volta che viene celebrata la Eucarestia tutta l’opera della redenzione viene posta in atto. Ai piedi della Croce, sul lato destro, sta un vangelo aperto. Sulla pagina si legge: «Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate l’un l’altro come vi ho amato lo».

Dinanzi a quel dolore, così dignitosamente offerto, le tue pene si placano. Ti coglie come un senso di sgomento . . . È un vivo sentimento di dolore dei tuoi peccati. Tu lo vedi: è stato trafitto per i tuoi peccati. Ma è soprattutto un potente sentimento di amore che ti invade il cuore, vedendo come Lui ti ha amato e ha dato se stesso per te. Il Crocefisso è veramente la più sublime, inequivocabile rivelazione di Dio Amore misericordioso. «Non ha risparmiato il suo figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi».

A Collevalenza, a cantare questo amore immolato, oltre il Crocefisso, c’è una magnifica VIA CRUCIS che si snoda lungo la collina per più di un chilometro e mezzo. Fa un tutt’uno con il Santuario. Parte dalla scena del Cenacolo, passa per il Getsemani, la flagellazione, e poi su su nel cammino del dolore fino alla morte sulla croce, fino alla sepoltura. L’ultima stazione ti fa contemplare la gloriosa resurrezione del Signore. Il pellegrino è invitato a percorrere questo cammino di amore e di dolore e a lasciarsi così compenetrare sempre più del mistero della passione e morte di Cristo al fine di partecipare in pienezza alla gloria della resurrezione.
Un felice commento lo guida nella contemplazione delle singole stazioni. E’ tratto dal libro della Passione, scritta dalla Madre Speranza. Sono pensieri profondi che ti prendono nell’intimo. Solo chi ha fatto l’esperienza sconvolgente della passione del Signore poteva dettare simili pensieri. Ora tu senti che questa esperienza passa in te e ne vieni fuori interiormente trasformato . . . l’amore di Cristo ti ha preso.

Se vogliamo rieducarci all’amore di Cristo e dei fratelli in questo anno di conversione e riconciliazione, se vogliamo penetrare il mistero del dolore che sempre minaccioso incombe sulla vita dell’uomo, se soprattutto ci sta a cuore assumere questo dolore per farne «un compimento a quello che manca alla passione di Cristo, per il corpo di Lui che è la Chiesa» nell’esercizio della Via Crucis troveremo una scuola di incomparabile efficacia.

 

3 – Marzo 1976:
Vivere la Speranza cristiana in coraggiosa pienezza

Parlavo giorni fa con un carissimo amico, un missionario comboniano espulso nella scorsa estate dall’Uganda, dove aveva lavorato per tanti anni suscitando fiorenti comunità cristiane. Gli chiedevo con sofferta apprensione le sue previsioni sul futuro di quella Chiesa sottoposta ad una insidiosa persecuzione, quasi in balìa e alla mercè della volontà bizzarra del Dittatore del momento. Sono restato felicemente colpito dal sereno ottimismo del missionario. «E’ un’ora grande questa per la Chiesa di Uganda. La persecuzione risveglia anche nei tiepidi il fervore della vita cristiana. I cattolici di Uganda si sanno minacciati; frequentemente nel fondo della notte qualcuno viene prelevato e non si sa più nulla di lui ... o meglio, tutti sanno la sorte che gli è toccata! Questo stato di cose mette le Comunità in atteggiamento di preghiera e di vigilante attesa davanti al Signore che viene, per esser trovati pronti, sull’esempio dei martiri del secolo scorso, a dar testimonianza della propria fede, a rendere ragione, magari con la voce del sangue, della propria speranza. Sono convinto che la Chiesa di Uganda è nello sbocciare di una nuova primavera: il sangue dei martiri è sempre seme di più fiorenti cristianità».
Ho sentito in queste parole il canto di una fermissima speranza.
Nella orazione della domenica ottava «fra l’anno» abbiamo pregato così: «Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio».
Preghiera traboccante fiducia e abbandono filiale. Preghiera quanto mai urgente! I giorni che viviamo e quelli che stanno per venire non mancano di preoccupanti minacce. Nel mondo non trionfa la giustizia, non fiorisce la pace, perché il mondo si va sempre più costruendo in opposizione alla volontà di Dio.
Crediamo di non essere lontani dalla verità se vediamo i tempi che ci stanno dinanzi fortemente marcati dal legno sanguinante della Croce.
Da qui l’urgenza dell’irresistibile dinamismo della Speranza cristiana. Paolo scriveva ai Romani: «noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude ...».
Facciamo nostra, in quest’ora, la preghiera della Chiesa di Gerusalemme alle prime avvisaglie di persecuzione: «ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunciare con tutta franchezza la tua Parola».
Sì, è bene per noi nei tempi difficili che attraversiamo rivolgere la nostra riflessione alla speranza cristiana, quella speranza che non delude.
Il Santo Padre Paolo VI ne ha fatto oggetto di meditazione in un recente discorso all’assemblea dei fedeli del mercoledì.

 

4 – Ottobre 1977:
Perchè l’Amore Misericordioso possa farsi visibile

Parole pronunciate dal P.Arsenio Ambrogi prima della rinnovazione dei Voli da parte dei Figli dell’Amore Misericordioso.

Questa sera, nell’ascolto della Parola di Dio, abbiamo insieme rievocato i gesti con i quali l’Amore misericordioso ha ripetutamente offerto agli uomini la sua alleanza, soprattutto l’Alleanza del Sinai nella quale Israele divenne il suo popolo, e la nuova ed eterna Alleanza sancita nel sangue del Signore Gesù, nel Mistero Pasquale che è passione, morte e resurrezione; mistero perpetuato nella sua presenza ed efficacia nella Eucarestia dei nostri altari.
È seguito poi il cammino processionale nella grande piazza, che ha voluto in qualche modo evocare il cammino dell’Israele di Dio nelle aspre solitudini del deserto verso la terra promessa.
Eccoci ora a faccia a faccia col Signore, presente in mezzo a noi sotto i segni sacramentali, noi Figli dell’Amore misericordioso, per un gesto che vuol essere "rinnovamento di Alleanza", di quella Alleanza che un giorno abbiamo sancito con Lui, Amore misericordioso, rispondendo al dono di una particolarissima chiamata. Ci consegnammo a Lui nell’impegno della perfetta castità, per poter amare Cristo e i fratelli con la dimensione di amore con cui ci ama Dio; nella povertà, che ci rende liberi per essere dono totale agli altri; e in quella obbedienza che ci configura a Cristo, fatto obbediente fino alla morte di Croce. Quel gesto in questo momento noi intendiamo confermare e rinnovare a gloria di Cristo, Re d’Amore misericordioso, e a servizio incondizionato di quel progetto a noi affidato a salvezza del mondo; rivelare agli uomini che Dio li ama con instancabile amore, li perdona, dimentica tutti i loro peccati.
Di questa realtà vogliamo essere gli annunciatori e i portatori, più con la vita che con le parole, più coi fatti concreti che con sentimenti, con il gesto definitivo di una donazione piena e irrevocabile.
Vogliamo che d’ora innanzi, più che nel passato, l’Amore misericordioso possa farsi visibile nelle nostre umili persone, talmente assimilate e trasformate in Lui, così che il mondo veda e creda che Dio ci ama.
A voi, pellegrini fratelli, chiediamo che ci sosteniate con la vostra preghiera perché l’impegno che rinnoviamo possa essere realtà duratura, che non conosca stanchezze e diminuzioni, e sia, a gloria del Signore e a bene di tutta la Chiesa, cammino di perfetta carità.
Pronunciati i Santi Voti il Padre ha concluso:
In questo felice istante, quanti siamo qui raccolti, vogliamo rivolgere il nostro affettuoso pensiero, palpitante preghiera, alla nostra Madre Speranza. Tutta questa realtà che ora viviamo, tutto quello che per grazia siamo, Figli e Ancelle dell’Amore misericordioso, è scaturito dal suo cuore verginale. Le siamo immensamente grati: è nostra Madre! Tutti ci ha spiritualmente generati nel dolore e nell’amore. Il Signore, quasi a imprimere più profondamente nel suo spirito e nella sua carne il sigillo della croce, ha voluto proprio in questi giorni provarla duramente col dolore. È per questo che non è qui tra noi. Ma noi la sentiamo egualmente presente al nostro affetto e alla nostra preghiera. Il gesto ora compiuto intende essere quasi un giuramento di assoluta fedeltà al suo spirito e a quel progetto divino che per mezzo di Lei l’Amore misericordioso ci ha confidato.

 

5 – marzo 1982: … ma tu sei viva ! … sei in mezzo a noi ! …

In occasione della morte della Madre Speranza..

Comprensibile il momento di intensissimo dolore, come di smarrimento, che tutti - figli e figlie - ci ha percossi nell’ora in cui la Madre, la nostra Madre ci ha lasciati.
Anche se ormai inoltrata nei suoi novant’anni, sentivamo che di lei non potevamo fare a meno, di lei nostra Madre, nostra maestra, nostra guida, nostro conforto. Pur nella consapevolezza della gravità del male che improvviso si era abbattuto sul suo fragile corpo, ci sorreggeva la dolce illusione che ancora una volta, come tante altre del passato, il prodigio di una ripresa si sarebbe ripetuto. La Famiglia tutta, disseminata nelle varie parti di Europa e di America, era in preghiera: una preghiera ardente all’Amore Misericordioso perché ce la lasciasse ancora.
Ma nel disegno amoroso e arcano del Signore la sua vita terrena era giunta a compimento. Era giunta l’ora per lei di passare da questo mondo al Padre. Quante lacrime in quel giorno e in quelli che seguirono!
Ma ecco, proprio in quell’ora cominciammo a verificare segni: segni di tenerezza divina verso questa creatura che tanto aveva amato e fatto amare, tanto glorificato il suo Signore, l’Amore Misericordioso.

Più volte in vita, pensando al momento della sua morte, la Madre aveva espresso il desiderio di vedersi circondata, in quell’ora, da tante figlie e figli. Proprio in quei giorni la casa era piena di figlie e figli, qui convenuti per una forte prolungata esperienza spirituale, esperienza tutta incentrata sulla Eucaristia. E’ stato il suo un pio transito sorretto e confortato da preghiere e lacrime di tanti.
Quel corpo verginale, esposto nella cripta del Santuario alla pietà affettuosa dei suoi e di tanti pellegrini che, nonostante l’eccezionale rigore del tempo, a ondate incalzanti le si accalcavano attorno, mentre ad ogni ora si celebrava per lei l’eucaristia, si è conservato intatto, senza bisogno di alcun trattamento medico, per tutto il tempo, dal mattino di martedì 8 al pomeriggio dei funerali, Come si dilatava il cuore nel contemplare quel volto che di giorno in giorno acquistava in dolcezza, dolcezza di maternità verginale. Il fatto è stato notato da tutti, e tutti l’hanno percepito come un vero "segno".

Un altro grande desiderio aveva manifestato la Madre, l’aveva lasciato anche scritto: "Che i miei figli e figlie depongano le spoglie di questa povera creatura il più vicino possibile a questo Santuario perché si consumino accanto ad esso". Anche in questo la Madre è stata esaudita oltre il desiderio, e subito. Non vicino al Santuario, ma come incorporata in esso. Là, dietro l’altare della Cripta, in un ampio spazio fasciato di silenzio, è la sua tomba: una tomba umile ma dignitosa e densa di significati. L’ha progettata con cuore di figlio l’Architetto Julio Lafuente. Porta sul davanti l’emblema della congregazione: la Croce e l’Ostia, con una scritta semplicissima; "Madre Speranza di Gesù".
Vicino a quella tomba si inginocchieranno i suoi figli e figlie per colloquio intimo con lei; sosteranno a lungo le folle di pellegrini per confidare angosce e speranze, certi di essere accolti, compresi, e consolati come lo furono per tanti anni, nei giorni della sua vita terrena. È venuto poi il trionfo - non so chiamare diversamente la solenne liturgia di suffragio. Questo forse non l’aveva pensato; nella sua abissale umiltà non l’aveva desiderato. Ma il Signore ha voluto darci anche questo segno. Erano presenti undici Vescovi, centinaia di Sacerdoti, tante figlie e figli suoi venuti dalle Case di Spagna, Germania, Italia, fin dal Brasile. Incalcolabile la folla dei fedeli: gremita la Basilica superiore, gremita la cripta, gremita la Cappella del Crocifisso. Se non ci fosse stata tanta neve non sarebbe bastata la piazza a contenere la folla.
Quando la umile bara, portata a spalle dalle sue Figlie, movendo dal piccolo Santuario, fatto il periplo della piazza, salendo per l’ampia gradinata è stata introdotta nel tempio, irrefrenabile è esploso l’applauso. L’ho sentito come un immenso grido di ringraziamento e di lode per tutto quello che la Madre ci ha donato in vita, per tutto quello che ci ha lasciato. Una commozione profonda non senza lacrime era sul volto di tutti.
È seguita la divina liturgia, una liturgia così intensamente partecipata, che ha assunto toni di festa più che di lutto. Sull’altare gli undici Vescovi, il Superiore Generale e il primo figlio dell’Amore Misericordioso, Padre Alfredo di Penta. Attorno una amplissima corona di sacerdoti concelebranti. Quanti ne ho visti di questi cari confratelli, venuti fin dai luoghi più impervi. Anche questo era un segno. Quei Sacerdoti volevano dire tutta la loro affettuosa riconoscenza per quanto essa, vera mamma dei sacerdoti, li aveva amati. In quel momento mi sembrava di rivederla ancora, laggiù, sulla pensilina di fondo, contemplare rapita quelle centinaia e centinaia di concelebranti, nelle grandi Giornate di Santificazione Sacerdotale, mentre inebriata andava ripetendo: "Como disfruto, como disfruto!" (quanto godo, quanto godo!)
Il nostro Vescovo, Mons. Lucio Grandoni, ha così concluso la sua felicissima omelia: "Grazie, Sorella e Madre, per tutto quello che ci hai fatto e insegnato nella tua vita terrena! Il Signore ti ricompensi con la Risurrezione e la Vita eterna"!
Il canto finale - parole e musica del nostro Padre Carlo - un canto sgorgato d’impeto dal suo cuore di figlio alla notizia della morte della Madre, ha felicemente interpretato, componendo in stupenda sintesi, sentimenti e certezze di tutta 1’Assemblea. Sentimenti forti di dolore intenso nella prima parte - prima e seconda strofa:

"Tu ci hai lasciati Madre quaggiù / come ogni uomo mortale/
E’ l’ora della Croce per noi/ E’ l’ora della croce!"
"Ci sembra di sognare / Però più non si sente la tua voce /
È l’ora della Croce per noi / E’ l’ora della Croce!".

Segue poi ad ogni strofa 1’irrompere festoso e sonoro di divine certezze:

"Ma tu sei viva / sei in mezzo a noi /
Cristo è risorto / Cristo è risorto! Amen! Alleluia!

"Ma tu sei viva! Sei in mezzo a noi!" Quanto vere queste parole!
Si, Madre, tu sei viva. Tu vivi la pienezza della vita. Tu vivi la pienezza della gloria - ne siamo certi - nel "a tu per tu" beatificante con Colui che sulla terra fu tutto il tuo amore, la tua passione, movente unico del tuo operare, del tuo soffrire, del tuo inesauribile donarti. Configurata in modo unico al tuo Gesù Crocifisso con un martirio che ha scandito i passi del tuo cammino terreno, della tua fatica immensa, oggi lo sei, trasfigurata nella gloria. E questo, Madre, ci colma di gioia oltre misura.

"Sei in mezzo a noi!" Lo sentiamo, Madre, che sei in mezzo a noi. Sei in mezzo a noi con la forza del tuo spirito, quello spirito che "con bontà e fermezza, dolcezza e fortezza, franchezza e tatto" ha pazientemente forgiato figlie e figli - la tua grande Famiglia.

Sei in mezzo a noi col dono del tuo Carisma: "La rivelazione di Dio Amore Misericordioso" che tu ci hai detto dovremo portare fino ai confini del mondo. Sei in mezzo a noi con la lunga, coerente testimonianza della vita. Vita di fede viva, di ferma speranza, di carità ardente temprata nelle virtù della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; una vita tutta posta al servizio dell’amore.
Sei in mezzo a noi col tesoro dei tuoi scritti, particolarmente con quelle Costituzioni "da Lui dettate e accolte con tanta fede e confidenza da questa povera creatura che è vostra Madre".

Sei in mezzo a noi con la forza della tua intercessione presso il trono della Misericordia perché la Famiglia, la tua Famiglia cresca in piena fedeltà a quanto ci hai detto, si estenda in tutte le parti della terra perché ogni uomo conosca ed ami l’Amore Misericordioso. Tu sei e sempre resterai nel cuore dei tuoi amati Figli e delle tue amate Figlie, perché tu sei sempre la nostra Madre.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 20 settembre, 2006